/image%2F1498857%2F20211009%2Fob_9304b8_9788832055450-0-424-0-75.jpg)
Ho appena finito la lettura di Suca. Storia e usi di una parola di Roberto Sottile (edito da Navarra Editore nel 2021). Si tratta di un piccolo, ma esaustivo trattato sulla celebre parola che, inizialmente espressione disfemica confinata all’uso linguistico siciliano, si è progressivamente universalizzata.
Si tratta di un vero e proprio saggio linguistico, reso accessibile alla fruizione di molti grazie all’inserimento in coda al volume di un glossario che spiega in un linguaggio semplice i termini più astrusi della disciplina linguistica.
L’autore analizza nel volume tutti i diversi aspetti dell'icastica espressione che altri hanno definito l’”imperativo popolare”, comprendendo nella sua analisi le scritture esposte e il linguaggio dei media, oltre ai sempre più numerosi esempi del suo utilizzo nella letteratura contemporanea.
Il volume è arricchito da un apparato di note e da una cospicua bibliografia delle opere citate, ed è corredato da immagini esemplificative e paradigmatiche.
Roberto Sottile, docente di Linguistica italiana del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Ateneo palermitano, è deceduto improvvisamente l’8 agosto 2021.
È stato sempre apprezzato per l’originalità della sua ricerca, fortemente radicata nella sua terra.
(Dal risguardo di copertina) L'origine della parola siciliana suca è rintracciabile nel verbo sucari 'succhiare', con un valore originariamente triviale. Ma, nel tempo, "l'imperativo palermitano" ha sviluppato una miriade di significati e usi figurati che si sono via via affermati in ambiti comunicativi diversi dal dialetto: nell'italiano colloquiale come nell'italiano giovanile, nelle scritture esposte come nei social, nei mass media come nel linguaggio delle tifoserie calcistiche. E, piano piano, ha perfino cambiato forma passando da SUCA a 800A e dimostrandosi capace di trasformarsi ancora, fino a diventare 751A. Oggi, suca e le varie espressioni in cui ricorre si usano per negare qualcosa o per esprimere una certa contrarietà nei confronti di una richiesta, una situazione, una "verità", ma questa contrarietà procede per gradi: può essere più forte o più attenuata a seconda che con essa si voglia comunicare rabbia o sfida, un sentimento di scherno oppure di dispetto. A Palermo, dove l'imperativo è nato, continua a reinventarsi, con nuove soluzioni grafiche e nuovi sensi figurati, trovando anche applicazioni nell'arte e nell'ambito di un costituendo Made in Sicily. Con un glossario di Kevin De Vecchis. Foto dell'opera di Giuseppe Mazzola.
scrivi un commento …