Overblog Tutti i blog Blog migliori Lifestyle
Segui questo blog Administration + Create my blog
MENU
5 gennaio 2014 7 05 /01 /gennaio /2014 12:45

Ender's Game. Come condurre alla guerra degli adolescenti addestrati ai videogioch(Maurizio Crispi) Ender's game è un film di Gavin Hood (USA, 2013), tratto dal primo romanzo della fortunata serie SF del pluri-premiato scrittore statunitense  Orson Scott Card (con titolo identico: Ender's Game, ovvero "Il Gioco di Ender"), pubblicati in Italia dalla Editrice Nord.

Il film è ambientato in una Scuola di Guerra per forgiare coloro che combatteranno un'ultima e definitiva battaglia contro i Formic, alieni insetttiformi che, molto tempo prima (80 anni per l'esattezza), avevano tentato di invadere la terra e che erano stati sconfitti grazie al sacrificio del comandante Mazer Rackham.
A questa scuola vengono ammessi soltanto giovani e giovanissimi, selezionati dopo un lungo periodo di osservazione che copre tutte le loro attività quotidiane, grazie ad una forma di monitoraggio a distanza.

Gli alieni, simili a grandi insetti, che hanno minacciato gravemente la Terra in pasato si sono ritirati nel loro pianeta d'origine, ma si ritiene che - non si quando - decideranno di riprendere le loro attività di belligeranza alla ricerca di nuove colonie e soprattutto di acqua.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque: ricerca di spazio vitale e di nuove risorse, come in tutte le guerre.
Gli uomini, ammaestrati da quella che avrebbe potuto essere una pesante disfatta e forse la fine dell'Umanità, adesso, predicano il verbo di una guerra preventiva (all'insegna del sempreverde principio sancito dal motto "Si Vis Pacem Para Bellum", ma anche del'imperativo della frontiera del West, quando vigeva il principio dello sterminio all'insegna del principio del "O noi o loro" ed anche "L'unico Pellerossa buono è un Pellerossa morto).
E gli uomini, nella necessità di mettere a punto un'avanzata guerra tecnologica, fondata oltre che sulle conosce delle tattiche e delle strategie anche dell'uso di sofisticati strumenti virtuali (per mezzo dei quali è possibile realizzare la guerra a distanza), reclutano per la prossima battaglia di sterminio soggetti sempre più giovani che sono i più idonei per la loro abitudine precoce a utilizzare i videogiochi a questo tipo di guerra: e  le giovani reclute, con un training fatto di giochi, di simulazioni tattiche e strategiche, ma anche di esercizio fisico e di allenamento a cooperare in squadra, vengono addestrate in modo sempre più sofisticato, sino ad essere condotti alla battaglia vera senza che ad essi sia concessa la consapevolezza che stanno "veramente" combattendo. Uno scenario inquietante, tanto più che, al giorno d'oggi, la guerra "non guerra", quella combattutta a distanza, usando i "droni" e stando seduti a migliaia di chilometri di distanza davanti ad una consolle, è diventata la triste realtà (come viene prospettato nel piccolo saggio Esecuzioni a distanza 1).

Nel sottofondo di questa struttura narrativa c'è anche una cogente riflessione sulla responsabilità morale di quegli adulti che educano i giovani alla violenza, alla guerra e alla sopraffazione, deformando o pervertendo la naturale ed innata tendenza dell'Homo Ludens huizinghiano.
Ender Wiggin, il giovane protagonista, è il più dotato delle reclute e farà rapidamente strada.

Non starò a raccontare la trama che si svolge su di un doppio piano del gioco virtuale e dell'addestramento vero, in presenza fisica (con una bella traduzione delle vicissitudini del romanzo che sarà sicuramente fonte di meraviglia per quanti non lo abbiano l
eEnder's Game. Come condurre alla guerra degli adolescenti addestrati ai videogiochitto prima).


Il film che racconta di una storia apparentemente guerrafondaia, alla fine, assume i contorni di una parabola contro la guerra e contro tutte le guerre, soprattutto di quelle guerre basate su di una mancanza di comunicazione e sull'impossibilità-non volontà di costruire un linguaggio comune, attraverso il quale fondare un'Ecumene (secondo la concezione di un'altra grande scrittrice di SF che è Ursula Kroeber Le Guin, i cui costrutti hanno - per illustri ascendenze familiari - una solida base antropologica).

Ender distruttore, alla fine del film (e del romanzo), diventerà Ender il Salvatore. Ed è da questa conclusione e dalla necessità di un riscatto che prenderanno le mosse le sue avventure nei successivi romanzi, fortemente connotati in senso messianico.



Ender's Game (film) su Wikipedia


Il gioco di Ender (su Wikipedia)

 

 


Trailer ufficiale




(Dal risguardo di copertina dalla riedizione Nord 2013) L'ultimo attacco alla Terra da parte degli alieni risale a ottant'anni fa, tuttavia la guerra non è finita. Per scongiurare la possibilità che, un giorno, la razza umana venga cancellata da una nuova e ancor più devastante invasione, sono state costruite armi sempre più potenti e ideati vari sistemi di difesa. Inoltre, per sfruttare le straordinarie capacità di alcuni bambini, è stata creata una Scuola di Guerra, destinata a formare un'élite di geni militari. Ed è in questo luogo altamente competitivo, in cui si simulano al computer azioni belliche di ogni tipo e si elaborano tattiche e strategie di grande complessità, che viene portato Andrew "Ender" Wiggin: ha soltanto sei anni e lo aspetta un addestramento feroce in un ambiente spietato, ma lui è un genio tra i geni, nato con le doti di un superbo comandante. Ed è l'unico in grado di vincere tutte le "partite" combattute nella Sala di Battaglia. Ma qual è il prezzo da pagare per essere davvero il migliore? E dove finisce il gioco e comincia la realtà?

 

 

 

Note

Ender's Game. Come condurre alla guerra degli adolescenti addestrati ai videogiochi(1) Esecuzioni a distanza (William Langewiesche, Adelphi, 2011) nella traduzione di Matteo Codignola.
In questo piccolo volume, inserito nella Biblioteca Minima di Adelphi si parla degli "omicidi" e della solitudine di un tiratore scelto dell’esercito americano, e delle giornate iperreali dei piloti che da un hangar vicino a Las Vegas guidano i droni sui loro bersagli nelle montagne afghane. Due volti gelidi e feroci di una guerra futura che si combatte già, e che nessuno prima di Langewiesche aveva raccontato.
E' la "guerra a distanza", in cui non vi è più nessun contatto fisico e visuale con l'avversario, caratterizzata soprattutto dall'abolizione del cosiddetto "contatto oculare" che consente di attuare un riconoscimento dell'Altro come simile a noi e che muove l'empatia.
Questi scenari escludono radicalmente le incertezze e le esitazioni, così magistralmente rappresentate nella canzone di De André "La guerra di Piero", ad esempio.
Il secondo capitolo apre una prospettiva inquietante su ipotetici scenari futuri in cui si possono ipotizzate armi miniaturizzate "intelligenti", capaci di selezionare i bersargli e di eliminarli in modo autonomo.
Questo secondo capitolo sembrerebbe essere il preambolo del famoso romanzo breve di P. K. Dick e del film che ne è stato trato "Screamers".
L'autore. William Langewiesche è corrispondente dell’edizione americana di «Vanity Fair». I suoi libri raccolgono inchieste e reportage dedicati a temi e luoghi diversi, dal Sahara alla storia del volo, dalla vita sul confine fra Messico e Stati Uniti alle macerie di Ground Zero.

 

 

 

 

 

 

Visto con Tatarone fratellone, il 9 novembre 2013

Condividi post
Repost0
11 novembre 2013 1 11 /11 /novembre /2013 06:55

Oscure presenze. Un bel film sobrio e senza sbavature nella traccia degli X-Files(Maurizio Crispi) Oscure presenze (Dark Skies, in lingua originale) è un film del 2013 (USA) scritto e diretto da Scott Stewart, sotto l'egida dello produttore di  Insidious e Sinister.

La tesi di questo film, come quella dei due citati sopra è ampiamente sviluppata nell'interminabile e popolare serie di X-files. Ed è la stessa in definitiva di "Incontri ravvicinati del terzo tipo", ma senza gli elementi favolistici e meravigliosi che solo la fresca fantasia di Spielberg poteva mettere in scena.


Il tema è quello degli extra-terrestri e della loro presenza tra noi.

Ma in "Oscure Presenze", come negli altri due film citati, nessuno si preoccupa di svelare l'arcano che viene accettato come un dato di fatto, anche se con l'inconveniente che questi extraterrestri, in foma di oscure presenze sempre presenti tra noi a volte si manifestano in una maniera perniciosa.

Come epigrafe al film campeggia una famosa frase di Arthur C. Clarke, uno dei maestri della fantascienza "scientifica" che così recita: "Si possono fare due ipotesi soltanto: o siamo soli nell'Universo o non lo siamo. Ma entrambi le ipotesi sono terrificanti".

 

In altri termini, il dilemma propone due possibilità altrettanto sconvolgenti: quella che gli uomini siano gli unici abitatori dell'Universo oppure quella che lo debbano condividere con altri inquilini di cui non possiamo sapere nulla e che, proprio per questa impossibilità epistemologica, non possono che terrorizzarci, con una loro presenza incombente, ma sempre sfuggente e, dunque, di per sé perturbante.

 

La storia narra le vicende di una famiglia che vive in una confortevole casa nella periferia urbana di una grande città statunitense. Daniel e Lacy Barrett, padre e madre di Jesse e Sammy, diventano testimoni di una serie di eventi molto strani e inquietanti fino a diventare il bersaglio di una forza terrificante e mortale: scoprono con orrore che il loro bambino di sei anni è stato posseduto da degli alieni. Decidono quindi di trovare il modo per risolvere il mistero, e quindi, salvare la famiglia in pericolo.


Quale è il rimedio? Non ve ne è alcuno - come dice loro un "esperto" che, dopo molte reticenze i due genitori si recano a consultare - Soltanto cercando di proteggersi all'estremo e tenendo unita la famiglia si potrà evitare il peggio.

Il film alimenta preoccupazioni paranoidi circa il mondo e la realtà, supponendo che non c'è da aspettarsi un'invasione aliena che possa verificarsi in un ipotetico futuro sia essa nella forma minacciosa ventilata da La Guerra dei Mondi di H.G: Wells o quella ben più angosciante che viene rappresentata in L'invasione degli Ultracorpi nei suoi diversi remake (a partire dal romanzo SF "Gli Invasati" - tit. originale "The Body Snatchers" - di Jack Finney), sia essa quella benevola e rassicurante (anche se nel suo manifestarsi ominosa) di "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo".

Essa c'è già stata e gli alieni sono tra noi, ci osservano e ci studiano e ogni tanto ci prelevano per dei loro fini che rimangono misteriosi (forse esperimenti: ma non si potrà mai sapere esattamente).

Per alcuni versi, la tesi sviluppata dal film è più vicina a quella di Essi vivono di John Carpenter (1988), anche se in questa pellicola - realizzata, come molti film altri di Carpenter a basso costo - prevale un'interpretazione di una presenza aliena fondata sul tema della sopraffazione e del dominio (e dunque con il prevalere d'una chiave di lettura metaforica sconfinante nel sociologico, secondo un'ermeneutica cara a Carpenter).

 

Dunque, Dark Skies è una pellicola che tratta di fenomeni paranormali (che all'inizio appaiono come un banale fenomeno di poltergeist) dietro i quali si nascondono degli alieni, con qualche risvolto horror, ma il tutto giostrato con parsimonia di effetti speciali ed anche senza eccessi di pathos nella colonna sonora. 
Nel complesso, la vicenda si dipana in modo sobrio ed incisivo, con qualche effetto speciale che mai diventa "effettaccio", tuttavia.
Mi sentirei di consigliarne la visione a tuttii cultori degli X-files e del paranormale.
Vi viene proposta anche, definitiva, una riflessione metafisica sul fatto che non siamo noi ad essere - come vorremmo credere - al centro del creato/universo e che sono molte di più le cose che non sappiamo, rispetto a quelle che crediamo di sapere.
Ed anche sul fatto che ad alcune cose "bisogna credere" anche in assenza di inconfutabili evidenze, vincendo ogni scetticismo e la voce della razionalità: adottando quell'atteggiamento mentale che sintetizzato dal famoso motto "I wanto to believe," messo a coronamento di tutti gli episodi di X-Files.

Godibile - con la pioggia degli uccelli migratori che si abbatte sulla casa dove vive la famiglia Barrett - la citazione de "Gli Uccelli" di Hitchkoch ad anche, in contemporanea, il riferimento ad un romanzo di Stephen King (La Zona Morta), nel quale vengono descritti analoghi fenomeni.

 

 

Scheda del film
Titolo originale: Dark Skies

Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2013
Durata: 97 min
Genere horror, fantascienza, thriller
Regia: Scott Stewart
Sceneggiatura: Scott Stewart
Produttore: Jason Blum
Produttore esecutivo: Charles Layton, Jeff Okin, Bob Weinstein, Harvey Weinstein
Casa di produzione: Alliance Films, Blumhouse Productions
Distribuzione: (Italia) Koch Media
Fotografia: David Boyd
Montaggio: Peter Gvozdas
Musiche: Joseph Bishara
Scenografia: Jeff Higinbotham
Costumi: Kelle Kutsugeras
Trucco: Jed Dornoff, Brian Kinney
 

 

 

Interpreti e personaggi principali
Keri Russell: Lacy Barrett
Josh Hamilton: Daniel Barrett
Dakota Goyo: Jesse Barrett
Kadan Rockett: Sam Barrett
J.K. Simmons: Edwin Pollard
L.J. Benet: Kevin Ratner

 

 

Dark Skies locandina

 

Il film in USA venne vietato ai minori di 13 anni per la presenza di violenza, terrore, materiale sessuale, farmaci e linguaggio non adatto

 

 

Il Trailer ufficiale

 

 

 


 
Condividi post
Repost0
31 ottobre 2013 4 31 /10 /ottobre /2013 08:26

Cose nostre - Malavita. Luc besson trasforma un mafioso pentito e sotto protezione in un simpatico cialtrone. Operazione discutibile, ma dall'effetto garantito(Maurizio Crispi) Cose nostre - Malavita (The Family) è un film del 2013 scritto, diretto e prodotto da Luc Besson, con protagonisti Robert De Niro, Michelle Pfeiffer e Tommy Lee Jones.
Le riprese del film, iniziate l'8 agosto 2012 e concluse il 27 ottobre dello stesso anno, si sono svolte tra Francia e Stati Uniti d'America, nelle città di Le Sap, Saint-Denis, Gacé, L'Aigle e New York.
È stato uno dei primi film girati negli studios di Cité du Cinéma in Francia, complesso costruito da Luc Besson nel settembre 2012.
La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Malavita di Tonino Benacquista (Ponte alle Grazie, 2006).
Questa la trama del libro che, peraltro è assolutamente sovrapponibile a quella proposta dalla pellicola di Besson.
In una tranquilla e un po' sperduta cittadina della Normandia arriva la famiglia Blake (alias Manzoni): scrittore lui, dedita alla beneficenza lei, bellissima la figlia, simpatico il figlio. Peccato che siano effettivamente un po' strani: la signora dà fuoco al supermercato, la signorina spacca la faccia ai corteggiatori, il signorino studia da capobanda e il signore fa saltare in aria una fabbrica chimica. Quale segreto si cela dietro tanta eccentricità? E perché i Blake sono costantemente sorvegliati?

Parlando sia del romanzo sia del film ci sarebbe molto da dire su questa rappresentazione d'una simpatica famigliola newyorkese sotto protezione che, con molta scioltezza, si spende in esercizi di una violenza "normalizzata" giustificabile perché messa in atto "per una giusta causa" (che sarebbe poi l'obiettivo di avere una vita "normale" senza l'assillo di vendicatori e killer prezzolati alle costole)1.
Il film é accativante (vi si sente il peso della regia e della sceneggiatura di Luc Besson) e molto "americanofilo" nel rispetto di una cifra tipica del cineasta francese che - pur in un quadro di riferimenti europei - ha avuto sempre un culto per la cinematografia d'oltreoceano, tanto che - a tratti - si ha la sensazione di stare a guardare un seguito di "Terapia e pallottole"), ma dove si fa l'occhiolino anche a Martin Scorsese e al suo "Quei bravi ragazzi Goodfellas" (in cui Robert De Niro interpreta uno dei protagonisti). Pur accativante e vedibile con piacere, rimane pur sempre un film diseducativo, perchè vi sta una rappresentazione della violenza normalizzata, praticata da individui che sembrano essere soltanto eccentrici e pronti a risolvere le cose da sè e in modi "piuttosto" incisivi.

  

Diciamo pure che in ciò si intravede un'evoluzione recente (proprio di questi ultimi anni) della cinematografia consumistica, in cui - pur di fare cassetta - qualsiasi personaggio deve essere preentato in modi accattivanti tali da consentire allo spettatore di mettere in atto meccanismi di identificazione.

 

Come classificarlo? Probabilmente, lo si potrebbe definire una "black comedy" o come un "noir farsesco", in cui la figura del "mafioso" viene convertita e trasformata in quella di "simpatico cialtrone".


Quali le scene più comiche/grottesche?

Sicuramente, quella dell'incontro scontro/scontro di Giovanni Manzoni con l'idraulico, ma anche la "piccola" rivendicazione vandalica messa in atto dalla mogle ai danni del supermercato di provincia dove avventori e commessi, ritenendo di non essere capiti si erano lanciati in un'invettiva contro i "soliti" turisti americani, eccentrici e dalle strane abitudini, dei veri e propri "barbari".
Ma anche quella in cui il nostro Giovanni Manzoni viene chiamato a disquisire in qualità di "scrittore" competente ed informato del film di Scorsese "Quei bravi ragazzi".

 

 

Interpreti e personaggi
Robert De Niro: Fred Blake / Giovanni Manzoni
Michelle Pfeiffer: Maggie Blake
Tommy Lee Jones: Agente CIA Stansfield
Dianna Agron: Belle Blake
John D'Leo: Warren Blake
Jon Freda: Rocco
Dominic Chianese: Don Mimino
Vincent Pastore: Fat willy
Joseph Perrino: Joey
David Belle: Mezzo

 

 

 

Trailer

 

 


 

 

 

 

 

 

 


Note (1) Per esempio "Antonio" ha postato sulla scheda del libro "Malavita" in IBS il seguente commento che non si può non codividere. (Antonio) Sarà perchè non ho mai sopportato tutti quei film in cui il gangster assume connotati umani, sarà perchè odio la mafia e i suoi metodi, ma a me questo romanzo non è proprio piaciuto. Pur essendo un divoratore di libri, ho addirittura fatto fatica a finirlo. Tutto sembra paradossale: il pentito (o se vogliamo, l'infame) spacca con un martello le braccia all'idraulico, ma sembra che compia un'azione meritoria; dieci uomini arrivano in Francia, non in Burundi, e mettono a ferro e fuoco un paesino senza alcun problema; a un certo punto la moglie sparisce dal racconto e non si sa più che fine abbia fatto, ecc. ecc. Molto discutibile l'epilogo, un po' farragginoso, in cui il pentito parlando in prima persona trova altre giustificazioni al suo operato.

Condividi post
Repost0
23 ottobre 2013 3 23 /10 /ottobre /2013 10:56

Dietro la Porta verde. Un classico del Porno che illustra alcuni dei rischi della pornografia e di quell'idea di liberazione sessuale che vi era sottesa(Maurizio Crispi) Gli anni Sessanta del XX secolo negli Stati Uniti furono degli anni cruciali come ben ci si può ricordare.
Furono gli anni della contestazione giovanile, dei Figli dei fiori (gli Hippie) che si inserirono sulla linea tracciata dalla Beat Generation.
Ma furono anche gli anni in cui prese vita una lotta armata semi-clandestina contro l'establishment (vedi, tanto per fare un esempio, gli Weathermen oppure il Black Panther Party).
Furono gli anni in cui si prese a lottare per una libertà di parola e di espressione fattuale e non semplicemente dichiarata in enunciati vuoti e privi di contenuto. In questo contesto, si sviluppò ad esempio il Free Speech Movement.
Furono gli anni di Lenny Bruce e della suoi spettacoli provocatori e anti-moralistici, al termine dei quali veniva sovente arrestato per avere pronunciato nel contesto delle sue battute parole che era proibito dire in luoghi pubblici e la cui enunciazione, in alcuni degli States, si configurava come reato penale perseguibile.
Furono gli anni della cosiddetta "liberazione sessuale" dei puritanissimi Stati Uniti d'America.
In quel periodo, sotto la spinta di questo movimento di affrancamento da ogni moralismo, prese l'avvio un peculiare capitolo della storia del Porno cinematografico che venne allo scoperto, uscendo dalla clandestinità squallida in cui era relegato
I film porno made in USA di quel periodo ebbero la caratteristica di passare al grande schermo e di avere una diffusione capillare: e alcuni finirono per diventare film "culto" e l'emblema stesso della contestazione e dell'affrancamento da ogni restrizione convenzionale e moralistica.
Quei film la gente li guardava volentieri perchè mettevano alla gogna il moralismo rigido che, sino a quel momento, aveva ammantato la sessualità.
Il Verbo del Porno d'autore, d'altra parte, è quello della liberazione dalla repressione, dalle inibizioni, dalle regole ottuse che vogliono ordine e disciplina e dell'evoluzione verso una società anarco-sessuale in cui tutti fanno sesso quando vogliono e come gli pare.
Ricordiamo, per inciso, che le opere del Divin Marchese vennero messe all'indice e De Sade incarcerato, non tanto per le sue evidenti blasfemie e irriverenze o per le sue sconcezze, ma piuttosto per il carattere rivoluzionario della sua opera che minava alla base la solidità delle gerarchie sociali.
L'altra caratteristica della filmografia porno di quel periodo fu che quei film, a differenza del porno-gonzo che prese il sopravvento nei tardi anni Novanta, erano dei film con una storia, con personaggi che interagivano in una trama dotata d'una sua credibilità (molti attori hollywoodyani alle prime armi si cimentarono in qualche pellicola porno, come per converso altri che non avevano successo nella cinematografia mainstream migrarono verso il porno, dove trovarono la loro realizzazione, ma anche il loro piacevole divertimento) e che, in alcuni casi, arrivavano a trasmettere dei messaggi di qualche genere.
Tra questi ebbero particolare rilevanza " Gola Profonda" ("Deep Throat" in lingua originale, che enuncia chiaramente il verbo della Liberazione Sessuale) e "Dietro la Porta Verde", ovvero "Behind the Green Door" che, invece, della Liberazione sessuale mostra i pericoli.
Entrambi i film andrebbero visti, senza pregiudizi e senza prevenzioni.
Gola Profonda è stato oggetto di approfonditi studi cinefili, tra i quali citiamo per il suo interesse e per le sue sfaccettature (compresa un'accurata analisi formale del suo testo) "Gola Profonda. La pornografia prima e dopo Linda Lovelace" di Piero Calò e Giuseppe Grosso Ciponte, edito da Lindau (2002).
Dietro la Porta Verde fu uno dei primi porno ad essere stato ampiamente distribuito nei cinema, è ormai ritenuto un classico dell'hardcore vintage, E si trattò anche del primo film porno regolarmente distribuito negli Stati Uniti. Inoltre, fu il primo lungometraggio diretto dai fratelli Mitchell, celebre coppia di registi e produttori hard, e il film di debutto di Marilyn Chambers, con il suo volto da americana pulita ed innocente.
Il soggetto della storia è un adattamento di un racconto breve opera di un Anonimo, che circolava da parecchi anni nell'ambiente in copie ciclostilate o realizzate con carta carbone.
Il titolo del film in lingua originale, Behind the Green Door, è un riferimento al brano musicale del 1956 The Green Door, composto da Bob Davie e Marvin Moore, che aveva visto un discreto successo all'epoca.
Tutto il film ruota attorno ad una misteriosa "porta verde" dalla quale ogni tanto esce un essere abbigliato come un clown che chiaramente invita a superare quella soglia.
Tutti parlano di questa porta verde e di ciò che può accadere dall'altro lato.
Marylin Chambers (nel ruolo di Gloria) è attratta dal clown e varca la soglia.
Al di là l'attendono ineffabili e trasgressivi piaceri cui le si abbandona consenziente e attiva.
La realtà è costituita dai personaggi che parlano della Porta verde, mentre quello che accade davanti ad essa e subito oltre possiede la qualità della tessitura onirica.
Qualè è il messaggio che il film vuole trasmettere?
Innanzitutto, c'è il tema della liberazione dalle restrizioni moralistiche ed educative e l'invito a vivere la sessualità, in modo libero, arcaico, promiscuo, dando libero corso ai propri desideri inconsapevoli.
Dall'altro c'è un avviso implicito nel "rischio" implicito in una liberazione di questo tipo, come a dire che potrebbe esserci il rischio di essere per sempre imprigionati "dietro" la porta verde.
Sì può andare a vedere ciò che c'è al di là di essa con giudizio e parsimonia, meglio ancora se ciò accade in sogno.

Da un lato, vi si trasmette il messaggio che solo attraverso un'immersione profonda e senza inibizioni, si potrà avere una sessualità appagante (come sembra dire il film nella sua conclusione).

Ma, nello stesso tempo, passa l'alto messaggio che, cioè, darsi a una sessualità disinibita, trasgressiva, fuori dagli schemi la preoccupazione dominante d'una vita è rischioso, perchè questo tipo di pratiche potrebbe trasformarsi in interesse monotematico e, infine, in addiction.
C'è una premonizione nell'evoluzione che si è avuta in tempi più recenti nel porno cinematografico (con la scomparsa delle trame e di qualsiasi tentativo di recitazione e in un approccio esclusivamente "gonzo" al tema della rappresentazione del sesso esplicito) e del porno in rete, con attori (ormai semplici figuranti) che sono letteralmente imprigionati nella rete con centinaia di spezzoni video che li rappresentano nelle loro performance per l'eternità: una condanna alla quale non potranno più sfuggire. E a questa moltitudine fa da corrispettivo la folla di frequentatori della rete, costantemente alla ricerca di video hard scaricabili gratuitamente.
La "Porta Verde" dei fratelli Mitchell è un po' tutto questo e dunque, per questo motivo il loro film rimane come una pietra miliare nella storia del Porno cinematografico e del costume.



Plot. Chambers plays the role of Gloria. The story begins in a cafe, where a cook asks two truck drivers to tell the story of the green door. Gloria is then shown being kidnapped and taken to a sex theater, where she is placed on a stage and forced to perform various sexual acts with multiple partners in front of a masked audience The Mitchell brothers appear in the film as her kidnappers. First she is fondled by several women wearing robes.
Her first heterosexual scene in the film is with Johnny Keyes, accompanied by a jazz soundtrack. This possibly makes Behind the Green Door the first US feature-length hardcore film to include an interracial sex scene.
Following this Gloria has sex with four other men at once. The watching audience become aroused and begin having sex with each other.
In a psychedelic key sequence, an ejaculation on Gloria's face is shown with semen flying through the air for seven minutes.
The film features several multicolored, optically printed, slow-motion close-ups of money shots.

Next the truck driver-narrator runs onto the stage and carries Gloria off through the green door.
The film ends with Gloria and him making love alone.

 

 

 

 

 


 
Condividi post
Repost0
18 ottobre 2013 5 18 /10 /ottobre /2013 07:37

(Maurizio Crispi) "Anni felici" è un film del 2013 diretto da Daniele Luchetti che ha come protagonisti Kim Rossi Stuart (Guido) e Micaela Ramazzotti nella parte di Serena. Il film è stato presentato in anteprima all'edizione 2013 del Toronto International Film Festival.

Il regista vi racconta la sua infanzia e gli anni cruciali della formazione e della perdita dell'innocenza, il tutto visto attraverso il filtro dell'irrequietezza dei genitori e delle loro continue liti.


Indubbiamente erano anni felici. Peccato che nessuno di noi se ne fosse accorto”. Questa la frase cruciale che fa da contrappunto alla narrazione, suddivisa in due blocchi che ruotano attorno ad un'episodio cruciale nei ricordi del narratore ("Siamo nell'estate del 1974") e, che viene citato per ben tre volte. all'inizio del film, alla sua metà circa e alla fine, ogni volta con un leggero cambio di prospettiva e l'aggiunta di ulteriori elementi che sviluppano l'episodio sino al suo esito ("Fu la volta che si accorsero di me"). Solo in chiusura lo potremo ricostruire nella sua interezza.
E' una tecnica narrativa interessante che consente al regista di scegliere degli episodi cruciali senza dovere ricorrere ad una pedissequa sequenza cronologica.

Guido e Serena sono una coppia "alternativa", assai poco "genitoriale" (si fanno chiamare per nome dai due figli) e tormentata (lui perchè ama deviare con occasionali amori, lei per troppo amore nei confronti di Guido). La loro relazione si sviluppa nella Roma della metà degli anni '70. Aspirante artista d'avanguardia, Guido si sente imprigionato in una famiglia che definisce borghese, mentre la moglie Serena lo ama appassionatamente, soffocandolo in qualche misura: anche se lui - pur non riconoscendolo - non può fare  ameno di questo amore e della famiglia numerosa e avvolgente di lei.
I due figli si trovano così a fare i conti con i continui alti e bassi di una famiglia tutto sommato felice nella sua instabilità.

Stanze chiuse in cui risuonano le voci dei genitori che litigano, i ricatti emotivi, l'ossessivo desiderio di conoscere la verità su eventuali tradimenti, il tentativo di attestarsi su di un modello di totale libertà, senza essere in grado di gestirlo: questi gli elementi fondamentali che punteggiano la loro relazione e di cui i figli sono muti testimoni, a volte sgomenti, a volte accettanti, perchè - poi - entrambi i genitori, assieme o in momenti separati hanno nei loro confronti slanci di grande affetto.
In seguito all'ennesimo fallimento artistico di Guido e ad un viaggio di evasione in Francia di Serena si giunge ad un momento di rottura.

La coppia si separa e Guido sembra risentirne maggiormente.
Ma il raggiungimento, improvviso quanto inaspettato, di un successo artistico, sembra aprire Giulio verso un periodo di serenità.


I due, tuttavia, non torneranno più a stare insieme stabilmente, ma continueranno  ad vedersi e a frequentarsi, tornando sempre l'uno all'altro, pur avendo altri amori ed altre storie.

Il racconto garbato, a tratti nostalgico di Luchetti, ci mostra che anche un'infanzia travagliata - secondo un luogo comune - può contenere della felicità e può aprire gli orizzonti di un percorso personale di formazione.

Tanto si assorbe dai genitori (e anche nei momenti più difficile c'è del buono che ci arriva da loro): infatti, anche se, all'inizio così non sembra, i figli poi - attraverso inaspettati percorsi riescono a realizzare una sintesi tra un modo personale di essere e di confrontarsi con la vita e quello dei genitori, sviluppando dei propri percorsi di creatività. Come è nel caso del più grande dei due figli (che è il regista da piccolo) che, attraversando questo "felice" marasma trova la vocazione verso la sua passione di cineasta.

Non è detto che un'asettica normalità debba necessariamente produrre dei risultati altrettanto felici. Sono le tempeste emotive che forgiano, non una calma piatta in cui nulla accade e in cui i sentimenti sono soltanto finti e "recitati". E' meglio una felicità "imperfetta" che non una felicità "perfetta", ma vuota e falsa.

 

 

 

Il trailer

 

 


 

 

 

 

Scheda
Titolo originale:    Anni felici
Lingua originale    Italiano
Paese di produzione: Italia
Anno:2013
Durata    100 minuti
Genere: drammatico
Regia: Daniele Luchetti
Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Caterina Venturini
Casa di produzione: Cattleya, Rai Cinema
Interpreti e personaggi
Kim Rossi Stuart: Guido
Micaela Ramazzotti: Serena
Martina Gedeck: Helke
Samuel Garofalo: Dario
Niccolò Calvagna: Paolo
Benedetta Buccellato: Nonna Marcella
Ivan Castiglione: Sergio
Angelique Cavallari: Michelle

Condividi post
Repost0
9 ottobre 2013 3 09 /10 /ottobre /2013 07:33

In (Maurizio Crispi) Ci sono dei film che proprongono agli spettatori un'esperienza estrema. La storia che vi viene narrata non ha trama, non ha articolazioni. I personaggi che compaiono ed interagiscono sono sottoposti ad una prova difficilissima. E l astoria è tutta lì.
Se falliscono, c'è la rappresentazione del modo in cui reagiscono a quelle sollecitazioni così estreme. Se sopravvivono, saranno per sempre trasformati dall'avere vissuto quell'esperienza. Nello stesso tempo, lo spettatore viene sottoposto alla meraviglia che si alterna a seconda dei casi al brivido empatico di fornte ai pericoli che devono affrontare i personaggi, al terrore agorafobico o all'angoscia claustrofobica più estrema.
 

 

Gravity è un film di fantascienza del 2013 scritto (con il figlio Jonas come co-sceneggiatore), diretto, montato e prodotto dal messicano Alfonso Cuarón, che ha per protagonisti Sandra Bullock e George Clooney.
Il film, proiettato in anteprima mondiale il 28 agosto 2013 nella Sala Grande del Palazzo del Cinema di Venezia, ha aperto la 70^ edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Il film di Alfonso Cuaròn, si presenta con un cast di attori limitatissimo, in pratica soltanto Sandra Bullock nella parte di Ryan Stone e George Clooney, nei panni di Matt Kowalsky, comandante dello Shuttle.
George Clooney, paludato nei panni dell'astronauta è stranamente simile (con un involontario effetto umoristico) al Buzz Lightyear di Toy Story della Disney.
Il film è breve, con una lentezza che in parte sembra rimandare alla totale mancanza di gravità, con delle improvvise velocizzazione (che servono a ricordare che tutto si muove nell'orbita attorno alla Terra ad una velocità spaventosa), con un alternanza di momenti fortemente agorafobici e claustrofobici.
Secondo alcuni commentatori il film contiene numerose "bufale" ed imprecisioni che non reggono ad una serrata critica scientifica come si è preoccupato di puntualizzare Neil de Grasse Tyson, uno dei fisici e divulgatori scientifici più famosi del mondo: insomma, sembra che il regista si sia preso numerose libertà nell'infrangere i limiti della credibilità scientifica.
Sono di una bellezza ineffabile le immagini della Terra vista dallo spazio profondo.
Nulla di nuovo rispetto ad altre pellicole che hanno esplorato un tema analogo a partire da alcune immagini inquetanti proposte da Stanley Kubrick in "2001 Odissea nello Spazio", ma lì c'erano il lirismo e la licenza poetica che consentivano di non preoccuparsi affatto dell'aderenza della narrazione ai principi della scienza e della fisica.
Ma, al di là della ricerca dell'esattezza scientifica e al di là del fatto che il terrore dello spazio profondo è stato un tema da sempre preso in considerazione da cineasti e da narratori di SF, rimane quello, indiscutibile, che il film è pieno di pathos e di tensione drammatica, con una Sandra Bullock che da sola tiene banco in quasi metà del film.
Che il finale sia scontato non importa, vi è forte il messaggio che esperienze estreme come quella che Sandra Bullock si trova a vivere lasciano indelebilmente il segno e trasformano le persone che vi passano attraverso, in quanto hanno il potere vivificante della morte-rinascita, come sembrano sottolineare le immagini finali.

 

In (Sintesi) La dottoressa Ryan Stone è un'esperta ingegnere biomedico che affronta per la prima volta una missione nello spazio. Assieme a lei sullo Space Shuttle l'astronauta Matt Kowalsky, il comandante, destinato ad andare in pensione al rientro da questa che sarà la sua ultima missione. Durante una passeggiata all'esterno dello Shuttle per lavori di manutenzione sul telescopio Hubble, vengono colpiti da un'onda di detriti di un satellite che distrugge la navetta spaziale e uccide gli altri membri dell'equipaggio, lasciando i due da soli alla deriva nello spazio, senza comunicazioni con la base di Houston.
Il comandante Kowalsky è l'unico a disporre di uno zaino jet e riesce a trainare con sé la dottoressa Stone agganciandola con un cavo. Distrutto lo Shuttle, e in attesa del secondo passaggio dell'onda di detriti, la loro unica speranza è raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, distante pochi chilometri dal punto in cui stavano operando in orbita. Con il propellente esaurito i due superstiti riescono a raggiungere la stazione, tuttavia il comandante è costretto a sacrificarsi per salvare la donna, lasciandosi andare alla deriva nello spazio.
Affranta, la dottoressa Ryan Stone, che nel frattempo aveva esaurito la propria riserva di ossigeno, riesce a penetrare nella stazione internazionale, danneggiata, disabitata e piena di oggetti in caduta libera. Entrata nel modulo di salvataggio russo Sojuz, cerca di sganciarsi dalla stazione attivando i razzi ma il paracadute, apertosi a causa dell'impatto dei detriti, si è impigliato nella stazione e le impedisce di staccarsi. Solo tornando all'esterno potrà sganciare il paracadute. Tuttavia una nuova pioggia di detriti ad altissima velocità la coglie all'esterno.
Con la navetta russa pesantemente danneggiata, peraltro senza paracadute, non può rientrare sulla Terra, pertanto come ultima speranza si dirige verso la stazione cinese Tiangong 1 in orbita, che però sta vistosamente perdendo quota. Con la navetta di salvataggio cinese Shenzhou, staccatasi dalla stazione cinese poco prima della sua distruzione, riuscirà ad affrontare la rovente discesa nell'atmosfera terrestre e infine ammarare.

 

 

Scheda film

Un film di Alfonso Cuarón.
Interpreti: Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma.  Amy Warren

Genere: Fantascienza
Ratings: Kids+13
Durata 92 min.
Origine: USA, Gran Bretagna 2013.
Warner Bros Italia
Uscita nelle sale italiane giovedì 3 ottobre 2013.

 

 

Videoclip

 

 


 
Condividi post
Repost0
20 settembre 2013 5 20 /09 /settembre /2013 11:48

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: la mitologia greca declinata in salsa americana(Maurizio Crispi) Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il mare dei mostri (Percy Jackson: Sea of Monsters) è un film del 2013 scritto e diretto da Thor Freudenthal e con protagonisti Logan Lerman, Brandon T. Jackson, Alexandra Daddario, Douglas Smith e Leven Rambin. È il sequel del film del 2010 Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il ladro di fulmini. E' tratto - come il precedente film - dal romanzo omonimo Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: il mare dei mostri, scritto nel 2006 da Rick Riordan1.
Il romanzo fa parte di una saga: sia del secondo romanzo della serie, sia del secondo film si attende ovviamente il sequel.
Confesso che il primo film della saga me lo ero perso, ma questa constatazione non è accompagnata da alcun rammarico.

Il film è di puro intrattenimento, condito di molti effetti speciali non malvagi, messo in distibuzione anche nella confezione in 3D.
La storia riguarda i "mezzosangue", figli degli dei maggiori che vivono in una sorta di campus (molto american style) in cui si coltivano - molto ovviamente - le outdoor activity, sotto la sorveglianza benevola di alcuni dei di seconda o terza generazione e di altri esseri mitologici, come il centauro Chirone.
In questo film, all'improvviso la protezione "magica" di cui gode il campus comincia ad avere dei cendimenti, a causa di un incantesimo malefico e soltanto l'applicazione del Vello d'Oro potrà porre rimedio all'avvelenamento che ha subito l'albero di Talìa, da cui dipende lo scudo magico.
Si profilano tempi diffcili, perchè forze ostili sono attivate contro i mezzosangue, come avvisaglia di una battaglia in più grande stile contro gli dei maggiori, come un tempo si era verificato con la ribellione dei Titani. Inoltre, una profezia oscura dice che soltanto un predestinato potra essere l'artefice della salvezza dell'Olimpo o della sua distruzione.
Così, una spedizione parte per la conquista del mitico "Vello" che si trova ubicato in un'isola, custodita da Polifemo, dove sorge un parco gioco costruito da Odisseo, dal nome "Circelandia" (!), ma ormai dismesso a causa di un "errore di progettazione".. 

L'isola si trova nel cuore del temibile Triangolo delle Bermude.
La spedizione si presenta incerta ed irta di pericoli: ma sono ben due i manipoli di eroi che partono alla ricerca del Vello.
Quello ufficiale, designato da Dioniso, e guidato dalla presuntuosa Clarisse, figlia di Marte ed uno clandestino di cui fanno parte Percy Jackson, mezzosangue figlio di Poseidon e il fratello Ciclope, gruppo che sarà efficace e salvifico.

La spedizione è contrastata dal perfido "Luca", anche lui figlio di Zeus che vuole riportare in vita Cronos e por fine così al regno degli Dei.dell'Olimpo.
Riusciranno i nostri eroi, a superare il Mare dei Mostri e le insidie di Luca, che farà di tutto per impossessarsi del Vello per riportare in vita Cronos?
La risposta è scontata, ovviamente, ma la lascio egualmente in sospeso.
Il film è godibile, specie se lo si fa a vedere con piccoli spettatori.
Molto ingenuo, tuttavia: una rivisitazione in salsa tutta americana dei miti greci antichi, della gesta degli dei e, dei semidei e degli eroi, con un condimento di citazioni che vengono invece dal Mondo di Harry Potter (lo stesso "campus" presenta delle affinità con Hogwarths, per fare un esepio; oppure nella scena del "taxi"; o ancora nel suggerire che nlla realtà degli umani si interseca il sovrannaturale che agli umani non è dato di cogliere).


 


Note

 

(1) Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo (Percy Jackson & The Olympians) è una saga letteraria del genere fantasy scritta da Rick Riordan. La serie si compone di 5 libri basati prevalentemente sulla mitologia greca pur essendo ambientati negli Stati Uniti.
Dal primo libro è stato tratto un film distribuito nelle sale il 12 marzo 2010. Il 12 settembre 2013 è stato rilasciato il sequel, tratto dal secondo libro della serie, Il mare dei mostri.
Il protagonista della saga è un ragazzo di nome Perseus Jackson (interpretato nel film da Logan Lerman), da tutti chiamato Percy, che a 12 anni scopre di essere un semidio (o mezzosangue) figlio del dio del mare Poseidone. Infatti gli antichi dei sono vivi e il Monte Olimpo, dove essi dimorano, si trova a New York, ancorato al seicentesimo piano dell'Empire State Building. Nel corso della serie Percy, assieme agli amici Annabeth e Grover e al fratellastro Tyson e Talia (figlia di Zeus resuscitata grazie al Vello), si troverà a combattere contro i Titani, per impedire che essi spodestino gli dei e conquistino il mondo.

 

 

 

 

 


 
Condividi post
Repost0
6 giugno 2013 4 06 /06 /giugno /2013 18:40

Con L'ipnotista (un film di Lasse Hallstrom, 2013) è un film crepuscolare in una Stoccolma pre-natalizia, cupa e buia.
La riduzione cinematografica, benchè "lunga", due ore e dieci minuti di proiezione, è in verità "corta" e non riesce a dare ragione alla complessità del romanzo best-seller di Lars Kepler (in realtà una coppia di scrittori, Alexander e Alexandra Ahndoril, nella vita marito e moglie) in cui gran parte dell'indagine e della risoluzione con cui si confronta l'ispettore di polizia, il caparbio Joona Linna e lo psicologo-ipnotista Erik Maria Bark, si perde in gran parte a favore delle sequenze di azione.
Nel romanzo, infatti, Erik Maria Bark alla ricerca della verità deve scandagliare il suo passato di ipnotista, coinvolto in un'attività di applicazione clinica sperimentale dell'ipnosi ad un gruppo di pazienti con un grave passato traumatico alle spalle (vittime di violenze), sino al fallimento di quel lavoro a causa di uno scandalo "pilotato".
Nel romanzo l'indagine che, ad un certo punto, si fa sul filo del rasoio, perchè bisogna salvare la vita di Benjamin, figlio dello stesso Erik, rapito misteriosamente e bisognoso di continue cure [per una grave forma di emofilia, si precisa nel romanzo, metre nel film il dettaglio viene omesso] dipenderà in gran parte dai ricordi di Erik relativi a quel passato che egli stesso ha rimosso, perché estremamente doloroso, anche con l'aiuto determinante di un abuso di farmaci ipnoinducenti sfociato in una vera e propria dipendenza e dalla identificazione della persona che, con una mente perversa, ha ideato un mostruoso complotto per trarne la sua vendetta e, a suo modo, un folle "risarcimento" del presunto danno subito.

E, mentre si snoda la vicenda dell'investigazione e si consuma l'angoscia dei due genitori privati del loro piccolo, si sviluppa su di un altro piano (che accresce la complessità della vicenda) la scaramuccia tra Erik e la moglie, insicura e convinta che il marito continui a tradirla.

 
E, quindi, nel romanzo, i passi avanti dell'indagine, sono intercalati a lunghe parentesi - a mo' di flashback - nelle quali Bark si immerge nel suo passato, alla ricerca delle cause del suo fallimento.
Con Proprio quella che è, a mio avviso, la parte più intrigante del romanzo, nel film si perde del tutto e della quale lo spettatore accorto e conoscitore del romanzo può riconoscere solo attraverso lievi tracce.
Il film, come il romanzo, servono a rinforzare ulteriormente un'immagine allucinata e crepuscolare, affollata di delitti immaginari e truci e scaturita dall'immaginario del sempre più nutrito gruppo dei "giallisti" svedesi.

 

(www.mymovies.it) [...] Si sente già dalle scelte di ripresa l'influsso di quel filone letterario che ha in Stieg Larsson e in Henning Mankell gli autori di punta e che il cinema e la televisione hanno cominciato ad avvicinare allontanandosi in qualche misura dagli stereotipi narrativi che spesso il cinema made in Usa tende a replicare.
L'ipnosi non diventa qui occasione per sfruttare una situazione liminare al paranormale ma per intrecciare i fili di una trama che si colloca nell'ambito della razionalità e si sviluppa su una dimensione parallela. Da un lato l'indagine del funzionario dell'Unità Anticrimine (finlandese e qui le sottigliezze che sottendono le dinamiche tra Finlandia e Svezia possono sfuggire a un pubblico mediterraneo) e dall'altro, in continua alternanza, la situazione al limite della rottura del rapporto tra Erik Maria e sua moglie Simone che viene poi messa a confronto con un evento che rischia di infrangere definitivamente l'ormai fragilissimo rapporto. [...] (Gianfranco Zappoli).

 

 

Scheda film
Un film di Lasse Hallström.

Interpreti principali: Tobias Zilliacus, Mikael Persbrandt, Lena Olin, Helena af Sandeberg, Jonatan Bökman, Oscar Pettersson, Eva Melander, Anna Azcárate, Johan Hallström, Göran Thorell, Jan Waldekranz, Emma Mehonic, Tomas Magnusson, Nadja Josephson

Titolo originale Hypnotisören.

Genere: thriller
Durata: 122 minuti
Svezia 2013. - Bim
Uscita giovedì 11 aprile 2013

 

 

Trailer ufficiale

 

 


 


Condividi post
Repost0
31 maggio 2013 5 31 /05 /maggio /2013 20:59

La breve carriera musicale di Sixto Rodriguez e la sua riscopertaSearching for Sugar Man è un documentario del 2012 scritto, diretto e montato da Malik Bendjelloul, incentrato sulla figura del cantautore statunitense Sixto Rodriguez.

A Detroit, nei primi anni Settanta. Sixto Rodriguez fu il protagonista di una breve carriera discografica da cantautore, scoperto in un bar dove si esibiva i cui due album incisi in studio, dotati di una certa verve dylaniana (ma anche con una forte impronta di originalità), furono ben accolti ma privi di un grande appeal commerciale. Il mercato non era pronto ad accogliere una star latino-americana.
Dopo un tour straordinariamente promettente, Rodriguez scomparve dalla scena senza lasciare traccia.
Diverse furono le voci che si rincorserro (rumours) nel tentativo di trovare una spiegazione plausibile alla scomparsa del cantautore: tra queste quella che si fosse suicidato nel corso di un'esibizione dal vivo, con un colpo di pistola.
Nella Repubblica sudafricana, Sixto divenne una star (per quanto conosciuto soltanto attraverso i suoi due dischi che presto furonobanditi dal regime nazistoide dell'apartheid duro di quegli anni). Ma, per quanto bandito, con i suoi dischi sequestrati o graffiati perchè non si potessero ascoltare, Sixto rimase - ancor di più - una sorta di divo sotto traccia. Almeno fino a quando due suoi fan non cominciarono ad indagare su di lui, seguendo la traccia dei diritti commerciali dei suoi dischi, sino a scoprire con la loro caparbietà idealizzante che Sixto era vivo e che viveva ancora Detroit. Gli telefonarono e lo raggiunsero negli Stati Uniti per intervistarlo e per cercare di sciogliere una volta per tutte il mistero della sua improvvisa eclisse.

Il film racconta appunto la ricerca di "sugarman" Rodriguez da parte di questi due fan, sino al suo ritrovamento..

Accolto positivamente fin dall'anteprima al  Sundance Film Festival, dove ha vinto il Premio speciale della giuria e il Premio del pubblico per la sezione documentari internazionali, ha raccolto svariati premi in giro per il mondo, culminati nella vittoria dell'Oscar al miglior documentario.
Nella colonna sonora originale del film sono presenti quattordici delle canzoni scritte e cantate da Sixto Rodriguez che, come si è detto, nella sua breve carriera musicale incise soltanto due album.
Rimase poco conosciuto al pubblico europeo, mentre, a causa della verve dylaniana, acquisì inspiegabilmente un enorme successo in Sudafrica e furono appunto due suoi fan, nel frattempo divenuti adulti che avviarono una ricerca per rintracciare il musicista e per riportarlo al "suo" Sudafrica. Ed in effetti, dopo il film, Sixto andò veramente in Sud Africa e lì si esibì diverse in concerti che furono straripanti di pubblico.

Una bella storia, davvero.
 

 

Official UK Trailer

 

Condividi post
Repost0
5 aprile 2013 5 05 /04 /aprile /2013 15:44

Un giorno devi andare. Un bel film visto per caso, senza averlo sceltoCon mio figlio l'altra sera, volevamo andare al cinema, ma la realizzazione di questo nostro programma è risultata un po' indaginosa. Malgrado tutto, alla fine, siamo riusciti nel nostro intento.
In un primo tempo siamo andati al Fiamma per veder eun film (che adesso non ricordo più).  Ma all'arrivo, avevano chiuso da un mometo all'altro la sala e sospeso la proiezione per un problema tecnico...
E' seguita una veloce e febbrile consultazione attraverso una connessione estemporanea su mymovies per mezzo dell'I-phone di Franci (i mezzi della tecnica!) e abbiamo deciso di andare al Gaudium, facilmente raggiungibile a piedi e soprattutto a piedi.
Ma abbiamo dovuto fare egualmente una bella corsa per arrivare in tempo...
Ci siamo presentati alla biglietteria e qui ci hanno detto che lo spettacolo delle 10.30 non avrebbe avuto luogo per mancanza di pubblico (quando la sfiga ci mette il suo zampino...)...
Ma ci hanno invitato ad entrare nella sala accanto (Gaudium Iulii) dove il fim in programmazione è iniziato da poco più di 5 minuti.
"Andate, andate, visto che il film è appena inziato e questo non lo proiettiamo più, entrate senza pagare il biglietto" - ci hanno esortato (bontà loro).
E ci siamo accomodati dentro, senza nemmeno sapere il titolo del film, non parliamo del contenuto.
La storia è ambientata tra l'Italia e il Brasile con una certa verve documentaristica e didascalica sul contrasto e la differenza tra la vita in Occidente e la vita nelle Favelas brasiliane e lungo i piccoli villaggi sparsi lungo il Rio delle Amazzoni.
E' la storia di una giovane donna alla ricerca di se stessa e di un modo diverso di vivere, in contrasto alla sua famiglia benestante, ma fondalmente sfasciata.
C'è una presa di posizione sulla semplicità della vita nelle Favelas, che secondo i criteri occidentali non offrono comodità e modernità, ma che si fondano sulle relazioni interpersonali, sulla reciproca solidarietà e sul senso forte della comunità e del reciproco aiuto.
Augusta (Jasmine Trinca), allontanandosi dalla sua famiglia in Italia, si accosta ad un gruppo di "volontari" che svolgono attività missionarie e che si pongono, in un certo modo, come "colonizzatori" insensibili però alla cultura e ai valori della gente del posto (e che quindi dietro la maschera della bontà nascondono una forma di violenza).
Augusta finisce con il distaccarsi anche da loro, iniziando una sua peregrinazione autonoma (una forma di erranza, si potrebbe dire) e un suo personale percorso di conoscenza che è felice sino ad un certo punto (perché le offre la scoperta dell'autenticità nei rapporti tra le persone), ma che viene bruscamente interrotto da un evento doloroso che la spinge ad allontanarsi in una sorta di eremitaggio, come se questa scelta, quella di essere un po' fuori da tutti gli schemi, sia l'unica possibile, forte e di chiusura nei confronti del mondo degli altri e, nello stesso tempo, di apertura e permeabilizzazione alla natura maestosa della grande foresta amazzonica e del paesaggio fluviale, con qualche incursione nel mondo dell'infanzia e nella spensieratezza dei giochi.

Il film che offre delle maestose visioni del Rio delle Amazzoni e, prima, delle popolose Favelas di Manaus è un po' lento a tratti: ed io mi sono addormentato, per una decina di minuti, senza tuttavia perdere il controllo e senza perdere scene davvero essenziali...
Ah, il titolo! E' "Un giorno devi andare" di Giorgio Diritti (2012).
Poi, nel bel mezzo della proiezione qualcosa nel proiettore si è inceppato, e il fotogramma bloccato ha cominciato a deteriorarsi rapidamente: sembrava di vedere l'inizio della scena dell'incendio in Nuovo Cinema Paradiso.
Poi, hanno rimediato: comunque, per 10 minuti buoni abbiamo patito una visione a scosse e a balzi.
Comunque, alla fine, la serata è andata...

Scheda film:
Regia: Giorgio Diritti. Interpreti: Jasmine Trinca (Augusta), Anne Alvaro, Pia Engleberth; Sceneggiatura: Giorgio Diritti, Fredo Valla; Fotografia: Roberto Cimatti; Musiche: Marco Biscarini, Daniele Furlati; Montaggio: Esmeralda Calabria; Scenografia: Jean-Louis Leblanc; Costumi: Hellen Crystine; Produzione: Arancia Film, Rai Cinema, Wild Bunch; Distribuzione: Bim. Italia, 2013, 110'.

 

Il trailer

 

 


 
Condividi post
Repost0

Mi Presento

  • : Frammenti e pensieri sparsi
  • : Una raccolta di recensioni cinematografiche, di approfondimenti sulle letture fatte, note diaristiche e sogni, reportage e viaggi
  • Contatti

Profilo

  • Frammenti e Pensieri Sparsi

Testo Libero

Ricerca

Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


frammenti-e-pensieri-sparsi.over-blog.it-Google pagerank and Worth