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28 agosto 2012 2 28 /08 /agosto /2012 10:35

Firmino.jpgOggi ho scovato a casa mia un piccolo clandestino metropolitano: è un topino. Non un grosso sorcio metropolitano, del tipo di quelli che prendono in ostaggio la gabbianella che non sapeva volare, ma un topino, piccolo e delizioso.
Mi chiedo come sia arrivato: forse il suo ingresso, insalutato ospite, è avvenuto fortunosamente, quando è stata montata l'impalcatura per rifare una parte della facciata dello stabile dove abito.
Non posso spiegarmi diversamente il suo arrivo che, certamente, non è recentissimo.
Forse ha osato troppo rispetto alla clandestinità silenziosa ed invisibile in cui si era mosso finora, lasciando soltanto esili tracce che io avevo registrato (come, ad esempio, dei quadri improvvisamenti sghembi, senza che nessuno avesse spolverato e in assenza di scosse di terremoto, oppure qualche inspiegabile scarto lasciato qua e là), ma che ancora non avevo correttamente interpretato (pensando che fossero soltanto espressione di un transitorio passaggio e nulla più, non certo di un "insediamento").

E non era la prima volta: tanti, ma proprio tanti anni fa, un topino si era introdotto in casa ed io mi ritrovai ad ingaggiare con lui, piccolo ed innocente ospite, una battaglia a colpi di scopa. Con il cuore che mi piangeva, eppure fu necessario.

Ma tornando alla storia del nuovo ospite, questa volta, il piccolo clandestino anziché muoversi furtivamente, è stato plateale. 
Ha rotto con i dentini un sacchetto che conteneva delle brioscine per la colazione e ha mangiato una buona metà di una, lasciandone i resti sbocconcellati sul tavolo della cucina.
La mattina mi sono accorto del fatto e mi sono detto: "Allora sei qua! Vediamo un po'...se ti trovo!". 
E mi sono messo sulle sue tracce. 
Sono partito, ovviamente dal punto dove la brioscina era stata addentata, ma di lì a poco le tracce si perdevano e, del resto, sarebbe stato come cercare un ago nel pagliaio: troppi anfratti, troppi angoli morti, troppi mobili, a meno di avviare una mobilitazione radicale degli arredi di tutte le stanze nell'immediato, ci sarebbe stato ben poco da fare. Ed è stato così che, seppure a malincuore, io mi sia risolto a piazzare delle esche nei punti strategici dei possibili percorsi della bestiola. E non ci ho pensato più: d'altra parte, a distanza di poco tempo, ho visto che le esche erano state (alcune, almeno), "toccate". A distanza di tempo, in occasione di un periodico riordino dei libri nella stanza da letto, ecco che dietro una parete "cartacea" rimossa per spolverare ho scovato il suo nido: tracce di cacca (piccole cacchette, da cui ho avuto la conferma che si trattava d'un minuscolo topino), incarti di caramelle Rossana mangiate, qualche vecchio bonbon Negrita alla mandorla, di cui aveva sgranocchiato il rivestimento esterno conservandone il nucleo interno: evidentemente con l'intenzione di accumulare così provviste per i tempi di magra, e poi mandorle tostate e dolcificate, da cui era stato rosicchiato via lo strato esterno (tutte leccornie che, io - notoriamente goloso - tenevo a portata di mano sul tavolo della cucina disposte in piccole ciotole).
Mi sono chiesto se per caso, vista la vicinanza del suo nido ai libri, non fosse un lontano parente di Firmino, il topino protagonista della bella (più che bella: deliziosa e profonda, con delle punte emotive, quando senti che le lacrime ti salgono agli occhi con forza ineluttabile) storia allegorica dell'eclettico Sam Savage (Sam Savage, Firmino. Avventure di un parassita metropolitano, Einaudi, 2008).
E' strano il fatto che i lettori assidui per ogni fatto, per ogni evento, per ogni sensazione si ritrovino a sperimentare risalgano automaticamente e prepotentemente a qualcosa che hanno letto in un passato più o meno recente.
I libri letti spesso rappresentano i punti di repere di una mappa su cui orientarsi nel confronto con i vari accadimenti della vita.


La trama. Firmino è un topo nato in una libreria di Boston negli anni Sessanta da una pantegana menefreghista e alcoolizzata che ha scelto come habitat la bottega di un venditore di libri antichi e vecchi, in realtà bibliotecario scalcagnato e appassionato lettore (“un mausoleo di libri, un tesoro dimenticato, un cimitero di tutte le pagine non lette e illeggibili”). 
Firmino é il tredicesimo cucciolo della nidiata, il più fragile e malaticcio. La mamma ha solo 12 mammelle e Firmino rimane l'unico escluso dal nutrimento.Il topolino da subito comprende la crudeltà delle leggi della sopravvivenza. Non riesce, infatti, ad imporsi nell’accaparrarsi il cibo. Firmino non riesce ad imporsi per accapararsi il cibo della mamma, viene sempre scalzato via oppure nemmeno riesce a raggiungere la benefica mammella.
Arriva sempre per ultimo e tutti lo emarginano nella condivisione di quel primo contatto di piacere: l’attaccamento ai capezzoli. 

Così inizia ad avere fame, una fame insaziabile e si rende conto che deve inventarsi qualcosa per sopravvivere: comincia così ad assaporare, letteralmente, pagine intere dei libri che trova.
Scopre, assaggiandoli, che i libri più belli sono i più buoni. 
Forse perchè di quelle pagine si è nutrito, a poco a poco Firmino si accorge che riesce a comprendere il linguaggio dei libri: non solo può sentirne il sapore, ma anche riesce a capire le storie che raccontano. E più legge, meno mastica, finchè decide di andare fuori dalla tana per procurarsi il cibo indispensabile, lasciando del tutto intatte lepagine dei suoi libri.
E allora prende a rispettare i libri, nutrendosi soltanto del bordo bianco delle pagine e lasciando integro il testo che, mentre si nutre riempendosi la pancia va leggendo.
E, dopo essersi nutrito, diventa un vorace lettore, cominciando a identificarsi con i grandi eroi della letteratura di ogni tempo. 
I libri gli consentono di apprendere, di ampliare i suoi orizzonti e, nello stesso tempo, di fantasticare molte vite possibili.

Firmino, dunque, per necessità di sopravvivenza, si fa “cartografo dell’animo” è il vero inizio della storia della sua vita e della consapevolezza incomincia nel novembre del 1960 tra scaffali di libri di tutte le dimensioni. Firmino, assaporando e leggendo i libri, travansando nel suo animo il loro contenuto diventa un piccolo "savant" e, intanto si trova quotidianamente ad ascoltare le rimuginazioni del proprietario della libreria che diventano parte essenziale del suo nutrimento mentale e spirituale.
In un finale di struggente malinconia, Firmino - ormai vecchio e stanco, senza aver potuto realizzare il suo sogno di entrare in contatto con il vecchio bibliotecario che, per tutta la sua vita, ha osservato da lontano e senza riuscire a condividere la sua sensibilità di lettore con un suo pari, assiste alla distruzione della sua libreria ad opera delle ruspe per l'attuazione del nuovo piano edilizio.
La storia di Firmino è una bella metafora: quella della figura emarginata del lettore insaziabile di sapere e d’amore
Alla fine, disilluso, Firmino, trova rifugio sicuro all’interno del tomo più grosso che lo aveva accolto alla nascita come culla.


La recensione di IBS. Per chi si sente un Firmino moderno o un emarginato amante della lettura, per chi scopre di esserlo leggendo questo romanzo particolare o per chi vorrà difendere i topi da eventuali trappole … bene! Questo libro è allora per tutti voi.
La recensione di IBS. In una Boston fredda e inospitale, popolata da vecchi ubriachi e uomini in cerca di facili passatempi, l'unico rifugio per la giovane e indifesa Flo, è lo scantinato di un affollato negozio. Il tepore che proviene da laggiù calma i suoi tremori, e la carta che contiene in abbondanza placa il suo proverbiale appetito... Flo è la madre di Firmino e dei suoi dodici fratelli. L'unico posto sicuro che ha trovato per mettere al mondo la sua nidiata di topini sono gli scaffali di un'enorme libreria abbandonata, che funge da giaciglio per la notte e anche, sempre più spesso, da prima colazione.
Avevamo già visto il mondo attraverso gli occhi di un topo, soprattutto nei fumetti (non solo quelli destinati ai bambini, un esempio per tutti Maus di Art Spiegelman) così come c'eravamo già imbattuti nelle blattelle divoratrici di libri di Daniel Weiss (Gli scarafaggi non hanno re). Ma stavolta ci troviamo di fronte a una storia molto più complessa: un vero e proprio romanzo di formazione che vede il povero Firmino intento nell'impresa di conoscere il mondo. Ma un topo nato e cresciuto tra i grandi maestri della letteratura mondiale ha un solo strumento per interpretare la realtà, cioè la fantasia. Fuori dalla sua tana, alla scoperta del mondo, Firmino può finalmente mettere la letteratura alla prova dei fatti. Le donne di Lawrence, le paure di Anna Frank, il mondo intero di Oliver Twist si sgretolano di fronte a una realtà difficile e crudele, dove le immagini incantevoli legate alla lettura lasciano il posto agli incubi di una vita di stenti. Firmino osserva e sogna, cercando fuori dagli scaffali tutta la fascinazione che lo ha nutrito durante l'infanzia e trovandosi alla fine al cospetto della più grande fantasmagoria del secolo passato: il cinema.
I protagonisti di questo delicatissimo romanzo di Sam Savage, uno stupefacente autore esordiente, non sono i libri, come potrebbe sembrare, e neanche il cinema, come si direbbe inoltrandosi nella lettura, ma è quel lento, magico processo di nutrimento culturale che, attraverso le parole e le immagini, alimenta il nostro spirito. Una ricerca incessante di senso che riguarda tutti i piccoli curiosi roditori del mondo: voraci come topi, insaziabili, spesso invisibili. Nelle oscure cantine delle nostre città un esercito di piccoli pensatori divora le idee del mondo.
sam-savage.pngTutti quelli che, come il nostro Firmino, ogni giorno affrontano la prova decisiva con loro stessi, con la loro immagine, con il disincanto e la disillusione. Firmino coglie fino in fondo tutte le occasioni che la vita gli offre, senza rendersi conto, alla fine, di essere diventato per noi lettori come uno dei personaggi letterari che hanno popolato la sua vita. 

Nota biografica sull'autore. Sam Savage, nato nel 1940 nel South Carolina, è un ex professore di filosofia, meccanico di biciclette, carpentiere e pescatore. Nel 2006 ha esordito con Firmino (acclamato dalla critica internazionale) e, dopo il successo ottenu, ha proseguito con la carriera di scrittore.

In Italia sono stati pubblicati: Firmino (Einaudi 2008) e Il lamento del bradipo (Einaudi 2011).

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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