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13 dicembre 2015 7 13 /12 /dicembre /2015 15:14
Si è conclusa oggi (13 dicembre 2015), a Palermo, la Chanukkah, ovvero la “Festa delle Luci”

La Chanukkah è una rievocazione del miracolo avvenuto nel 165 AC quando nel riaffermare il “monoteismo” fu riconsacrato il Tempio di Gerusalemme. La parola Chanukkah significa inaugurazione/consacrazionee si riferisce all’evento svoltosi il 25 di Kislev del Calendario ebraico venne inaugurato il nuovo altare nel Tempio, dopo la liberazione della Giudea dall'occupazione siriano-ellenica di Antioco IV Epifane e dopo che i Maccabei ebbero ripulito il Tempio dagli idoli e costruito un nuovo altare, perché quello precedente era stato profanato. Per riaccendere il candelabro fu usata l’unica ampolla di “olio puro” disponibile, sufficiente per un giorno solo. Quest’olio - e questo consistette il miracolo - durò ben otto giorni. Da più di duemila anni gli Ebrei celebrano questa festa in nome della Luce e della Pace tra i popoli.
A questo antichissimo evento viene fatta risalire l’origine di tutte le religioni monoteiste moderne. La “Festa della Luce” (o anche “Festa dei Lumi”) si è svolta a Palermo dal 6 dicembre 2015, con l’accensione della prima candela, sino al 13 dicembre che ha visto l’accensione e lo spegnimento dell’ultima candela.
L’evento, ripartito in otto giorni consecutivi, si è svolto all’interno del Complesso Monumentale dello Steri, e - in particolare - nel Carcere dei Penitenziati (ovvero negli spazi in cui si trovavano le celle dell’Inquisizione), in Piazza Marina.

L’evento è stato promosso dall’Istituto Siciliano di Studi Ebraici (ISSE) con il patrocinio dell’Università di Palermo.

Questo nel dettaglio, il calendario delle accensioni:

  • Domenica 6 alle ore 17.30 (Erev Chanukkah)
  • Lunedì 7 alle ore 17.30 Martedì 8 alle ore 17.30
  • Mercoledì 9 alle ore 17.30
  • Giovedì 10 alle ore 17.30
  • Venerdì 11 alle ore 15.45, prima dell'entrata di Shabbat
  • Sabato 12 alle ore 18.00, dopo l'uscita di Shabbat
  • Domenica 13 alle ore 16.30

 

All'accensione di domenica 13 sono stati presenti il Magnifico Rettore dell'Università Fabrizio Micari, il Rabbino Pierpaolo Pinhas Punturello e i rappresentanti delle altre confessioni religiose.
Al termine, si è avuto un momento di musica ebraica con Francesco La Bruna al violino , Nicola Marchese alla chitarra e la voce di Michela Alamia.

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2 dicembre 2015 3 02 /12 /dicembre /2015 07:48
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro

Il volume di Beatrice Mortillaro, Da Garibaldi a Che Guevara. Storie della mia famiglia, di recente pubblicato da Navarra Editore (2015) è stato presentato, giovedì 26 novembre 2015, all'Università di Roma Tre negli spazi di Biblioteche di Studi politici e dell'area Umanistica.

Tra il pubblico, docenti, rappresentanti di associazioni, studenti e studentesse del corso di Scienze Politiche e Lettere.

Presenti tra i relatori, oltre all'autrice Beatrice Mortillaro Salatiello, Francesco Guida (direttore del Dipartimento di Scienze Politiche) e Maria Rosaria Stabili, docente di Storia dell'America Latina, con il professore Siclari, vicedirettore del dipartimento di Scienze Politiche e Daniele Pompejano, che ha scritto la prefazione del volume. Nel corso della presentazione vi è stato anche spazio per la testimonianza di Tania Mortillaro (oggi avvocato in Italia), mentre Enrica Rosso ha interpretato brani del libro.

Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro
Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro

(...) Le tredici vittime della Gancia dovevano essere quattordici, perchè lo zio Giuseppe, quell'alba del 4 aprile, nel campanile del Monastero, nella sanguinosa confusione, riuscì a svincolarsi dalla presa del poliziotto borbone e rifugiarsi nel nascosto magazzino di Francesco Riso, dove il nonno Filippo tentava ancora di montare i pezzi di cannone con le mani... (pag. 13)

Dal volume

Da Garibaldi a Che Guevara. Un percorso di memorie familiari tracciato da Beatrice Mortillaro

(dal risguardo di copertina) Protagonista di queste pagine è la famiglia siciliana Mortillaro, molto nota a Palermo per un passato imprenditoriale di successo nelle aziende dei Florio, e per la vicinanza con autorevoli intellettuali, fra cui il filosofo Giovanni Gentile. Alla fine dell'Ottocento alcuni membri della famiglia emigrarono in Argentina, diventando attivi sostenitori delle lotte per la democrazia, ed ebbero modo di conoscere i protagonisti della tormentata storia sudamericana, fra cui Ernesto Che Guevara. Beatrice Mortillaro ripercorre i momenti cardine di questo percorso familiare, dalla rivolta garibaldina della Gancia nell'aprile 1860 - che vide protagonisti i suoi avi - all'orrore del secondo conflitto mondiale, per passare poi alla ricerca dei parenti argentini. Le loro vicende private e soprattutto l'indagine sulla tragica vicenda di uno di loro, desaparecido durante la dittatura di Videla, conquistano il lettore attraverso le testimonianze appassionate dei Mortillaro di Argentina e di Cuba. In un avvincente susseguirsi di vicende storiche e di personaggi leggendari, Beatrice Mortillaro, esponente del ramo della famiglia rimasto in Sicilia, condivide la scoperta della sua seconda patria, l'America latina, di una famiglia lontana che è insieme uguale e differente, con cui ha in comune un corredo di valori senza confini, né di luogo né di tempo. Prefazione di Daniele Pompejano (Università di Messina).

Di seguito la prefazione al volume di Daniele Pompejano.

Macondo di acque e di terre, di sangue e di memorie... (Prefazione al libro di Daniele Pompejano, Università di Messina)

La voglia di raccontare erompe in Bice Mortillaro da una notizia casualmente letta sulla stampa: riferiva del processo ai generali argentini – celebrato in Italia nell’anno 2000 – responsabili fra l’altro del sequestro del nipote Ariel Mortillaro a Buenos Aires il 21 maggio 1977. Di Ariel non si avranno più notizie. Verosimilmente l’urgenza di raccontare Bice la sentiva da tempo, da quando nel 1989 perdeva il suo Gabriele, giovane ambientalista, antimilitarista e obiettore di coscienza, astrofisico prossimo alla laurea, vittima di una disgrazia nelle acque del Simeto. Dal dolore materno erompe il desiderio di riparare all’assenza ritessendo la memoria lunga della propria famiglia oltre la barriera di acqua e di oblii dell’oceano. Giacché “con la memoria non ci si sente più soli”, annota in una memoria la sorella di Ariel che Bice incontra in uno dei suoi viaggi in Argentina alla ricerca di una storia perduta. Il filo rosso è costituito dal Macondo dei valori condivisi e vissuti di generazione in generazione sul modello dell’avo Filippo Mortillaro, protagonista della rivoluzione della Gancia a Palermo, fortunosamente sfuggito alla cattura e all’esecuzione dei suoi compagni il 13 aprile del 1860. Valori che i discendenti di Filippo – al di qua e al di là dell’oceano – coltiveranno lasciandoli in eredità sino ai discendenti attuali. Bice ne ricostruisce le esistenze segnate da peregrinazioni geografiche e politiche fra l’Italia e l’America Latina, l’Argentina in particolare, ma poi anche Cuba, Ecuador e Perù. Un filo rosso che si riannoda circolarmente allorché Bice scopre che l’ultimo dei Mortillaro argentini porta “forse per caso” il nome di Gabriele, giusto il nome del proprio figlio. Nel racconto rivivono le memorie di Francesco – il padre di Bice – che, come un cantastorie, raccontava le vicende della famiglia con una vivacità che solo l’oralità consente, in un uditorio avido di notizie costituito dai figli raccolti nell’ascolto. Ma, oralità a parte, i 3 4 diari e le lettere gelosamente custodite e trasferite da Bice nei suoi viaggi atlantici fra il 2000 e il 2004, hanno consentito la ricostruzione di una memoria e di un’identità collettiva che oggi istituzioni come l’Archivio Nazionale dei Diari di Pieve santo Stefano o la Libera Università dell’autobiografia ad Anghiari con perizia e amore custodiscono, ricostruiscono e valorizzano. Quali sono, dunque, i valori costanti della stirpe dei Mortillaro e attraverso quali tappe si rinnovano: gli ideali per così dire religiosi di Gabriele – di una totalità armonica del cosmo che non gli consentiva di “spezzare” neanche un fiore dal campo, di accarezzarlo e osservarlo compiaciuto, piuttosto – sono rievocati in contrappunto con quelli del nipote di Bice nato e vissuto in Argentina e vittima del sequestro a opera dei militari: Ariel, appunto. Il suo nome evoca l’Arielismo latinoamericano di inizi Novecento, cioè una cultura imbevuta di spiritualismo, opposta all’utilitarismo e al positivismo anglosassoni, incerto nel suo progetto politico – è vero – ma plasmato nella cultura dei Mortillaro dall’innesto sul ceppo della fede socialista e garibaldina originarie. Fra i due estremi cronologici e generazionali si snodano esistenze al di qua e al di là dell’oceano. Un’emigrazione politica soprattutto, quella dei Mortillaro, il disincanto verso lo Stato unitario e l’Argentina terra promessa agli albori di una moderna società di massa in cui eminenti intellettuali siciliani – come gli Ingegneros – erano protagonisti nel socialismo e nella cultura argentini. Sino a grandi spartiacque, la Cuba rivoluzionaria soprattutto: è lì che approda da Buenos Aires il cugino primo di Bice: Gaspar, e con lui il figlio Ariel. Gaspar – che nel 1920 aveva giurato di voler “morire per il comunismo” – si trasferisce da Buenos Aires a L’Avana subito dopo la rivoluzione per contribuire alla costruzione dell’hombre nuevo, ideale e tesoro aviti. Cerca risposte a una domanda tanto banale quanto rivelatrice: perché a Cuba, grande produttrice di zucchero, “le caramelle sono tutte importate dagli Stati Uniti o dall’Italia?”. Contribuisce alla rivoluzione confermando la sua fama di letterato ed editorialista politico, lavora all’agenzia Prensa Latina e presiede il prestigioso “Instituto Julio A. Mella”, frequenta un altro argentino, Ernesto “Che” Guevara, con cui viene ritratto in fotografie che la famiglia orgogliosamente custodisce. Di pas- 5 saggio al largo della Sicilia Ariel commenta a un compagno di navigazione verso il Mar Nero e l’URSS: “È la terra di mio nonno”. La microstoria dei Mortillaro si intreccia, fra pubblico e privato, con la storia grande, italiana e latinoamericana. E come la casa palermitana era stata crocevia dei rivoluzionari della Gancia ai tempi del bisnonno Filippo, la casa di Gaspar a Buenos Aires è porto di rifugio affettuoso per protagonisti di primo piano della storia politica di quel continente: dal portoricano Carlos Padilla, che ne sposa la figlia Freya, a Manuel Galich, illustre intellettuale e politico guatemalteco, esule dopo il colpo di Stato del 1954. È una storia che cementa un sentimento di solidarietà internazionalista e una fraternità che va ben al di là dei vincoli di sangue. E che fa scrivere all’autrice: “Adesso ho due patrie e due famiglie”. Ed è una storia a specchio, contrappuntata dall’attivismo politico e dalla rivendicazione di diritti politici e di genere di Bice in Italia, fra gli anni ’70 e ’80, e dei nipoti nel clima autoritario del peronismo, di cui proprio Ariel patisce la persecuzione e il carcere, e più tardi la desaparición al ritorno da Cuba. C’è poi nel racconto di Bice una sorta di spirito magico-realista. Scrive: “C’è una magia in quanto mi accadde” allorché si mise sulle tracce dei parenti argentini fortunosamente rintracciati attraverso un vecchissimo indirizzo risalente al 1946, dopo un’interruzione nelle comunicazioni di oltre dieci anni. E la continuità nel vissuto della stirpe rivela nel racconto una percezione quasi metafisica di legami che nessun evento traumatico della storia grande e di quella piccola famigliare è riuscita a spezzare, né le guerre né i lutti. Continuità e circolarità, ancora: è un caso che tanto Gabriele che Ariel siano stati strenui difensori tanto dei diritti umani e politici che dell’ambiente? E che la vedova di Ariel, custode della memoria di una vita rimasta in sospeso, si sia trasferita con la sua bambina per salvarla in una isolata e bella cittadina sull’Oceano atlantico a sud di Buenos Aires dove si guadagna da vivere curando dei giardini e portando il cibo a tutti i gatti e cani randagi nei pressi della casa dove abita?

 

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8 ottobre 2015 4 08 /10 /ottobre /2015 09:38
Disabil@bile Meeting Forum. Inclusione sociale ed empowerment del cittadino disabile. Modelli organizzativi e nuove tecnologie 2015. Nell'ambito dell'articolato evento, un Tavolo Sociale per le Disabilità

Nell'ambito dell'articolato evento Disabil@bile 2015, Meeting Forum. Inclusione sociale ed empowerment del cittadino disabile. Modelli organizzativi e nuove tecnologie, che si svolgerà a Caltanissetta tra il 15 e il 16 ottobre, con eventi collaterali che partiranno dal 13 ottobre, avrà luogo il 14 ottobre, presso il Chiostro del Convento di San Domenico un Tavolo Sociale per la Disabilità di Incontro…Confronto…Strategie…Azioni…

Il 14 ottobre 2015 il Chiostro del Convento di San Domenico ospiterà l’evento “Un Tavolo Sociale per la Disabilità”, che si svolgerà dalle ore 15.00 alle 18.30.
L’evento promosso da “Disabil@bile, Meeting Forum. Inclusione sociale ed empowerment del cittadino disabile. Modelli organizzativi e nuove tecnologie”, e inserito tra gli eventi paralleli alla manifestazione, vuole essere un momento di incontro, confronto, pianificazione di strategie e azioni condivise per superare la situazione di stallo che attanaglia il mondo della disabilità in Sicilia. I problemi si conoscono, le proposte di soluzioni da parte del mondo sociale tutto ci sono state, le leggi in materia sono tra le più avanzate in Italia, tuttavia le persone con disabilità sono tra le più sofferenti di tutto il territorio italiano. Salvatore Crispi, definito il gigante dei diritti delle per le persone con disabilità, che recentemente ci ha lasciati, sosteneva che «...bisogna superare la dicotomia esistente in Sicilia tra le buone norme emanate e la carenza e l’inadeguatezza dei Servizi nel territorio»: questo è in effetti il problema principale della grave crisi in cui versa il mondo della disabilità in Sicilia, unitamente alla carenza di pianificazione specifica in questo ambito.
Le persone con fragilità e con disabilità e i loro familiari, vivono quotidianamente con molti disagi, spesso in maniera drammatica e in condizioni poco dignitose. Non si riesce ad ottenere dalle istituzioni una programmazione organica e globale sull’area della disabilità da cui discendono gli indispensabili interventi diversificati e specialistici indispensabili per rispondere con efficacia ed efficienza alle peculiarità delle diverse tipologie di disabilità.
I trasferimenti dallo Stato e dalla Regione Siciliana ai Comuni e agli Enti locali sono sempre più scarsi, e i finanziamenti attribuiti molto spesso non si riescono a spendere o vengono spesi male.
Con questa manifestazione, al di là della volontà di mettere a fuoco nuovi e vecchi problemi, si intende, prima di tutto, rimettersi insieme, attraverso l’azione di tutte le Forze sociali con la partecipazione delle Associazioni delle Disabilità, del volontariato e del terzo settore, e di tutti coloro che vogliono incontrarsi, confrontarsi per stabilire strategie e pianificare azioni, partendo dall’esperienza siciliana, per favorire l’inclusione sociale, la maggiore autonomia e il raggiungimento stesso, da parte del cittadino disabile, di uno stile di vita dignitoso e rispondente il più possibile alle esigenze di ciascuno.

Il programma dell'evento e delle manifestazioni collaterali

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5 settembre 2015 6 05 /09 /settembre /2015 06:40
Giornata europea per la cultura ebraica (16^ ed.). Anche a Palermo, una riflessione tra incontri di culture, ponti, transiti e attraversamenti

Domenica 6 settembre 2015, si celebra anche a Palermo, una delle 72 città italiane che hanno aderito all'evento, la Giornata Europea della Cultura Ebraica (che giunge quest'anno alla sua 16^ edizione).
E' una manifestazione che invita a conoscere la storia, i luoghi, le tradizioni degli ebrei in Italia e in Europa gettando "ponti ideali" di confronto e dialogo. 32 Paesi europei e 72 località italiane, da nord a sud, si animeranno per la sedicesima edizione, all'insegna del tema "Ponti&AttraversaMenti", quanto mai attuale nelle circostanze attuali che l'intera Europa è chiamata a fronteggiare in un momento di epocali migrazioni di popoli (che rendono quanto mai attuale e stimolo di riflessione la travagliata storia del popolo ebraico).
Sarà ovviamente l’occasione per parlare di confronto tra identità diverse, anche all’interno dell’ebraismo stesso, eterogeneo e ricco di diversità.

Domenica 6 settembre 2015, alle ore 16,00, a Palazzo delle Aquile (Sala delle Lapidi) avrà luogo un incontro sul tema “Ponti&AttraversaMenti
Al termine il quartetto Klezmer4sale eseguirà alcuni brani originali e musiche del repertorio tradizionale klezmer, melodie e ritmi tipici delle comunità ebraiche dell’Europa orientale.
Altri appuntamenti avranno luogo nel contesto della ricorrenza e della giornata di studi e saranno i seguenti.
Nelle mattinate di domenica 6 e di lunedì 7 settembre 2015 sono previste visite guidate della Giudecca di Palermo che inizieranno alle ore 9,30 da Piazza Bellini angolo Via Maqueda
L’itinerario comprende la visita dell’ipogeo di Palazzo Marchesi con l’intervento straordinario di Pietro Todaro il maggiore studioso del sottosuolo di Palermo autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative esperto Unesco per i sistemi d’acqua tradizionali
Per prenotare: inviare e-mail a infoisse@libero.it o telefonare a 335-8438188
Un modesto contributo è stato fisato nei termini di 3 euro a persona.

Nel pomeriggio di domenica 6 settembre 2015, alle ore 18,45, invece, a Piazza Pretoria, è previsto un girotondo attorno alla Fontana Pretoria per una grande festa multietnica al ritmo delle percussioni degli allievi dell’Istituto Comprensivo “V. E. III” di Palermo: a questo evento parteciperanno anche rappresentanti dell’Amministrazione Comunale e della Consulta delle Culture di Palermo

Sono passati sedici anni dalla prima Giornata Europea della Cultura Ebraica: da allora, centinaia di migliaia di persone hanno avuto l’opportunità di conoscere alcuni aspetti della cultura e della tradizione ebraica, e di scoprire per la prima volta sinagoghe, musei, quartieri ebraici, antiche “giudecche” e tanti altri siti e percorsi. Un patrimonio di grande interesse culturale, storico, archeologico, architettonico e artistico, non sempre conosciuto e valorizzato, parte integrante della storia d’Italia e d’Europa. Durante i secoli gli ebrei hanno vissuto nei Paesi europei, talvolta in piena integrazione, più spesso vittime di discriminazioni o di vere e proprie persecuzioni, ma sempre vivendo la propria identità pienamente, mai rinunciandovi. Una presenza costante, che ha influenzato la cultura dei tanti Paesi europei, e da cui gli ebrei sono stati a loro volta influenzati. Si pensi per esempio al nostro Paese, dove gli ebrei sono presenti da oltre due millenni, e dove sono presenti tanti dialetti o tradizioni locali delle comunità ebraiche: fonti di vita, di storie, di cultura che sono giunte fino a noi nei secoli, e che testimoniano il profondo intreccio tra gli ebrei italiani e la società di cui facevano e fanno parte. Molto stimolante è dunque il tema “Ponti & AttraversaMenti”, scelto quest’anno quale “fil rouge” degli appuntamenti nelle tante località che aderiscono alla Giornata. Sarà l’occasione per parlare di confronto tra identità, anche all’interno dell’ebraismo stesso, così eterogeneo e ricco di diversità; e per scoprire, grazie a “ponti ideali” che saranno presenti in tutta Europa, un assaggio di una cultura antica e aperta al mondo, orgogliosa della propria identità e desiderosa di farsi conoscere.

Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione comunità ebraiche italiane.

Che cos’è un ponte? Come tutti i simboli, il ponte può avere vari significati. È innanzitutto un collegamento. Può collegare città e regioni divise da ostacoli naturali rappresenta inoltre simbolicamente ogni tipo di legame e collegamento tra entità diverse, popoli, etnie e religioni. In quest’accezione il ponte più noto e rilevante degli ultimi decenni è forse il dialogo interreligioso che collega religioni separate tra loro, non solo da un punto di vista teologico ma anche da una lunga storia di divisioni, disprezzo e persecuzioni. Ma il ponte può essere un collegamento interno tra gli elementi diversi che compongono un popolo, una comunità, una nazione e da questo punto di vista la storia e la vita ebraica sono un buon esempio di ponti. C’è un ponte interno che collega ebrei di diverse origini etniche e culturali.
Su questo ponte è basata la costruzione di una comunità ebraica e un esempio straordinario di collegamento tra ebrei di origini, culture e lingue diverse è lo Stato d’Israele.
Ma il ponte rappresenta anche qualcosa di diverso. Un famoso detto di Rabbi Nachman di Breslav recita: Tutto il mondo è un ponte molto stretto, l’importante è non aver paura. L’aforisma di Rabbi Nachman, se da una parte è un invito al coraggio, d’altra parte rappresenta il ponte come qualcosa che incute timore. Tutta la nostra vita è un ponte da attraversare ed è un ponte pericoloso, instabile da cui si può cadere. Rabbi Nachman non nega tutto ciò ma sostiene che non possiamo evitare il pericolo e che le cadute sono da una parte inevitabili ma dall’altra possono e devono farci crescere.
Negli ultimi anni è diventata molto popolare la contrapposizione tra ponti e muri. Paradossalmente in un midràsh il ponte diventa esso stesso un muro da superare. In questo midràsh Rabbi Yehudà loda i romani per la costruzione dei ponti. Gli risponde Rabbi Shimon Bar Yochai dicendo che in realtà lo hanno fatto solo per trarne vantaggio perché per attraversare i ponti bisognava pagare una tassa. Il ponte in questo caso rappresenta non solo un collegamento ma anche un confine e per attraversare quel confine è necessario pagare un dazio.
Ponti e muri sono necessariamente contrapposti? Il ponte significa abbattere ogni confine, negare la differenza? Vorrei rispondere citando l’interpretazione di un grande Maestro del ‘900 a un midràsh su Avrahàm. Questo patriarca è un ottimo esempio di ponte. Secondo un famoso midràsh la tenda di Avrahàm era aperta ai quattro lati per accogliere più facilmente le persone di passaggio. Avrahàm è il simbolo del chèsed, che è la volontà, l’impegno e la capacità di far del bene al prossimo, di preoccuparsi della salute materiale, psicologia e spirituale degli altri. Ad Avrahàm viene ordinato da Dio di fare la milà, la circoncisione. Prima di obbedire all’ordine divino Avrahàm chiede consiglio a tre amici e solo uno di loro gli consiglia di attuare l’ordine. Perché chiedere consiglio per un ordine divino? Si ubbidisce e basta!
Lo Sefat Emèt (secondo Rebbe di Gur) risponde a questa domanda dicendo che la milà è in apparente contraddizione con l’opera svolta fino a quel momento da Avrahàm. Egli ha voluto avvicinare gli uomini, uomini molto diversi tra loro, spesso molto lontani dal suo modo di pensare, attraverso atti di chèsed. A questo punto gli viene chiesto un atto che lo distinguerà anche fisicamente dal resto dell’umanità. La domanda di Avrahàm, secondo lo Sefàt Emèt è: Potrò continuare ciò che ho fatto finora? Gli altri riusciranno ad accettare la diversità e la rivendicazione della diversità? Avrahàm in realtà racchiude in sé un’apparente contraddizione. Da una parte egli è l’uomo del chèsed, dell’accoglienza, dell’avvicinamento.
D’altra parte è chiamato Avrahàm haivrì. La parola ivrì deriva dal termine èver – sponda, e secondo l’interpretazione di Rabbì Yehudà vuol dire che tutto il mondo si trova da una parte del fiume e Avrahàm dall’altra. Avrahàm rappresenterebbe quindi da una parte l’avvicinamento agli altri uomini e d’altra parte la differenza radicale. Tutto ciò è conciliabile? È questa la domanda di Avrahàm ai suoi amici. Solo uno degli amici risponde positivamente. In questa risposta positiva c’è forse una sintesi di tutta la tradizione ebraica. Da una parte si vuole e si deve operare per il bene dell’umanità intera ma d’altra parte l’ebraismo nasce e si sviluppa come popolo speciale, come identità forte e spesso contrapposta ad altri modi di vivere e di pensare.
E questo potrebbe essere un ulteriore significato del ponte. Il ponte collega due identità separate. Questo collegamento ha un senso ed è positivo solo a patto che non annulli le identità e le differenze.

Alfonso Arbib - Rabbino Capo Comunità Ebraica di Milano

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3 luglio 2015 5 03 /07 /luglio /2015 06:26
Il sistema integrato degli interventi a favore delle persone con disabilità: le buone leggi ci sono, bisogna applicarle, tramutandole in buone prassiIl sistema integrato degli interventi a favore delle persone con disabilità: le buone leggi ci sono, bisogna applicarle, tramutandole in buone prassi

A Palazzo delle Aquile (Palermo), il 30 giugno 2015, in occasione della “Tavola rotonda sulla legge 328/2000″, organizzata dall’Ufficio di presidenza del Consiglio comunale in collaborazione con ASAEL (Associazione siciliana amministratori enti locali), che ha preso lo spunto dalla presentazione del saggio di Salvatore Migliore, dal titolo “Sistema integrato di interventi e di servizi sociali: un progetto per garantire la qualità della vita”, volume che si apre con un'introduzione scritta da Salvatore Crispi.
Salvatore era stato invitato a far parte del cast dei relatori: non è stato presente materialmente, ma lo è stato in spirito ed è stato commovente sentire le parole su di lui enunciate dal Presidente del Consiglio Comunale Salvatore Orlando e dall'autore del volume, che - nei confronti di Salvatore - aveva un rapporto pluriennale di stima ed affetto.
(Dalla locandina dell'evento, Nadia Spallitta) Sulla scia del testo di Salvatore Migliore, si ritiene che è importante porsi l’obiettivo di verificare lo stato di attuazione della c.d. “Integrazione-socio- sanitaria” che fu alla base della riforma del sistema di welfare nel nostro paese e che in Sicilia costituì agli inizi degli anni duemila uno degli obiettivi della politica.
Infatti, in un quadro di auspicabile realizzazione di crescita della nostra società, non si può parlare di politiche economiche ed occupazionali, di partecipazione al mercato del lavoro e di sviluppo economico della nostra regione, senza porre l’accento sullo sviluppo delle politiche di inclusione, coesione e protezione sociale.
Sulla base di queste considerazioni, ci si permette sottolineare che a questa opera di necessaria rivisitazione della legislazione regionale in materia socio-sanitaria, auspicata nel presente lavoro dall’Autore, sarebbe opportuno che la Regione coinvolga sempre più gli enti locali, primi attori nell’appagamento dei bisogni dei cittadini e finanziatori delle varie politiche integrative dei programmi dei piani di zona.

Salvatore Crispi, come si è detto sopra, dietro richiesta dell'autore del volume, aveva scritto un'introduzione densa che espone in maniera lucida lo stato dell'arte sui temi dell'integrazione socio-sanitaria nell'intervento a favore dei disabili che, pur auspicato e previsto dalla legge nazionale del 2000 rimane ancora ben lontano dall'essere operativo.
Di seguito la sua premessa.

Il sistema integrato degli interventi a favore delle persone con disabilità: le buone leggi ci sono, bisogna applicarle, tramutandole in buone prassi

(Salvatore Crispi) Le grandi normative di riforma, in grado di incidere, anche in prospettiva, e di accrescere la qualità della vita delle persone, sono state approvate, in molti casi grazie alle pressioni delle Associazioni di base e del terzo settore in genere, superando e forzando in qualche modo, i momenti sociali e culturali nei quali le assemblee elettive (Camera dei deputati, Senato della repubblica e, per la Sicilia, l’Assemblea regionale siciliana) hanno approvato le stesse normative.

Spesso ci si confronta con impostazioni sociali culturali operative e concettuali contenute nello spirito e nella lettera delle norme, che molto spesso non corrispondono al momento sociale in cui si vive o, per lo meno, perché ci si adagia poiché il “cambiamento” è sempre fastidioso; infatti il cambiamento può comportare, tra le altre cose, la necessità di rimuovere delle incrostazioni che nel corso di questi anni si sono formate sul territorio a scapito del benessere di tutta la collettività.

Questo si è verificato sia, nello specifico sull’area della disabilità, con la legislazione promulgata dallo Stato e dalla Regione Siciliana, ma soprattutto con la legge nazionale 328/2000, che ha suscitato grande interesse ed aspettative poiché si affrontavano, finalmente, i problemi che vivono quotidianamente le persone senza quella divisione, deleteria, tra gli ambiti sanitari e sociali, per introdurre concettualmente il principio culturale, sociale e operativa che la tutela della salute e il benessere dei residenti sul territorio deve passare attraverso il processo reale e concreto d’integrazione socio sanitaria senza alcuna sovrapposizione o divisione di competenze tra le istituzioni sanitarie e sociali operanti sul territorio per realizzare una rete interistituzionale ad esclusiva beneficio dei cittadini.

La legge 328/2000 con l’andare del tempo (sono passati 15 anni dalla sua approvazione) ha provocato molte amarezze e delusioni poiché non si è stati capaci di tradurre in fatti concretamente operativi le buone norme contenute nel testo legislativo.

La superficialità, l’ignavia, la scarsa conoscenza della norma, la separazione consolidata degli ambiti sanitari e sociali e la mancata volontà di utilizzare lo strumento a disposizione per intraprendere il percorso dell’integrazione socio sanitaria, hanno determinato una mancata applicazione di fatto di questa normativa sia a livello nazionale, regionale e locale.

Concettualmente e operativamente è indispensabile fare in modo che l’integrazione socio-sanitaria non sia un coinvolgimento estemporaneo o momentaneo degli ambiti sanitari e sociali su un problema o su una azione specifica, ma bensì un processo continuo per assicurare alla persona interventi senza soluzioni di continuità in grado di assicurare condizioni di vita migliori e di qualità.

Inizialmente, questa normativa è stata vista anche come una legge di spesa che poteva risolvere, sia pure temporaneamente un problema rispetto ad un altro avvantaggiando un ambito piuttosto che un altro.

La difficoltà di mettere insieme tutti questi processi e di favorire il dialogo, codificato, attraverso un linguaggio comune delle istituzioni sanitarie e sociali, hanno, di fatto rallentato o reso totalmente non applicata la legge 328/2000 che invece prevede che le azioni che compongono il Piano di zona siano aggiuntive e innovative rispetto ai servizi che in base alla vigente legislazione devono ordinariamente erogare gli Enti locali (in Sicilia le Aziende sanitarie provinciali e i Comuni).

A queste difficoltà si aggiunge che, la sempre maggiore ed evidente riduzione dei trasferimenti delle somme occorrenti in maniera ordinaria dallo Stato e dalla Regione siciliana verso gli Enti locali e i Comuni in particolare, ha determinato che gli stessi Comuni per realizzare e per non interrompere servizi essenziali e prioritari indispensabili alla vita quotidiana dei residenti, sono stati costretti ad attingere ai fondi destinati alle azioni dei Piani di zona trasformando di fatto gli stessi servizi essenziali e prioritari che devono avere per le loro funzioni continuità ed essere dal punto di vista temporale illimitati, in azioni progettuali che hanno quindi un inizio e una fine abbastanza ravvicinata.

Per quanto riguarda l’area della disabilità, la norma veramente innovativa è l’articolo 14 della legge 328/2000 che prevede che i Comuni istituiscano delle commissioni integrate con professionisti provenienti dalle Aziende Unità Sanitarie locali (ora in Sicilia dalle Aziende Sanitarie Provinciali), cioè dall’ambito sanitario, per elaborare ad ogni persona con disabilità, che ne faccia richiesta, il Piano individualizzato.

Questo Piano che, in base alle condizioni patologiche di minore, media, gravi o gravissimi di disabilità, deve essere indirizzato al benessere biopsichico sociale della persona.

In questa ottica, gli interventi individuati possono variare dal servizio domiciliare semplice, quindi esclusivamente sociale, a quello integrato (ADI), al trasporto, all’organizzazione di centri socio-educativi, anche, per fare emergere le potenzialità della persona disabile o per recuperare e mantenere le sue capacità residue, ai servizi, anche residenziali o semiresidenziali che, devono fornire i Comuni e, le altre istituzioni competenti per territorio (come per esempio le ex Province Regionali ora Liberi Consorzi dei Comuni ), sempre di concerto là dove occorra con le istituzioni sanitarie territoriali, per potenziare, implementare e mantenere con continuità il processo d’integrazione scolastica per gli alunni con disabilità, ecc.

Sono interventi, che già di per sé obbligano ad un coinvolgimento di tutte le istituzioni presenti sul territorio con le loro varie competenze più o meno grandi, dirette o indirette sull’area della disabilità, e rendono indispensabile un lavoro di rete interistituzionale nel quale siano coinvolti anche le Associazioni di base che tutelano i diritti delle persone con disabilità o che gestiscono per conto dell’amministrazione pubblica servizi a loro favore.

Seguendo quest’ottica il lavoro è molto intenso e complesso, senza la costruzione o ricostruzione di un Sistema codificato ( per la verità, la codificazione del sistema è già contenuto dello spirito e nella lettera della normativa vigente) e, quindi gli ambiti sanitari e sociali devono sempre di più essere coesi.

Senza dubbio, i Piani individualizzati, ai sensi dell’Articolo 14 della legge 328/2000, sono la cartina di torna sole, per poter redigere Piani di zona sempre più confacenti e rispondenti alle necessità delle persone che risiedono nei territori dei 55 Distretti socio sanitari della Regione Siciliana; i Piani individualizzati redatti , infatti, permetterebbero di individuare, nel miglior modo possibile le azioni che devono avere priorità, le risorse umane ed economiche da impiegare e i meccanismi per implementare le caratteristiche di efficienza, efficacia, trasparenza, economicità e soprattutto qualità che devono riempire i contenuti delle stesse azioni.

Le sentenze dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR), in questo senso, che si sono succedute in questi anni hanno avuto il merito soprattutto di costringere le istituzioni ad offrire alle persone con disabilità delle risposte immediate alle loro necessità, ma anche hanno riproposto all’attenzione delle amministrazioni pubbliche l’esigenza dell’elaborazione dei Piani individualizzati alle singole persone che ne fanno richiesta, quale strumento indispensabile per elaborare ed attivare una programmazione organica e globale, come del resto recitano le vigenti normative, sull’area della disabilità e del sociale in genere.

Finora, non sono molti i Piani individualizzati redatti, sia per una scarsa conoscenza e mancata lettura approfondita dei testi normativi da parte delle istituzione territoriali e per una assenza, quasi completa d’informazioni offerte alle persone con disabilità, ai loro genitori e alle loro Associazioni di base, sia perché della maggioranza dei Comuni vi è una totale assenza di una programmazione organica e globale che coinvolga, non solo l’ambito che, nell’immaginario collettivo, è deputato essenzialmente ad occuparsi di persone fragili e con disabilità, bensì l’intera Amministrazione pubblica per garantire con le risorse umane ed economiche e indispensabili, non solo l’assistenza domiciliare ma anche il resto che si evince da una attenta lettura dello stesso Piano individualizzati.

Questa situazione è favorita anche dalla Regione Siciliana e in particolare da suo Assessorato della Famiglia delle politiche sociali e del lavoro che, emana provvedimenti straordinari ( come per esempio i bandi per accedere ai contribuiti annuali per le persone con disabilità gravi o gravissimi o per l’assistenza di H 24), che hanno una durata limitata nel tempo e, non ordinari, come dovrebbero essere in base a le attuali disposizione Legislative .

In questo periodo la devastante crisi economica, finanziaria e, quindi di liquidità che avviluppa la nostra società, si registra la tendenza a ridurre sempre di più i servizi essenziali, codificati dalle normative, a favore delle persone fragili e con disabilità; questo avviene soprattutto a causa della riduzione sempre maggiore delle somme necessarie trasferite dallo Stato e dalla Regione Siciliana ai Comuni che sono chiamati in prima persona a realizzare tutti quei servizi essenziali e indispensabili per sostenere e , poi migliorare la qualità e la vita delle persone.

Recenti sentenze del TAR e normative sia pure amministrative, invece, evidenziano che i servizi essenziali devono essere garantiti, assicurando la loro continuità, qualunque sia la condizione di bilancio dell’amministrazione pubblica.

L’ennesima disamina su quest’ambito di Salvatore Migliore, già dirigente dell’Assessorato agli Enti locali della Regione Siciliana e successivamente di fondamentali istituzioni sanitarie di Palermo, attento e sensibile lettore e analista sulle politiche sociali, socio sanitarie, di integrazione ed inclusione delle persone fragile e con disabilità, arriva puntuale e precisa e costituisce, come già è avvenuto per altri suoi libri, un testo prezioso da consultare per gli operatori e da leggere per avere suggerimenti e motivi di riflessione ed anche degli stimoli per andare avanti con sempre migliori capacità di incidere per migliorare la qualità della vita dei cittadini e, comunque delle persone residenti nel territorio della nostra Sicilia.

 

Salvatore Crispi sino alla sua improvvisa scomparsa, avvenuta il 21 giugno 2015, è stato il Responsabile del Coordinamento H fra le Associazioni che tutelano i diritti delle Persone con disabilità nella Regione Siciliana e quello qui riprodotto è stato uno dei suoi ultimi scritti ufficiali.

Questo ha scritto Salvatore Migliore in calce alla prefazione di Salvatore Crispi, al suo volume

Ipse dixit. Conosco Salvatore Crispi da molto tempo e l’ho sempre apprezzato per il suo generoso e costante impegno per la difesa dei diritti delle persone con disabilità. In qualche occasione, ho detto che la mia attenzione verso i problemi delle persone con fragilità e di quelle con disabilità, in modo particolare, oltre che la mia esperienza come funzionario dell’ex Assessorato regionale degli Enti Locali, è stata sollecitata dall’esempio di Salvatore. Conoscendolo non si può fare a meno di porsi il problema: cosa posso fare io per aiutarlo nella sua battaglia quotidiana contro l’indifferenza delle Istituzioni, per agevolare l’attuazione di tante normative che anzicchè sollievo hanno provocato delusioni e disagi perché non attuate? Un interrogativo che mi sono posto anch’io allorquando un giorno ho scoperto un Salvatore deluso perché alla mia domanda: "Salvatore come vanno le cose?". "Male! Male!" - mi ha risposto con tanta sofferenza e delusione in volto.

Ora, leggendo la nota scritta da Salvatore, da me richiesta, per il mio libro, sono stato immediatamente sollecitato a scrivere questa breve ma sentita riflessione.

La nota (suggerisco di leggerla attentamente) è una lezione umana prima che tecnica. Confermano il mio giudizio sulla numerosa normativa prodotta a favore delle persone con disabilità: puntuale e ricca di buoni propositi, ma nei fatti ha provocatrice di tante delusioni perché non attuata.

Allora, quanti avranno la opportunità di leggere la nota di Salvatore o di ascoltarlo nelle sue numerose presenze in convegni e manifestazioni varie, deve prendere, come suole dirsi, per oro colato le cose che dice e come il filosofo Pitagora, merita di essere beneficiato della frase ipse dixit, non per essere criticato come accadeva per il filosofo, ma per apprendere come stanno effettivamente le cose nel campo della disabilità e, auspicabilmente, per una motivazione di impegno a loro favore. (Salvatore Migliore)

 

 

 

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19 giugno 2015 5 19 /06 /giugno /2015 06:39
The Making of the Birthday CardsThe Making of the Birthday Cards
The Making of the Birthday Cards

Nella preparazione del 2° compleanno del nostro piccolo Gabriel "Babacino", Maureen si è messa al lavoro per predisporre i bigliettini di invito alla festa, pensati soprattutto per i compagni ed altri bambini (non per gli adulti).
Rigorosamente per i piccini...
L'idea di Maureen è stata quella di fare qualcosa in cui tutti noi fossimo coinvolti (una sorta di piccola impresa familiare collettiva): da qui l'idea di cominciare con l'impronta della mano di Gabriel (la cui realizzazione all'inizio ha suscitato qualche resistenza da parte del nostro cucciolo Babacinol), parte della lavorazione a cui io stesso ho partecipato attivamente come "stenditore", mano mano che le impronte della mano venivano sfornate.
Poi, Maureen è passata alla realizzazione delle card, costruendole pezzo pezzo, a partire dai fogli di cartoncino e altri materiali.
Maureen, in questo, è molto esigente e il suo sforzo creativo, anche per ealizzare le cose più semplici, è sempre per lei fortemente challenging.
Il lavoro è iniziato, domenica 14 giugno 2015, ed oggi (siamo a Venerdì), il lavoro è praticamente giunto alla fine della sua elaborazione.
Per sintetizzare:

  • Gabriel ci ha messo l'impronta colorata della sua mano;
  • Io ho fatto lo "stenditore" e il fotografo (oltre ad occuparmi della stampa di alcune delle frasi);
  • Maureen ha fatto il lavoro di assemplaggio creativo.

Quindi è stato un lavoro di noi tutti, guidato dalla speciale vision creativa di Maureen
A proposito!
Maureen è disponibile per fare questo lavoro su commissione (per feste di compleanno o altre ricorrenze), partendo - ovviamente dall'idea del committente e discutendone con lui e utilizzando tecniche miste (compreso il decuoage o l'inserto mediante tecniche collage di immagini fotografiche), come è stato nel caso della realizzazione di queste birthday.
E vi assicuro che le realizzerà con la stessa dedizione e passione che ha profuso nel caso di queste per il compleanno di nostro figlio.
Se qualcuno é interessato ci contatti o tramite facebook oppure telefonicamente.

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9 giugno 2015 2 09 /06 /giugno /2015 04:12
NautoscopioArte015. Tutto pronto per l'esordio della 4^ rassegna di musica e spettacolo nel singolare scenario offerto dal Nautoscopio di Palermo
NautoscopioArte015. Tutto pronto per l'esordio della 4^ rassegna di musica e spettacolo nel singolare scenario offerto dal Nautoscopio di Palermo

Corre il conto alla rovescia per la 4^ Rassegna “Nautoscopioarte015”. Grande festa di apertura con musica irlandese e artisti di strada venerdì 12 giugno alle 21.00, in piazzale Capitaneria (Foro Italico) a Palermo.
La spiaggia nel pieno centro storico della città, i concerti in acustico, i nuovi cocktail e tra pochi giorni lo street food. I fantastici quattro elementi del divertimento si compongono e fanno squadra al “NautoscopioArte015”, che riapre venerdì 12 giugno alle 21 in piazzale Capitaneria a Palermo.
Il riferimento per turisti e cittadini è sempre lo stesso. Il Nautoscopio è una location unica al mondo, con l'opera d'arte di Giuseppe Amato a fare da totem-simbolo dello skyline cittadino, combinato con la meravigliosa spiaggia ritrovata, bonificata e restituita ai Palermitani e ai numerosi turisti.
L’area è aperta tutti i giorni dalle 9.00 de mattino alle 2.00 di notte e offre dalle granite con briosce ai migliori cocktail estivi.
E, presto, anche le deliziose novità culinarie del "Nautofood", ovvero una sorta di street food rivisitato.
Quest'anno la rassegna d'arte, rispettando i parametri dell'ordinanza comunale sulla movida, vedrà in calendario molte serate completamente in acustico.
In particolare il venerdì sarà dedicato alla musica d'autore inedita e di genere, con le migliori realtà palermitane in duo e trio.
Il sabato tocca alle selezioni musicali dei migliori dj siciliani e agli “Special live evento", con serate a tema.
La domenica è il turno di "Artisti e musica da spiaggia", con artisti di strada selezionati da Quinzio Quiescienti, che si esibiranno nella spiaggia del Nautoscopio, e giovani talenti del Conservatorio Bellini di Palermo.
Venerdì, in particolare, esordirà la musica irlandese dei The Cliffs capitanati da Claudia Sala, seguiti dall’esibizione degli artisti di strada Jonathan e Virgilio.
Nautoscopio ringrazia l’autorità portuale di Palermo e il Motor Village Palermo.

Per informazioni telefonare al 328 484 4452.
Ingresso gratuito.

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18 maggio 2015 1 18 /05 /maggio /2015 05:55
Genio oltre il Visibile. Un volume tematico curato da Alberto Samonà con racconti originali di giovani scrittori siciliani

Verrà presentato venerdì 29 maggio 2015, alle 18.00, all’Auditorium Rai di Palermo (in viale Strasburgo 19) il libro “Panormus, Genio oltre il visibile – Racconti dal piccolo e dal grande mondo” (Tipheret editore, 2015), a cura di Alberto Samonà (ingresso libero).

Nel volume collettaneo compaiono i racconti di Francesco Crispi, Valentina Frinchi, Elena Grasso, Letizia Lapis, Chiara Lo Cicero, Rossella Misuraca, Stefania Sola, Mariella Tedesco, Lucia Vincenti. Con i versi di Francesco Di Franco e la postfazione di Carla Garofalo. Appendici di Alberto Samonà e Mari Albanese.

Alla presentazione, promossa con il patrocinio dell’Associazione Flavio Beninati nell’ambito del ciclo “Di maggio in maggio”, saranno presenti gli autori dei racconti inseriti nella raccolta. Introduce e presenta Mari Albanese. Con Carla Garofalo.

Letture di Diletta Costanzo.

Sarà presente Alberto Samonà. 

Immobile, al centro del cerchio. In un silenzio mistico e regale il Genio volge lo sguardo su pianure e colline, su quartieri che brulicano di persone e verso il mare. Panormus è il suo nome, come la città che Egli sovrintende, proiezione del Divino su questo piano di esistenza. Custode di territori e nume tutelare di genti che oltrepassano la storia. Il Genio di Palermo è, al contempo, figura mitica e realtà. Ieri come oggi la sua presenza è richiamata da poche statue, ma è nel suo invisibile respiro che si cela il silenzio del suo sguardo. Questo volume, a cura di Alberto Samonà, raccoglie i contributi di alcuni Autori, che hanno scelto di andare oltre il visibile, per raccontare il soffio che ancora oggi promana dal Genio e dal Sacro. Cristianità, Islam, Paganesimo, silenzio, frenesia: tutto torna al proprio posto. E un legame, che unisce passato e futuro nell’eterno presente, diviene possibile grazie a Colui che oltrepassa il tempo, per ricongiungere il nostro piano con l’Assoluto.

Alberto Samonà (1972), giornalista, vive e lavora a Palermo. Collabora con il quotidiano Libero. Ha scritto per il Secolo d’Italia, L’Ora, La Sicilia, Oggi Sicilia. Ha pubblicato libri ispirati al ‘pensiero tradizionale’ e alla conoscenza di sé: Le colonne dell'eterno presente (2001), La Tradizione del sé (2003), Il padrone di casa (romanzo, 2008), Giordano Bruno nella cultura mediterranea e siciliana dal '600 al nostro tempo (2009). Per il Gruppo Editoriale ha pubblicato il saggio Bent Parodi.Tradizione e Assoluto (Tipheret 2011) e il romanzo storico È già mattina (2013). Suoi saggi critici sono inseriti in diversi volumi. Ha scritto e diretto gli spettacoli Un fiamma a Campo de’ Fiori, L’oro del cavaliere, I giardini di Giovanna. Ha, inoltre, scritto i testi teatrali Le notti di Casimiro, ispirato alla figura del pittore Casimiro Piccolo, e Arcani maggiori. Dal suo racconto La bambina all’Alloro, il cantastorie irakeno Yousif Latif Jaralla ha tratto lo spettacolo Le orme delle nuvole. Fa parte della giuria della IV edizione del Premio Letterario “La Giara” promosso dalla RAI. È consigliere della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella.

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14 maggio 2015 4 14 /05 /maggio /2015 06:45

Sbagliando s’impara, è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe essere che sbagliando s’inventa. Questa frase appartiene ad un maestro del genere fantastico: lo scrittore e pedagogista Gianni Rodari, alla cui arte d'inventare storie è dedicato "A lezione di Fantastica. Educare i bambini all'ironia e all'immaginazione", un percorso formativo che si terrà nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo giovedì 14 maggio dalle ore 15.30 alle ore 18.30.

Per iscriversi a "A lezione di Fantastica" occorre visitare la pagina dedicata all'iniziativa: inserendo il proprio nome e cognome e la propria e-mail si riceveranno tutte le informazioni e le istruzioni necessarie.


Andrea Valente e Carlo CarzanOrganizzato dall'associazione Così Per Gioco, "A lezione di fantastica" è rivolto agli adulti (docenti, educatori, bibliotecari, animatori e genitori) che vogliono riscoprire la bellezza dell'umorismo e della risata come mezzo per insegnare: perché, come diceva proprio Gianni Rodari, nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere.

A guidare i partecipanti saranno lo scrittore Andrea Valente, inventore de "La Pecora Nera" e il ludomastro Carlo Carzan, inventore de "La banda dei Giufà", che per mezzo dei loro personaggi daranno vita ad un viaggio colorato, divertente, per ricordare che lavorare con l'umorismo è il modo più produttivo per stimolare l'interesse dei più piccini.

Proprio l'umorismo ha una grande valenza pedagogica e formativa, ma per utilizzarlo occorre allenare il proprio cervello, e il seminario punta proprio a questo, integrando l'invenzione delle storie con l'animazione alla lettura e alla didattica ludica e utilizzando giochi e narrazioni.

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13 maggio 2015 3 13 /05 /maggio /2015 22:34
Il Grano, l'Olivo e l'Ogliastro. Quattro secoli di storia dell'Ogliastro (Bolognetta) nello studio di Santo Lombino, tra realtà locale e globale

L’Istituto per la Storia del Risorgimento - Comitato di Palermo e l’Associazione culturale “Nuova Busambra” hanno organizzano il Convegno di studi, “Tra storia locale e storia risorgimentale. A proposito del libro di Santo Lombino Il grano, l’ulivo e l’ogliastro”, ISSPE editore.

La manifestazione si svolgerà venerdì 22 maggio 2015 alle ore 17.30 a Palermo, presso il Palazzo Cefalà, in via Alloro, 99. Il programma prevede i Saluti di Claudio Paterna del Comitato di Palermo - Istituto per la storia del Risorgimento e di Antonio Macaluso per l’Associazione culturale “Nuova Busambra”. Interverranno: Michelangelo Ingrassia e Marcello Saija dell’Università di Palermo, Tommaso Romano, poeta e scrittore.

Sarà presente l’autore Santo Lombino.

Santo Lombino, Il Grano, l'Ulivo e l'Ogliastro (2015)Il grano, l’ulivo, l’ogliastro. Santa Maria dell’Ogliastro-Bolognetta, 1570-1960” di Santo Lombino è il secondo volume della collana “Biblioteca della Rassegna siciliana di storia e cultura”, I.S.S.P.E editore, Palermo 2015.
La storiografia degli ultimi decenni ha fornito esaurienti risposte agli interrogativi che ci pone l’osservazione della realtà urbanistica e demografica della Sicilia dei nostri tempi. Gran parte degli aspetti che la connotano hanno le loro radici nei fenomeni epocali della rifeudalizzazione e nella colonizzazione interna dell’isola, sviluppatisi tra il secolo XV e il XIX.
In tale torno di tempo furono infatti fondate centinaia di “città nuove” per programmatica volontà dell’aristocrazia siciliana, tutt’altro che immobilista, decisa ad affrontare, a partire dai propri interessi politici ed economici, le sfide poste dall’economia locale ed europea alle soglie dell’età moderna.
All’interno di questa radicale modifica del volto dell’entroterra isolano si situa la fondazione, nell’hinterland palermitano, del comune feudale di Santa Maria dell’Ogliastro (poi simpliciter Ogliastro), dal 1883 ribattezzato Bolognetta, che oggi conta più di quattromila anime. Il suo territorio, che apparteneva nel Cinquecento alla baronia di Cefalà appannaggio della potentissima famiglia Bologna, fu scelto dal mercante Marco Mancino per l’edificazione, a partire dall’anno 1600, di un nuovo centro abitato.
Attratti dalle facilitazioni economiche e fiscali e dalle concessioni di varia natura bandite dagli uomini del fondatore, molti lavoratori si stabilirono nel nuovo comune, sorto attorno ad un fondaco, crocevia di importanti vie di comunicazione. Proprio queste consentirono col tempo ai suoi “habitaturi e terrazzani” di dedicarsi, oltre che alla coltivazione estensiva di cereali e intensiva di vigneti oliveti e sommaccheti, all’accoglienza di passeggeri, pellegrini e gruppi di soldati in transito per le strade che univano Palermo a Corleone, Catania, Agrigento.
Fra le risorse del territorio, le vallate del fiume Milicia e dell’Eleuterio-Risalaimi e le cave di pietrisco e di marmo “rosso antico di Ogliastro” che servì ad ornare scale pareti e balaustre di chiese e palazzi della capitale dell’isola. A beneficiare della laboriosità degli abitanti, i marchesi Mancino, potenti gestori del Monte di Pietà di Palermo, impegnati nella seconda metà del Settecento in opere pubbliche, restauri e concessioni enfiteutiche che consentirono in mezzo secolo il triplicarsi della popolazione del paese.
L’Ottocento fu il secolo dei Sedara e dei mastro-don Gesualdo, che acquisirono le terre perdute dalla famiglia nobile e parteciparono alle lotte per entrare nelle “liste degli elegibili” nella prima metà, per accedere al controllo delle cariche pubbliche locali nella seconda metà del secolo.
Le rivolte per l’unificazione nazionale, quella del “sette e mezzo” (1866) e numerosi delitti segnarono una “democratizzazione della violenza” che tra i suoi mille rivoli condusse anche alla nascita del fenomeno mafioso, contrastato dalle retate del prefetto Mori. L’alba del XX secolo vedrà l’esplosione di un forte esodo migratorio transoceanico destinato prevalentemente al sud e al nord America, dove si è formata un’ampia colonia bolognettese, ancor oggi molto vivace.
Il volume ripercorre, anche con un articolato apparato di grafici, tabelle, immagini fotografiche, quattro secoli di vicende, personaggi e fenomeni con costanti rimandi tra la realtà locale e quella globale.
L’autore fa ricco e puntuale ricorso agli studi esistenti, alle fonti archivistiche per la maggior parte inedite, reperite nei fondi dell’Archivio di Stato e dell’Archivio diocesano di Palermo, dell’Archivio storico comunale e di quello parrocchiale di Bolognetta, oltre che, per l’età contemporanea, alle fonti scritte e orali dei testimoni, le cui memorie hanno anche fornito elementi del patrimonio etno-antropologico locale.
Frequente la comparazione documentata non solo con opere complessive sulla società siciliana (per esempio, le ricerche di Brancato, Di Stefano, Di Blasi, Renda, Falzone, Franchetti, Longhitano, Ligresti, Hamel, Titone, Crisantino...), ma soprattutto con i “case studies” focalizzati su altri centri abitati siciliani (come Giarrizzo su Biancavilla, Benigno su Paceco, Cancila su Castelbuono, Garufi e Santino su Roccapalumba, Gattuso su Mezzojuso, Graziano su Ciminna, De Gregorio su Cammarata, Di Francesco su Sutera, Guccione su Alia, Marrone su Bivona, Calderone e Fiume su Marineo, Oddo su Villafrati, Romano su Misilmeri, ecc.), nonché opere della nostra tradizione letteraria.
Ad esempio, vengono segnalate molte analogie con fatti e misfatti di Racalmuto, raccontati da Leonardo Sciascia nelle sue “Parrocchie di Regalpetra”. Vengono inoltre esaminate con cura le diverse ipotesi storiografiche sulle tappe più rilevanti della storia del paese, come la scelta del sito della fondazione, la decisione del cambiamento di nome, la forte presenza delle donne nella vita economica, le cause dello sviluppo demografico nel ‘700 e del fenomeno migratorio del primo ‘900. Le caratteristiche sopra illustrate, accompagnate dalla piacevole verve narrativa messa in campo dall’autore, fanno de “Il grano, l’ulivo e l’ogliastro” un’opera approfondita e completa e, se per la storia si potesse dire, un lavoro “definitivo” sulla vicenda del comune siciliano

 

Santo LombinoSanto Lombino (Bolognetta, Palermo, 1951),  insegna storia e filosofia nei Licei statali a Palermo

 

Si occupa di letteratura e storia dell’emigrazione, memorie autobiografiche, storia e didattica della storia ed ha insegnato presso la Facoltà di “Lettere e Filosofia” dell’Università degli studi di Palermo.

Ha “scoperto” e valorizzato Tommaso Bordonaro, autore del volume “La spartenza” (Einaudi, 1991), prefazione di Natalia Ginzburg e glossario di Gianfranco Folena, primo classificato al “Premio Pieve-Banca Toscana”, curando il libro e con altri la trascrizione teatrale per l’atto unico “La spartenza. Bianca campagna, nivura simenza per le Orestiadi di Gibellina del 2005, rappresentata dalla compagnia Teatro del Baglio a Palermo, Siracusa, Taormina (Taoarte), Roma, Garfield N.J.,New York,

Ha scritto il volume “Cercare un altro mondo (2002), sulla storia dell’emigrazione siciliana in America.

Ha collaborato a “Neos”, rivista di storia dell’emigrazione siciliana, “Emigrazione siciliana”, “Segno mensile”.

Ha curato la mostra fotografica e documentaria “Di qua e di là dall’oceano” (novembre 2009).

Ha relazionato a numerosi convegni di studi sul tema delle migrazioni, tra cui:

  • “Come sa di sale. Giornate dell’emigrazione” (Bolognetta, marzo 2003)
  • “Le società operaie di Mutuo soccorso tra emigrati” (Santa Ninfa, 2004)
  • “Luoghi fuori luogo” (Letino, giugno 2005)
  • “Giornate dell’emigrazione (Marineo, agosto 2009 -agosto 2010)
  • “La memoria documentata” ( “Salinadocfest”, Salina, settembre 2009).
  • “Raccontare la vita, raccontare le migrazioni”( Bolognetta, novembre 2009)
  • “Lasciare una traccia” (Castelbuono, maggio 2010).

Dirige la collana di libri “Le spartenze” della casa editrice OFF di Palermo.

Altre pubblicazioni. E’ autore dei volumi “I tempi del luogo” (1986) “Una lunga passione civile” (2003), “Cinque generazioni: il cammino di una comunità” (2007).

Ha curato la trascrizione e/o la pubblicazione di diversi scritti  autobiografici, tra cui: “Vivere per non morire” di Carmelo Prudenza (1991), “Memorie parallele. Soldati siciliani in Estremo oriente” (1998) di A. Di Sclafani e G. Orobello, “Come tante pecore sbigottite”di Sabatino Basso, “Il piacere di rivederla - Viaggio in Italia 1931” di S. Garofalo, “Cu tia avissi avutu furtezza e casteddru. Una vita in poesia” di Carmela “Millie” Galante Costa (di prossima pubblicazione). 
Ha collaborato al volume collettivo “Paesaggi della memoria. La provincia raccontata” 2004), tradotto in inglese col titolo “Landscapes of memory. Provincial tales” edito da AAPIT Palermo, con il racconto “Truvatura”.
Ha curato i libro collettanei  “Congregar gente. Santa Maria di Ogliastro e le città di nuova fondazione nella Sicilia moderna” (2002), e “Lasciare una traccia” (2009).
Ha collaborato a quotidiani, periodici, siti on-line, emittenti radiofoniche e ha composto testi teatrali, redatto la progettazione e curato mostre etno-antropologiche, fotografiche e documentarie, organizzato convegni e seminari di studio, fatto parte di commissioni giudicatrici di concorsi letterari. Ha fondato e presieduto il “Centro iniziative culturali”(1983-2009).
Collabora ai periodici “Corleone dialogos”, “Orizzonti sicani”, è componente dell’associazione nazionale di ricercatori e insegnanti di storia“Clio ‘92”, dell’Istituto Gramsci siciliano, dell’Istituto nazionale per la storia del Risorgimento, dell’Associazione culturale “Istituzione Francesco Carbone”, della “Rete italiana di  cultura popolare”.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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