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11 luglio 2013 4 11 /07 /luglio /2013 10:50

(Maurizio Crispi) I romanzi di Peter Cameron sono in un certo modo "minimalisti". Mettono insieme dei personaggi, in situazioni diverse ed anche in epoche diverse (come è il caso di "Coral Glynn") e li fanno interagire tra di loro, attraverso dialoghi e monologhi interiori. Le vicende - quel poco che accade - si presentano sfaccettate, perché ciascuno introduce il proprio punto di vista e la propria weltanschaung. Dopo averli messi insieme e averli fatti interagire per un periodo di tempo, l'autore lascia andare i suoi personaggi, ciascuno per la sua strada. Di rado c'è un lieto fine, nel senso usuale del termine, quel tipo di finale che un lettore di bestseller si attenderebbe. La vicenda di vita di ciascuno dei personaggi messi in scena rimane aperta, nessuna decisione significativa viene presa, eppure ciascun personaggio è stato cambiato intimamente e la sua traiettoria di vita sicuramente cambierà, anche se in maniera inizialmente minimale: spetta al lettore immaginare come e a ipotizzare possibili derive.

I romanzi di Cameron diventano così dei piccoli laboratori dove la psiche umana viene studiata e messa alla prova, ma senza niente di straordinario o di eclatante: si tratta soltanto di piccoli movimenti dell'animo, non sono messe in campo certamente grandi passioni o tempeste romantiche.

Eppure, in qualche modo, Cameron riesce a rispecchiare il nostro vivere quotidiano, i nostri turbamenti, le nostre esitazioni di fronte alle scelte importanti e alle prese di posizione nette: tutte cose che sono espressione di una nostra quotidianità liquida "alla Baumann".

Così accade in "Il Weekend", riproposto ora (Adelphi, 2013) dopo il successo di opere più recenti che hanno avuto successo presso il pubblico italiano, specie dopo la loro trasposizione in film, come nel caso di "Un giorno questo dolore ti sarà utile" oppure "Quella sera dorata"., mentre in verità si tratta del primo romanzo pubblicato da Cameron, circa 20 anni addietro.
Ne "Il weekend", i suoi temi ci sono tutti: e, per questa volta, l'unità di tempo e di luogo è rappresentata da una villa in una località di campagna nei pressi di New York dove un gruppo di amici si riunisce per trascorrere un Weekend.
dovrebbe essere un weekend commerativo per ricordare Tony morto un anno prima di AIDS, ma le cose si somplicano a causa della presenza di Robert, invitato dell'ultim'ora e nuovo compagno di Lyle.
La presenza del 'nuovo'complica la rivisitazione nostalgica dell'antico e aprono le premesse per una deviazione da una composta ritualità.
Ricordi tornano alle memoria, nodi si sciolgono, altri si formano: ognuno alla fine se ne va modificato, trasformato.
Si legge con piacere, colpiti anche dalla maestria e dalla sobrietà dei dialogni..

 

 

Leggi anche su questo blog: "Un giorno questo dolore ti sarà utile". Il romanzo di Cameron e il film di Faenza: due facce di una stessa medaglia

 

 

(Sintesi del romanzo dal risguardo di copertina) John e Marian, coppia di facoltosi quarantenni, attendono nella loro villa di campagna l'arrivo di Lyle, critico d'arte di New York, nell'anniversario della morte di Tony, fratello di John e compagno di Lyle per nove anni. Quest'ultimo si presenta però insieme a Robert, ventiquattrenne pittore di origini indiane: circostanza fatalmente destinata a trasformare il placido soggiorno che i tre avevano programmato in una sequenza di momenti imbarazzanti e carichi di tensione. Ma se l'ansiosa Marian sembra essere l'unica ad accorgersene e John si chiude in un laconico riserbo, Lyle fa di tutto per apparire disinvolto. Il suo ultimo libro, in cui descrive la pittura contemporanea come "un'arte moribonda", ha avuto un successo di pubblico inaspettato, e grazie all'adorazione del giovane Robert si è di nuovo attaccato "alla speranza, all'attesa, all'idea che la sua vita stia per cambiare". Eppure, come Lyle imparerà a proprie spese, "lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma: quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai". E infatti nelle situazioni più ordinarie - una cena in giardino, una nuotata nel fiume accanto alla casa - che l'assenza di Tony si fa insopportabile, costringendo i tre amici a sollevare il velo di falsa naturalezza che maschera ansie inespresse e antichi dolori.

 

(La recensione di IBS) Dopo la scomparsa di Tony, Lyle non era più andato a trovare John e Marion nella loro villa di campagna. Lui e Tony si erano conosciuti lì, ed era lì che i quattro, amici sin dai tempi dell’università, erano soliti trascorre insieme i weekend. Da quando Tony era morto però, il ricordo dei pomeriggi trascorsi in compagnia era diventato troppo doloroso per Lyle, e il lutto per la morte del compagno lo aveva fatto precipitare in un turbine di tristezza dal quale era convinto non sarebbe più uscito.
Tuttavia, proprio quando Lyle si era ormai abbandonato all’idea di una vita solitaria, l’arrivo di Robert aveva portato una ventata di aria fresca nella sua esistenza, attenuando la sua depressione e restituendogli in parte il vigore perduto. Il loro incontro era stato del tutto casuale e inaspettato: di ritorno da una rassegna sulla pittura contemporanea nel Maine, Lyle era rimasto colpito dalla bellezza di quel ragazzo per metà americano per metà indiano, e ancor più era rimasto affascinato nello scoprire che era un pittore. Gli aveva proposto di utilizzare la stanza ormai vuota di Tony come studio e Robert aveva accettato. Sebbene Lyle fosse convinto che nessuna presenza potesse supplire all’assenza di Tony, la relazione con Robert sembrava funzionare e lui si sentiva sereno. Così, quando Marion gli aveva telefonato per invitarlo a trascorrere il weekend da loro, Lyle aveva accettato e aveva proposto a Robert di accompagnarlo. L’idea di tornare in quella casa - uno dei posti che amava di più in assoluto - lo entusiasmava e poi stavolta non sarebbe stato solo. Eppure, per tutta la durata del viaggio, Lyle non aveva fatto altro che pensare, e ad un certo punto era stato assalito dalla paura: quanto sarebbe durato quello stato di grazia? Fino a quando la differenza di età fra lui e Robert non avrebbe costituito un impedimento al suo nuovo legame? Quanto tempo avrebbe impiegato il ragazzo a innamorarsi di un altro uomo?
D’altra parte Marion non era affatto entusiasta all’idea che Lyle portasse qualcuno. Per l’occasione aveva organizzato una cena a cui aveva invitato anche Laura Ponti, una ricca signora italiana appassionata di arte con la quale avrebbero trascorso una tranquilla e piacevole serata. La presenza di una quinta persona, peraltro sconosciuta, rischiava invece di incrinare l’atmosfera intima che lei avrebbe voluto ricreare. E poi chi era questo misterioso amico di Lyle? Soprattutto, perché Lyle aveva deciso di portarlo con sé proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Tony? Che ne sarebbe stato del loro vecchio legame e di quello che si prospettava come un weekend perfetto?
Le azioni che si svolgono nel Weekend e che ne costituiscono la trama sono poche e concentrate nell’arco di in un fine settimana; tuttavia, ciò che accade in quella frazione di tempo contratto avrà un’estensione enorme nel tempo interiore dei personaggi incrinando irrimediabilmente antiche certezze. A dire che i dettagli apparentemente insignificanti e esterni alla nostra vita - lo spazio minimo di una villa di campagna, un incontro inaspettato, un weekend fuori porta - possono in realtà, sommati, avere un’importanza maggiore dei grandi eventi, fino a determinare cambiamenti inimmaginati e inimmaginabili nella vita ci ciascuno.
Con la delicatezza e insieme il disincanto che caratterizzano la sua scrittura, Cameron ci regala un romanzo che, attraverso le vicende esistenziali dei protagonisti, mette in scena la labilità dei legami, per mostrarci la precarietà delle illusioni, dei sogni e delle relazioni umane. Un libro intenso in cui la narrazione fortemente introspettiva appare in perfetto equilibrio con la satira sociale.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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