Quando ero piccolo - e poi per molti anni ancora - d'estate avevamo la capanna a Mondello, la ben nota spiaggia di Palermo.
Ogni anno, con il dovuto anticipo, occorreva andare alla sede della Società italo-Belga per vergare il contratto stagionale e per versare la caparra.
Le capanne delle spiaggia di Mondello erano divise per "censo", da quelle extralusso posizionate nel tratto tra il Circolo Canottieri Roggero di Lauria e il Baretto che erano disposte in fila unica, frontale rispetto al mare, e dotate del famoso "terrazzino", a quelle "medie" che erano disposte in cortili molto ampi, pure dotate di terrazzino, per arrivare a quelle disposte in "cortili" piuttosto stretti e senza terrazzino.
La Società Italo-Belga con questa disposizione topografica, e variando opportunamente la morfologia" delle capanne aveva trovato la formula perfetta per mantenere una divisione per classi anche nel contesto balneare.
Non dobbiamo dimenticarci, peraltro, che a Mondello, un tempo, per quanto concerne la tipologia dei suoi frequentatori abituali non si scendeva sino al livello veramente "popolare", dal momento che sino agli anni Sessanta, la destinazione dei "ceti" veramente popolari era il litorale di Romagnolo. E, in più, possiamo anche dire che le vacanze al mare sono state inventate in tutta Europa solo all'inizio del Novecento e che, proprio per questo motivo, per lungo tempo, andare al mare é rimasta una cosa d'élite e propria delle persone culturalmente più evolute.
Poi, naturalmente con la motorizzazione si è verificato il livellamento di massa e Mondello - come tanti altri posti balneari - nel clou dei mesi estivi è diventata veramente di tutti.
Ma - per quanto negli ultimi anni la Società Italo-Belga abbia cercato di ammodernarsi, differenziando l'offerta con parti della spiaggia destinate a locatari giornalieri che si limitano ad affittare ombrellone e sdraio - quell'uso delle capanne come luogo di bivacco dalla mattina alla sera è rimasto immutato, con gli immancabili pantagruelici banchetti sulla spiaggia a base di pasta l forno, di arancine e di altri intingoli, sino a tarda ora o a volte financo dopo il tramonto.
In ogni caso, le capanne anche allora erano costose: e noi avevamo una capanna nella zona intermedia, pressappoco all'altezza dell'attuale Commissariato di Polizia.
Prima che arrivassero i miei cugini dalla Sardegna (e da allora avemmo la capanna assieme a loro) era consuetudine cercare dei co-locatari, per dividere la spesa.
Fu così che la mamma, un anno, fece ritorno dagli uffici della Società (era sua l'incombenza di occuparsi di queste faccende), annunciando che nella prossima stagione avremmo diviso la capanna con la famiglia Gattoni.
Quando sentii questa notizia, fui eccitatissimo della novità, ma non dissi nulla a nessuno, pur iniziando a fantasticare attorno a questi misteriosi "gattoni".
Poi, nel corso del tempo, ci furono sicuramente durante le conversazioni tra gli adulti numerosi accenni alla misteriosa famiglia dei "gattoni". E, di quando in quando, la mamma e mio padre si interrogavano su come sarebbero stati questi "gattoni" come compagni di capanna. Io orecchiavo le loro conversazioni e questi accenni facevano vieppiù galoppare la mia fantasia.
Sia come sia, arrivò il tempo dell'inaugurazione della stagione balneare e, con armi e bagagli, andammo al mare per la prima volta.
Io a quel tempo dovevo avere quattro o cinque anni.
La mamma mi raccontava spesso che appena arrivato, anzichè cominciare a fare i miei giochi preferiti, io cominciai a cercare e a guardare in giro, instancabilmente. Entravo ed usciva dalla capanna, guardavo nei piccoli spazi dietro la cabina, sbirciavo da ogni parte, spostavo l esdraio addossate alle pareti e rimestavo in giro, mostrando una delusione via via crescente.
Ad un certo la mamma mi chiese: "Ma cosa stai cercando, Maurizietto?"
Ed io le risposi: "Ma mamma mi avevi detto che quest'anno ci sarebbero stati i gattoni. Ed io non vedo nessun gattone!"
E, naturalmente, a questa mia risposta fece segue l'immancabile coro di risate da parte degli adulti presenti.