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23 ottobre 2023 1 23 /10 /ottobre /2023 06:59

"La morte e il morire" di Elisabeth Kubler Ross è stato per me una lettura di fondamentale importanza. I tardi anni Settanta (dalla conclusione dei miei studi di Medicina) e i primi anni anni Ottanta (che hanno coinciso con il conseguimento della specializzazione in Psichiatria e il percorso di formazione psicoanalitica che poi per vicissitudini personali abbandonai) sono stati caratterizzati da una serie di letture extra-curriculari e che derivavano da una mia necessità interiore di elaborare il lutto della improvvisa e traumatica scomparsa di mio padre. Un mio filone di letture, portato avanti in modo febbrile e ossessivo, fu costituito da una serie di saggi sulla morte e sul morire e fu così che, appunto, mi imbattei nel testo della Kubler Ross.

Maurizio Crispi

Elizabeth Kubler Ross, On Death and Dying

Elisabeth Kubler-Ross, medico psichiatra di origine svizzera, viene considerata la fondatrice della psico-tanatologia, ed anche uno dei più noti esponenti dei cosiddetti "death studies" in cui l'oggetto dell'attenzione non è tanto la morte in sé, quanto piuttosto il morire, inteso come "processo", processo affrontato con laica lucidità al di fuori di qualsiasi cornice religiosa pre-costituita.

Il modello elaborato dalla Kubler-Ross è servito a creare una nuova attenzione sui processi del morire (all'interno di categorie psicologiche) dopo che con la perdita di influenza delle organizzazioni religiose e del supporto della fede, il morire era stato in qualche modo de-umanizzato e relagato nel chiuso degli ospedali.

Il modello a cinque fasi del morire, elaborato nel 1970, nel suo studio fondamentale e pioneristico On Death and Dying (La morte e il morire, Assisi, Cittadella, 1976. 13ª ed.: 2005) rappresenta tuttora uno insostituibile strumento che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma ha una portata ben più ampia, poiché gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sia da elaborare un lutto (o una perdita), anche se esclusivamente - o prevalentemente - limitato al livello affettivo e/o ideologico.

E' da sottolineare che si tratta di un modello a fasi e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine, dato che le emozioni non seguono regole particolari, ma anzi così come si manifestano, così svaniscono, oppure si presentano magari miste e sovrapposte.

Ed ecco di seguito le cinque fasi, descritto dalla Kubler-Ross, con ampi riferimenti a casi di pazienti terminali che lei stessa ebbe modo di seguire nel loro percorso di avvicinamento alla morte.

Fase della negazione o del rifiuto: “Ma è sicuro, dottore, che le analisi sono fatte bene?”, “Non è possibile, si sbaglia!”, “Non ci posso credere” sono le parole più frequenti di fronte alla diagnosi di una patologia organica grave; questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell' esame di realtà, ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. Molto probabilmente il processo di rifiuto psicotico della verità circa il proprio stato di salute può essere funzionale al malato per proteggerlo da un’eccessiva ansia di morte e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi. Con il progredire della malattia tale difesa diventa sempre più debole, a meno che non s’irrigidisca raggiungendo livelli ancor più psicopatologici.
Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni, investendo i familiari, il personale ospedaliero, Dio. La frase più frequente è “perché proprio a me?”. È una fase molto delicata dell’iter psicologico e relazionale del paziente. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
Fase della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del paziente, sia con le figure religiose. “se prendo le medicine, crede che potrò vivere fino a…”, “se guarisco, farò…”. In questa fase, la persona riprende il controllo della propria vita, e cerca di riparare il riparabile.

 

Elisabeth Kubler Ross, La morte e il morire, La Cittadella Editrice

Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire e di solito si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza aumenta. Questa fase viene distinta in due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi. La depressione preparatoria ha un aspetto anticipatorio rispetto alle perdite che si stanno per subire. In questa fase della malattia la persona non può più negare la sua condizione di salute, e inizia a prendere coscienza che la ribellione non è possibile, per cui la negazione e la rabbia vengono sostituite da un forte senso di sconfitta. Quanto maggiore è la sensazione dell’imminenza della morte, tanto più probabile è che la persona viva fasi di depressione.
Fase dell’accettazione: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata. In questa fase il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto. È il momento dei saluti e della restituzione a chi è stato vicino al paziente.
È il momento del “testamento” e della sistemazione di quanto può essere sistemato, in cui si prende cura dei propri “oggetti” (sia in senso pratico, che in senso psicoanalitico).
La fase dell’accettazione non coincide necessariamente con lo stadio terminale della malattia o con la fase pre-morte, momenti in cui i pazienti possono comunque nuovamente sperimentare diniego, ribellione o depressione.

 

Elisabeth Kubler Ross con Madre Teresa di Calcutta

L'autrice. Elisabeth Kübler-Ross (Zurigo, 8 luglio 1926 – Scottsdale, 24 agosto 2004) è stata una psichiatra svizzera. Viene considerata la fondatrice della psicotanatologia e uno dei più noti esponenti dei death studies.

Dopo gli studi in Svizzera, nel 1958 si è trasferita negli USA dove ha lavorato per molti anni presso l'Ospedale Billings di Chicago. Dalle sue esperienze con i malati terminali ha tratto il libro La morte e il morire pubblicato nel 1969,[1] che ha fatto di lei una vera autorità sull'argomento. Celebre la sua definizione delle cinque fasi di reazione alla prognosi mortale: diniego (denial and isolation), rabbia (anger), negoziazione (bargaining), depressione (depression), accettazione (acceptance). Chiave del suo lavoro è la ricerca del modo corretto di affrontare la sofferenza psichica, oltre che quella fisica.

Usava anche praticare la tecnica dell'uscita fuori da corpo (OBE), che aveva appreso da Robert A. Monroe. Negli anni settanta ha tenuto numerosi seminari e conferenze.


Le sue opere

  • La morte e il morire, Assisi, Cittadella, 1976 (edizione originale 1969). 17ª ed.: 2015. ISBN 88-308-0247-6; ISBN 978-88-308-0247-6.
  • Domande e risposte sulla morte e il morire. Essere vicini a chi è prossimo a morire: alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà, red./studio redazionale, 1981 (edizione originale 1974).
  • La morte e la vita dopo la morte. La nascita ad una nuova vita, Roma, Edizioni Mediterranee, 1991 (edizione originale 1983). ISBN 88-272-0009-6; ISBN 978-88-272-0009-4. Anteprima limitata. Nuova ed.: La morte e la vita dopo la morte. "Morire è come nascere", 2007. ISBN 88-272-1895-5; ISBN 978-88-272-1895-2. Anteprima limitata.
  • La morte è di vitale importanza. Riflessioni sul passaggio dalla vita alla vita dopo la morte, Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 1997 (edizione originale 1995).
  • Impara a vivere impara a morire. Riflessioni sul senso della vita e sull'importanza della morte, Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2001 (edizione originale 1995).
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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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