Siamo a mare
Che sento dire?
Dove voglio andare?
Cosa voglio fare?
Boh! BOH! BOH! BOH! BOH! BOH! BOH! BOH!
Super-Boh!
Un fantastilione di BOH!
Giorno fatidico
Giorno fatidico
Tabula rasa
C'è ben poco da fare
Lo stomaco ribolle
I succhi gastirci scorrono copiosi
Reflusso (gastro-esofageo) e ritorno di fiamma
Squish! Squash! Squeeze!
Squeeze squish squash
Squaaaaaaaashhhhhh!
Vorrei andare da qualche parte
Non posso
Sono legato,
vincolato,
costretto da legami e nodi e lacci
E quindi sto
Se non si può fuggire,
cosa migliore e proficua assai
è fingersi morti, buttati a terra,
come cosa che non respira e non freme
Ritorniamo dunque alle cose semplici
ed essenziali d'un tempo
Al sogno che ci contiene
ci dà struttura e che ci fa volare
Al volo della mente
E così sia
/image%2F1498857%2F20231224%2Fob_54c548_natale-rosso-sangue-foto-modificata-d.jpg)
Siamo sempre qua
Ci siamo arrivati
alla vigilia delle vigilie
Anche questa vigilia passerà
Anche questo Natale passerà,
come tutte le cose umane
Anche questa volta
arriveremo alla fine di un anno
e saremo pronti
ad iniziare un nuovo ciclo
La ruota delle ore e dei giorni
si metterà in moto,
all'inizio molto lentamente,
con gemiti e scricchiolii
poi più veloce e fluida
Chi vuol esser lieto, sia
Chi vuol esser triste, sia
Ricordiamoci tuttavia
che in molti posti del mondo
c’é gente che muore,
ci sono bimbi che soffrono,
ci sono guerre, distruzioni e malattie,
miseria e fame, se non carestia,
terremoti e disastri naturali,
forse anche - da qualche parte -
un’invasione di cavallette
Non c’è alcun dio salvifico
Non c’è alcuna redenzione
attraverso la sofferenza
Non c'è salvezza
Che l’approssimarsi del nuovo anno
e l’inizio d’un nuovo giro di giostra
sia occasione per una pausa di riflessione,
per un momento di meditazione
e non un passaggio immemore
tra feste, banchetti, bagordi
e grandi bevute e notti brave
Soprattutto cerchiamo di evitare
botti ed esplosioni,
accogliendoli giulivi,
perché tanto - troppo -
ricordano la guerra e le bombe
e il sangue sparso di vittime innocenti
/image%2F1498857%2F20231225%2Fob_fb659b_erri-de-luca.jpg)
(Erri De Luca) Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi.
Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo.
Per una volta all’ anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi.
Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene.
Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati.
Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano.
Natale incalza a fondo i... disertori.
Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva.
Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re.
La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora. Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due.
Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa.
Natale con i tuoi: buon per te se ne hai.
Ma non è vero che si celebra l’agio familiare.
Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta.
Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento. È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato
all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale.
scrivi un commento …