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1 agosto 2012 3 01 /08 /agosto /2012 07:43

La zona degli impiant sportivi di oggi: come eraForse non tutti sanno che nei corridoi dell'Istituto salesiano Don Bosco Ranchibile di Palermo (ospitato nell'ex-Villa Ranchibile, con ingresso sull'attuale Piazza Don Bosco e su Via Libertà) è esposta una splendida collezione di foto che ritraggono la Palermo di inizio Novecento (sino alla prima meta del secolo, più o meno) i suoi panorami presi dall'alto, le sue vie, le sue piazze.
Si tratta di immagini che trasmettono con immediatezza la sensazione che Palermo dovesse essere una città bellissima, sprofondata in una distesa di fitte coltivazioni di agrumi (in quella stretta piana tra i monti e la città, che - proprio per l'occhieggiare allegro di arance e mandarini di un vivo arancione e del giallo di limoni, cedri e lumìe, venne definita la "Conca d'Oro"). Nello stesso tempo, sono foto che inducono nel loro fruitore un'acuta malinconia per ciò che è stato irrimediabilmente perduto, per il degrado in cui annega oggi la città, benchè le vestigia della sua grandezza siano indubitabili e qualche volenteroso si adoperi per arrestare prepotenti derive verso il decadimento.
Soprattutto, di quell'atmosfera bucolica e contadina che circondava la pulsante metropoli e i suoi bei palazzi, oggi, non rimane più nulla: al posto di quei giardini e in luogo degli orti irrigui, vi è solo una desolante e squallida colata di cemento che ha invaso ogni cosa.
Chi ama questa città, potrebbe piangere o provare una fitta al cuore, osservando le foto di Dante Cappellani e riconoscendo il volto dei luoghi come erano un tempo.

Si tratta di foto in bianco nero, di grande formato (in pannelli che misurano almeno 50X70).
La spiaggia di Mondello ad inizio secoloI panelli purtroppo sono un po' rovinati dal continuo passaggio e strofinamento di mani (quelle degli studenti) purtroppo non sempre rispettose.
Le foto, stampate ed impannellate per la realizzazione di una mostra che ebbe luogo nel 1988 e che fu tenuta proprio in questi spazi con il titolo "Dalla memoria al progetto", realizzata in occasione del centenario della morte di Don Bosco e del Cinquantenario della fondazione dell'Istituto Don Bosco di Palermo, furono successivamente donate all'Istituto dagli stessi ex-allievi che avevano ideato e curato l'esposizione. Così recita uno dei pannelli esplicativi ("Panorami palermitani"): "Il gruppo di foto, nate dall'amore che Dante Cappellani aveva, arrampicandosi sulle alture della Conca d'Oro, di guardare e fotografare dall'alto la sua città e le borgate che la circondavano costituiscono un documento prezioso di paesaggio in cui Palermo appariva ancora sufficientemente aderente al suo originario disegno in pianta.
La campagna dominava nelle grande conca chiusa dai monti ed è sorprendente scoprire cone il rapporto tra il verde e l'area urbanizzata risulti oggi stravolto.
Le foto degli inizi degli anni Trenta sono state scattate quasi con un sentimento di timida riverenza nei confronti della natura.
Tale spirito si coglie nel misurato contrapporsiin quadrature di alberi e case, in animali tranquilli al pascolo, nell'edilizia che non vuole apparire invadente, nel mare ancora protagonista e nei disegni urbanistici che tentano una simbiosi con la natura".

L'antico stabilimento dei bagni: oggi, quella palma che allora era giovana, è scomparsa a causa del punteruolo rossoSi tratta di immagini rare e particolari, tante realizzate al prezzo di lunghe sfacchinate portando sulle spalle la pesante attrezzatura fotografica del tempo (e Dante Cappellani in questo coniugò felicemente la sua passione fotografica fu con quella per l'escursionismo in montagna di cui fu un antesignano).
Dante Cappellani con le sue immagini trasmette la bellezza di una città che - al passaggio tra l'Ottocento e il Novecento e nei primi decenni del nuovo secolo- vide un grande fulgore e che, come molti affermano, ebbe le doti per diventare una città "europea" di grandissima levatura, come f confermato dall'esplosione del Liberty nell'architettura ad altissimo livello.
Persino il Kaiser vi arrivava, facendo ormeggiare la sua nave da crociera proprio davanti alla splendida Villa Igeia.
Palermo venne definita città "felicissima" e Dante Cappellani con quelle foto oggi un po' seppiate e a tratti sbiadite riesce a rievocarne la magia.
L'esposizione fotografica, dotata anche di alcuni pannelli esplicativi, meriterebbe di essere maggiormente valorizzata.
 

 

Note biografiche su Dante Cappellani (Fonte: Archivio biografico comunale di Palermo)
Fotografo palermitano, nato il 9 agosto 1890 e morto il 18 aprile 1969, Dante Cappellani, dai primi anni Venti e fino a tutti gli anni Sessanta scoprì la fotografia, prima come fotoamatore, in seguito come vero professionista, e fu un profondo conoscitore e indagatore delle potenzialità della nuova arte.
Quinto di undici figli di una famiglia borghese. Il padre, Giuseppe, era un noto avvocato, esponente socialista di spicco a cavallo dei due secoli; la madre era una De Nicola.
Cappellani iniziò la sua attivita' calcando il palcoscenico come attore, impersonando il ruolo di caratterista in alcune scuole di recitazione e filodrammatiche e, tra di esse, quelle di Flavio And? di Andrea Maggi e di Tommaso Salvini.
Iniziò l'attivita' di fotografo alla fine degli anni '10, lavorando presso il negozio di Angelo Randazzo in via Candelai.
Nel 1925 aprì il suo primo studio nel palazzo Salinas, in via Emerico Amari 130 e da quell'anno fu un succedersi di consensi e di successi.
Vinse diplomi, medaglie, premi in numerosi concorsi e mostre fotografiche nazionali.
Nel 1927 ottenne il primo premio di 2.000 lire nel concorso fotografico indetto dall'Associazione per lo sviluppo del turismo in Sicilia.
Intanto trasferiva il suo studio in via Mariano Stabile 132 e poi al civico 233, di fronte allo Sport Club. Alla sua ditta diede il nome di Fiat (Fotografia italiana artistica turistica). Le foto di paesaggi e di monumenti divennero la sua specialità.
Scoprì la fotografia aerea, quella subacquea, la fotografia all'infrarosso. Per la sua alta professionalita' a lui si rivolsero quasi tutti gli enti pubblici: Genio civile, Lavori pubblici, Provincia, Istituto case popolari, Ente provinciale per il turismo, Soprintendenza alle gallerie, Societa' generale elettrica e altri.
Lavorò anche per la Milizia nazionale forestale, da cui venne riconosciuto prezioso collaboratore in qualita' di documentatore dell'opera di rimboschimento.
Socio entusiasta del Club Alpino Siciliano, scalò le montagne dell'isola amando fotografare la Sicilia dall'alto.
Nel 1941 divenne corrispondente fotografico dell'Istituto nazionale Luce, ma poco tempo dopo si vide ritirare la licenza perch? sprovvisto della tessera di iscrizione al partito fascista (che non prese mai, per mantenere intatta la sua fede di uomo libero e indipendente).
Nel 1943 la sede di via Stabile venne distrutta dalle bombe ed egli fu costretto a rifugiarsi a Firenze. Vi rimase tre anni e, nel 1946, torn? a Palermo per ricominciare tra mille difficolta'
Apri un nuovo studio, in via Valerio Villareale, incoraggiato, anche economicamente, dai fratelli Agostino e Francesco Randazzo.
La sua eredità è stata raccolta dal figlio Giuseppe, che conserva i preziosi archivi con le vecchie lastre salvate dai bombardamenti, i negativi del dopoguerra, le storiche attrezzature.
All'opera di Dante Cappellani sono state dedicate varie esposizioni fotografiche ed un bel catalogo che illustra la mostra dal titolo "Dalla memoria al progetto", tenuta presso l'Istituto salesiano Don Bosco, nel dicembre 1988.

 

 

Uno dei pannelli esplicativi della Mostra

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3 febbraio 2012 5 03 /02 /febbraio /2012 16:32

carpe-diem_Ignazio-Hassan-02.jpg

 

Dal 27 gennaio al 5 febbraio 2012, nello spazio espositivo di Villa Niscemi (Palermo), è visitabile (orari: 9.30-13.30; PM: 16.30-19.00) la mostra personale di Ignazio Hassan, dal titolo "Carpe diem".

Ignazio Hassan (nato a Tripoli e portatore di un nome maghrebino benchè il padre fosse di origini trapanesi e nell'anteguerra migrante nel Nord Africa) è un gentile signore over 65, ex-dipendente dell'Enel, al cui interno svolgeva un lavoro come Ispettore Tecnico e da sempre accompagnato da una grande passione per le arti figurative, specie per il disegno e la pittura, che negli anni lavorativi ha coltivato in modo hobbistico ma talentuoso, decidendo poi di passare ad una pratica più sistematica, quando - con il pensionamento - si è ritrovato ad avere molto più tempo da dedicare a questa sua profonda passione.
Convinto assertore del principio secondo cui il talento debba essere addestrato attraverso l'approfondimento della conoscenza e l'acquisizione d'una piena padronanza delle diverse tecniche pittoriche e calcografiche, ha preso a frequentare l'Accademia di Belle Arti di Palermo, approfondendo le basi tecniche della pittura e della calcografia, sia sotto il profilo teorico, sia sotto quello pratico.
La mostra personale mette in evidenza le sue numerose prove d'artista con un'ampia gamma di rappresentazioni da quelle che si rifanno a modelli "classici" a quelle più originali, informali e innovative.
Per quanto riguarda le prime, Hassan è assertore del principio per cui l'artista debba sempre partire dallo studio e dalla conoscenza dei classici e che, solo attraverso il filtro di questo passaggio, potrà sviluppare proprie modalità espressive originali ed innovative.
Nelle prove pittoriche informali, tra cui molte di piccolo formato (su supporti di tipo diverso come cartone trattato, tavoletta di legno o tela), si nota un particolare uso dell'acrilico, con tonalità di colore sfumate e quasi acquarellate: e, a quanto Hassan afferma, proprio quest'uso dell'acrilico è stato particolarmente apprezzato da alcune delle sue guide dell'Accademia di Belle Arti che lo hanno incoraggiato ad esporre.
Le sue calcografie sono estremamente interessanti e rivelano un'esplorazione delle diverse tecniche disponibili, dal monotipo realizzato su strato d'inchiostro all'incisione su strato di cera molle, per citarne alcune.
Ignazio Hassan continua tutt'ora a frequentare l'Accademia di Belle Arti, nell'intento di portare avanti questa sua ricerca espressiva che, come si diceva, viene da lontano.
"Carpe diem": il titolo della mostra vuole sottolineare l'importanza per l'artista del cogliere l'attimo, il singolo momento della percezione e della sua rappresentazione attraverso forme e cromatismi, come occasione unica che viene così in qualche modo eternata e tramandata.
E, questo senso, esprime una precisa poetica dell'artista e una sua visione del mondo.

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30 novembre 2011 3 30 /11 /novembre /2011 23:21
DSC08851.JPG
"Dipingendo lo spazio" è la mostra pittorica di Loredana Mortellaro, in corso presso la Galleria di Villa Niscemi, a Palermo, dal 25 novembre al 1° dicembre.
Alcuni autori di cartoon molto sperimentali, negli anni Sessanta presero a considerare la tavola vuota come un tutt'uno e la disegnavano in modo unitario, senza più tenere conto del vincolante vettore lineare che, sino a quel momento aveva stabilto la sequenza di lettura delle singole vignette ai primordi del fumetto nelle cosiddette "strisce" disegnate o "bandes dessinnée". Quegli autori, tanti maestri d'oltralpe, ma tra gli Italiani - per fare un esempio illustre - Crepax (il "papà" di Valentina), utilizzavano lo spazio della tavola per una narrazione globale di cui si poteva prendere l'insieme, ma in cui si poteva scegliere di indugiare al singolo dettaglio, un po' come nel caso della tecnica cinematografica che può alternare al piano d'insieme, il primo piano, con l'intercalare di veloci carrellate in avanti sino alla ripresa macro di un singolo dettaglio (un fiammifero che si accende, un occhio, in cui si vede un riflesso): ma, a differenza del cinema in cui comunque il vettore temporale stabilisce l'ordine sequenziale tra un prima e un dopo, in questo genere di grafismi, tutto era presente contemporaneamente e le opzioni molteplici erano immediatamente combinabili o ricombinabili secondo il capriccio e l'estro del fruitore: dall'insieme si passava al frammento, e procedendo in direzione inversa da singoli frammenti si poteva ritornare all'insieme in una ricombinazione non sempre rispondente all'intenzionalità originaria dell'autore.
DSC08854Loredana Mortellaro che da sempre ha praticato la pittura e il disegno e che, su questa sua vena artistica, ha inserito gli studi di Architettura con una particolare sensibilizzazione all'estetica della dimensione spaziale, ha iniziato a praticare una forma di "sincretismo" tra lo sguardo del pittore e quello dell'Architetto, cercando di svincolare le sue opere dalla bidimensionalità formale per conferire loro una dimensione tridimensionale.
I suoi dipinti sembrano opere che fluttuano nello spazio, anche quando sono appesi ad un muro o ad un pannello o perfino al soffitto, realizzati come sono su supporti molto leggeri tali da potere liberamente oscillare, suggerendo una sensazione di leggerezza e il dinamismo aereo delle arpe eoliche fatte di bambù...
In questa sua ricerca, la pittrice è approdata a due temi fondamentali: uno è quello della frammentazione della singola opera che viene scomposta in rettangoli di varia grandezza per essere successivamente ricomposta dallo sguardo che la osserva, non necessariamente nell'ordine che ai singoli pannelli ha dato la pittrice, dall'altro lato quello della possibilità di accostarsi all'opera pittorica con uno sguardo tridimensionale, uno sguardo che, cioè, possa assicurare una visione dei diversi pannelli che compongono il singolo dipinto (che è, nello stesso tempo, uno e molti) da tutte le direzioni dello spazio, per arrivare all'estremo del quadro scomposto sospeso direttamente al soffitto che offre alla visione sia un davanti sia un "dietro", nel quale si materializza una figura monocromatica che corrisponde a quella dipinta sul davanti, le cui parti -  tuttavia - sono disposte in una disposizione diversa, quasi con il principio del puzzle che deve essere ricomposto secondo l'arbitrio dell'osservatore, ma seguendo nello stesso tempo le linee tracciate e i cromatismi dipinti in perfetta corrispondenza...
DSC08858La ricomposizione può risultare labirintica, come ad esempio nel lavoro che raffigura i danzatori di tango sullo sfondo del Palazzo Reale di Palermo: i danzatori che sono al centro del dipinto (sempre scomposto nei soliti riquadri) sono interi, non frammentati: ad essere frammentato è lo sfondo.
Se si tenta di ricomporre lo sfondo, i danzatori si frammentano a loro volta...
In questa ricerca formale, Loredana Mortellaro è giunta a sperimentare una crescente miniaturizzazione dei frammenti d'immagini, come nel caso di quadri interi ("Seconda primavera" e "Terza primavera" da cui pendono a festoni minuti riquadri o losanghe che riportano a pezzetti e frammenti, la figura intera, e ovviamente l'ordine corretto e le corrispondenze geometriche e cromatiche devono essere ricercate ancora una volta dall'osservatore che, di primo acchitto, si ritrova davanti ad una figura fluttuante, che capta lo sguardo e i pensieri come fosse un "acchiappasogni".
Sicuramente, le opere di Loredana Mortellaro sono fatte per attivare la mente e per smuovere le capacità percettive dell'uomo contemporaneo della società dei consumi intorpidite da una sovrainclusione di stimoli prosaici e preformati.

DSC08863.JPGLoredana Mortellaro è architetto, artista e designer. Vive e lavora a Palermo, città in cui è nata e che ama.
Ha frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Siracusa, diplomandosi nel 1992.
La sua produzione artistica si è sviluppata verso l'uso della tecnica mista e dell'acrilico, con la sperimentazione di vari materiali e supporti tra i quali materiali plastici, come onduline, forex, policarbonato e plexiglass.
Il suo lavoro progettuale s'indirizza verso installazioni, costituite da vari pannelli di diverse dimensioni, raffiguranti nel loro insieme un'unica immagine scomposta.
"Le opere sono pensate e progettate sotto un duplice aspetto formale partendo da una composizione geometrica di forme elementari che occupano lo spazio di una parete, quindi su tale composizione viene dipinta un'immagine che si scompone nei vari elementi geometrici. L'immagine viene così frammentata, pertanto l'osservatore deve affrontare un processo mentale per ristabilire l'unità della stessa". (dal catalogo/raccolta fotografica che offre una rassegna commentata delle sue principali opere)
In tal modo le sue opere possono dinamicamente dilatarsi o comprimersi nello spazio, s-componendosi e ri-componendosi.
Loredana Mortellaro ha un suo sito web: www.loredanamortellaro.com, ma si trova anche su Facebook.
Mail: info@loredanamortellaro.com.
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13 ottobre 2011 4 13 /10 /ottobre /2011 08:39

Birmania-riflessi-d-anima.jpgDa sabato 24 settembre a giovedì 20 ottobre, nello Spazio espositivo Real Fonderia (Piazza Fonderia, Palermo), resterà allestita la mostra fotografica "Birmania riflessi d'anima" di Rossella Pezzino de Geronimo.

Cinquanta scatti fotografici, testimonianze della ricerca della fotografa-viaggiatrice catanese nel "curioso" mondo del popolo birmano.

Le fotografie, stampate a tiratura unica, rappresentano personaggi e scene di vita quotidiana: sono scatt che raccontano l'anima di un paese ricco di etnie, colori, passaggi e storia, ma anche realtà economiche, culturali e religiose.

La mostra è stata ideata e progettata da Dietro le Quinte Arte Contemporanea, di Daniela Arionte, che ha condiviso l'organizzazione con l' Associazione Volo e Fanale Arte Architettura, sotto l'Alto Patrocinio dell'Unesco, della Regione Siciliana e del Comune di Palermo.

L'ingresso è libero.

Lo spazio espositivo, di per sè molto suggestivo per quelle grandi arcate a tutto sesto, è suddiviso in quattro sezioni: Acqua, Mercati, Donne, Etnie e Religioni.

La fotografa sembra prediligere i volti delle persone e, tra i suoi soggetti, risulta chiaramente che i preferiti sono le donne: donne dal volto enigmatico, scavato e inciso da rughe profonde che rendono  la loro pelle simile alla corteccia di alberi centenari oppure decorate da tatuaggi geometrici dall'inchiostro ormai sbiadito.

Gli sguardi di donne, uomini e bambini sono persi nel vuoto oppure sembrano sognanti, ma in ogni caso nascondono degli enigmi indecifrabili e, se l'obiettivo ha colto dei sorrisi, sono sempre delle espressioni mimiche tristi e malinconiche.

Con rapide pennellate vi sono tracciate storie di grande sofferenza, molta miseria, poveri mezzi, ma - nello stesso tempo - di tantissima dignità: si veda ad esempio, nella sezione "Acqua", il primo piano di una delle poche figure. maschili raffigurate, un pescatore a bordo della sua piroga.

Nella sezione "Etnie e religioni" colpisce la foto di una selva di antichi templi, in parte diruti e con le tipiche guglie spezzate o pericolanti. Sembra che questa fitta schiera di templi con lo scorrere dei secoli sia sia organicata assumendo le sembianze della foreste: anche qui le superfici sono rotte, segnate da incisioni, ferite e rughe secolari.

Accanto alle foto tutte di grandi dimensioni (pannelli 50X70 senza cornice, ma su sfondo nero) spiccano delle annotazioni diaristiche di pugno della fotografa che evocano il suo lento viaggio dal sapore quasi "conradiano" attraverso le lande misteriose e inesplorate della Birmania delle acque e dei templi.

Queste annotazioni rendono attuale e fresco lo sguardo del fotografo e fanno sì che il visitatore abbia la sensazione di immergersi assieme alla fotografa nel mondo da lei esplorato.

Ma c'è anche la sensazione, inquietante, di essere osservato e penetrato dagli sguardi ineffabili di quei volti.

Molte delle foto, proprio per accrescerne il mistero e potenziarne l'evocazione delle soggettive impressioni di ciascun visitatore sono appositamente "senza titolo", mentre di altri i titoli evocano la dimensione del mistero, della malinconia, dell'indicibilità e dell'evanescente.

Una mostra da vedere mentre la fotografa non nuova a queste esperienza di "viaggio fotografico" si prepara ad immergersi nel mondo complesso dell'India.

 

La mostra fotografica "Birmania. Riflessi d'anima" è stata già allestita a Catania dal 3 dicembre 2010 al 3 gennaio 2011.

 

Foto di Maurizio Crispi

 

birmania riflessi d'anima 02

 

 

(Nota biografica. Dal sito web dell'artista).

Rossella Pezzino de Geronimo è un’artista poliedrica che ha scoperto presto la sua passione per la fotografia.

Formatasi all’Istituto Europeo di Fotografia, ha realizzato in questo campo esperienze professionali sia per Lionel Pasquon che per riviste nazionali.

La partecipazione ad importanti eventi internazionali di settore ed il confronto con critici d’arte l’hanno portata ad intraprendere un percorso professionale di visual artist.

Nel 2006 inaugura la sua prima mostra “Sotto il segno dei pesci” alla quale seguono nel 2008 le due esposizioni “Radici e futuro” e “Sahara Ritratti e tracce”.

Culture, tradizioni e istanti di vita quotidiana affascinano ed incuriosiscono l’artista che, tramite un perfetto scatto, riesce a cogliere nei volti degli uomini e delle donne di questi popoli, un racconto di vita intarsiato di emozioni e storie nascoste.

“La vera passione non finisce mai…..la volontà di continuare a scoprire il mondo attraverso l’obiettivo è intatta, come la curiosità di catturare l’anima di un volto. E i miei occhi sono sempre alla ricerca di nuove emozioni.”

Sono le parole di Rossella Pezzino de Geronimo che esplicitano le motivazioni che alimentano il suo percorso di ricerca verso nuovi studi artistici quali: la mostra “Giappone: volti dettagli e geometrie” del 2009; le collettive del 2010 “Agatarte Icona Magnifica” e “Domina. Donna Madonna Signora”, per concludere con la attuale personale “BIRMANIA. Riflessi d’Anima” che ha portato alla pubblicazione del libro “Donne di Birmania” edito da Silvana Editoriale e curato dal critico d’arte Antonio D’Amico.

Nel 2011 è presente alla prima edizione di Art factory 01, mostra mercato d’arte contemporanea di Catania, con la galleria Arionte Arte contemporanea.

Curiosità e passione alimentano la verve artistica di Rossella Pezzino de Geronimo, attualmente impegnata nella realizzazione di nuovi ed importanti progetti.


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28 agosto 2011 7 28 /08 /agosto /2011 08:35

DSC05852I putti del Barocco ebbero a Palermo il massimo splendore con le decorazioni in stucco elaborate da Giacomo Serpotta.
Guardando quelle figure intente in giochi oppure in pose naturali, mentre se ne stanno affacciate a guardare verso il basso, viene naturale da chiedersi se, nel buio della notte, quando le chiese ed oratori vengono chiusi ai visitatori, quei putti non abbiano una vita propria, come i giochi della storia di Andersen (Il soldatino e la ballerina) oppure quelli nella moderna rivisitazione di Andersen nella serie animata Toys della Disney.
Magari quei putti stanno nelle postazioni loro assegnate seguendo dei turni assegnati e seguono un avvicendamento tra cicli di riposo e "lavoro".
DSC05838Forse, c'è per loro un "dietro le quinte", in cui i puttini vivono normalmente, mangiano, bevono, fumano, dormono. Solo che tutto questo non è percepibile ai nostri sensi: per noi, loro sono sempre fissati nella plastica immpobilità del gesso.
Ma qualcuno ha avuto la geniale idea di dare corpo a questa idea
Nella sacrestia dell'Oratorio San Lorenzo, decorato con gli stucchi del Serpotta, in Via dell'Immacolatella, a Palermo, è visibile da marzo 2011 un singolare allestimento di cui, visto il successo di vidsitatori, è stata decisa la prosecuzione.
DSC05843E' la "casa dei putti", allestita nei locali della ex-sacrestia dell'Oratorio stesso, suddivisa in tre parti.
Vi è la toletta (che è assieme stanza del "makeup") evocante, con i suoi minuscoli sgabelli e gli specchi a muro illuminati da una corona di lampadine, un camerino teatrale, seguita dal refettorio che è dominato da un lungo tavolo ingombro di stoviglie e di resti di cibo (ma anche di cicche di sigarette) come se i putti avessero abbandonato il luogo del pasto in tutta fretta (forse erano in ritardo rispetto al turno di lavoro e velocemente dovevano prendere posizione) e, infine, il dormitorio, dove piuttosto in alto (ma del resto i putti sono dei provetti arrampicatori) sono collocate due serie di letti a castelli, con alcuni putti dormienti beatamente, avvolti in lenzuoline bianco-candide.
DSC05850All'apertura dell'allestimento era possibile vedere nel bacino circolare della piccola fontana al centro del chiostro interno un putto intento al bagno: da un mare di latte ne emergeva solo la testa inforcante un paio d'occhiali da sole.
Su una delle pareti del "refettorio" è messa in mostra una tela che, in chiave satirico-allegorica riproduce la deposizione del Caravaggio, che era custodita in questo oratorio e che, parecchi anni fa, con il contributo di colpevole negligenza da parte di chi avrebbe dovuto custodirla fu proditoriamente trafugata, assieme ad alcuni stucchi serpottiani.
L'allestimento ha il pregio di rendere possibile ai visitatori di accedere ai locali della ex-sacrestia dell'Oratorio, altrimenti chiusi ed inaccessibili.
Titolo dell'allestimento: Loro. Artisti: Igor Scalisi Palminteri e Riccardo Brugnone.
L'allestimento è visitabile tutti i giorni negli orari di apertura al pubblico dell'Oratorio
La tela che reinterpreta la deposizione del Caravaggio è stata realizzata dal Laboratorio Saccardi.

 

 


putto al bagnoLORO - Mostra di Riccardo Brugnone e Igor Scalisi Palminteri, con sculture di Vera Carollo per il 355° anniversario della nascita di Giacomo Serpotta.
L'allestimento-mostra è stato inaugurato il 10 marzo 2011, alle ore 22.00, presso Lab'Oratorio in Oratorio di San Lorenzo.
E' un originale omaggio a Giacomo Serpotta e ai suoi celebri puttini. Discoli e vivaci come i bambini veri, infatti, i putti animano le pareti con il loro gioco sfrenato e la loro indiscussa spontaneità, aprendosi spesso a scene istintive e reali.
Punte d’eccellenza del panorama artistico palermitano, i due artisti ripropongono con lo stesso piglio, vivace e ironico, un’atmosfera ludicamente sognante, dando vita a una serie di opere in bianco e in oro. Le opere, un misto di pittura, scultura eDSC05848 installazione, sono accompagnate dai suoni di Angelo Sicurella.
In uno spazio recentemente aperto alle arti e al contemporaneo, si sigla così un omaggio al noto  stuccatore, sottolineandone con estrema attualità l’universalità del suo pensiero.  
L’evento, organizzato dall’Associazione Amici dei Musei Siciliani, curato da Maria Luisa Montaperto, in partnerariato con l’Associazione culturale KATAKUSINÓS, prevedeva nel corso dell’inaugurazione una performance sonora dei Toxic Restaurant (Antonio di Martino e Angelo Sicurella) + Quinzio Quiescenti e l’offerta di vino e torta rigorosamente bianchi. Progetto grafico: Silvia Todaro Assistente di produzione per Amici dei Musei Siciliani: Cinzia Di Marco Sponsor tecnico: Associazione Culturale Katakusinòs http://www.amicimuseisiciliani.it/

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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