(Maurizio Crispi) Mi sono ritrovato pochi giorni fa (a metà circa di ottobre 2013) per la seconda volta nella mia vita a camminare per il Monte Sacro d'Orta, con Gabriel Babacino e Maureen.
E' stata una passeggiata magica (anche perché eravamo tutti assieme) Il luogo possiede indubbiamente delle qualità devozionali e una qualche forme di energia che spingono il visitatore a mettersi nei panni del pellegrino alla ricerca misitca di qualcosa.
Il percorso non è facile, se si cercca di visitare nel loro ordine cronologiche le cappele votitve dedicate agli episodi della Vita di San Francesco d'Assisi.
E' più facile sbagliare strada, procedere a ritroso nella vita di San Francesco oppure saltare da un'episoddio all'altro senza continuità.
Potrà capitare magari di trovarsi prima a visitare la cappella dedicata alla morte del Santo e, soltanto dopo, quella che raffigura la sua nascita.
I momenti cruciali della sua vita (quelli documentati e parte integrante dell'Iconografia del Santo che si ritrovò a percorrere nella sua vita terrena alcune delle stesse tappe fondamentali della vita del Cristo) sono rappresentati, pur nella ricchezza barocca delle statue policrome e degli affreschi, in maniera potente ed entrano profondamente nel cuore, invitando alla riflessione e alla meditazione.
Ciascun episodio, infatti, è in sè una storia compiuta ed invita alla riflessione e al raccoglimento.
E, prescindendo dall discorso della Santità del poverello Francesco, quello che colpisce è la sua determinazione nel perseguire l'ideale, quell'ideale che gli viene da una prima illuminazione e che lo porta di continuo a seguire una strada di scelte coerenti, in cui gli si presenta sempre l'opportunità di tradire la sua scelta originale.
Anche perchè nel grande disegno con cui il percorso devozionale è stato concepito, si intravede -come già detto - qualche similitudine tra gli episodi cruciali della vita di San Francesco e quelli di Gesù Cristo.
C'è una profonda tessitura mistica che permea questo colle, incombente sul lago d'Orta e dove non si sente alcun rumore della civilizzazione, ma soltanto il crepitio della ghiaia sotto i piedi e il debole frusciare delle foglie secche calpestate, e il sentore debole della tessitura organica delle foglie cadute che si disfà per generare nuova vita e dove si è a tu per tu in un rapporto personale ed esclusivo con il cielo e con le ombre dense e corpose che si radunano i grandi alberi.
Sono molti i "pellegrini" che girano lungo questo cammino devozionale, respirando il respiro degli alberi, in silenzio.
Alla fine del percorso (e non importa che si seguano le tappe nel loro ordine statuito) ci si sente diversi, in qualche modo profondamente cambiati.
Fare una visita al Monte Sacro d'Orta è autenticamente una terapia per l'anima.
(da Wikipedia) Il Sacro Monte di Orta fa parte del gruppo dei nove Sacri Monti prealpini in Piemonte e Lombardia considerati patrimoni dell'umanità e si trova nel comune di Orta San Giulio in provincia di Novara.
Le motivazioni che hanno portato al riconoscimento così recitano: «Questo complesso, il solo dedicato a San Francesco d'Assisi, fu costruito in tre fasi. La prima, che ebbe inizio nel 1590 per volere della comunità locale e che continuò fin verso il 1630; essa è contraddistinta, come stile, dal manierismo. Nella seconda fase, che durò fino alla fine del XVII secolo, lo stile predominante fu il barocco, stile che si sviluppò poi, durante il terzo periodo, sino alla fine del XVIII secolo, in forme più libere fondendosi con altre influenze. Il complesso consiste di 21 cappelle, l'antico Ospizio di San Francesco, una porta monumentale ed una fontana. Questo sacro monte è l'unico a non aver subito cambiamenti nel suo assetto topologico dopo il XVI secolo. Il giardino, con una magnifica vista sul lago di Orta, ha una qualità eccezionale».