Un'anziana signora ha calato il classico "panaru" e lo sta ritirando
Scene d'altri tempi, tutt'ora presenti
U' panaru è legatissimo ai miei ricordi d'infanzia, quando la signora che abitava da noi come collaboratrice (come si dice adesso), calava "u panaru" dalla ringhiera delle scale per ritirare la frutta e la verdura che compravamo dal venditore ambulante che passava ogni giorno dalla via dove abitavamo, declamando con voce stentorea le sue mercanzie, esposte su di una carrettella a trazione animale (e ricordo che era trainato da un paziente asinello),
Io (da piccolo ero una piccola, autentica, peste e ne facevo di tutti i colori), ogni volta, approfittando della sua distrazione, quando rientrava in casa a prendere i soldi - uscivo dal nascondiglio dove mi ero rintanato, come un fulmine, rapido ed invisibile, e slacciavo la corda con cui il panaro era fissato sospeso ad altezza d'uomo nell'androne
Sicché poi la signora (che, tra l'altro, era sofferente claudicante per una forma trascurata di diabete) era costretta a scendere le scale per recuperarlo (o l'omone a salire le scale irritato e vociante contro di me: Tosto sì!, mi gridava.
Mi voleva bene, la Marietta, e tollerava pazientemente queste mie piccole crudeltà (di cui da adulto non posso che pentirmi), anche se il ricordo delle mie continue marachelle ancora oggi mi fa sorridere.
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