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2 febbraio 2023 4 02 /02 /febbraio /2023 10:33
Josè Saramago, Cecità, Einaudi, Supercoralli, 1996

Cecità di José Saramago (Ensaio sobre a Cegueira, nella traduzione di Rita Desti), pubblicato per la prima volta nei Supercoralli Einaudi nel 1996, è un romanzo non-romanzo, forte ed intenso nei suoi contenuti e tematiche, forse addirittura sconvolgente o, si potrebbe dire anche prendendo a prestito un termine freudiano, perturbante. Apparentemente, lo è, un romanzo, per via del suo contenuto fiction, ma in realtà quella che Saramago mette in scena è una narrazione metafisica e forse anche filosofica.
D'altra parte, il titolo in lingua originale tradisce il progetto implicito di Saramago, poiché se fosse tradotto in italiano suonerebbe come "Saggio sopra una cecità".
Dirò anche che è un testo di lettura difficile e complesso da digerire, perché ci sono parole e descrizioni pesanti come pietre.
La storia è presto detta. Si diffonde rapidamente in un luogo e in un tempo imprecisato una epidemia che provoca l'immediata cecità di coloro che vengono contagiati dal morbo,
Le autorità costituite, non sapendo che pesci prendere, stabiliscono delle severe misure di restrizione della libertà personale dei neo-ciechi che vengono letteralmente "buttati" dentro un ex-manicomio trasformato in lazzaretto. In un una diversa ala dello stesso complesso vengono confinati coloro che hanno avuto contatto presunto o documentabile con i ciechi.
L'unica istruzione che viene loro impartita è "Arrangiatevi come meglio potete", e poi "Vi saranno regolarmente portate delle derrate alimentari che voi stessi dovrete distribuire tra di voi", e poi ancora "Chiunque si avvicinerà alla porta d'ingresso della struttura o si avvicinerà troppo al personale che porterà le scorte di cibo due volte sarà ucciso seduta stante, senza se e senza ma".
E se qualcuno dovesse morire? Come si vedrà saranno gli stessi ciechi a dover provvedere nella corte interna dell'edificio che li ospita.
Non è prevista nessuna forma di assistenza medica. 
Come si può immaginare, le condizioni di vita dei neo-ciechi diventano rapidamente degradanti, fino a che essi non comprendono che, di fatto, sono stati abbandonati a se stessi. 
Infatti il morbo è diventato rapidamente dilagante e si può ipotizzare (dal punto di vista del lettore) che tutti siano diventati ciechi e che, quindi, la società e la sua organizzazione siano andate al tracollo.
In effetti dopo alcuni giorni (o settimane?), non arrivano più le scorte alimentari e scompaiono le guardie armate davanti all'ingresso.
I ciechi finalmente possono uscire dal loro confinamento forzato, ma come?
Questo accade grazie al fatto che una donna del nucleo originario di coloro che sono stati colpiti dalla "cecità bianca" non ha perso la vista come gli altri, ma soltanto finto di esserlo per poter rimanere accanto al marito, medico.
Questa donna, prima con discrezione, poi venendo allo scoperto sulla sua non cecità, si prende in qualche modo cura degli altri, guidandoli e sostenendoli. Si sacrifica, anteponendo alle proprie esigenze personali a quelle dei ciechi.
"Mente perché vuole rimanere accanto alla persona che ama. 'Non può' diventare cieca, perché è l'unica persona capace compassione, di amore, di rispetto per l'altro, capace di un senso di dignità profonda, capace di comprendere" (Paolo Collo, nota a Cecità, in Romanzi e Racconti, vol. II, p. 1751).
Poi, il miracolo: quasi di colpo la "cecità bianca" si dissolve e tutti ritornano a vedere, come se nulla fosse accaduto;  ma a questo punto occorrerà ricostruire il mondo e - c'è da sperare - su basi diverse.
Il primo confronto che verrebbe in mente di fare è con due classici della letteratura che, per me lettore, sono Nel paese dei ciechi di H. G. Wells e Il giorno dei Trifidi di John Wyndham, due opere fondamentali della letteratura di anticipazione.
Ne Il paese dei ciechi il protagonista giunge durante un suo viaggio (o si risveglia) in un lontano paese dove tutti sono ciechi e lui risulta essere l'unico vedente. Comprende presto che il suo destino è segnato: per poter essere accettato dalla comunità e per poter essere omologato dovrà essere reso cieco anche lui. Non ricordo quale sia la conclusione del racconto: se egli accetti di diventare cieco, oppure se non scappi via per mettersi in salvo.
Nel romanzo di John Wyndham (appartenente alla categoria dei racconti SF definibili come "post-apocalittici"), invece, s'è scatenata nel mondo una malattia (forse causata da una pioggia di meteoriti) che ha reso tutti ciechi, all'infuori di pochi soltanto che sono risultati immuni alla noxa sconosciuta. Subito prima di questo tragico evento si erano diffusi capillarmente sulla Terra degli esseri - i Trifidi - a metà tra l'animale e il vegetale (forse di provenienza extraterrestre) che, approfittando del forte handicap dei non vedenti prendono ad utilizzarli come prede e fonte di nutrimento. Si ingaggia una lotta per la sopravvivenza tra i pochi ancora vedenti e i Trifidi.
Il romanzo-saggio di Saramago va al di là di queste narrazioni, mi pare evidente. 
Il suo intento vuole essere più metafisico, nel senso di fornire attraverso attraverso questo impianto narrativo, una rappresentazione dell'Uomo e delle sue peggiori derive, se soltanto si verificano le condizioni ideali perché ciò possa accadere.
La cecità prima che l'effetto di una malattia pandemica è una condizione che l'Uomo si porta dentro ed è dunque una cecità interiore. L'uomo crede di vedere, ma in realtà è già cieco.
La cecità fisica è un evento che è reso possibile da questa preesistente cecità interiore.
Gli accadimenti che scaturiscono dal dilagare del morbo e le reazioni che si manifestano nei colpiti dalla cecità suscitano dei forti movimenti interiori nel lettore e fanno nascere molte domande alle quali è oltremodo difficile rispondere.
Al riguardo, scrive Paolo Collo, curatore delle Opere (Romanzi e Racconti) di José Saramago ne I Meridiani Mondadori (1999):
"A queste domande Saramago apparentemente non risponde. Ci fornisce invece un un quadro: un buio affresco di disperazione sfregiato in più punti da rosse pennellate di violenza. E csosì come il lettore, leggendo il romanzo, si sente sempre più sprofondare in quell'abisso di disperazione e di miseria umane, così pure l'autore confessa tutto il turbamento che gli ha procurato questa scrittura: 'Quanto ho sofferto a scrivere questo libro! E' stato come una lunga malattia… A volte dopo, due pagine, dovevo fermarmi per respirare'. " (ib., Romanzi e Racconti, vol. II, p. 1748)
E, dunque, per questo motivo, forse Cecità di Saramago è più assimilabile a La peste di Albert Camus che, ipotizzando un'epidemia proveniente da un'invasione di topi, discetta sulla natura umana e sulla sua malvagità di base. 

Questa narrazione la si può leggere come una grande allegoria, così come erano pensati e realizzati i vari esempi di "Trionfi della morte", di cui la grande opera custodita all'interno del Palazzo Abatellis di Palermo è uno delle più illustri rappresentazioni.
Qui, tuttavia, nel grande affresco di Saramago vi è una possibile scintilla di redenzione.
Cecità fu pubblicata in lingua originale nel 1995.

Nel 2008, l'opera è stata trasposta in lungometraggio e distribuita con l'omonimo titolo Cecità (Blindness), con la direzione di Fernando Meirelles.

Ho cominciato a leggere Cecità nel 2021, quando eravamo ancora nel pieno del secondo lockdown, dovuto al Covid.
Non ho avuto lo stomaco per continuarne la lettura: mi faceva sentire troppo oppresso.
L'ho ripreso in mano nel 2022 e, questa volta, sono riuscito a finirlo.
Ma devo riconoscere che arrivare sino in fondo mi è costato parecchio.
Ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto interrompere la lettura e mettere da parte il volume, a tempo indeterminato.
Tuttavia, ora che ho finito di leggerlo, posso dire di essere contento.
E' una di quelle letture che lasciano un segno indelebile.

 

José Saramago, Cecità, Feltrinelli

(Soglie del testo, edizione speciale Feltrinelli, 2022) «Essere un fantasma dev’essere questo, avere la certezza che la vita esiste, perché ce lo dicono quattro sensi, e non poterla vedere.»
Un automobilista fermo a un semaforo perde la vista, di punto in bianco: è il primo caso di una misteriosa cecità bianca che, rapidissima, si diffonde in tutta la città. Nel tentativo di arginare l'epidemia le autorità raccolgono i malati in un manicomio ma, quando il fuoco distrugge la clinica, i reclusi si riversano all'esterno recidendo gli ultimi legami con una presunta società civilizzata. Niente cibo, niente acqua, niente governo, niente ordine pubblico. Non è anarchia, è cecità.


(Risguardo di copertina della prima edizione Einaudi 1996) In una città qualunque di un paese qualunque, un guidatore sta fermo al semaforo in attesa del verde, quando si accorge di aver perso la vista. All'inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero ma non è così. Gli viene diagnosticata una cecità dovuta ad una malattia sconosciuta: un "mal bianco" che avvolge la vittima in un candore luminoso, simile ad un mare di latte. Non si tratta di un caso isolato: è l'inizio di un'epidemia che colpisce progressivamente tutta la città e l'intero paese.
I ciechi vengono rinchiusi in un ex manicomio e costretti a vivere nel più totale abbrutimento da chi non è stato ancora contagiato. Scoppia la violenza tra i disperati, violenza per sopraffare o soltanto per sopravvivere, in un'oscurità che sembra coprire ogni regola morale e ogni progetto di vita: Ma una donna che è miracolosamente rimasta immune dalla malattia si finge cieca per farsi internare poter stare vicina al marito. Un gesto d'amore individuale diventa la possibilità di restituire agli uomini una speranza collettiva: Toccherà a lei inventare un itinerario di salvazione, recuperando le ragioni di una solidale pietà.
Saramago ha scelto la via dell'affresco apocalittico per denunciare con intensità di immagini e durezza di accenti la notte dell'etica in cui siamo sprofondati. Paradossalmente, è proprio il mondo dell'ombra a rivelare molte cose sul mondo di chi credeva di vedere. E quell'esperienza estrema è anche l'ultima occasione per confrontarsi con le domande sul destino dell'uomo malato di egoismo e di violenza, e sulle vie di un possibile riscatto. 

 

José Saramago

L'autore. José Saramago, nato nel 1922 ad Azinhaga (Portogallo) e morto nel 2010, è stato narratore, poeta e drammaturgo portoghese; ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Costretto a interrompere gli studi secondari fece varie esperienze di lavoro prima di approdare al giornalismo che ha esercitato con successo su vari quotidiani. Dopo il romanzo giovanile Terra e due libri di poesia caratterizzati da una forte sensibilità ritmico-lessicale, si è rivelato acquistando fama internazionale con un'originale produzione narrativa in cui rielaborazione storica e immaginazione mistica e allegorica, realtà e finzione si mescolano in un linguaggio tendenzialmente poetico e vicino ai modi della narrazione orale. Tra le sue opere più note pubblicate da Feltrinelli: Il vangelo secondo Gesù Cristo, Cecità, Tutti i nomi, L'uomo duplicato, L'ultimo Quaderno, Don Giovanni o il dissoluto assolto.
Riconosciuto come uno degli autori più significativi del Novecento, la sua produzione spazia dalla poesia al romanzo, dal teatro La seconda volta di Francesco d'Assisi e Nomine Dei ai racconti storici. Intellettuale raffinato e impegnato, ha spesso fatto discutere per i suoi racconti dissacranti che colpiscono al cuore i mali della nostra società. Nel 1998 l’Accademia di Svezia gli ha conferito il Premio Nobel per la Letteratura premiando le sue qualità di scrittore ma anche l’uomo delle battaglie civili. Fissa in una frase il perché del proprio scrivere: “Le parole sono l’unica cosa immortale: quando uno è morto, ai posteri rimangono solo loro".
Tra le pubblicazioni più recenti per Feltrinelli figurano: nel 2012 Lucernario, romanzo giovanile perduto e ritrovato; nel 2014 Alabarde Alabarde; nel 2019 Diario dell'anno del Nobel.

Il 25 marzo 2020, alle ore 13.00, Porfirio Rubirosa diede inizio, in diretta streaming su Facebook, alla lettura di 'Cecità' di José Saramago.
Lesse ad alta voce, tutte di seguito e senza alcuna interruzione, tutte le 278 fittissime pagine di cui è composto il romanzo, e si fermò solo quando giunse al termine dell'opera, dopo poco meno di nove ore.
Un'impresa unica e uno sforzo fisico massacrante.
E allora.
Se anche tu ritieni che la cultura costi fatica e sacrificio.
Se anche tu pensi che occorra stringere i denti e lottare con ogni mezzo a disposizione contro l'idiozia, la superficialità e le strade facili.
Se la pensi così, fermati un istante, un minuto o anche ore a guardare questo gesto, e metti un like, lascia un commento e condividi questo video.

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#porfiriorubirosa #cecità #josésaramago

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

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