Nei pressi della via dove abito a Palermo, all'incrocio tra Via Principe di Paternò e Via Piemonte (che ora si chiama in un modo diverso che non ricordo - ma non importa) stazionano da sempre dei venditori ambulanti di frutta e altri prodotti agricoli. Ci sono altri "venditori di servizi" da strada: occasionalmente dei lavavetro, oppure dei venditori di accendini e di fazzoletini tempo; qualche volta degli zingari questuanti e benedicenti. Ma queste sono presenze occasionali a questo incrocio.
I venditori di frutta invece da che io ricordi sono stati una presenza costante: da almeno 25 anni sono là dalla mattina a sera inoltrata, ad eccezione che nelle domeniche e nelle altre feste comandate.
L'incrocio è loro, praticamente, ci sono stati da sempre e sono sempre gli stessi.
In particolare, sono in due, uno pià grande segaligno con occhi azzurri e capelli tagliati corti, biondastri.
Un altro, più giovane, che è sostanzialmente la copia conforme dell'altro.
Ho sempre pensato che siano fratelli.
quello più giovane ha cominciato a vendere al seguito del più grande quando doveva avere 10 anni e, quindi, si può senz'altro dire che ha trascorso la sua vita in questo incrocio. guardando il mondo da quest'ottica ristretta.
Da che era un bambinetto con gli occhi chiari e i capelli biondi che mi prendeva in giro, quando passavo di corsa portando al guinzaglio i mei due pastori tedeschi è diventato un giovane uomo, ma fa sempre la stessa cosa: vende e poi vende, assillato dall'imperativo categorico che, entro sera, prima di tornare a casa, deve essersi liberato di tutta la merce che ha a disposizione della mattina. Niente deve essere riportato a casa, se non il denaro ricavato dalle vendite.
In genere, l'offerta riguarda un solo articolo fruttereccio: a volte si tratta di fragoloni, a volte di fragoline. Qualche volta è il turno degli ananas, altre volte, nella stagione adatta, dei meloni bianchi.
La mercanzia se ne sta accatastata sul marciapiedi ombreggiato, in un punto in cui possa essere tenuta facilmente sott'occhio, mentre i due di vendere attraendo gli automobilisti di passaggio con offerte convenienti, al ribasso: con prezzi che si vanno facendo via via piiù passi, man mano che la giornata avanza ed ancora non è stata smaltita tutta la merce.
Questo giovane uomo (quello più giovane, mentre il grande adesso fa una vita più rilassata, ritirandosi dopo qualche ora) a volte rimane sino a tardi, sempre a cercare di vendere, sino ad oltre le 23.00.
Io passo e ripasso, a volte a piedi, a volte in auto e mi si stringe il cuore a vederlo sempre là che si affanna da un auto all'altra, offrendo la sua mercanzia e respirando di continuo gas di scarico.
Qualche volta mi rivolge la parola e avvia un accenno di conversazione che potrebbe anche essere simpatica, perchè c'è la complicità interccorente tra due persone che si sono conosciute da lungo tempo.
Però, la conclusione è sempre univoca ed interrompe qualsiasi conversazione tra uomini liberi che è basata sul piacere puro e schietto della comunicazione: infatti, alla fine, qualsiasi sia stato l'argomento toccato, mi chiede di comprare qualcosa.
Questo esito delle nostre conversazioni mi ricorda di quando lavoravo al Servizio per le Tossicodipendenze e un utente in trattamento volle parlare con me, per presentarmi delle poesie che aveva scritto e invitandomi a leggerle, attendendosi un mio giudizio.
Io le lessi, alla sua presenza, mi soffermai a commentarle e le apprezzai, ma - ricevuto quel mio apprezzamento - il giovane (in realtà ormai di mezz'età, con metà della vita trascorsa nelle panie della droga), annullando in un attimo il piacere gratuito della lettura e della condivisione, mi chiese se non volessi comprarle.
Il tossicodipendente da droghe illecite (e costose) è come un commerciante avido: a qualsiasi cosa dà un valore in termini di denaro, ad ogni bene potenzialmente vendibile viene attribuito un valore in denaro: in questo senso il tossicodipendete è come lo Zio Paperone dei fumetti che ha negli occhi il simbolo del dollaro: tutto ha un prezzo e viene quantificato in termini di denaro che ne può essere ricavato, qualsiasi cosa può scatenare la cupidigia del tossicomane che subito dopo converte quel valore in denaro in quantità di droga che può ricavarne.
Il lavoro del venditore da strada ha delle implicazioni analoghe, a somiglianza di quello che dice Maslow a proposito di alcune deformazioni della personalità quando si restringe enormente l'orizzonte esperienziale di un individuo, quando afferma "Se come strumento possedete solo un martello, tutto ciò che vi circonda comincia a somigliare maledettamente un chiodo".
Questo povero ragazzo che ha passato la vita a vendere frutta ad un incrocio ha perso, per alcuni aspetti la sua libertà: egli stesso è divenuto una transazione commerciale da strada, talmente si è radicato dentro di lui il principio della compra-vendita e quindi, anche il semplice piacere di un dialogo fine a stesso, finisce nell'imbuto della trattazione, ovvero ha valore solo se conduce ad una possibile ed auspicabile (per lui) transazione.