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31 maggio 2013 5 31 /05 /maggio /2013 15:49

Paese che vai usanze che trovi. E la prossemica ci aiuta a trovare una chiave di lettura di alcune differenze negli spazi comunicativi tra individui(Maurizio Crispi) La prossemica è quella disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all'interno di una comunicazione, sia verbale che non verbale.
Il termine fu introdotto e coniato dall'antropologo statunitense Edward T. Hall nel 1963 per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza nella comunicazione, proprio a partire dai fenomeni che si verificavano all'interno degli spazi di comunicazione tra individui appartenenti ad etnie diverse, con diversi costrutti culturali rispetto agli spazi personali e ai confini invisibili che vengono collocati un po' o molto al di fuori dei propri naturali limiti corporei.

Ricordo che, ai tempi della mia formazione psichiatrica, mi imbattei nello studio di Hall, tradotto in Italiano con il titolo "La dimensione nascosta" (Bombiani, 1968) e che lo lessi avidamente, trovandovi molte ed interessanti chiavi di lettura sui modi in cui l'interazione tra individui diversi potesse essere disturbata, proprio per un problema di eccessiva vicinanza o lontananza. E trovai, allora, che quella lettura fosse davvero illuminante e che potesse servire da importante guida nella comunicazione verbale e non verbale.
Alla luce delle categorie stabilite da Hall è possibile dare una lettura di alcune discrepanze che, trovandocisi all'estero, si ritrovano nel modo in cui persone diverse si trovano a gestire la prossimità o la lontananza, rispetto alla propria cultura di origine, con la possibilità di osservare l'effetto straniante quando culture diverse entrano in antagonismo: per esempio, uno (di origini latine) si avvicina molto al suo interlocutore, mentre parla, e l'altro (nordeuropeo) si ritrae, cercando di ripristinare quella che per lui è la distanza ottimale, in un "balletto" che può diventare interminabile e imbarazzante, generando a volte delle incompresioni o la sensazione di scortesia di uno nei riguardi dell'altro, se non l'arresto del flusso comunicativo.
E tutti, anche se in maniera approssimativa, proprio per questo, dovrebbero conoscere i principi fondamentali della prossemica, in modo tale da poter evitare di essere involontariamente scortesi o invadenti.
Per esempio, noi Italiani siamo molto portati ad invadere lo spazio altrui, imponendogli una vicinanza corporea eccessiva durante la conversazione, oppure assalendo i suoi spazi personali con i suoni (incluse le conversazioni telefoniche ad alta voce), ma anche con lo sguardo.
Paese che vai usanze che trovi. E la prossemica ci aiuta a trovare una chiave di lettura di alcune differenze negli spazi comunicativi tra individuiE' indubitabile che sui mezzi di trasporto pubblici - o anche in ascensore - noi tendiamo a guardare gli altri passeggeri (li guardiamo, beninteso, senza fissarli), anche se, a volte, la permanenza in ascensore - in quanto spazio davvero molto ristretto - può risultare persino troppo "prossima" ed imbarazzante per noi Italiani.
In Inghilterra, invece noi Italiani - e Latini, in genere - dobbiamo sforzarci di correggere il tiro. L'etichetta rigorosa è di non guardare mai i nostri compagni di viaggio, evitando che persino gli sguardi si incrocino.
E' così che in ascensore tutti hanno lo sguardo rivolto altrove, o verso terra, o in alto, oppure perso semplicemente nel vuoto.
Io tendo ad osservare sempre le persone: è una cosa che mi piace fare sia per il mio passato di psichiatra, sia per la mia attività fotografica. E ho notato che qui, in Inghilterra, ho dovuto esercitare uno sforzo su me stesso per trattenermi.
Paese che vai usanze che trovi.
E la prossemica inventata da Edward T. Hall ci fornisce un prezioso strumento di decodifica.


Vedi anche l'articolo "Prossemica dell'ascensore", da cui è tratta l'immagina in basso che correda l'articolo.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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