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Ho sognato che andavo ad un convegno
(di psicoanalisi o di psichiatria)
su di un magnifico cavallo bianco
Ero gioioso per avere questo cavallo
Tutti erano stupiti nel vederlo
Io ero compiaciuto
Non era soltanto magnifico,
era anche intelligente
Era capace, per esempio,
di aprire il rubinetto dell’acqua
per bere autonomamente,
come se avesse zoccoli prensili
Era una creatura mitologica,
a tutti gli effetti
Il convegno si svolgeva all’aperto
nella vasta corte di un’antica dimora
Incontravo tanti colleghi del passato,
altri - più giovani - mi erano sconosciuti
Ma, in verità, ero più interessato al cavallo
che non al convegno,
né mi sentivo vocazione alcune per le rimpatriate
E poi c’era il cavallo da impastoiare
e da rigovernare
Parlavo con una tizia
che riconoscevo come scrittrice
Nella conversazione mostravo
di possedere un’articolata conoscenza
dei suoi libri
e lei se ne stupiva
Poi se ne andava
e la conversazione si spegneva
Forse, avrebbe voluto
rimanere nell’anonimato
Anche la scrittrice, però, era venuta
al convegno a cavallo
- questo ci accomunava -
ma il suo destriero era un roano
Cominciavano a cadere
grosse gocce di pioggia
Guardavo il cielo ad est
e vedevo che grossi cumuli
grigio-neri, minacciosi,
si addensavano rapidamente
Pioverà?, chiedevo alla scrittrice
Lei rispondeva, Sì, certo!
Se non vogliamo bagnarci,
occorre andare!
Il cavallo mi rendeva davvero felice
Non avevo bisogno d’altro
Mi occupavo di lui
Non temevo alcun male
Pensavo che me ne sarei andato via
presto, in groppa al mio destriero,
per scansare la pioggia imminente
Del convegno e delle facce di circostanza
non mi importava proprio nulla
Pregustavo una magnifica uscita di scena,
io e il mio destriero
per andare a passo lento e maestoso
verso altri destini
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