E' una notizia di pochi giorni fa (il ritaglio di quotidiano riportato in immagine è del 17 gennaio 2013 e d è stato preso dal Giornale di Sicilia di Palermo), ancora fresca di stampa.
Alla morte della sua padrona Maria Lochi di 57 anni, cui era molto affezionato (e da cui era ricambiata), il cane meticcio Tommy ha seguito il corteo funebre ed è poi stato in chiesa durante l'ultima messa. Da quel giorno (circa due mesi fa), si reca diverse volte in chiesa e qui sosta a lungo, scrutando i fedeli, forse alla ricerca della sua padrona.
Dicono che Tommy sia molto vezzeggiato e coccolato dai preti della Parrocchia di San Donaci nel Brindisino. Inoltre, specie quando fa freddo e tira vento, segue con dedizione i cortei funebri.
E' una di quelle notizie che ti strappano letteralmente il cuore e che ti fanno pensare al fatto che i cani, ma anche altri animali) siano dotati di un'umanità che noi forse stiamo perdendo, e che possiedano un'indeflettibile forma di umanità solidaristica nei confronti degli esseri umani.
Alcuni biologi dell'evoluzione sostengono che è a causa dell'antico patto di commensalità con i cani, noi ci siamo evoluti nella forma di esseri dotati di emozioni e sentimenti. Secondo queste teorie il cane ha plasmato l'uomo delle origini, forse più di quanto non sia stato l'uomo a domesticare il cane.
Quella del meticcio Tommy é una storia pari in bellezza a quella di Hachiko, il cane di una rara eazza giapponese che dopo la morte del padrone (deceduto per infarto mentre era su di un treno che lo riportava a casa), passò ogni giorno della sua ancora lunga vita attendendolo in stazione e andandosene a fine giornata, solo quando l'ultimo treno era arrivato.
Ma di fatti analoghi, senza che arrivino a fare notizia ce ne sono tantissimi.
Chi vuole deliziarsi potrebbe leggere i bellissimi saggi di Jeffrey Masson sulle emozioni, sui sentimenti e sulla capacità di amare degli animali, tra i quali è basilare la sua opera "I cani non mentono sull'amore. Riflessioni sui cani e sulle loro emozioni" (Dalai).
Tutto ciò riemerge in un'opera narrativa che ho letto di recente: un romanzo insolito nella ricca produzione di Dean Koontz che, per alcuni aspetti, si è mosso nel campo della narrativa su binari paralleli a quelli del coevo Stephen King, "L'ultima porta del cielo" (Sperling&Kupfer, (2003-2005) affronta fondamentalmente due temi che si intrecciano e finiscono con l'unificarsi. La denuncia di alcune applicazioni estreme (quasi "eugeniche") della cosi detta "bioetica utiliritastica" che in alcune pagine della storiain questione viene ampiamente illustrata e critica attraverso uno dei personaggi cardine, il bieco Doctor Fato, padre putativo di Leilani Klonk e cultore dell'eutanasia praticata ai danni di "esseri viventi inutili e antiestetici, immeritevoli di vivere", e - per contro - la possibilità che tutto il male del mondo possa essere alla lunga riscattato da esseri salvifici che provengono da altri pianeti.

Bella ed elegante soluzione - anche per le sue valenze metaforiche e allegoriche -, che servirà a sconfiggere il Male perpetrato dagli uomini verso altri uomini e che prende la sembianze degli usi perversi e malvagi dell'utilitarismo in Bioetica. Il film trasmette anche un bel messaggio sull'innocenza dell'infanzia, sottolineando che, in alcuni casi, essa può conservarsi intatta e riemergere, malgrado le peggiori vicissitudini patite. L'autore - segnaliamo qui - possiede un'autentica vocazione per i cani e, fuori dal solco della sua stilistica narrativa - ha anche dato alle stampe un libro di memorie che riguardanti il suo cane Trixie (Io & Trixie. La mia magica vita con un cane speciale, Sperling&Kupfer, 2012).
I cani possiedono indubbiamente queste qualità e, proprio in funzione della lunghissima convivialità sono degli esseri che ci possono stare accanto, fatti per amarci incondizionatamente il più delle volte: la ferocia del cane è - in quasi tutti i casi si manifesti - un travaso della ferocia degli uomini che li costringono a comportarsi nei confronti di altri uomini o dei propri simili da "belve umane", ma non è più nella natura del cane domesticato.
Per questo motivo mi sembrano inutilmente crudeli e aberranti le scene dei film in cui si vede questo uso "perverso e "malvagio" dei cani trasformati contro la loro natura come macchine per uccidere.
E, del pari, non gradisco nemmeno quelle ipotesi adombranti che un cane possa essere animato e mosso da una entità malefica, sia essere alieno o spirito demoniaco.
La famosa scena de "La Cosa" di Carpenter in cui il cane "contaminato" dall'alieno, sino a quel momento dormiente tra i ghiacci, si trasforma in un essere orrendo e tentacolare mi ha fatto molto soffrire. E per lo stesso motivo, benchè appassionato lettore di Stephen King, non sono mai riuscito ad approcciarmi al suo romanzo Cujo, né a vederee il film che ne è stato tratto.
Poi, chiunque potrebbe trovare degli aneddoti da raccontare al riguardo.
Di recente, per esempio, é accaduto che un mio conoscente (non di Palermo) e amico di una mia cara amica sia morto improvvisamente a causa di un infarto sopraggiunto di notte (lui ancora relativamente giovane).
La Paola mi ha raccontato che durante la veglia funebre i due cani di Corrado (quest'amico era sposato, ma senza figli, e lui e la moglie riversavano una parte di quest'affetto che non avevano potuto dirigere verso i figli che pur desiderati non erano mai arrivati, prima su di cagnetta meticcia e poi, morta quest'ultima, su due cucciolotti, cresciuti con loro sin dalla più tenera età) andavano e venivano inquieti nella stanza dove era stato messo il feretro ancora aperto prima del funerale, senza però soffermarsi mai a lungo, muovendosi come anime in pena con occhi estremamente tristi.
La gatta di casa, invece, dopo che la bara è stata chiusa su consiglio del medico, saliva ripetutamente sul suo coperchio dove era stata messa una foto del defunto, e qui si strusciava sulla foto che vi era stata posta sopra, per poi esibirsi nel tipico movimento del gatto che si dice "impastare" con le zampette, facendo contemporaneamente le fusa come se volesse salutarlo. anche lei.
E ho voluto chiudere proprio raccontando questa piccola storia per ricordare con affetto, appunto, l'amico Corrado prematuramente scomparso, del quale ricordo la magnifica ospitalità novarese per alcuni giorni a casa sua, alcuni anni fa, e un viaggio condiviso in occasione della mia ultima maratona di New York nel novembre 2006.
Ed anche, per alcuni riferimenti bibliografici il seguente, sempre nel mio blog "Frammenti": Il maglione di pelo di cane: un racconto