Un ricordo del 18 dicembre 2011
(recuperato da Facebook)
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La città di notte
- dopo il vorticare delle compere stolte
e della folla pazzamente riversata nelle strade -
è deserta,
dimenticata,
morta
Solo il vento spazza le strade
Un vento che sembra eterno,
fa vibrare le saracinesche di lamiera
sposta qua e là i contenitori della raccolta differenziata,
mobili sulle loro ruote come fossero robot domestici
indisciplinati,
stacca le ultime foglie ingiallite dai platani
e facendone grandi cumuli sui marciapiedi
che poi si spostano seguendo la fisica delle dune
- quasi - dune crepitanti e scricchiolanti
sotto il passo del viandante,
unica presenza di vita ad un'ora tarda
provoca l'oscillazione ritmica degli aloni di luce gialla dei lampioni
Ogni tanto un oggetto in volo,
cessata la forza propulsiva della raffica,
crolla a terra
Un gatto miope miagola
mimetizzato nell'oscurità
Se ne indovina la presenza
solo per il baluginio degli occhi
e per il suo ghigno (lo scintillio dei denti bianchi),
quasi fosse il gatto del Cheshire,
ma in gramaglie ninja
lì, acquattato, immobile
sentinella della notte
di guardia al suo terreno di caccia
Il vento che soffia a raffiche parla di solitudine
e paesi lontani
Potrebbe aver già percorso le gelide steppe dell'Asia
o chissà quali altri luoghi sperduti del mondo
S'avverte qualche passo sul cemento
un ticchettio di tacchi alti,
un frammento di conversazioni sussurrate,
parole in libertà,
una porta sbattuta con forza,
un tintinnio di vetri infranti
ma sono rumori che vanno subito in dissolvenza
dando l'impressione che le vie siano percorse
da fantasmi più che da Uomini
Poi, con il sorgere del giorno
quei fantasmi si dileguano
e rimangono soltanto
i cumuli di foglie morte
e il vento che continua
a soffiare incessante
La temperatura s'è abbassata
Un giorno freddo si annuncia
Ed è solo l'anticipo di giorni ancora più gelidi e desolati
Ma il vento si è portato via tutto,
gli uomini, le donne, gli animali,
le parole,
i pensieri,
persino le speranze e i sogni,
lasciando soltanto un insopprimibile vuoto
Poche le riserve di energia,
poche le risorse,
nessuna attrezzatura per attraversare indenni
il lungo inverno che ci attende,
in attesa d'una primavera che forse mai arriverà
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