(Maurizio Crispi) Sembra che la missione di regista di Sergio Castellitto come regista sia ormai quella di fare film dai romanzi di successo scritti dalla moglie Margaret Mazzantini. Oppure, si potrebbe pensare che la Mazzantini produca romanzi, perchèil marito possa avere materiale da cui realizzare dei film.
Nessuno si salva da solo è il nuovo e recentissimo parto della premiata ditta: sia come sia è il prodotto di una coppia. E questopotrebbe essere un dato interessante,visto che poi gran parte dei romanzi (e dei film che ne sono discesi)parlano appunto di coppie e dei loro critici equilibri, punti di arresto, evoluzioni ed involuzioni.
può immaginare che lacoppia Castellitto/Mazzantini sia una coppia affiatata e stabile e che forse proprio attraverso questaproduzione letteraria e cinematografica i due trovino il modo di elaborare i propri personali momenti critici (verrebbe di immaginare questo, poichè - altrimenti - tutto si ridurrebbe a puro mestiere che gioca con i sentimenti dei fruitori, lettori o spettatori che siano.
Nessuno si salva da solo come film rispecchia in tutto e per tutto l'omonimo romanzo e dunque parlare del film è anche un modo per parlare del romanzo: Gaetano e Delia, ancora freschi di rottura, una rottura che non è ancora spearazione definitiva, si incontrano per condividere una cena in un ristorante (territorio neutrale) e per parlarsi. Da questa cena che si protrae a lungo (con una coda dopo l'uscita dal ristorante e con l'incontro con un personaggio che avrà una funzione catalizzatrice, anzi con una coppia anziana e navigata) scaturiranno deegli esiti e delle nuove possibilità: forse non tutto è perduto, e si riapre la possibilità di ricostituire una famiglia che si è spezzata. Ma solo il tempo potrà decretare l'esito di questa storia di coppia: il film congeda gli spettatori lasciando intuire loro delle possibili soluzioni, anche se il regista propende per quella più ottimistica (pur considerando il fatto che, per ripartire, ci vorrà del tempo).
Questo per quanto concerne i contenuti.
Dal punto di vista formale, invece, il film è costruito con una tecnica di flashback che raccontano la stroia naturale della coppia Gaetano/Delia, mentre è in corso la cena che avrà un ruolo cruciale nel ristabilirsi degli equilibri matrimoniali o che decreterà una definitiva separazione.
La conversazione tra i due ha la qualità della recitazione teatrale nell'unità di tempo e spazio che è data dalla sala del ristorante, dove gli altri clienti vanno in dissolvenza, ad eccezione di qualche sprazzo di attenzione.
Attraverso i continui flashback, invece, lo spettatore può rivisitare in modo quasi cronologico l''evoluzione della coppia, dagl inizi sino alla tempestosa rottura, con tutte le vicende collegate alla crescita di un nucleo familiare, l'arrivo dei figli e dei problemi inevitabilmente connessi che, continuamente,impongono nella storia fisiologica di un matrimonio dei riaggiustamenti, dei compromessi, delle negoziazioni per andare avanti.
Tutto qui,
Potrà piacere o non piacere.
Piacerà di sicuro a coloro che amano i romanzi della Mazzantini, perchè sono facilmente preda della seduzione dell'esplicitazione di tormentati sentimenti.
Di meno, probabilmente, a quelli che non apprezzano la messa in scena del ruffianesco gioco delle emozioni che faccia leva sulla loro sensibilità di spettatori.
Come in altri film scaturiti dal tandem Mazzantini/Castellitto si nota che vi è un'infarcitura di cose e di eventi, una sorta di "prosopea", come se ci fosse la necessità di mettere dentro un po' di tutto per creare un maggiore (come ad esempio l'accenno all'edulcorata anoressia di Delia oppure a quelli che si profilano come possibili problemi dell'identità sessuale del figlio maggiore, o ancora il cancro del padre di gaetano che influisce sul rapporto idilliaco della matura coppia di genitori, nostalgici degli hippieggianti anni Sessanta.
Ma, lo spettatore accorto, di necessità deve porsi il problema di casa sia l'amore veramente e di cosa siano fatti i rapporti di coppia, soprattutto quando si costruisce una famiglia e nascono i figli. Passata la tempesta della passione amorosa e sensuale degli inizi, quando la condizione "amorosa" è in statu nascendi (una ocndizione simile, a tutti gli effetti, ad una piccola rivoluzione), tutto si polarizza sulla routine quotidiana fatta di piccole e grandi abitudini, routine che si accentua ancora di più quando arrivano i figli: e nei due partner che siano accorti e capaci di relazionarsi con il mondo da adulti responsabili e non da bimbi richiedenti, le velleità, i sogni, le aspirazioni, a questo punto, devono in parte recedere per lasciar posto ai figli che diventano l'esigenza prioritaria, anche a costo di sacrifici e rinuncie.
E' il punto in cui il matrimonio diventa, senza ombra di dubbio, un'impresa familiare, nella quale occorre investire ogni energia: salvo a voler fare marcia indietro e ritornare allo stato adolescenziale, in cui tutto è possibile, tutto può ancora accadere.
E il punto di transizione dall'amore passionale alla condizione di impresa familiare è quello, appunto, in cui possono verificarsi le fratture e i colpi di testa, soprattutto, quando uno dei due partner rimane legato ai suoi schemi adolescenziali.
L'eventuale rottura può essere ricomposta soltanto se ciascuno dei due "contraenti" fa un passo indietro rispetto a certe proprie esigenze ed un passo verso l'altro rispetto alle esigenze implicitamente espresse dal partner. E', in altri termini, il tempo delle negoziazioni e dei compromessi, quando si riconosce che è un valore e un arricchimento per entrambi, continuare a stare assieme e ad andare avanti in due (e con i propri figli). E, in effetti, la conversazione tra Delia e Gaetano durante la loro lunga notte di chiarificazioni, prima al ristorante e poi per strada, sembra avere il carattere d'una delicata trattativa diplomatica (anche se, nella filigrana, s'intravede un'esplicitazione di sentimenti, a volte timidi e delicati, pronti ad andare in frantumi al minimo sussulto, e altre volte tempestosi e violenti).
Insomma, da questo punto di vista, il film si presenta come un piccolo manuale sulla storia naturale di un matrimonio e come un "racconto di formazione".
Ma forse da un'opera cinematografica ci si attenderebbe di più che non un semplice intento didascalico.
Il romanzo. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mazzantini (Mondadori, 2011), Nessuno si salva da solo, che è la storia di una crisi sentimentale di una coppia, Delia e Gaetano.
Entrambi prossimi ai “quaranta”, i due si ritrovano faccia a faccia, ancora freschi di rottura, durante una cena in un ristorante.
L’esito del loro amore, i due figli Cosmo e Nico, sono rimasti a casa con Delia: per i due la cena sarà l’occasione per confrontarsi l’uno con l’altra ripercorrendo passioni e rabbia intercorsi negli anni del loro rapporto.
Entrambi in bilico fra la voglia di pace e la seduzione dell’altrove e dell’altro.
(dal risguardo di copertina) Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più, e stasera devono imparare a non esserlo. Si ritrovano a cena, in un ristorante all'aperto, poco tempo dopo aver rotto quella che fu una famiglia. Lui si è trasferito in un residence, lei è rimasta nella casa con i piccoli Cosmo e Nico. La passione dell'inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Delia e Gaetano sono ancora giovani, più di trenta, meno di quaranta, un'età in cui si può ricominciare. Sognano la pace ma sono tentati dall'altro e dall'altrove. Ma dove hanno sbagliato? Non lo sanno. Tre anni dopo "Venuto al mondo", Margaret Mazzantini torna con un romanzo che è l'autobiografia sentimentale di una generazione. La storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.
(Recensione IBS) «Stasera lo sa. Le persone dovrebbero lasciarsi prima di arrivare a quel punto. Dove sono arrivati loro. Perché poi ti resta addosso troppo male».
Scava nella coppia Margaret Mazzantini in questo nuovo romanzo. Scava brutalmente nel rapporto di una coppia che non vuole più essere tale, che dopo un grande amore vive una grande separazione. Una scrittura forte e intensa, come è nelle corde dell’autrice di Venuto al mondo e Non ti muovere, che scaraventa in faccia al lettore sentimenti squartati, corpi disuniti, volti stanchi, anime distrutte. Sono quelle di Delia e Gaetano, i due protagonisti ancora giovani, puri e rabbiosi, pronti a duellare sul ring dell’amore perduto, - «due ragazzi, si direbbe a vederli passare nei vetri di una macchina parcheggiata» -, da poco tempo divenuti genitori.
Chi si è separato lo sa, chi non l’ha fatto può immaginarlo. Può immaginare quanto sia doloroso, faticoso, a volte esaltante e in altri momenti terribilmente deprimente la separazione. Specie se non avviene da un momento all’altro, specie se è frutto di giorni, mesi, anni di logoramento, di disfacimento, di emotività negativa che volge al peggio. Specie se i sentimenti che restano sono incerti e se il legame mantiene una sua forza, anche incomprensibile, ma pericolosa: «è facile distrarsi, non sapere più a che punto della vita sono».
Proteggere i figli - «non voglio che somiglino a noi... voglio che siano migliori... ma ho paura che finiranno per assomigliarci» - cercare un equilibrio che permetta a tutti di vivere serenamente. Non è facile, ci saranno altre donne e altri uomini, ma non è facile. Si parlerà di soldi, mantenimento, affido, case, mobili, ma tangenzialmente rispetto ai sentimenti che restano, in modo a volte straziante, al centro della scena. Nessuno si salva da solo, appunto, nemmeno Delia e Gaetano.
Questa storia di un amore accartocciato potrebbe essere una commedia dark all’italiana, adatta alla trasposizione cinematografica. È già successo con il romanzo Non ti muovere e non è casuale: la scrittura della Mazzantini - hanno scritto i critici - «tira la lingua via dalle parole verso un altro genere di comunicazione». Anche in queste pagine la lingua del romanzo è brusca, a tratti brutale, vuole assomigliare il più possibile alla vita vera: le frasi spesso sono tagliate, i dialoghi lasciati a metà, in certi passaggi cala un velo di freddezza, in altri trasuda la rabbia.
L’autrice, in una recente intervista, ha dichiarato: «Dopo l’epopea straziante sulla guerra a Sarajevo, volevo scrivere una storia minimale: due trentenni, una cena storta malgrado il buon vino, il corpo morto del loro amore sul tavolo. L’infelicità coniugale». E come sempre, ci è riuscita al meglio.
Scheda film
Un film di Sergio Castellitto.
Interpreti principali: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Anna Galiena, Marina Rocco, Massimo Bonetti, Massimo Ciavarro, Renato Marchetti, Valentina Cenni, Eliana Miglio
Genere: drammatico,
Durata 100 min. -
Origine: Italia 2015. - Universal Pictures
Uscita giovedì 5 marzo 2015.