Anche oggi mi sono avventurato nella solita passeggiata mattutina con i cani
Un po' più tardi del solito: e, quindi, è stato inevitabile confrontarmi con l'inaudito traffico mattutino, con le polveri sottili e con la nube di gas di scarico.
Ormai la quiete (totale) del primo lockdown e quella (relativa) del secondo sono una reliquia del passato.
Siamo tornati alle vecchie abitudini di prima.
Traffico indicibile (anche perché, adesso, le persone, al mezzo pubblico, preferiscono l'auto privata), motociclette e ciclomotori, scooter, monopattini elettrici: un carosello infernale ed impazzito.
E poi, a farla da padrona, c'è la suonata del clacson. Ad ogni pie' sospinto.
Sono degli idioti quei suonatori di clacson, - lo dico senza mezzi termini - una razza boriosa ed insopportabile. Io capisco che lo si possa suonare, quando si configura una situazione di pericolo (come mi hanno insegnato alla scuola di guida tanto tempo fa). Al di là di questa evenienza, io mi rifiuto di farlo: la considero una trasgressione gratuita alle norme ma anche segno di profonda maleducazione.
Ma anche espressione di stupidità profonda e abissale: se tu se bloccato nel traffico, cosa cambia nella tua vita, tra il suonare nervosamente il clacson (HONK! HONK! PEEE! PEEEE!), creando una babele di suoni discordanti, ed l'attendere pazientemente?
Nulla, sostanzialmente. Eppure quelli che lo fanno si illudono che così facendo riusciranno prima a superare il blocco. In altri termini, si illudono di poter aver un maggior controllo sulle proprie vite: se poi, dopo aver suonato, il traffico si sblocca e loro - gli impenitenti suonatori - riescono a procedere di mezzo metro, ecco allora che si crea un immediato rinforzo tra suonata e senso di autoefficacia ("Io può!").
E quindi uno, da passante, oltre a respirare le esalazioni tossiche, deve subire il concerto dissonante dei clacson e il costante brusio dei motori.
E non parliamo dei marciapiedi che nelle ore di punta diventano piste per motocicli, motociclette e quegli infernali monopattini elettrici che io prenderei volentieri a calci (se non ci fosse la mia coscienza morale ad impedirmelo)!
Ma è questo veramente il mondo che vogliamo?
Sembra davvero che la sola cosa importante sia ritornare a percorrere la strada della vita velocizzata e del "consumismo che ci consuma".
Istruiti dalla lezione che stiamo vivendo, non dovremmo educarci a modelli di vita più sostenibili e più rispettosi dell'ambiente?
In realtà, la lezione che se ne trae è che, mediamente, le persone si rifiutano di apprendere dall'esperienza e di voler tornare, invece, implacabilmente alle vecchie abitudini nocive.
Quindi, tutto si sta rimettendo a posto esattamente come prima. E andrà ancora peggio, visto che tutti spingono verso la direzione delle riaperture e del "liberi tutti" senza più alcuna restrizione. Costoro scalpitano e non vedono l''ora di correre liberi all'aperto, con la massima libertà, come cavalli troppo a lungo trattenuti nelle stalle.
Consumiamo tutto, via! Consumiamo le risorse, consumiamo l'aria. Facciamo attorno a noi terra bruciata.
Lasciamoci consumare dal consumismo!
Tutto sommato il sogno di una vita diversa con cieli più puliti e limpidi, con un aria respirabile, con meno tecnologia obsolescente (e la condanna di doverne costantemente rinnovare gli oggetti) è stato (e rimarrà) soltanto un sogno. Abbiamo toccato con mano qualcosa di ciò, al tempo del primo lockdown,quando animali prima assenti hanno ricominciato ad avvicinarsi agli spazi metropolitani e a colonizzare le periferie.
Adesso, ciecamente, riprenderemo a viaggiare verso la catastrofe. La maggior parte dell'Umanità, totalmente ottenebrata, ostaggio di un manipolo di super-ricchi che sempre decideranno cinicamente per le soluzioni più vantaggiose per loro e per proprio esclusivo interesse che, stranamente, risultano essere sempre le più devastanti per l'ambiente.
E la catastrofe prossima ventura, potrà configurarsi come una recrudescenza di questa pandemia, oppure potrà essere nella forma di una nuova pandemia che ci attende nel futuro; oppure in forma di qualche disastro ambientale che ci aspetta dietro l'angolo. E tutti, quando l'evento X si verificherà, cascheranno dalle nuvole, si sentiranno oppressi e sconfitti, immagineranno di essere colpiti da un destino avverso oppure da un dio crudele. Diranno: "Ma come! Cosa sta succedendo? Che colpa abbiamo noi?"
Nessuno imparerà mai, purtroppo.
Così la vedo io.
E sono sicuro che ci sono molti altri che condividono questa mia linea di pensiero, ma purtroppo siamo noi a dover soccombere o a dover rimanere ostaggio di una differente fetta di "Umanità".
Una Umanità "non umanità", forse, costituita dai furbi, dai prepotenti, dai vanagloriosi, dagli arroganti, da quelli che bramano per il potere, dai consumatori ad oltranza che poi sono quelli che non pensano, non riflettono, non leggono (si limitano a vivere da predatori che soddisfano i propri bisogni primari).
Eppure, saranno loro a sopravvivere: come nel caso di una catastrofe su scala planetaria, saranno gli insetti a prendere il sopravvento.
Un punto di vista forse sin troppo estremo, forse.
Certo è che quelli che veramente vogliono un mondo migliore, sono i più visionari e per ciò stesso sono anche i più vulnerabili.
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