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12 maggio 2023 5 12 /05 /maggio /2023 10:13

E' questo che non avremmo mai potuto capire a Oxford… perché va oltre la ragione. Non è razionale. (…) Questo è ciò che ho imparato negli ultimi sei anni, contrariamente a quello che insegnano a Oxford: il potere della non-ragione. Tutti dicevano… e per tutti intendo persone come me... tutti dicevamo: "Oh, è un tipo orribile, Hitler, ma non è completamente malvagio. E guardate le sue imprese: Dimentichiamo queste brutalità medievali antisemite, passeranno". Ma il punto è che non passeranno. Non si possono scindere dal resto. Sono parte integrante del tutto. E se l'antisemitismo è malvagio, è tutto malvagio.

Robert Harris, Monaco, p. 259

Robert Harris, Monaco, Mondadori, 2018

Monaco (Munich, nella traduzione di Annamaria Raffo) di Robert Harris, pubblicato da Mondadori (Omnibus), nel 2018, racconta della Conferenza di Monaco del settembre 1938, mettendo in scena una quantità di personaggi storici a cui sono mescolati alcuni caratteri fittizi (pochi a dire il vero), come il britannico Hugh Legat e il tedesco Paul von Hartmann.
Leggere questo romanzo è come immergersi in un capitolo di storia - ormai non tanto recente - e offre l’opportunità di una riflessione a proposito del fatto che gli esiti di breve termine delle azioni diplomatiche non sono quasi mai lungimiranti.
Per esempio, proprio la Conferenza di Monaco diede alla Germania di Hitler la possibilità di rafforzarsi ulteriormente con il beneplacito di Gran Bretagna (con il suo Primo ministro Neville Chamberlain) e della Francia, rappresentata dal suo plenipotenziario Daladier.
L’obiettivo di Francia e Inghilterra era scongiurare lo scoppio immediato di una guerra con la Germania, se questa avesse annesso il territorio dei Sudeti della Cecoslovacchia.
L’esito della Conferenza di Monaco, dopo veloci trattative nelle quali ebbe un peso la mediazione di Mussolini, fu la concessione alla Germania di potere occupare in un tempo di dieci giorni quel territorio rivendicato perché abitato da tre milioni e mezzo di Tedeschi, con la condizione di rispettare alcune indicazioni, in caso di divergenza, scaturenti da una commissione internazionale all’uopo costituita.
Tutto fu deciso senza ammettere alla discussione la delegazione cecoslovacca che poi fu indotta ad accettare le decisioni prese, pena un’immediata invasione.
E i giochi furono fatti. Le due massime potenze che avrebbero potuto contrastare l'espansionismo della Germania di Hitler, in definitiva, si scrollarono di dosso con quegli accordi (scellerati) le responsabilità precedentemente assunte nei confronti della Cecoslovacchia e, come Ponzio Pilato, molto concretamente, della faccenda, molto ipocritamente, se ne lavarono le mani.
Chamberlain e Daladier ritornarono in patria, acclamati dai rispettivi popoli come eroi che avevano scongiurato la guerra.
Hitler ebbe una “formale” autorizzazione a proseguire indisturbato nelle sue politiche espansionistiche nel cuore dell’Europa e, nello stesso tempo, ebbe agio di rafforzare ulteriormente la sua corsa agli armamenti, a dispetto delle prescrizioni del Trattato di Versailles, ancora in vigore.
La guerra arrivò più tardi, poco più di un anno dopo, nel 1939 con l’invasione della Polonia, per trascinare tutti nel suo vortice di morte e distruzione.
Una guerra immediata, nel 1938, forse avrebbe potuto avere esiti differenti (a sfavore di Hitler), ma nessuno fu tanto lungimirante da comprendere ciò. Ma, purtroppo, con i "se" e con i "ma" non si può riscrivere la storia.
Il romanzo di Harris, in questo grandioso scenario storico perfettamente documentato, racconta l’estremo tentativo da parte di una frangia di dissidenti tedeschi di aprire gli occhi alla diplomazia della Gran Bretagna e della Francia, ma senza alcun esito, purtroppo.
In questo romanzo di Harris ciò che affascina maggiormente è la ricostruzione storica più che l’intrigo.
Sono davvero contento di averlo letto.
La morale della Storia, considerando gli eventi di lungo termine dopo la Conferenza di Monaco, è che non c’è nessuna trattativa possibile con i dittatori e che qualsiasi speranza di una pace duratura con loro è pura illusione.

Scrive Robert Harris, andando alle radici più antiche della scrittura di quest'opera: 
Questo romanzo è la naturale conclusione del forte interesse che da oltre trent’anni nutro per il trattato di Monaco e vorrei ringraziare Denyd Blakeway, il produttore con cui nel 1988 ho realizzato per la BBC il documentario televisivo “God Bless You, Mr Chamberlain”, per celebrare il cinquantesimo anniversario della conferenza. Da allora condividiamo una specie di ossessione per l’argomento” (ib., p. 295)

 

(Risvolto di copertina) Settembre 1938. Hitler vuole la guerra. Chamberlain vuole a tutti i costi preservare la pace. Alla conferenza di Monaco si gioca il tutto per tutto. E il mondo sta con il fiato sospeso.
Settembre 1938. Hugh Legat è uno degli astri nascenti del Servizio diplomatico britannico e lavora al numero 10 di Downing Street come segretario particolare del primo ministro, Neville Chamberlain. L'aristocratico Paul von Hartmann fa parte dello staff del ministero degli Esteri tedesco ed è in segreto un membro della cospirazione anti-Hitler. I due uomini, che si erano conosciuti e frequentati a Oxford, non si sono più visti né sentiti per sei anni, fino al giorno in cui le loro strade si incrociano nuovamente in circostanze drammatiche in occasione della Conferenza di Monaco, un momento cruciale che definirà il futuro dell'Europa. Entrambi si ritroveranno di fronte a un grave dilemma: quando sei messo alle strette e il rischio è troppo alto, chi decidi di tradire? I tuoi amici, la tua famiglia, il tuo paese o la tua coscienza? Nella tradizione di Fatherland, che ha reso famoso Robert Harris in tutto il mondo, Monaco è un romanzo di spionaggio basato sui fatti reali che hanno cambiato il corso della storia, che parla di tradimento, coscienza e lealtà ed è ricco di dettagli e figure chiave dell'epoca – Hitler, Chamberlain, Mussolini, Daladier –, raccontati in maniera vivida e cinematografica.
L’autore. Robert Harris, nato nel 2958 a Nottingham, laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell'"Observer" e del "Sunday Times". È diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con Fatherland, il cui successo lo ha inserito a pieno titolo nel ristretto gruppo di autori che hanno ridefinito e ampliato i confini del thriller. Successo confermato da Enigma (1996), Archangel (1998), Pompei (2003), Imperium (2006), Il ghostwriter (2007), da cui è stato tratto un film diretto da Roman Polanski, Conspirata (2010), L'indice della paura (2011), L'ufficiale e la spia (2014), Conclave (2016), Monaco (2018), Il sonno del mattino (2019). Prima di dedicarsi interamente alla narrativa ha scritto numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, I diari di Hitler (2002). Tutte le sue opere sono edite in Italia da Mondadori.

 

L'autore. Robert Harris, nato nel 1957, a Nottingham, laureato alla Cambridge University, è stato giornalista alla BBC, e uno dei più noti commentatori dell'"Observer" e del "Sunday Times". È diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con Fatherland, il cui successo lo ha inserito a pieno titolo nel ristretto gruppo di autori che hanno ridefinito e ampliato i confini del thriller. Successo confermato da Enigma (1996), Archangel (1998), Pompei (2003), Imperium (2006), Il ghostwriter (2007), da cui è stato tratto un film diretto da Roman Polanski, Conspirata (2010), L'indice della paura (2011), L'ufficiale e la spia (2014), Conclave (2016), Monaco (2018), Il sonno del mattino (2019). Prima di dedicarsi interamente alla narrativa ha scritto numerosi saggi, fra cui una celebre inchiesta sui falsi diari del Führer, I diari di Hitler (2002). Tutte le sue opere sono edite in Italia da Mondadori.

Buona parte della narrazione di Robert Harris si svolge all’interno del Fuhrerbau di Monaco di Baviera tuttora esistente ed oggi sede di una facoltà universitaria.  L'edificio del Führerbau (it. "Palazzo del Führer") è stato costruito tra il 1933 e il 1937 dall'architetto Paul Ludwig Troost in Königsplatz a Monaco di Baviera nel quartiere di Maxvorstadt. I progetti iniziali per la costruzione sono del 1931. Fu completato tre anni dopo la morte di Troost da Gall Leonhard.  https://it.m.wikipedia.org/wiki/Führerbau

Buona parte della narrazione di Robert Harris si svolge all’interno del Fuhrerbau di Monaco di Baviera tuttora esistente ed oggi sede di una facoltà universitaria. L'edificio del Führerbau (it. "Palazzo del Führer") è stato costruito tra il 1933 e il 1937 dall'architetto Paul Ludwig Troost in Königsplatz a Monaco di Baviera nel quartiere di Maxvorstadt. I progetti iniziali per la costruzione sono del 1931. Fu completato tre anni dopo la morte di Troost da Gall Leonhard. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Führerbau

La conferenza e il patto di Monaco

Il patto di Monaco del 1938

75 anni fa Francia e Regno Unito si accordarono con Hitler per la spartizione della Cecoslovacchia, diventando il simbolo di come non si deve trattare con i dittatori

Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1938 a Monaco i capi di stato e di governo di Francia, Regno Unito, Italia e Germania firmarono un documento con cui veniva permesso alla Germania di annettersi gran parte della Cecoslovacchia. Gli accordi furono salutati come un grande successo della diplomazia sulla forza e della pace sulla guerra.
I leader inglesi e francesi che vi avevano preso parte al loro ritorno in patria furono accolti da festeggiamenti. In realtà gli accordi di Monaco non servirono a fermare la guerra, ma la rimandarono soltanto di un anno. Gli accordi furono l’ultimo tentativo di fermare Hitler con la diplomazia e sono diventati il simbolo dell’arrendevolezza delle democrazie di fronte all’arroganza dei tiranni.

 

La strada verso Monaco. La conferenza di Monaco fu una riunione organizzata in tutta fretta nel disperato tentativo di fermare una guerra che, apparentemente, nessuno voleva. Da mesi la Germania nazista aveva innescato quella che divenne nota come la “crisi dei Sudeti”, cioè la minoranza di lingua tedesca che all’epoca abitava la Cecoslovacchia.
In una serie di discorsi durante tutta l’estate del 1938, Hitler aveva raccontato e ingigantito le sofferenze e le angherie a cui erano sottoposti i sudeti dal governo cecoslovacco. Contemporaneamente, tra i sudeti veniva formato un partito nazista e si organizzavano squadracce e bande armate con cui preparare un’insurrezione. Al culmine della crisi, il 24 settembre, Hitler presentò al governo Cecoslovacco un ultimatum che conteneva una serie di durissime condizioni: se non fossero state soddisfatte entro il 28 settembre, Hitler avrebbe invaso il paese.
Era il metodo che Hitler aveva già utilizzato con l’annessione dell’Austria e che avrebbe tentato di utilizzare di nuovo l’anno successivo con la Polonia. In teoria la Cecoslovacchia era protetta da trattati di alleanza con Francia e Regno Unito, ma entrambi i paesi fecero sapere ai cecoslovacchi di non essere pronti per la guerra e che difficilmente avrebbero potuto impegnare militarmente la Germania, almeno nel breve periodo.
Ugualmente, quando l’ultimatum di Hitler divenne pubblico, i governi di Francia e Regno Unito vennero presi dal panico. Gli ambasciatori cecoslovacchi fecero sapere che il loro paese avrebbe combattuto e questo rischiava di far sprofondare l’Europa in una nuova guerra mondiale. Il primo ministro inglese, il conservatore Neville Chamberlain, era particolarmente preoccupato.

 

Chamberlain a Monaco nel 1938

Chamberlain, l’uomo con l’ombrello. Difficilmente il Regno Unito avrebbe potuto sottrarsi alla dichiarazione di guerra alla Germania, visti i trattati che la legavano alla Cecoslovacchia. La guerra però era estremamente impopolare tra la popolazione e tra i membri di tutti i partiti. La situazione era particolarmente complessa da gestire per Chamberlain, il primo ministro inglese su cui in seguito vennero fatte molte ironie.
Uno dei nomignoli con cui Chamberlain era noto già all’epoca era “l’uomo con l’ombrello”. In un’epoca in cui dittatori come Franco, Mussolini, Hitler e Stalin si presentavano in pubblico vestiti da militari e con pose aggressive, Chamberlain sembrava l’incarnazione delle virtù pacifiche e borghesi. Si vestiva in genere in maniera molto formale e un po’ antiquata e spesso si presentava in pubblico proprio con un ombrello (che è tuttora considerato in certi casi un oggetto molto borghese e un po’ effeminato).
Sin dall’inizio del suo mandato, nel 1937, Chamberlain aveva cercato di inserire la Germania in un sistema di relazioni diplomatiche stabili in Europa, cercando di contenere, e probabilmente sottovalutando, l’aggressività del regime nazista. Con il tempo aveva conquistato l’immagine di politico difensore della pace, il che gli aveva procurato consensi non solo nel Regno Unito, ma in quasi tutta Europa.
Quando venne a sapere dell’ultimatum tedesco, Chamberlain si rivolse all’unica persona che credeva avrebbe potuto persuadere Hitler: Benito Mussolini. Alle 10 di mattina del 28 ottobre, quattro ore prima che scadesse l’ultimatum, Chamberlain, tramite l’ambasciatore a Roma, contattò il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano che a sua volta informò il Duce. Il governo inglese chiedeva la mediazione del governo italiano per persuadere la Germania a concedere altre 24 ore di tempo alla Cecoslovacchia e ad organizzare una conferenza per evitare la guerra.

 

La stretta di mano tra Chamberlain e Hitler che sancisce l'accordo di Monaco

Come si svolse la conferenza di Monaco. Mussolini, lo sappiamo dai diari di Ciano e da quelli di altri suoi collaboratori, fu molto felice di acconsentire alla richiesta inglese, soprattutto perché dava a lui e all’Italia il ruolo di importanti mediatori in faccende europee di primo piano. Mussolini si mise in comunicazione con Hitler e in poche ore riuscì ad ottenere un rinvio di 24 ore dell’ultimatum e a organizzare una conferenza a Monaco di Baviera.
La notizia arrivò a Londra mentre Chamberlain stava tenendo un discorso al parlamento. Quando disse che Hitler aveva accettato la conferenza, la sua voce venne sommersa dalle grida di gioia e dagli applausi dei parlamentari di entrambi gli schieramenti. La mattina dopo Chamberlain partì in aereo da Londra e arrivò a Monaco insieme al primo ministro francese Édouard Daladier e a Benito Mussolini.
Gli incontri cominciarono subito e alle discussioni non partecipò alcuna delegazione cecoslovacca, anche se alcuni membri del governo erano presenti in città. Fu una condizione imposta da Hitler a cui né Chamberlain né Daladier si opposero. Le discussioni andarono avanti tutto il giorno sulla base del cosiddetto “piano italiano”, che in realtà era stato preparato dal ministero degli esteri tedesco.
In sostanza l’unica cosa ad essere discussa fu quanta parte della Cecoslovacchia avrebbe dovuto essere annessa alla Germania nazista. A ora di cena, mentre i delegati italiani e tedeschi partecipavano a una festa voluta da Hitler, Chamberlain e Daladier incontrarono i cecoslovacchi e gli chiesero di accettare l’accordo o sarebbero stati lasciati soli ad opporsi alla Germania.
All’una e trenta di notte del 30 settembre l’accordo di Monaco venne firmato dalle quattro grandi potenze. La Germania otteneva quasi tutti i territori che aveva chiesto, una striscia lungo il confine occidentale del paese. Altri pezzi di Cecoslovacchia sarebbero stati annessi dalla Polonia e dall’Ungheria. Una commissione internazionale si sarebbe occupata di determinare altre eventuali questioni territoriali.

 

Chamberlain al suo ritorno con la promessa di una pace duratura tra Regno Unito e Germania: "Andate e fate sonni tranquilli!"

Dopo Monaco.  Gli accordi di Monaco vennero considerati come l’ultima concessione ad Hitler, quella che avrebbe finalmente fatto cessare le tensioni e le minacce di guerra che oramai da qualche anno attraversavano l’Europa. Ritornati in patria tutti i negoziatori vennero accolti con grandi festeggiamenti per essere riusciti a scongiurare la guerra. Mussolini fu celebrato dalla propaganda di regime non solo per avere mantenuto la pace, ma per aver riportato l’italia in un ruolo di primo piano accanto alle grandi potenze europee.
Il primo ministro francese, Daladier, aveva un quadro più chiaro della situazione e, come scrisse nelle sue memorie, sentiva di aver ceduto troppo all’arroganza di Hitler. Con sua grande sorpresa, anche lui venne accolto con numerosi festeggiamenti al suo ritorno a Parigi.
Ma quello che venne considerato il vero trionfatore degli accordi di Monaco fu Chamberlain. Al suo ritorno nel Regno Unito venne accolto come un eroe per essere riuscito ad evitare la guerra. Appena sceso dall’aereo che lo aveva riportato indietro da Monaco, Chamberlain tenne un breve discorso che all’epoca divenne rapidamente molto famoso.
Miei cari amici, questa è la seconda volta che siamo tornati dalla Germania a Downing Street con una pace onorevole. Io credo che sia una pace per la nostra epoca. Vi ringraziamo dal profondo dei nostri cuori. Ora io vi raccomando di andare a casa e dormire sonni tranquilli nei vostri letti.

Ironicamente, quasi esattamente un anno dopo, il primo settembre del 1939, l’Europa e il Regno Unito sarebbero entrati nel più sanguinoso conflitto della loro storia.

Scrive Robert Harris:  “Questo romanzo è la naturale conclusione del forte interesse che da oltre trent’anni nutro per il trattato di Monaco e vorrei ringraziare Denyd Blakeway, il produttore con cui nel 1988 ho realizzato per la BBC il documentario televisivo “God Bless You, Mr Chamberlain”, per celebrare il cinquantesimo anniversario della conferenza. Da allora condividiamo una specie di ossessione per l’argomento” (ib., p. 295)

Monaco. In un romanzo di Robert Harris, il racconto della Conferenza e del Patto di Monaco: mai trattare con i dittatori!
Monaco. In un romanzo di Robert Harris, il racconto della Conferenza e del Patto di Monaco: mai trattare con i dittatori!
Monaco. In un romanzo di Robert Harris, il racconto della Conferenza e del Patto di Monaco: mai trattare con i dittatori!
Monaco. In un romanzo di Robert Harris, il racconto della Conferenza e del Patto di Monaco: mai trattare con i dittatori!
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Monaco. In un romanzo di Robert Harris, il racconto della Conferenza e del Patto di Monaco: mai trattare con i dittatori!
Monaco. In un romanzo di Robert Harris, il racconto della Conferenza e del Patto di Monaco: mai trattare con i dittatori!
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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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