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18 ottobre 2013 5 18 /10 /ottobre /2013 23:13

Quelle aiuole sempre fiorite che osservo da 14 anni(Elena Cifali) Oggi giorno alle tre del pomeriggio esco da casa per andare a lavorare. 
Ogni giorno da 14 anni percorro la stessa strada.
Ogni giorno il mio sguardo si posa su quelle aiuole così diverse dalle altre.
Due aiuole fiorite 365 giorni l’anno, oasi felici tra il degrado cittadino, due luoghi curati nei dettagli, puliti, ordinati in maniera quasi maniacale.
A prendersi cura di questi luoghi non sono i “Comuni” di appartenenza, ma dei “comuni” cittadini.
Cittadini modello si potrebbe dire, cittadini diversi, dico io.
La prima aiuola si trova lungo la strada che porta da Nicolosi a Mascalcia. Un piccolo spicchio di marciapiede dove al centro c’è un bell’albero sempreverde. Attaccato al tronco dell’albero la foto di un giovane, un ragazzo morto a 17 anni: Emanuele Vitale.
Quasi 5 anni fa, quando morì Emanuele, figlio di una nota famiglia, l’eco della notizia si sentì per tutta Nicolosi, fu lutto cittadino e tutti ci sentimmo coinvolti e avvolti da questo dolore che faceva tremare e gonfiore il cuore.
Il Duomo gremito di persone tanto che il parroco fu costretto a celebrare il funerale sul sagrato per dare l’opportunità a tutti di partecipare e salutare lo sfortunato ragazzo.
Era un giorno di novembre, Emanuele era in ritardo per andare a scuola e decise di usare il motoscooter per far prima. Forse abbagliato dal sole basso novembrino, si schiantò contro un palo della luce: oltre a perdere il controllo del suo mezzo, perse anche la vita.
I suo genitori, dilaniati dal dolore ogni giorno, da quell'infausto evento, portano fiori freschi in quel luogo. Quel luogo é ormai diventato la dimora dell’anima di Emanuele (così mi piace pensare che sia).
E’ terribile pensare di sopravvivere ai propri figli, ma la morte a volte è capricciosa e, prendendosi i figli, li deruba della loro eredità vivente.
A loro non resta che il dolce navigare nei ricordi degli anni vissuti col loro bambino e quella piccola aiuola. La mamma, una donna ancora giovane, si regge in piedi aiutata dalle stampelle e, insieme al marito e padre, veste i panni neri del lutto, un nero spezzato solo dagli sgargianti colori dei fiori.

Qualche chilometro più giù, scendendo dalla montagna verso il mare, al centro della barocca Catania una piazzetta con tante aiuole e panchine. Tutto è lindo, tutto è pulito.
A prendersi cura di questo luogo c'è un uomo anziano. Un uomo con barba e capelli lunghi, grigi come l’argento. Lo vedo tutti i giorni inginocchiato davanti alla grande statua di Padre Pio, dove prega, rivolgendo gli occhi agli occhi del Santo, con le braccia levate in cielo.
Sempre gli stessi gesti, tutti i giorni, tutti i santi giorni. Annaffia, pota, cura, spazza, spolvera le panchine. Sembrerebbero gesti maniacali ed invece hanno un loro perché.
Non saprei dire chi sia quest’uomo e quale sia la sua storia.
I genitori di Emanuele e quest’uomo – che, nel corso degli anni, ho soprannominato il “nonno grigio”- si sono ricavati un motivo per vivere, o forse per sopravvivere al dolore.
Nelle infinite forme di vita che si possono perseguire, c’è chi ha scelto, a torto o a ragione, di vivere pensando che, in un certo luogo, viva ancora la persona che si ama e poco importa se si tratta di un figlio divenuto angelo o di un prete divenuto Santo.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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