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9 giugno 2022 4 09 /06 /giugno /2022 13:09

Ho recuperato questo scritto da Facebook, avendolo composto e pubblicato esattamente un anno fa, il 9 giugno 2021. E mi sembra che sia passato un secolo da quel giorno.
In genere, ciò che pubblico su FB, dopo una successiva revisione, lo posto qui sul blog, ma qualche volta mi dimentico di farlo tempestivamente. Ma Facebook, con uno dei suoi algoritmi puntualmente ripropone ciò che si è pubblicato in una determinata data nel corso degli anni, man mano che il calendario scorre. E, quindi, l'algoritmo di FB, oggi mi ha consentito di recuperare quanto avevo scritto un anno fa. Provvedo adesso alla sua pubblicazione su questo blog.

Io e la mamma (foto di famiglia)

Vorrei scrivere di più, ma non ci riesco.

Vorrei inventare a ruota libera

Vorrei poter essere "freewheeling",
un freewheeling Maurizio

Ieri, ascoltando una discussione in radio,
ho imparato una nuova parola (colta): figmentum
(che, in realtà, sta per finzione, dal latino fingere)
Ma indica un particolare tipo di finzione
una sua species particolare
quel tipo di finzione che avviene
solo ed esclusivamente al livello mentale (secondo Calasso)

Scrivere di  mio padre e di mia madre a ruota libera
Una bella sfida!
Ma mi è difficile procedere per finzioni, per parallelismi, per costrutti fantasiosi,
anche se qualcuno qualificato mi ha detto che potrei, se volessi
Aspetto che mio padre
(e del pari mia madre)
venga a visitarmi in sogno
e a raccontarmi ancora le sue (le loro) storie.
Con mio padre il tempo è stato troppo breve:
non ho avuto il tempo di chiedere
non ho avuto più la possibilità di sedermi accanto a lui ad ascoltare
Con mia madre invece il tempo e le opportunità,
almeno in teoria, non sono mancate
ma non ne ho fatto un buon uso
Tante volte avrei dovuto sedermi accanto a lei
con un taccuino in mano
(oppure armato di un registratorino)
e chiederle di narrare nei dettagli tutte le storie
che mi raccontava profusamente quando ero piccolo
ed altre mai narrate
E, pur avendo avuto questa possibilità,
 - poiché, sino all'ultimo,
la mente di mia madre è stata salda come una roccia -
non l'ho fatto,
ho preso tempo,
ma chi ha tempo non aspetti tempo,
e poi quel tempo che credevo di avere
mi è sfuggito dalle mani come sabbia tra le dita


 

La persistenza della memoria (foto di Maurizio Crispi)

Siamo le storie che possiamo narrare
ma per far sì che questo tipo di identità possa prosperare
occorre un ascoltatore
un cantastorie senza un pubblico che lo ascolti non è nulla
"Raccontamelo ancora!"
E la mia richiesta riguardava sia storie della mia infanzia,
sia del periodo in cui non ero ancora nato
Le mie storie preferite erano quelle che mia madre
mi poteva raccontare del tempo di guerre
e delle sue personali vicissitudini,
quando assieme alle prozie, alla nonna e alla sorella maggiore
per sfuggire alle insicurezze della guerra si spostò
- per volontà delle prozie che, essendo decisioniste e autoritarie,
avevano valutato i benefici di una simile misura
per sfuggire ai primi bombardamenti alleati che già affliggevano Palermo -
nel cuore dell'Umbria, per ritrovarsi davvero nel cuore della guerra
nel bel mezzo della Linea Gotica
Quel periodo fu un'autentica Odissea per loro,
fatta di continui spostamenti alla ricerca di un luogo sempre più sicuro (introvabile, peraltro),
di fughe, di pericoli scampati, di felici ricongiungimenti  familiari
e d'un lungo e lento ritorno verso casa,
una vera e propria catabasi, per rientrare infine, loro gli "sfollati"
- con un viaggio per mare a bordo di una nave della Marina militare -,
nella Palermo devastata dal passaggio della guerra
Mi beavo di quei racconti
"Raccontami altre storie che non conosco!" - incalzavo la mamma
E le storie - come i dischi della hit parade - andavano ripetute di continuo
Ce n'erano alcune gettonatissime
"Cosa succedeva quando io non ero ancora nato?" - le chiedevo - "E quando ero piccolo?".

Adesso, per tante cose, brancolo nel buio
Non riesco più a colmare i vuoti narrativi
Alcune cose si fanno sfumate e perdono ricchezza di dettagli
Per esempio, vado anche perdendo la memoria
dei rapporti di parentela più distanti e di conoscenza con altri
Molte foto di famiglia, così, se le guardo rimangono mute:
da quelle stampe di piccolo formato vedo soltanto dei volti sconosciuti.
Chi è questo? Chi è quello?
E non potrò più rispondere a simili interrogativi
relative a cose, a persone e a eventi
che si perdono nelle brume del passato e si fanno evanescenti

Quando ero piccolo ero davvero avido di storie
Erano il mio pane quotidiano:
e non mi bastavano quelle che trovavo nei libri
Volevo sapere le storie delle persone che mi circondavano
Dovrei scavare nei reperti, cercare, rovistare,
aprire armadi, stipetti e cassetti dimenticati

Da qualche parte, ad esempio, c'è un album di disegni
ricavati da fogli raccogliticci e di forma irregolare,
disegni con pastelli colorati,
linee essenziali e colori vividi,
poiché evidentemente, a partire dagli scarni materiali a disposizione;
non esisteva la possibilità della graduazione,
fatti da un commilitone di mio padre
e questi disegni raffigurano vedute e singoli dettagli del campo di prigionia in Algeria,
dove mio padre e tanti altri con lui trascorsero ben due anni da prigioniero di guerra
Vicino a questo album, in una cassettina (di legno o di cartone),
ci sono le lettere che mio padre e mia madre
da fidanzati si scambiavano
Oggetti sopravvissuti, testimonianze, fonti

Mia madre diceva spesso che voleva distruggere
tutte le carte e le foto che la riguardavano
affine in questo a quell'Aureliano Buendia
di Cent'anni di solitudine
Ce lo diceva spesso,
e, svelando questo suo desiderio, dichiarava a grandi lettere
una forma di "disposofilia"
ed io le dicevo sempre: "Mamma non farlo!",
"Mamma, via, lascia quelle cose per noi"
Poi, benevola, lasciò che i suoi propositi rimanessero lettera morta
Adesso, pur avendo delle "fonti" a disposizione,
esito a servirmene

Ho anche riesumato una vecchia carpetta di scritti giovanili di mio padre,
(di questa sì mi ricordavo),
contenente fogli e foglietti di ogni dimensione
con sparse elaborazioni poetiche,
in vario grado di costruzione/decostruzione
Esprimono una ricerca, un desiderio di raccontare
i suoi stati d'animo,
ma anche una vigorosa ed intensa capacità descrittiva,
come quella che traspare da uno scritto interamente dedicato a Taormina
L'ho spostata da un luogo all'altro della casa
L'ho messa dove ogni giorno
la possa guardare e lei guardare me
E' una carpettina verde scuro, di plastica spessa,
con dentro una quantità di foglietti ingialliti
scritti con la penna stilografica,
fogli in copia dattiloscritta, leggere veline,
che potrebbero facilmente sbriciolarsi al primo tocco
E ancora se ne stanno là,
in attesa d’una mia attenzione
e d’una faticosa decifrazione
che solo dalla devozione d'un paziente lettore
possono scaturire
E, ancora, indugio
Penso, a volte, che sarebbe bello
se potessi scrivere una storia
di papà e mamma,
anche una storia romanzata (e perché no?),
per quanto fondata su fatti reali
Ma ancora non riesco a trovare dentro di me
le forze per far ciò
Arriverà il tempo, se mai arriverà
E se invece non dovesse arrivare
questo possibile racconto rimarrà per sempre
ad aleggiare come un fantasma
nel paese delle storie mai scritte
in un universo di infinite storie
E loro, comunque, vivono là,
in questo territorio sconfinato,
là si incontrano,
si parlano,
si raccontano
e continuano a vivere,
ancorati al mondo reale attraverso me,
perché io sono il tramite della memoria
per quanto esile possa essere quel cordone ombelicale
che ancora a loro mi lega
Per questo cerco di scrivere e scrivere,
perché so che in questo modo lì faccio vivere,
ma soprattutto so anche che, scrivendo e lasciando una traccia scritta,
per quanto modesta essa possa essere
loro potranno vivere ancora,
quando sarà venuto il mio turno di entrare nel Mistero
per unirmi a loro
Per questo motivo, a volte, essi compaiono nei sogni
come se volessero dirmi o ricordarmi qualcosa
o semplicemente dirmi: Ricordati di noi!

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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