A Palermo, negli anni Ottanta, poco prima delle stragi che portarono alla morte di Falcone e Borsellino e dell'avvio dell'Operazione Vespri con sorveglianze armate davanti alle case dei magistrati e di altri obiettivi sensibili, in un delirio di auto di scorta e di mezzi blindati lanciati in folle corsa lungo le strade cittadine con armi spianate, e con sirene laceranti, ci furono due vittime e molti feriti, in Via Libertà, proprio di fronte al Liceo G. Meli, quando gli studenti Biagio Siciliano e Maria Giuditta Milella in attesa alla fermata dell'autobus, vennero falciati dall'auto blindata che trasportava i magistrati Falcone e Guarnotta. Nella stessa drammatica circostanza furono ben 23 i feriti.
Ciò accadde, per la precisione, il 25 novembre 1985.
Due vittime che lo Stato (e, direi, soprattutto, la nostra Amministrazione locale), ha semi-dimenticato.
Sotto la fitta verzura degli alberi che contornano l'antichissimo e storico edificio sempre in attesa di restauro e ripristino (Ciò che è rimasto dell'Istituto delle Croci), nel grezzo muro di conci di tufo è stata posta, incassata nella pietra, una piccola lapide commemorativa che ricorda appunto Biagio e Maria Giuditta.
Attaccato al muro in modo precario c'è uno stinto mazzo di fiori finti.
La piccola lapide è seminascosta dalle fronde: bisogna infilarcisi sotto i rami per poterla vedere.
Anche Biagio e Maria Giuditta furono vittime di mafia e, giustamente, sono ricordati in quanto tali nel sito web VittimeMafia.it, nato come "casa della memoria per le vittime della mafia".
Una volta estintasi generazione degli studenti del Liceo Meli che frequentavano la scuola al tempo del fatto e una volta andati in pensione gli insegnanti che ci lavoravano, sicuramente la memoria dell'Istituzione scolastica si è andata sbiadendo nel corso del tempo, e quella lapide riceve forse solo di tanto uno sbadato e malinconico tributo da parte dei familiari, anche quello destinato a deperire nel tempo: in fondo, non è detto che - a distanza di quasi trent'anni - ci siano ancora in vita dei genitori o dei parenti prossimi che possano ricordare.
Il tempo, come dice Marguerite Yourcenar, è un grande scultore, ma può anche essere un "grande livellatore". E soltanto noi uomini possiamo contrastare questa azione livellante del tempo, preservando le memorie più significative e tramandando il ricordo di persone ed eventi, attraverso il racconto, ma anche anche rendendo i luoghi una trama densa di cose rimarchevoli da ricordare e di ammaestramenti fondamentali per la costruzione del nostro senso civico.
Portare avanti questo compito dovrebbe essere precipuo dovere delle Istituzioni: in questo caso, se le nostre Istituzioni si sono prodigate a creare monumenti commemorativi dedicati alle vittime "illustri" di mafia, hanno lasciato nel dimenticatoio le sue molte vittime indirette, quelle che gli Statunitensi definirebbero "danni collaterali".
In altri contesti, proprio a Biagio e a Maria Giuditta, la cittadinanza - per il tramite dei suoi Amministratori - avrebbe eretto un piccolo (o grande) monumento alla memoria d'un episodio tragico e di insensata crudeltà, legata alle circostanze, per essere caduti vittime di un sistema in lotta contro un altro nel primo fiorire delle loro vite .
Ma la nostra - mi riferisco a Palermo - è in molte sue pratiche una città senza memoria, una città che non tributa alcun riconoscimento alle sue vittime, a meno che non si tratti di personaggi illustri e in qualche misura appartenenti alle istituzioni: e allora non mancano i cenotafi nei punti in cui la barbara uccisione è stata perpetrata, momenti celebrativi dedicati, manifestazioni, e - alla fine - purtroppo è la retorica ad averla vinta.
Se dei cittadini sono morti a causa di qualche insensato ed imprevedibile evento è giusto ricordarli: ma non da singoli cittadini, bensì per il tramite di coloro che hanno il governo della Comunità.
Londra, nei primi anni della II Guerra Mondiale fu sottoposta ad intensi bombardamenti tedeschi e soprattutto l'East End, obiettivo strategico di rilievo, per i suoi dock, per le sue attività commerciali ed industriali venne devastato.
Se si gira in quelle zone di Londra, si sarà sorpresi nell'imbattersi in targhe commemorative, che ricordano i punti in cui - a causa di quei bombardamenti - si sono verificati eventi luttuosi: in questa lapidi di marmo, viene citato il giorno e persino l'ora in cui dei cittadini persero la vita.
Si cammina, si leggono queste lapidi che sono delle vere e proprie pietre miliari della memoria, e ci ci si allontana meditando: ed intanto quelle persone vengono ricordate e non sono morte invano.
Si rafforza così il senso dell'appartenenza ad una Comunità, attraverso questo continuo lavoro sulla prospettiva e sulla Memoria storica.
Da noi, invece, si fa di tutto per dimenticare o per non dover ricordare: ma in questo modo si uccide la possibilità di far crescere una comunità e il suo senso civico.
Biagio e Maria Giuditta sono stati vittime due volte, per essere stati uccisi dalla violenza di una città devastata da due sistemi in lotta, quello della legalità e quella della delinquenza organizzata, e poi, per essere stati semi-dimenticati da tutti, anche se hanno pieno titolo per essere ricordati tra le Vittime di Mafia.