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2 gennaio 2012 1 02 /01 /gennaio /2012 17:25

ora-piubuia_Vergnai.jpgCon L'ora più buia (Gargoyle, 2011) di Claudio Vergnani riprende la fantasmagoria degli amici modenesi ammazzavampiri che giunge al suo terzo - e forse ultimo - capitolo.

Da Parigi, dove si era svolta la loro precedente avventura "in transferta", la scena si sposta nuovamente nel modenese: e riecco gli scenari metropolitani crepuscolari, cupi e fatiscenti.

La lotta contro i vampiri che si intreccia con l'invasione degli "Uhuhuhlù" (derelitti extracomunitari provenienti da ogni dove e allocati in fatiscenti catapecchie e catoi ma sin da subito bravi e solerti consumatori: e non si sa chi sia meglio se i "vampi" o gli Uhuhuhlù...) riprende con un'attenzione al doppio livello che i cultori della saga hanno già imparato a conoscere, quello dei "vampi", a metà tra i vampiri e gli zombie, poco più che ammassi di carne putrefatta semoventi, e i potenti e temibili "Maestri" che stanno nell'ombra e che hanno dei loro disegni imperscrutabili.

Si aggiunge, alla compagnia di ammazzavampiri composta da Gabriele, da Vergy, dalla promiscua ed avvenente Elisabetta  e  da Matthew, il "nano ivoriano," il nuovo acquisto dalla precedente avventura de "Il 36° giusto"), il repellente Cristone De Murtis, mentre ricompare Rossana, l'"amica" finanziatrice ed ispiratirce delle imprese di caccia ai vampiri che, dopo essersi defilata al termine della prima avventura, ora si rimette in pista, con qualche tenerezza in più per Claudio, il narratore-cronista.

Quella di Vergnani è una saga "epica", una vera e propria epopea, proprio come quelle proposte dai cantastorie di un tempo o quella dei Paladini di francia: ci si può entrare in qualsiasi momento e in qualsiasi fase, se ne può uscire a piacimento e rientrarci dopo in un punto diverso.

Vergnani ha la sagacia e la versatilità del Contastorie ed è capace di tenere avvinta l'attenzione del lettore, anche se alcuni degli schemi narrativi sono ricorrenti e ripetitivi, ma questo è ciò che il lettore desidera.

Nello stesso tempo, la sua prosa è pantagruelica e sboccata, fescennica, immaginifica:, ridondante e per alcune delle immagini e metafore che egli non manca mai di introdurre, non si può mai fare a meno di ridere di cuore.

Ci si spaventa, ma anche si sorride e si ride: ma dietro ci sono cupezze, devastazioni, degradi che rimandano alla nostra attualità vista senza orpelli ed edulcorazioni.

Bravo Vergnani!

Per la sua prosa e per il suo humor che rendono una materia cupa godibile e divertente, come se, in alcuni momenti, si avesse a che fare con una grottesca comica finale o una interpretazione dell'horror vampiresco in stile fumettaro-demenziale o alla maniera cinematografica, per citare due esempi illustri di "Per favore non mordermi sul collo" di Roman Polanski o dell'insuperabile Frankestein Junior di Mel Brooks.

Nei romanzi di Vergani, dietro le battute da clown sboccato, si celano la tristezza e la melanconia di fronte ad un mondo fatiscente: quello che sta  dietro le apparenze della scintillante società dei consumi.

In filigrana c'è anche una riflessione sulla futilità della vita di molti dei nostri contemporanei che, tra il dilemma di condurre la propria esistenza, chiudendo gli occhi sulla realtà che li circonda e sulle durezze/vacuità di cui è fatta o di guardare direttamente le cose per quello che sono, agendo per cercare di modificare uno status quo (anche se dovesse trattarsi di combattere una battaglia contro i mulini a vento, persa in partenza), decidono di attenersi alla prima via, quella che comporta meno attriti e meno rischi personale: the easy way, insomma.

Invece, il nostro manipolo di personaggi (dietro di loro si intravede il nostro Vergnani, che è il loro burattinaio), vuole vivere dimostrando di possedere qualche sprazzo della tempra dell'eroe, riempendo così di senso una vita altrimenti futile.

Sono loro che, pur in un loro modo grottesco e a tratti anti-eroico, applicano a se stessi la massima: "Meglio un giorno da leoni, che cento anni da pecora" e nel far questo si cacciano sempre nei guai e in imprese temerarie, che non hanno né capo nè coda e che sono condannati a ripetere iterativamente, ogni volta con diverse varianti (si vedano ad esempio, in questo terzo romanzo, l'assalto dei vampi alla sala cinematografica in cui viene proiettato un B-movie horror - sugli zombie, guardacaso, oppure la spedizione alla festa debosciata dalla quale, drogati e storditi, vengono fatti uscire come una mandria destinata al macello).
Ed essere eroi, per quanto problematici e perdenti, è l'unico antidoto alla vacuità della vita e ad un sistema di rapporti che ci vampirizza giorno per giorno. I

Vampiri sono tra noi, sembra voler dire Vergnani - Vampiri crudeli che oltre che di sangue sono assetati di potere, ma non di conoscenza come è il caso dei vampiri delineati da Talbot, in Vivono di notte, pure edito da Gargoyle (2011) - e l'unica via dignitosa è quella di lottare, mentre l'alternativa è piegarsi e diventare complice acquiscente del sistema (chi fa finta di non vedere per vivere tranquillamente) o finire con il diventare vittima ed essere digerito e metabolizzato.

Con queste tonalità chiaroscurali siamo di fronte ad un grande epopea del "macabro" contemporaneo. Quindi, in sostanza, i romanzi di Vergnani, pur appartenendo esplicitamente ad un'epica horror tragicomica, non sono confinabili a quel genere in modo rigido, perchè riescono a parlare di molte altre cose e ad agganciarsi in modo forte all'attualità.

 

Sintesi del volume. Dopo le avventure narrate ne "Il 36° Giusto", Claudio, Vergy e i loro amici lasciano Parigi e ritrovano una Modena quasi tornata alla normalità, i pochi vampiri rimasti in circolazione nascosti nelle fogne e negli edifici abbandonati delle periferie più degradate. Stanchi, depressi decidono di riempire il vuoto delle loro esistenze dedicandosi alla ricerca di Alicia, nella folle e disperata speranza che questa possa essere ancora viva. Claudio e Vergy iniziano così delle indagini che, ben presto, si riveleranno un'autentica discesa negli inferi che li porterà a confrontarsi non solo con un inquietante e antico Maestro ma, anche e soprattutto, con le loro paure di uomini rassegnati ài proprio destino, fino a un incontro con la morte che si consumerà nel più tetro e freddo dei luoghi, nell'ora più buia quando, per citare l'Amleto di Shakespeare, "i cimiteri sbadigliano e l'inferno soffia il contagio su questo mondo".

 

Vergnani.jpegL'autore. Nato a Modena, svogliato studente di Liceo Classico, ancor più svogliato studente di Giurisprudenza, preferisce passare il tempo leggendo, giocando a scacchi e tirando di boxe. Allontanato dai Vigili del Fuoco, dopo una breve e burrascosa parentesi militare ai tempi del primo conflitto in Libano, sbarca il lunario passando da un mestiere all'altro, portandosi dietro una radicata avversione per il lavoro. Dalle palestre di bodybuilding alle ditte di trasporti, alle agenzie di pubblicità, alle cooperative sociali, perso nei ruoli più disparati ma sempre in fuga da obblighi e seccature. Il 18° Vampiro è il suo primo romanzo, seguito da Il 36° giusto, entrambi pubblicati da Gargoyle.

 

 

 

Il primo capitolo de "L'ora più buia"

 

L’ora più buia. Intervista a Claudio Vergnani su Horror.it

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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