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1 maggio 2013 3 01 /05 /maggio /2013 11:14

Feste comandate, gitarelle e picnic fuori porta che, nella declinazione panormita, significano ogni volta un robusto inquinamento ambientale

 

 

L'articolo che segue, l'ho pubblicato come "nota" nel mio profilo Facebook, l'8 aprile 2010. Poichè oggi è è il 1° maggio e la città - di conseguenza - è pressocchè deserta perchè i Palermitani se sono tutti andati a fare la consueta "gita fuori porta", come è di prammatica, mi sono ricordato di questo scritto, e ho deciso di riproporlo nel mio blog. In fondo, il suo contenuto, rimane sempre attuale: in corsivo le parti che ho aggiunto ex novo, per aggiornare in alcuni punti il testo all'attualità.

 

(Maurizio Crispi) Pasqua e Pasquetta, come altre feste comandate, tipo il 25 aprile o il 1° maggio portano con sé la consuetudine molto diffusa e popolare delle gite fuori porta di piccolo cabotaggio, in cui è preferita l'opzione del picnic all'aperto, con il complemento dell'"arrostuta", soprattutto carni e salsicce. 
A Palermo, addirittura, in alcuni di questi giorni il Reale Parco della Favorita viene chiuso al traffico motorizzato per consentire ai gitanti vita più tranquilla.Ma molti scelgono località marine: per esempio la spiaggia di Mondello, qui a Palermo, è una meta molto gradita, soprattutto nei mesi in cui è ancora libera dalle cabine.
Quella delle gite fuori è indubbiamente una bella tradizione perchè in essa si accoppiano il festeggiamento specifico del giorno (il Lunedì dell'Angelo, ad esempio) con quello più generico del ritorno della primavera, delle giornate più miti e con più ore di luce.
E' bello vedere tante famiglie riunite attorno ai fuochi per il barbecue, ciascuna con il suo piccolo accampamento che durerà solo un giorno, ma che in alcuni casi è dotato di tutti i comfort, comprese le sdraio e una tendina per la pennichella pomeridiana.
E' tutto un tripudio di giochi, lazzi e sollazzi.
Bimbi che si rincorrono e che gridano.
Ragazzini più grandicelli che giocano a calcio.

Scene che fanno tenerezza, perché richiamano alla mente tutto un immaginario antologico della nostra Italia dal dopoguerra in poi, e che sono anche testimonianza di un passato che persiste, malgrado gli effetti più deleteri della modernità, che pure si intravedono nella musica sparata a tutto volume da impianti stereo da campo (o da veri e propio Hi-Fi Sound System mobili) oppure nelle cuffiette di I-Pod e telefonini incastrate nelle orecchie dei più giovani.
E fa piacere constatare che non tutti sono sedotti dalla lunga gita in auto fuori porta, dal weekend prolungato presso qualche località vacanziera che offre per l'occasione pacchetti familiari a prezzi stracciati.
Oggi del resto meno che mai: con i tempi che corrono e con la progressiva corrosione del potere d'acquisto dei nostri stipendi, occorre fare di necessità virtù e non sempre ci si possono consentire gite fuori porta di un tempo (la benzina ha i suoi costi) e quelle pantagrueliche grigliate all'insegna dell'abbondanza e dello spreco.
Insomma, piace davvero vedere questo colorato e tripudiante bricolàge del giorno di festa, tutto incentrato sul fai-da-te e sullo spirito d'inventiva del singolo nucleo familiare che, davvero con poco e a basso costo, riesce a ritagliarsi un proprio spazio di divertimento e di "avventura", subito dietro l'angolo di casa propria.
Quello che dispiace, invece, che - anno dopo anno - questa colorita cerimonia si trasforma in un'offesa all'ambiente dove si svolgono i picnic.
Ed è qui che la folla colorata, vociante e piena di vitalità, si trasforma in orda distruttiva.
Innanzitutto, a causa dell'atteggiamento predatorio che porta alcuni a considerare, palizzate ed altri manufatti in legno come deposito di combustibile ad uso personale per i propri falò e barbecue vari. 
Ma soprattutto per la deplorevole tendenza a disperdere tutti i rifiuti solidi prodotti, nonchè i resti del cucinato nell'ambiente, ossa, frattaglie e quant'altro.
A fine giornata, nelle aree che sono state utilizzate per la sosta rimane un cimitero desolante di rifiuti di vetro e di plastica (bottiglie, biccchieri, piatti), di carte, caritine fogli di giornale che svolazzano qua e là al minimo refolo di vento, sedie ed ombrelloni rotti: insomma, di tutto e di più, a cui si aggiunge il lezzo persistente delle carni arrostite e il più immondo fetore dei rifiuti umidi, pure lasciati a ristagnare (anche se alcuni sarebbero pronti a dire che questi ultimi sono a fin di bene perchè serviranno i nutrire i numerosi cani randagi - perduti o abbandonati - che vivono nei paraggi).
Nella più felice delle ipotesi, i più educati raccolgono le proprie scorie in un sacchetto che però lasciano ai bordi della loro zona di sosta, certi che qualcuno provvederà in seguito alla sua rimozione (ma quando?).
Sono pochissimi quelli dotati di una buona coscienza ecologica e di alcuni principi di base del rispetto per l'ambiente: e sono questi coloro che portano via con sè gli scarti per lasciarli appena possibile in un cassonetto della spazzatura: ma sono delle autentiche "mosche bianche".
Poi, tanto (sembra essere questo il pensiero condiviso da tutti gli sporcaccioni inquinatori), ci penserà il Comune a fare piazza pulita.
E così si alimenta e si mantiene in buona salute un atteggiamento di strafottenza parassitario che è tipico dei meridionali (Palermitani in testa a tutti) che sanno essere pulitissimi a casa propria, ma che - il più delle volte - del bene comune se ne fottono alla grande, perchè "non è cosa loro".
Ben diverso l'atteggiamento dei Britannici - in questo maestri di civiltà - addestrati dall'avere avuto per secoli la possibilità di usufruire dei cosiddetti "Commons" che - essendo per tradizione statuita dei territori di "tutti" - potevano essere sfruttati da tutti per le loro risorse, ma che - nello stesso tempo - dovevano essere curati e protetti per poterli mantenere sempre fruttiferi.
Basterebbero poche misure per modificare questo atavico sprezzo, così ben condito di salsa nostrana (tanto intimamente radicato che sembra essere quasi condiviso dagli stessi Amministratori e dai Tutori della Legge).
Innanzitutto, perseverare sempre con i presidi educativi indirizzati ai più giovani.
Ma anche - visto che le esortazioni non portano a granchè - incrementare le misure repressive, applicando le normative e le sanzioni già previste per chi sporca.
E, forse, anche l'esempio potrebbe giovare: l'esempio dato da volontari che - sul campo, mentre l'inquinamento è in corso - fanno vedere materialmente come si fa, provandosi a far nascere nei trasgressori non tanto il senso di colpa per questi atti di piccolo vandalismo che perpretano, ma il senso della vergogna (che, in alcune comunità, sembra funzionare molto meglio nel mantenere la coesione sociale e nel favorire comportamenti corretti - in definitiva virtuosi - e il rispetto per il nostro prossimo).
Insomma, si potrebbe fare qualcosa, ma la verità è che non si fa niente.
Per modificare atteggiamenti così storicamente radicati e fondati in secoli di malgoverno, ci vorrebbero persone eccezionali e carismatiche.
Qualcuno che sappia parlare alla gente e che, nell'esordio del suo parlare, dica "Questa notte ho fatto un sogno...", oppure che sappia lavorare umilmente, dando in prima persona esempi positivi di comportamento per ottenere da tutti consenso e cooperazione.
Il mondo si cambia partendo dalle piccole cose e dalla capacità di saper vedere oltre l'angusto confine delle proprie mura domestiche e dell'ottusa capacità di vedere soltanto i propri diritti e mai invece i nostri doveri nei confronti del corpo sociale.
L'ampio mondo al di là di esse è pur sempre casa nostra e va rispettato (e coltivato, come una cosa preziosa) in tutti i modi possibili.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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