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20 luglio 2018 5 20 /07 /luglio /2018 12:46
La Cena del Cinquantenario

(Maurizio Crispi) Fu così che a cinquant'anni suonati dal loro congedo al termine degli anni di Ginnasio e di Liceo, frequentati presso il Liceo Statale G. Garibaldi di Palermo, un buon 70% dei componenti del Corso A, si è riunito per celebrare la ricorrenza e per gioiere di essere arrivati sino a questa tappa che, guardandola, quando ancora semi-imperbi si lasciarono alle spalle la Scuola secondaria con le sue fatiche diuturne, i suoi sogni (a volte velleitari), le sue ambizioni e frustrazioni, entrarono nell'ampio fiume della vita, dell'impegno (o del disimpegno), senza sapere esattamente dove quella corrente - a tratti pacifica, a tratti tumultuosa - li avrebbe portati. Alcuni avevano le idee chiare su cosa volessero dalla vita, altri ancora no. Alcuni erano supportati dalla Fede, altri erano non credenti o, in alcuni casi, agnostici. Alcuni avevano una profonda fiducia in se stessi e nelle proprie forze, altri no. Alcuni sapevano già cosa volevano fare da grandi e avevano una strada già da seguire, altri no: lo avrebbero scoperto solo in seguito.
Tutti andammo avanti, alcuni spavaldamente con l'impeto dell'esercito che deve conquistare nuovi territori, altri timidi e ritrosi, altri ancora come in una danza fatta di passi in avanti e, sovente, di passi laterali o  indietro. Nessuno rimase impaniato nei mali che colpirono la generazione sessantottina, grazie al cielo. Fummo fortunati.
Alcuni si sono costruiti una carriera prestigiosa, fatta di duro lavoro, altri un po' meno (forse nel cuor loro erano incorregibilmente edonisti). Ma tutti si sono impegnati.
E adesso si sono ritrovati al post apice dei loro percorsi, anche se, in taluni casi, alcuni sono ancora nel pieno vigore lavorativo e tengono ancora botta, mentre altri si sono - da più o meno tempo - ritirati nella propria isoletta, a coltivar lenticchie, per così dire, come fece Garibaldi (cui il loro liceo era intitolato) dopo l'Impresa dei Mille.
I loro archi di vita professionale, in ogni caso, hanno sviluppato egregiamente l'assioma che - ancora negli anni Sessanta (e poi per parte dei successivi anni Settanta) - il Liceo Garibaldi sfornava persone brillanti (in alcuni casi creative) che avrebbero rinfoltito in linea di massima le fila dei professionisti affermati, dando invece un gettito di gran lunga meno significativo alla specie di coloro che facevano carriera nella politica (solo pochi, se non pochissimi, del nostro gruppo hanno percorso questa strada). Non fu più così dopo, a causa del declino postriforma della scuola pubblica.
Noi fummo tra gli ultimi a studiare - e ad affrontare gli esami di maturità - con il vecchio metodo, quello che avevano sperimentato anche i nostri genitori, quando queste cose parevano immutabili da una generazione all'altra. Ma noi fummo fortunati, poichè - a causa del terremoto che colpì la Sicilia, proprio all'inizio del '68, i programmi ministeriali che ci sarebbero toccati vennero ridotti: quindi, oggetto d'esame, per noi furono soltanto i programmi sviluppati nel corso dell'anno: ma, ciò nonostante dovemmo affrontare uno studio rigoroso ed intenso, proprio tra quel giugno e quel luglio di 50 anni addietro.
Ed ora eccoli lì, quei sodali di un tempo, a festeggiare, a cazzeggiare, a ritrovare la verve di un tempo, a rivangare vecchi conflitti e a citare episodi proverbiali, ognuno donando un proprio frammento di narrazione che altri possibilmente hanno dimenticato e componendo così un mosaico più vasto intessuto di ricordi condivisi.
E hanno anche brindato.
A cosa?
Forse al fatto di esserci ancora, avendo ricordato con mestizia coloro che li hanno lasciati anzitempo.
Forse al fatto che una simile ricorrenza agapica potrebbe ripertersi ancora, non certo, però dopo altri cinquant'anni, quando nessuno di loro ci sarà più, ma magari dopo cinque anni: guardando ai prossimi anni come si usa fare quando si percorrono i fatidici 100 km di corsa, senza mai concentrarsi sulla meta finale che apparirebbe irraggiungibile e lontana, ma a quella più immediata e pedalabile che è rappresentata dal posto di ristoro, collocato dopo aver superato i primi trenta km, ogni 5 km.
Un ringraziamento doveroso va a Giovanni Passalacqua che ha reso possibile questo incontro di vecchie glorie, prodigandosi in infaticabili telefonate e in un sforzo cospicuo per rintracciare tutti, anche quelli che risiedono da anni lontano da Palermo. E il bello è che la maggior parte hanno risposto al richiamo, sobbarcandosi ad un viaggio dai propri luoghi di residenza a palermo, proprio per essere presenti e poter dire: "Io c'ero".
Grazie anche all'impareggiabile Salvatore Pipitone per aver preparato una presentazione in Powerpoint semplice ed immediata, utilizzando del materiale fotografico che molti di noi avevano da tempo smarrito.
Ma grazie anche ai calembour libero-associativi in stile volutamente demential-chic di Claudio (Michele) Dell'Aria, aka Chuck, che - in un folle cavalcata verbale - hanno condotto i compagni ritrovati in una sgangherata cavalcata tra soprannomi e nick che ciascuno si era meritato, personali idiosincrasie, mitici eventi di cui l'uno o l'altro si rese protagonista, motti e motteggi, strappando applausi, sorrisi e risate e, in alcuni casi, passeggeri moti di lieve disagio. Ha tenuto banco: e, vi assicuro, ce n'è stato per tutti, nessuno egli, con i suoi motteggi, ha mancato di trascurare, a volte in modi piuttosto imbarazzanti, ma sempre strappando il sorriso con la verve frizzante di questa incontenibile cavalcata associativa.
Alla fine, è stata di prammatica una foto di gruppo per i tutti i quasi settantenni e alla prossima!!!

Il meeting con cena e libagioni varie si è svolto al Gianni Reataurant, nei pressi di via Emerico Amari. Qualche imbarazzo, all'inizio, poicè nell'approccio iniziale, man mano che si andava arrivava, non tutti hanno riconosciuto tutti: comprensibile, in alcuni casi, non ci si vedeva esattamente da 50 anni...
Ciò nonostante, abbiamo condiviso una parte importante e fondamentale della nostra vita: un tempo che a noi parve lunghissimo. Adesso quegli anni, guardandoli retrospettivamente, ci possono sembrare una frazione minima del nostro arco di vita: eppure, quando ci diplomammo, rappresentavano, per noi appena diciottenni, un buon 25% dei nostri anni vissuti.

Un saluto accorato a quelli che ci hanno lasciato prematuramente che elenco in ordine alfabetico: a Carmelo Burlò, a Nino Cannone, a Roberto Grillo, a Massimo Mangano e ad Alessandro Musco. Loro che ci hanno abbandonato prematuramente in pectore, nel corso della serata,sono stati con noi.

Le note di cui sopra le ho scritte di getto. Nei giorni successivi ho riflettuto e ritengo necessario aggiungere qualcosa.
In realtà non è del tutto vero che non ci siamo più visti per 50 anni, una volta concluso il percorso della scuola secondaria (ginnasio e liceo) con il culmine degli "esami di maturità".
Circa il 50% di noi scelse di seguire gli studi di Medicina e, quindi, ci ritrovammo assieme all'Università, pasando dallo status di "compagni" a quello di "colleghi", negli anni successivi. Ovviamente, quelli di noi che seguivano gli studi di Medicina, all'inizio avevano occasioni di vedersi alle lezioni e agli esami; poi ognuno, seguendo i propri ritmi, si distanziò dagli altri; alcuni rispettarono i tempi, altri si adagiarono in un ritmo di avanzata più lento. Alcuni si vedevano nel tempo libero, si crearono dei piccoli gruppi di studio, in alcuni casi ci furono anche delle occasioni di fare delle brevi vacanze assieme (come, ad esempio, nel caso di una mitica vacanza-lavoro in Inghilterra). Con altri, che non scelsero il percorso della Medicina, si persero i contatti: ma altri gruppi che avevano intrapreso scelte analoghe (come ad esempio Giurisprudenza) ebbero modo, per lo stesso motivo, di continuare a frequentarsi. Si crearono dei piccoli gruppi, coinvolti in legami di tipo amicale che perpetuavano alcune scelte che avevano avuto origine negli anni della scuola, oppure si crearono rapporti del tutto nuovi ed inediti tra persone che, per così dire, si riscoprivano.
Quindi, a macchia di leopardo, alcuni si sono trovati a frequentare molti altri, in una forma di reciprocità fluida. Di altri invece si persero completamente le tracce.

Quello che volevo dire, insomma, e che non avevo a sufficienza sopttolineato nel mio scritto di prima, è che in questa circostanza "celebrativa", ci siamo ritrovati insieme come classe e che, in quest'occasione - pur nella differenza, unicità ed originalità dei percorsi seguiti individualmente - ci siamo ritrovati a vivere quella dimensione un po' atemporale dell'essere una "classe" con le necessarie rievocazioni del tempo che fu, ma senza cascami nostalgici.

Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo
Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo
Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo

Alcune foto di gruppo della nostra classe negli anni del Ginnasio e del Liceo

In occasione di questa "Cena del Cinquantenario" siamo assurti agli onori della cronaca. E' stato pubblicato il 24 luglio 2018, un trafiletto, corredato di foto di gruppo, a pag.15 del Giornale di Sicilia, nel quale veniamo definiti "...i garibaldini di mezzo secolo fa"...

In occasione di questa "Cena del Cinquantenario" siamo assurti agli onori della cronaca. E' stato pubblicato il 24 luglio 2018, un trafiletto, corredato di foto di gruppo, a pag.15 del Giornale di Sicilia, nel quale veniamo definiti "...i garibaldini di mezzo secolo fa"...

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2 giugno 2018 6 02 /06 /giugno /2018 20:27
Una delle foto di Spencer Tunick in mostra ai cantieri Culturali alla Zisa di Palermo (aprile-giugno 2018)

Il nudo diventa arte se a fotografarlo è Spencer Tunick, artista contemporaneo che usa i corpi di volontari - che accorrono a centinaia da tutto il mondo pur di far parte di una delle sue opere - mimetizzandoli tra paesaggi incantati, natura incontaminata, ma anche nelle città, tra i monumenti, nelle piazze e in ogni angolo del mondo in cui poter trasformare le bellezze senza veli, maschili e femminili, in arte. Ma non si tratta di semplici nudi, bensì di diestese di corpi, distese brulicanti in cui il singolo corpo nudo diventa elemento di una complessa scenografia dominata dall'horror vacui, in cui l'Umanità viene spogliata di ogni orpello e tramutata in formicaio affollato.
Unico punto di riferimento nella realtà e, forse, metro di paragone per queste opere potrebbero essere certe spiaggie naturiste molto frequentate in cui la sabbia é letteralmente coperta da centinaia di bagnanti che praticano il naturismo integrale.
Nel caso di Spencer Tunick abbiamo invece dei volontari che sono disposti a spogliarsi, rendendosi democraticamente eguali come in un originario paradiso edenico e che si dichiarano pronti a sottoporsi alle indicazioni che, probabilmente attraverso appositi strumenti di amplificazione della voce, l'artista dà loro.

E' stata Palermo, Capitale Italiana della Cultura 2018, ad ospitare la mostra "Nudes",  che ha raccolto, per la prima volta, scatti realizzati in tutto il mondo dal fotografo americano, da Shanghai a Parigi, dall'Australia a Brooklyn.
La mostra di Spencer Tunick si è inagurata alla presenza dell’artista, venerdì 13 aprile 2018 alle 18.00 allo ZAC, il padiglione dedicato all’Arte contemporanea nei Cantieri Culturali alla Zisa, dove è rimasta fino al 2 giugno.
Le gigantografie dei suoi lavori più importanti, da Monaco di Baviera a Mexico City, da Hull a Vienna, saranno stampate su 14 teli di grande formato, 3 metri per lato, per offrire ai visitatori una sensazione di completa immersione negli scatti; unite a 54 altre immagini di formato più ridotto che ricostruiscono il suo percorso artistico: dai primi ritratti individuali di “American Zone”, attraverso “Nude adrift” ed i suoi “Early European Projects” sino alle prime riprese sulle masse, “Reaction Zone", alla grande antropologia collettiva umana e allei mega-azioni di México City.
Dalle azioni inizialmente illegali e spontanee a tipo flashmob, a quelle a lungo pianificate su invito di istituzioni artistiche, municipalità o per grandi eventi, dalle fotografie in bianco e nero alle vibranti e colorate fotografie di oggi.
Completano la mostra, una serie di video delle produzioni, che ne raccontano la genesi.
La mostra, curata da Gerald Matt, è frutto di un progetto sostenuto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo e dalla Gam, Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Spencer Tunick, tuttavia, malgrado la dichiarazione d'intenti rilasciata in un'intervista, non è riuscito a realizzare una sua opera fotografica a palermo con soggetti nudi nelle strade e affacciati ai balconi dei palazzi.
Magari gli riuscità la prossima volta.

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29 maggio 2018 2 29 /05 /maggio /2018 20:15
Francesco D'Agostino (foto di Sandro Riotta), La Meschita. Il quartiere ebraico di palermo, Kalòs Edizioni (collana Le Tessere), 2018

E' di recente uscito in libreria (2018), per i tipi di Kalòs (collana Le Tessere), il volume La Meschita. Il quartiere ebraico di Palermo, scritto da Francesco D'Agostino, con le fotografie di Sandro Riotta. Il volume è nato dalla passione di Francesco D'Agostino, professore di matematica, ma instancabile raccoglitore di memorie e di notizie documentali sull'antico quartiere ebraico di Palermo, passione che ha prodotto articoli ed anche un volume (assieme a Loredana Fiorello) concepito per le scuole, con una disamina storica del percorso degli Ebrei dalla Diaspora alla Shoah.
Da questa sua passione, con il pieno sostegno dell'Istituto Siciliano Studi Ebraici cui Francesco D'Agostino è affiliato, mentre Sandro Riotta ne è collaboratore esterno e amico, sono nati anche degli specifici percorsi guidati all'interno della Meschita, di cui lo stesso professore è stato il promotore, non mancando - come è (o come dovrebbe essere) in tutte le imprese culturali -  di creare un piccolo "vivaio" di conoscitori a cui trasmettere una così preziosa legacy.
Il volume che, in forma ancora più compiuta di precedenti pubblicazioni, rivela una delle basi fondamentali della vocazione multietnica di Palermo, verrà presentato il 10 giugno 2018, alle ore 13.00 all'Orto Botanico di Palermo, in occasione della manifestazione cultural-libraria dedicata all'editoria indipendente, Una Marina di Libri, che giunge alla sua nona edizione e che verrà inaugurata giovedì 7 giugno.

Oltre a Francesco D'Agostino e a Sandro Riotta, interverranno alla presentazione del volume Evelyne Aouate, Presidente dell'Istituto Siciliano di Studi Ebraici, e Alessandro Hoffmann, Direttore di Radio Spazio Noi, già docente Università degli Studi di Palermo.

 

Francesco D'Agostino (foto di Sandro Riotta), La Meschita. Il quartiere ebraico di palermo, Kalòs Edizioni (collana Le Tessere), 2018

(Nota editoriale di presentazione) Non è dato sapere quando gli ebrei giunsero a Palermo, la prima notizia certa della loro presenza risale al 598 d.C. Intorno all’anno Mille, poco fuori le mura meridionali e sulle rive del non più visibile torrente Kemonia, gli ebrei palermitani edificarono il loro sobborgo, l’harat al-Yahud (quartiere dei giudei), e vi abitarono sino all’espulsione del 1492. La Giudecca, a cui si accedeva attraverso la Porta di Ferro (Bab al-hadid), era suddivisa in due contrade: la Meschita e la Guzzetta, un dedalo di vicoli, piazzette, orti e giardini. La realizzazione della via Maqueda prima e della via Roma poi ne causò lo sventramento, sconvolgendo l’assetto viario originario. La Guzzetta fu quasi completamente cancellata, della Meschita rimangono invece poche e rare tracce. Nel percorrere le strade così come si presentano oggi, con un po’ d’immaginazione il visitatore attento, seguendo l’itinerario qui proposto, può scoprire il fascino che questi luoghi conservano e tornare a respirare antiche atmosfere.

 

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3 settembre 2017 7 03 /09 /settembre /2017 10:06
Giornata Europea della Cultura Ebraica (18^ ed.). Palermo città capofila. Le manifestazioni dal 5 al 10 settembre 2017

Da martedì 5 a domenica 10 settembre 2017, si svolgerà a Palermo la diciottesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, promossa dall'Istituto Siciliano di Studi Ebraici (ISSE) e dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI).

Giornata europea di cultura ebraica 2017 (18^ edizione). Palermo città capofila

Palermo, quest'anno, è stata scelta come città capofila e l'inaugurazione della Giornata avrà luogo nella Sala delle Capriate dello Steri alle 10.30 con la partecipazione della Presidente dell'UCEI Noemi Di Segni.
Si tratta di un appuntamento nato all'insegna della conoscenza e dell'incontro fra culture, ma anche di un invito a conoscere e scoprire la storia, le tradizioni e i luoghi ebraici in Italia e in Europa.
Il tema della Giornata 2017 sarà: "Diaspora: dialogo e identità".
L'Arcivescovo Monsignore Corrado Lorefice ha recentemente concesso alla Sezione Ebraica di Palermo l'Oratorio del Sabato affinché la città possa avere nuovamente la sua Sinagoga, per fare rinascere la comunità ebraica dopo 524 anni.
Gli appuntamenti di questa importante manifestazione a Palermo si svolgeranno nell'arco di diversi giorni come illustrato nel programma riportato sotto.

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8 maggio 2017 1 08 /05 /maggio /2017 10:07

Anne Frank, una Storia attuale, mostra documentaria predisposta dalla Anne Frank House di Amsterdam, a Palermo dal 18 maggio al2 giugno 2017 Da giovedì 18 maggio a venerdì 2 giugno 2017 l'Istituto Siciliano di Studi Ebraici (ISSE), in collaborazione con il Rettorato dell'Università e il Comune di Palermo avrà il piacere e l'onore di proporre la Mostra della Storia di Anne Frank ("Anna Frank, una storia attuale"), mostra documentaria curata dalla Anne Frank House di Amsterdam.
E' prevista (ed è auspicabile) in questo arco di tempo, la visita da parte delle scolaresche delle scuole primarie e secondarie per dare la possibilità agli alunni di conoscere e approfondire la drammatica ed emblematica storia vissuta da una bambina della loro età.
A questo fine, docenti e studenti potranno assistere ad un incontro di formazione che avrà luogo venerdì 10 maggio, alle ore 10.00, presso Palazzo Steri nella Sala delle Armi.
La partecipazione sarà libera, ma richiede una preventiva prenotazione che si potrà perfezionare scrivendo a fmlula@libero.it.

L'inaugurazione della mostra avrà luogo allo Steri presso la Chiesa di Sant'Antonio Abate giovedì 18 maggio prossimo alle ore 16.30 alla presenza dell'Ambasciatore olandese Michiel Den Hond, del Sindaco Leoluca Orlando e del Magnifico Rettore dell'Università degli Studi di Palermo Fabrizio Micarì.

La Mostra della Storia di Anna Frank a Palermo, a partire dal 18 maggio. Una storia del passato recente, ma sempre attuale e gravida di insegnamenti
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6 gennaio 2017 5 06 /01 /gennaio /2017 14:22

(Maurizio Crispi) E' uscito in questi giorni, sul finire del 2016, un piccolo libro illustrato per l'infanzia di Giuseppe Carli (testo) e, Mariella Cusumano (illustrazioni), sulla storia della "Santuzza", cioè di Santa Rosalia, patrona e protrettrice della Città di palermo, dal titolo: Rosalia dai capelli d’oro (edizione cartacea in italiano), per i tipi di Glifo Edizioni, Palermo.

Ovviamente, tanto è stato scritto e detto su Santa Rosalia, la cui vicenda è intrecciata di fatti storici e di leggenda e che si svolge in due tempi. il periodo in cui visse e operà Rosalia de' Sinibaldi (nel XII secolo) e il 1624 in ci avvenné il miracolo della fine della peste dilagante a Palermo.
Tra le tante cose che sono state scritte al riguardo, citiamo ad esempio un'opera relativamente recente che si deve a Umberto Santino, con il titolo "I Giorni della Peste. Il Festino di Santa Rosalia tra Mito e Spettacolo", Di Girolamo Editore, Palermo (2006), in cui si studia la connessione tra la proclamazione di Rosalia Santa, la fine della pestilenza del 1624 e l'avvio - dal 1625 - della tradizione del Festino che si celebra ogni anno a Palermo tra il 14 e il 15 luglio, ma con una serie di eventi anticipatori che si estendono di fatto per un'intera settimana, coinvolgente sia il potere e la comunità religiosi sia il potere civile e amministrativo in una kermesse che ancora oggi continua a presentarsi indubbiamente con un sigillo barocco, come rileva Santino. E' fatto risaputo che il notabile alla guida della Città - oggi il Sindaco con tanto di fascia tricolore - nella grande processione celebrativa sale anch'egli sopra al carro che trasporta l'effigie della Santa e punteggia la processione con invocazioni che fanno "Viva Palermo e Santa Rosalia!".
E, in uno sforzo esegetico, Santino cerca di spiegare - alla luce delle fonti disponibili, tra le quali il poema di Petru Fudduni, La Rosalia, in 3856 versi, per quale motivo Rosalia sia stata proclamata Santa e Patrona della Città, molto più tardi rispetto al ritrovamento delle sue presunte reliquie che pure coincise con la fine di una pestilenza.

Umberto Santino(dal risguardo di copertina dell'opera di Umberto Santino) Dal primo festino, nel 1625, ad oggi sono passati trecentottant'anni [ad oggi sono già 390 gli anni] e Palermo è sempre puntuale all'appuntamento con la sua Santa Patrona. Ma è una santa che si festeggia o la città rende omaggio a se stessa, o ai potenti che l'hanno calpestata, illusa e disillusa, dai tempi del viceré a oggi? Uno scritto a metà strada tra pamphlet e saggio storico, con sapide digressioni sulle pesti reali o immaginarie raccontate da scrittori famosi, da Boccaccia a Manzoni, da Defoe a Camus, e una ricostruzione del culto di Santa Rosalia, dal poema di Petru Fudduni alle recenti spettacolarizzazioni. Nel XVII secolo Santa Rosalia spodestò le sante patrone di Palermo [Agata, Cristina, Ninfa e Oliva] e ora all'alba del terzo millennio, al suo fianco è riapparso San Benedetto il Moro. Ma per liberarsi delle pesti del nostro tempo basteranno le intercessioni dei patroni celestiali e le deleghe ai miracolatori terreni?

In questo libro per l'infanzia, la storia della "Santuzza" è trasposta in una favola lieve per i più piccini, tralasciando gli aspetti macabri e più morbosi, quali, ad esempio, il rinvenimento delle ossa e il loro trasporto a Palermo, in processione, e corredata di magnifiche illustrazioni policrome a piena pagina, ma tuttavia - pur nella sua semplificazione estrema - gli autori si sono attenuti alla vulgata nei dettagli, come ad esempio il primo periodo anacoretico di Rosalia in un luogo sperduto dalla parti di Bivona, sottolineando nella vicenda di Rosalia, una scelta francescana, dal momento che come Francesco lei fanciulla di nobili origini rinunciò a tutto per seguire la sua vocazione in un percorso di sempre maggiore rinuncia al mondanesimo e di preghiera estatica.

(Presentazione del volume, nel sito della casa editrice) Ecco l’affascinante storia di Rosalia dai capelli d’oro, una bellissima fanciulla dall’animo buono, nata e cresciuta in una famiglia nobile e ricca.

Peccato che per lei non sia abbastanza, non perché voglia possedere altro, ma perché, al contrario, desidera una vita più pacata e lontana dagli sfarzi di corte.

I vivaci colori delle illustrazioni ci prendono per mano e ci conducono all'importante scelta di Rosalia: abbandonare ogni ricchezza per rifugiarsi nella natura alla ricerca di pace e serenità.

Il finale è un tripudio di colori, la festa è tutta per lei.

 

Santa Rosalia(La storia di Santa Rosalia e del suo culto, da wikipedia) Rosalia de' Sinibaldi (o di Sinibaldo) nasce a Palermo nel Medioevo, nella prima metà del XII secolo, intorno al 1130. La tradizione narra che nel 1128, mentre osservava il tramonto dal Palazzo Reale con sua moglie, la contessa Elvira, una figura apparve al signore normanno di Sicilia Ruggero II d'Altavilla dicendogli: «Ruggero, io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine».
Per questo motivo pare che, poco tempo dopo, quando nacque, la bambina venne chiamata Rosalia (da un'etimologia popolare latina secondo cui il nome Rosalia sarebbe composto da rosa e lilium, ovvero rosa e giglio). Esiste un'altra tradizione che vede spettatori della visione Guglielmo I e sua moglie Margherita, ma ciò non sarebbe possibile: il 1130, presunta data di nascita di Rosalia, non coincide col regno di Guglielmo, che va dalla morte del padre Ruggero II nel 1154 alla propria nel 1166. Nel 1128 siamo a due anni dell'incoronazione di Ruggero II, la Sicilia è ancora una Contea e Palermo sta per diventare capitale del Regno Normanno dell'Italia meridionale.
Suo padre, il conte Sinibaldo de' Sinibaldi, signore della Quisquina e del monte delle Rose (attuali territori di Santo Stefano di Quisquina e Bivona, siti in provincia di Agrigento), faceva discendere la sua famiglia da Carlo Magno e dai Conti Marsi. Sua madre, Maria Guiscardi, era a sua volta di nobili origini e imparentata con la corte normanna (alcuni pensano che Maria fosse nipote dello stesso Ruggero II). Da giovane Rosalia visse in ricchezza presso la corte di Ruggero II, ma anche presso la villa paterna, che doveva trovarsi nell'attuale quartiere dell'Olivella. Rosalia, educata a corte, per la sua bellezza e gentilezza divenne anche damigella d'onore della regina Sibilla (seconda moglie di Ruggero). Un giorno il conte (o secondo altri principe) Baldovino (erroneamente identificato con Baldovino III di Gerusalemme) salvò il re Ruggero da un animale selvaggio, un leone secondo la leggenda, che lo stava attaccando; il re allora volle ricambiarlo con un dono e Baldovino chiese in sposa Rosalia.

Santa RosaliaIl giorno antecedente le nozze, Rosalia, mentre si specchiava, vide riflessa nello specchio l'effige di Gesù Cristo. La ragazza, il giorno seguente, si presentò alla corte con le bionde trecce tagliate declinando l'offerta e preferì abbracciare la fede, cui si era già dedicata da fanciulla. A quindici anni abbandonò quindi il Palazzo Reale, il ruolo di damigella e la casa paterna e si rifugiò presso il monastero basiliano del SS. Salvatore a Palermo, ma ben presto anche quel luogo fu troppo stretto a causa delle continue visite dei genitori e del promesso sposo che cercavano di dissuaderla dal suo intento. Dopo aver scritto una lettera in greco e aver lasciato una croce di legno e averli dati alle monache, decise quindi di trovare rifugio presso una grotta nei possedimenti del padre, che aveva visitato da fanciulla, presso Bivona. La sua fama intanto si diffuse presto e la grotta divenne luogo di pellegrinaggio. All'ingresso della grotta Rosalia scrisse un'epigrafe in latino prima di fuggire. Un giorno la grotta fu trovata vuota e successivamente si venne a sapere che aveva deciso di tornare a Palermo occupando un'altra grotta, dove cominciarono le continue tentazioni da parte del demonio. Il 4 di Settembre 1170 morì in pace e solitudine, dormendo.
Nel 1624 la Santa salvò Palermo dalla peste e ne divenne la patrona, esautorando, difatti, gli altri patroni della città, tra cui Cristina, Oliva, Ninfa e Agata. Mentre infuriava una terribile epidemia arrivata in città da una nave proveniente da Tunisi (antica "Barbaria"), la Santa apparve a un povero 'saponaro', Vincenzo Bonelli (abitante dell'antico quartiere della "Panneria"), che viveva barattando mobili vecchi. Bonelli, avendo perso la giovane consorte quindicenne a causa della peste nera, era salito sul Monte Pellegrino sul far della sera con l'intento di gettarsi giù dal precipizio prospiciente il mare (zona Addaura) per farla finita, non riuscendo a venire a capo della disperazione per la prematura scomparsa della giovane moglie.
Al momento di mettere in atto il suo triste intento, gli apparve innanzi una splendida figura di giovane donna pellegrina, bella e di grande splendore, che lo dissuase dal suo proposito, portandolo giù con sé al fine di mostrargli la sua grotta; infatti, lo condusse nei pressi dell'antica Chiesa di S. Rosolea, già allora esistente e dove la si venerava da antica data, nei pressi della famosa grotta che ella gli indicò come la sua "cella pellegrina".
Santa RosaliaScese con lui dalla cosiddetta "Valle del Porco" verso la città, esortandolo a pentirsi; lo invitò a informare, dopo aver fatto ciò, il Cardinale Giannettino Doria, Arcivescovo della città di Palermo, che le ossa già in precedenza rinvenute dalla giovane Girolama La Gattuta grazie a un'apparizione in quella grotta incastonate nella roccia e che si presumeva potessero essere della Santa eremita (di cui si coltivava in quel luogo la memoria) ma delle quali non era certa l'origine e che erano già state raccolte e venivano custodite nella cappella personale del Cardinale, erano veramente sue; inoltre, che non si facessero più "dispute e dubbii" e che, infine, venissero portate in processione per Palermo, poiché lei, Rosalia, aveva già ottenuto la certezza, dalla gloriosa Vergine Madre di Dio, che, al passaggio delle sue ossa e al momento preciso del canto del Te Deum Laudamus, la peste si sarebbe fermata.
Rosalia gli disse inoltre: "E per segno della verità, tu, in arrivare a Palermo, cascherai ammalato di questa infermità [la peste] e ne morrai, dopo aver riferito tutto ciò al Cardinale: da ciò egli trarrà fede a quanto gli riferirai".
Tutto questo il povero "saponaro" Bonelli lo raccontò al suo confessore, padre Don Pietro Lo Monaco, parroco della Chiesa monumentale di Sant'Ippolito Martire al Capo, che glielo fece riferire subito al Cardinale di Palermo, il quale - constatando che realmente il Bonelli si era improvvisamente ammalato di peste e ne stava di lì a breve morendo - gli diede credito ed eseguì ciò che dallo stesso gli era stato fatto sapere, liberando immediatamente durante la processione delle sante reliquie di Rosalia la città di Palermo dalla peste.
Il culto della Santa è tuttavia attestato da documenti (Codice di Costanza d'Altavilla depositato presso la Biblioteca Regionale di Palermo e antica tavola lignea del XIII secolo che la rappresenta in veste di monaca basiliana e oggi custodita presso il Museo Diocesano di Palermo) a partire dal 1196, ed era diffuso già nel XIII secolo (antichissimo altare a lei dedicato nella vecchia cattedrale rogeriana).

Il Carro di Santa Rosalia, allestito per il Festino di alcuni anni fa... Il carro è sovente in forma di barcaLa si pregava inoltre con la frase "Sancta Rosalia ora pro nobis", le erano state costruite due chiese, o cappelle, a Palermo: una sul Monte Pellegrino, chiamata di "Chiesa di S. Rosolea", vicino o davanti la grotta stessa, l'altra nell'attuale quartiere dell'Olivella, dove sorgeva la casa del padre di Rosalia, Sinibaldo; della suddetta casa oggi rimane solo l'antico pozzo, internato nel pavimento del cortile del seicentesco Oratorio di Santa Caterina d'Alessandria all'Olivella, che a sua volta sorge dove vi era l'antica chiesa di Rosalia.
Vi sono anche numerosissimi dipinti medievali che la raffigurano insieme ad altri santi oppure come soggetto unico, una statua marmorea di Antonello Gagini, una volta posta all'interno della Tribuna della Cattedrale, realizzata dallo stesso Antonello, e oggi denominata "Santa Caterina da Bologna", e infine una statuetta reliquiaria cinquecentesca di Scuola Gaginiana che la raffigura in abiti francescani (anche se la Santa non appartenne al suddetto ordine - successivo alla sua morte - ma bensì all'antico ordine che seguiva la Regola di San Basilio Magno, appunto basiliano), che oggi si trova al Palazzo Abatellis.
Poiché la memoria della Santa palermitana nel 1600 lasciava ancora qualche residuo nelle litànie (si narra infatti che, durante una delle processioni che invocavano i vari santi per liberare la città dal contagio, due diaconi pronunciassero il nome di Santa Rosalia contemporaneamente, segno che fece riaffiorare l'interesse in città per il suo culto "sòpito"), la riscoperta del suo corpo glorioso sul Monte Pellegrino incastonato in un involucro di roccia cristallina (che poco dopo si scoprì essere calcarenite) e la successiva rivelazione al Card. Doria del racconto del povero Bonelli con la conseguente liberazione della città dall'epidemia, ne sancì il definitivo e popolare patrocinio, ratificato a Roma sotto il pontificato di Papa Urbano VIII Barberini.
Il culto è particolarmente vivo a Palermo, dove ogni anno, il 14 e il 15 luglio, si ripete il tradizionale "Festino" che culmina nello spettacolo pirotecnico del 14 notte e nella processione in suo onore il 15. Il 4 settembre invece la tradizionale acchianata ("salita" in lingua siciliana) a Monte Pellegrino conduce i devoti al Santuario in circa un'ora di scalata a piedi. Nella città metropolitana di Palermo il culto è presente a Campofelice di Roccella, in quanto importato dal principe palermitano fondatore dell'abitato attuale nel 1699, mentre in altri centri delle Madonie se ne trovano invece solo scarse tracce. A Bisacquino, feudo dell'arcivescovo di Monreale, Il Carro di Santa Rosaliail culto deriva da una reliquia della santa donata nel 1626 dall'Arcivescovo di Palermo.
In Sicilia il culto è attestato inoltre a Bivona e Santo Stefano Quisquina, dove secondo la tradizione la santa visse per dodici anni in eremitaggio e dove esso fu probabilmente introdotto dai Chiaramonte, signori feudali delle due località nella seconda metà del XIV secolo.
A Bivona le prime notizie documentate della chiesa e della confraternita di Santa Rosalia risalgono al 1494. La santa era particolarmente invocata, insieme a San Rocco, contro la peste: durante le epidemie del 1575 e del 1624 i bambini battezzati coi nomi dei due santi furono la quasi totalità dei nati, come risulta documentato nei registri di battesimo.
Inoltre in Sicilia è venerata ad Alia (PA), Novara di Sicilia, Mazara del Vallo (TP), Capaci (PA) e quasi in tutta l'isola. Santa Rosalia è patrona anche di Santa Margherita Belice. Alessandro I Filangeri, signore di Santa Margherita, fece costruire la chiesa madre nella seconda metà del XVII secolo, dedicandola alla vergine Rosalia. Negli ultimi anni viene portato in processione, il 4 settembre, un busto della santa in argento con reliquiario, appartenente alla chiesa madre. Inoltre è Patrona di Lentiscosa (SA), Delia (CL), Gravina di Catania, Santa Croce Camerina (RG) e Rina di Savoca (ME).
Un bassorilievo di Santa Rosalia si trova anche in Repubblica Ceca, a Praga, al n° 3 della centralissima Via Karlova (Casa Al Pozzo d'oro), in piena città vecchia, a poca distanza dal Ponte Carlo e dalla Staroměstské náměstí. Fu installata nella facciata del bel palazzo di un'antica famiglia, i coniugi Wesser i quali, colpiti dalla peste, vollero così esprimere la loro gratitudine alla Santa di Palermo, la cui fama era arrivata sin laggiù, per averne favorito la guarigione.

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30 dicembre 2016 5 30 /12 /dicembre /2016 08:09
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)
(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

(Maurizio Crispi) Al Joburg Theatre, il 27dicembre 2016 siamo andati ad assistere ad uno spettacolo di "pantomime" che nel mondo anglofono rappresenta a tutti gli effetti l'eredità (e l'evoluzione) della "commedia dell'arte" (di cui il nostro Dario Fo, premio Nobel per la letteratura, è il massimo rappresentante.
La Pantomime (informalmente anche "panto") sin dal suo esordio mantiene alcune caratteristiche che la tipizzano fortemente: innanzitutto, va in scena solitamente nel periodo delle festività di fine anno e del nuovo anno. E' caratterizzata dal fatto che ha dei contenuti scherzosi, spesso orientata alle famiglie (anche se non mancano i riferimenti ironici alle problematiche politiche del momento), con dei caratteri ben precisi (quali che siano i contenuti della storia messa in scena), alcuni iper-tipizzati sino al grottesco,come la Fata (o lo Spirito della storia, i due bambini, la donna brutta, e tanti altri....
La Pantomime è, in definitiva un musical con delle parti recitate o danzate, ma si richiede ai suoi attori una ottima capacità canora ed anche il virtuosismo di spaziare tra generi musicali diversi. Le musiche sono il frutto di una contaminazione tra motivi già noti e famosi: il risultato finale tuttavia è originale. Si richiede al pubblico presente in sala, il più delle volte un'interattività, che scaturisce dal porre agli astanti delle domande a cui si deve rispondere in un certo modo codificato: in genere questo ruolo è assunto dal narratore (che spesso è rappresentato come un personaggio fiabesco)
Anche le storie messe in scene sono il risultato di una contaminazione e, in genere, si tratta di storie scaturenti dal mito, dalla leggenda e dalla fiaba.
La Pantomime è strettamente correlata, come genere, al Burlesque e alle cosidette "Harlequinades"
Lo spettacolo messo in scena a Joburg portava come titolo "Robin Hood and the Babes in the Wood" (ovvero "Robin Hood e i Bambini nel Bosco"), con una contaminazione tra la storia leggendaria di Robin Hood (la più rappresentata nel cinema e saccheggiata anche dallo spettacolo) e quella - universalmente sfruttata nella fiaba e nel mito - dei tema dei bambini sperduti nella foresta.
Lo Sceriffo di Nottingham con i suoi insaziabili esattori di tasse è stato ritagliato in modo da fare il verso a Jacob Zuma, l'attuale presidente della Repubblica Sudafricana, noto per le sue malversazioni spudorate e a rischio di impeachment.
La pièce è stata scritta e diretta da Janice Honeyman.
Beli e trascinanti gli arrangiamenti musicali che in un montaggio trascinante propongono una carrellata tra i più noti pezzi di musica rock e pop, adattati nelleliriche al contesto narrativo.
Geniali le soluzioni sceniche e i giochi di luce.
L'effetto complessivo è risultato trascinante, per il pubblico ed anche per me,pur non potendo io accedere pienamente alle sottigliezze dei dialoghi e cogliere i riferimenti satirici alla realtà contemporanea della repubblica Sudafricana.
Robin Hood and the Babes in the WoodAll'altezza dei ruoli i diversi attori-cantanti che, assieme alle loro doti performative sulla scena (sia nella recitazione sia nella danza e nelle coreografie, hanno mostrato di possedere delle doti canore indiscutibili (molti di loro hanno al loro attivo la registrazione di solo album).
Grande Desmond Dube nel ruolo di Friar Tuck: grande personaggio di teatro, ironico e dalla voce possente, ha ne lsuo curriculum numerose esperienze di teatro "alto" e, tra queste, ha messo in scena come direttore "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello.
Insomma, questo spettacolo di pantomime è stato per me un'esperienza unica ed interessante sia dal punto dell'intrattenimento sia da quello culturale, per l'apertura verso una forma teatrale che ancora non conoscevo.

(Dal sito ufficiale del Joburg Theatre) Bernard Jay for Joburg Theatre presents Desmond Dube as Friar Tuck; Izak Davel as Robin Hood; Bongo Mthombeni as Will Scarlet and Kate Normington as the Spirit of the Forest In Janice Honeyman's Brand New Pantomime Adventure - Robin Hood and the Babes in the Wood from November 2nd to December 30th 2016.
A magical tale told like never before. Come join Robin Hood and his Merry Men on their adventure to defeat the evil Sheriff of Nottingham.

(da wikipedia) Pantomime (informally panto), is a type of musical comedy stage production, designed for family entertainment. It was developed in England and is still performed throughout the United Kingdom, generally during the Christmas and New Year season and, to a lesser extent, in other English-speaking countries.
Modern pantomime includes songs, gags, slapstick comedy and dancing, employs gender-crossing actors, and combines topical humour with a story loosely based on a well-known fairy tale, fable or folk tale.
It is a participatory form of theatre, in which the audience is expected to sing along with certain parts of the music and shout out phrases to the performers.
Pantomime has a long theatrical history in Western culture dating back to classical theatre, and it developed partly from the 16th century commedia dell'arte tradition of Italy, as well as other European and British stage traditions, such as 17th-century masques and music hall. An important part of the pantomime, until the late 19th century, was the harlequinade.
Outside Britain the word "pantomime" is usually used to mean miming, rather than the theatrical form discussed here.

Per saperne di più segui il link sulla relativa voce in wikipedia.

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25 ottobre 2016 2 25 /10 /ottobre /2016 08:28

Un paese al Crocevia. Storia di Bolognetta (Santo Lombino, 2016)Mercoledì, 9 novembre 2016, alle ore 17.00 al Cinema Rouge et Noir, Piazza Verdi n. 8, Palermo,verrà presentato il volume di Santo Lombino, "Un Paese al Crocevia. Storia di Bolognetta", Istituto Poligrafico Europeo (Collana Le Opinioni), cui l’Autore - bolognettese egli stesso - ha dedicato un po' della sua vita negli ultimi anni: il libro si pone come un lungo e appassionante viaggio dell’Autore nella storia del suo paese e nelle storie dei suoi compaesani, con il supporto di lunghe ricerche archivistiche, atti notarili e varie fonti storiche e con molta umiltò nello spirito di uno che si definisce "storico a piedi scalzi" e "cacciatore di memorie"...

Introdurrà Gian Mauro Costa, scrittore e giornalista. Seguiranno gli interventi di Amelia Crisantino, storica - collaboratrice di Repubblica Palermo, Giuseppe Barbera e Vincenzo Guarrasi dell'Università degli Studi di Palermo

L’evento si concluderà con una degustazione di vini a cura della ditta Tenute Rinaldi, che insiste ovviamente sul territorio di Bolognetta.

Il volume è arricchito da una prefazione di Manoela Patti che riportiamo qui di seguito.

Le storie locali, se indagate con rigore metodologico oltre che con passione, possono offrire al lettore narrazioni che vanno ben oltre il resoconto erudito di fatti e vicende succedutisi in un piccolo centro periferico durante un tempo più o meno lungo.
È questo il caso della plurisecolare storia di Bolognetta – Santa Maria di Ogliastro all’atto della fondazione nel XVI secolo – indagata nelle pagine che seguono da Santo Lombino, bolognettese egli stesso. La storia del piccolo Comune, importante snodo viario tra la costa e l’interno dell’isola, distante da Palermo soltanto «una giornata di viaggio», è infatti nella sua ricostruzione la storia di una comunità di cui il lettore scorgerà il farsi sempre nel continuo intreccio con gli eventi della storia nazionale.
Il feudo originario, già connotato dal fondaco di Ogliastro, fu acquistato da Marco Mancino dalla potente famiglia aristocratica dei Beccadelli-Bologna. Con costoro, il nuovo signore, forse un ricco mercante esponente dell’ampia comunità di genovesi approdati in Sicilia, s’impegna a nominare Bolognetta la “città nuova” che stava per fondare in quel territorio, così da legarne l’identità a quella dei nobili Bologna. Tuttavia, ciò avverrà solo nel 1882. Forse, come ci spiega l’autore, per ragioni che hanno a che vedere più con la memoria del cruento episodio che vede coinvolti gli ogliastresi nei tumultuosi eventi palermitani del settembre del 1866 – la cosiddetta rivolta del “Sette e Mezzo”, che a Bolognetta vide tra l’altro la folla insorta scagliarsi con incredibile violenza contro i carabinieri della locale stazione –, che con la memoria dei fondatori.  Seguendo il filo rosso della costruzione di un’identità collettiva, legata ora alle famiglie aristocratiche che in età moderna trassero le proprie fortune da Bolognetta, ora ai “civili”, e al popolo minuto, fatto per lo più di contadini e braccianti, che tra XIX e XX secolo si fecero attori principali della storia di Ogliastro-Bolognetta, Lombino conduce dunque il lettore attraverso i secoli.
E se il cardine della narrazione resta sempre Bolognetta, quest’ultima rappresenta spesso il punto di partenza per seguire nel più vasto contesto globale le vicende dei suoi abitanti. Attraverso fonti archivistiche, memorie e fonti orali, l’autore – già curatore della riedizione de La spartenza, diario del bolognettese, illetterato, Tommaso Bordonaro, nato nel 1909 ed emigrato nel secondo dopoguerra, pubblicato da Einaudi per la prima volta nel 1991 – ricostruisce così nessi e relazioni tra eventi piccoli e grandi; tra attori e gruppi; tra comunità e territorio. Individua nelle più importanti cesure epocali che hanno segnato la storia italiana – il Risorgimento, la Prima guerra mondiale, il fascismo, il secondo dopoguerra e la complessa transizione verso la Repubblica, tra le altre – passaggi cruciali anche per la storia del piccolo centro agricolo siciliano. Attraverso la lente della microanalisi ne osserva e ne descrive il riflesso locale, e l’intreccio che ne consegue, evidenziando rotture e trasformazioni. In questo modo, eventi quali le insurrezioni antiborboniche ottocentesche, l’epopea della Grande Emigrazione verso l’America o delle lotte contadine per la terra nel secondo dopoguerra, sono riletti da una prospettiva che riconnette centro e periferia.
Mentre memorie condivise e racconti popolari, finalmente indagati alla luce delle fonti archivistiche, offrono narrazioni nuove nella loro complessità. Il racconto della Seconda guerra mondiale intreccia così, per esempio, le vicende del fronte interno, con il paese che accoglie centinaia di “sfollati” dalla vicina Palermo martoriata dai bombardamenti alleati, a quelle dei soldati bolognettesi che la guerra la vivono sul fronte.
È il caso di Carmelo Prudenza, contadino di Bolognetta catturato dagli inglesi sul fronte nord africano nel gennaio 1941, la cui storia, affidata ad alcuni quaderni di memorie e successivamente pubblicata, Lombino recupera alla memoria collettiva. Costruito su una molteplicità di fonti archivistiche – atti notarili, riveli, liste degli eleggibili, inchieste parlamentari, fonti poliziesche, documenti contabili, atti pubblici, corrispondenze private, testimonianze orali, memorie – il volume svela un mondo articolato ed eterogeneo. E una comunità fatta di nobili e popolani, ceti medi e notabili, donne e fanciulli, conservatori e rivoluzionari, contadini e proprietari, mafiosi e uomini dello Stato, rivive nelle pagine del libro. In particolare, attraverso l’attento esame dei riveli per l’età moderna e delle liste degli eleggibili per gli anni della complessa trasformazione dall’Antico regime all’età contemporanea, Lombino ricostruisce il formarsi della classe dirigente paesana.
Già in tarda età moderna assistiamo così all’emergere di un nuovo ceto di possidenti e burgesi, di cui possiamo conoscere proprietà e redditi, mestieri e professioni, strategie matrimoniali ed alleanze, odi ed amicizie. Ma sembrano essere soprattutto le liste degli eleggibili, compilate a partire dalla riforma amministrativa promulgata dal governo borbonico nel 1817, ad offrire una chiave di lettura straordinariamente efficace per decifrare il cruciale passaggio dalla modernità alla contemporaneità, svelandone le profonde contraddizioni, nell’insolubile intreccio tra vecchio e nuovo che a lungo caratterizza l’esercizio del potere politico-amministrativo. Incrociando l’analisi delle liste a quella dei dati anagrafici, Santo Lombino indaga il ruolo politico-economico di matrimoni e parentele, individuando i gruppi familiari più influenti, dei quali segue i percorsi sino all'età contemporanea, confermando peraltro il ruolo cruciale della famiglia nella costruzione e tenuta delle alleanze anche in età postunitaria, e perlomeno sino al periodo liberale. Di un certo rilievo appare l’alto grado di conflittualità della vita municipale, che in più di una occasione trasforma, soprattutto nei decenni postunitari, il gioco locale dei “partiti” in violento conflitto per il potere.
L’intreccio del potere politico-amministrativo col potere mafioso – elemento che peraltro Bolognetta condivide con buona parte dei centri della Sicilia centro-occidentale – e la conseguente capacità di gruppi e fazioni di erogare violenza, finiscono per influenzare abbastanza i destini della comunità. Emblematico in tal senso, appare l’omicidio del consigliere comunale ed ex sindaco Giorgio Verdura che, scrive Lombino, «estraneo alle due fazioni in lotta in paese ed allineato su posizioni filo-governative», nel 1879 viene assassinato, vittima della lotta per la conquista della leadership paesana. Tra i mandanti la questura individua i membri di alcune delle famiglie-fazioni locali, e tra di essi il sindaco in carica, notabile ed esponente di uno dei più noti “partiti” di Ogliastro. Eppure, la storia del paese in età contemporanea non deve essere letta soltanto in chiave criminale. Come evidenzia l’autore, Bolognetta condivise con i numerosi centri agricoli della provincia palermitana uno sviluppo economico e sociale legato ad una più generale fase di modernizzazione nazionale, che interessò com'è noto tutta la Sicilia, oltre che al rapporto con il territorio e con la vicina città di Palermo. Seppure con le specificità e, talora, i limiti legati al contesto locale, a segnare le trasformazioni economiche e sociali del paese intervennero insomma le profonde trasformazioni della storia. Nel volume, Lombino le segue sino all'età repubblicana.
Dall’ascesa del ceto notabilare in età postunitaria e liberale, all’avvento del fascismo,sino alla brusca rottura dovuta alsecondo conflitto mondiale e al crollo del regime, il lettore scorgerà mutamentisociali, economici e politici;scorgerà i percorsi, non sempre lineari, di alleanze e fazioni di fronte al mutare del rapporto tra centro e periferia nelle diverse fasi della storia nazionale.
Seguiremo i bolognettesi nella transizione dal fascismo alla Repubblica, attraverso il precoce dopoguerra siciliano iniziato con lo sbarco angloamericano del 1943. Assisteremo, anche a Bolognetta, alla lotta dei ceti popolari per trovare uno spazio nella nuova Italia repubblicana, soprattutto grazie all’eccezionale  occasione rappresentata dal movimento per la Riforma agraria, e alla conseguente mobilitazione contadina guidata dal Partito comunista. Tuttavia, il ricomporsi di vecchie alleanze o la nascita di nuove intorno agli esponenti locali del partito di governo, consegnerà l’amministrazione di Bolognetta alla DC per almeno un quarantennio. Ai contadini, ancora una volta, non resterà che emigrare.
Con la nuova spartenza verso l’Europa e l’Italia settentrionale di centinaia di bolognettesi, tra anni ’50 e anni ’60 del Novecento e con la morte nel 1962 dell’ultimo erede della dinastia dei grandi proprietari Monachelli, che dall’età moderna aveva legato a sé le fortune di Bolognetta, termina il lungo viaggio di Santo Lombino nella storia del suo paese e nelle storie dei suoi compaesani.

Manoela Patti (Prefazione al volume di Santo Lombino)

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20 febbraio 2016 6 20 /02 /febbraio /2016 23:36
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano

(Maurizio Crispi) Camminare nei terreni retrostanti a Villa Lampedusa attorniati dai monti della Conca d'Oro, come se fossimo nel Giurassico: questa una delle più intense emozioni che attende i visitatori della mostra dei dinosauri animati che si intratterà a Palermo sino a tutto giugno 2016 (Dinosauri. Parco tematico a Palermo).

Il parco tematico è stato allestito negli ampi terreni che contornano Villa Lampedusa (via dei Quartieri, 104), la residenza estiva "ai colli" del Principe di Lampedusa, autore de "Il Gattopardo", con la vicina torre d'acqua, la più alta, forse, nel Palermitano e in tutta la Sicilia e, soprattutto, in ottimo stato di conservazione.
In un ampio terreno in parte incolto, ma verdeggiante, sono state disposte ventiquattro creature in grandezza naturale, alcune davvero enormi che si stagliano tra uno skyline di condomini urbani che creano uno strano contrasto tra modernità e passato e le caratteristiche gibbosità della forma allungata di Monte Pellegrino che potrebbe peraltro essere lui stesso un'enorme creatura giurassica dormiente o pietrificata in posa accucciata. Già viste da lontano questi esemplari incutono sgomento, anche perchè si può sentire provenire dal loro assemblamento un coro di discordanti note fatto di scricchiolii, ruggiti, barriti, strida e sibili. E le creature si muovono anche, oscillano sulle tozze gambe, le casse toraciche si gonfiano e si sgonfiano, aprono bocche enormi armate di denti formidabili o di piastre ossee adatte alla masticazioni di materiali erborei.
Si ha quasi la sensazione di respirare con loro e, in diversi momenti nel corso della vita, si vive una sensazione di estraniamento.
Al tatto la pelle che li riveste é fredda (e cià crea un ulteriore effetto-verità) e nello stesso tempo con una consistenza attaccaticcia e morbida, non dura e coriacea come ci si aspetterebbe (e ciò dipende dal fatto che questi esseri sono realizzati con involucri di lattice montati su intelaiature metalliche articolate).
Accanto a molti di loro ci si sente pigmei minuscoli e impotenti: e ci si chiede cosa sarebbe divenuta la Terra, se tutti i dinosauri non fossero andati incontri ad una repentina estinzione
I 24 esemplari esposti costituiscono una formidabile rassegna delle principali specie di dinosauri estinte che - come forma di vita dominante - popolarono la Terra, dalla fine del Triassico, per tutto il Giurassico sino al Cretacico,  da sempre alimentano la fantasia dei più piccoli (anche per via del mistero della loro repentina - rispetto alla lunghezza delle ere geologiche - scomparsa) e, con loro, degli adulti: e gli esemplari più rappresentativi, quelli che sono a tutti gli effetti le icone più cogenti del mondo dei dinosauri ci sono proprio tutti: ovviamente, il più imponente e temibile è il gigantesco Tirannosaurus Rex, fiancheggiato da altri carnivori di stazza minore ma non meno temibili, accanto ad altri imponenti esemplari appartenenti alle specie erbivore, non meno impressionanti.
Tutti noi abbiamo amato i dinosauri, affascinati dal mistero della loro presenza slla Terra e dalla loro repentina scomparsa: un mistero che fa sì che i dinosauri, creature terribili e ominose anche soltanto per le loro dimensioni, possano albergare così tenacemente nell'immaginario collettivo, tanto da alimentare sogni di scrittori che ipotizzano che essi non si siano mai estinti del tutto e che siano rimasti a vivere e a moltiplicarsi in qualche valle isolata (come è nel caso de "Il Mondo Perduto" di Arthur Conan Doyle o anche nell'isola dimenticata e fuori da ogni mappa dove gli arditi esploratori incontrano la scimmia gigante, King Kong) oppure le visioni più recenti e tecnologiche sviluppati da Michael Critchon in un suo romanzo - Jurassic Park e il relativo seguito Il Mondo perduto - in cui al di là del discorso sui dinosauri si tratta del tema della complessità e di come la violenza demiurgica dello scienzato nel riportare in vita specie estinte possa portare ad errori di valutazione e a impossibili semplificazioni - trasposto poi in film da Steven Spielberg con una serie di fortunati sequel.
Oppure potremmo citare nell'ambito dei film d'animazioni la fortunata serie di Piedino il Dinosauro (Alla ricerca della Valle Incantanta, 1988), l'innovativo Dinosaurs (Dinosauri, 2000) della Disney che racconta una grande migrazione dopo la catastrafe sino a giungere ai favolosi "Terreni di Cova" preconizzazione in fondo dell'opera visionaria di Conan Doyle, sino ad arrivare al recentissimo "Il Viaggio di Arlo" (2015) in cui si ipotizza un mondo totalmente diverso in cui i dinosauri non si sono estinti ma sono diventati la specie dominante, sviluppando intelligenza e linguaggio. Rimane senz'altro un'anomalio in questo panorama letterario e cinematografica di cui sto offrendo solo una velocissima carrellata "Dinotopia", bellissimo esemplare di narrativa accomagnate da splendide illustrazioni policrome a piena pagina, in cui si ipotizza invece un universo alternativo in cui uomini e dinosauri convivono e dove, in particolare, questi ultimi sono al servizio degli uomini per le loro più disparate esigenze (mezzi di trasporto, animali da soma etc.).

I dinosauri vengono guardati con simpatia e con affetto, talvolta anche con sgomento, per via di questa loro diffusa presenza nella letteratura e nella cinematografia: si potrebbero quasi considerare come degli archetipi di un passato lontano dal quale noi stessi proveniamo, ipotizzando che la nostra crescita come specie sia stata resa possibili proprio dall'estinzione di quegli esseri che per tutto il Giurassico e il Cretaceo erano stati dominanti.

Ecco, questa esibizione di Dinosauri animati ci riporta per un attimo alla magia de "Il Mondo Perduto" e alle sequenze mirabili, anche se, a volte, crudamente e crudelmente tragiche, della serie di Jurassic Park di Spielberg.
Non a caso, poichè sembra che questi modelli in scala naturale siano stati realizzati da una ditta cinese che ha utilizzato in parte la tecnologia di realizzazione che ha reso possibile i tanto realistici film di Steven Spielberg.
Nel corso della visita è possibile usufruire di efficaci pannelli esplicativi, ma - nello stesso tempo - ogni gruppo di viistatori viene accompagnato attraverso il parco da una guida che illustra a voce le caratteristiche salienti di ogni esemplare, rispondendo nello stesso tempo alle domande curiose dei più piccini.

Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
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Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano
Dinosauri a Palermo. Il fascino sempreverde dei Dinosauri che ci parlano di un passato lontano

(Dal sito web) Il termine Dinosauro, coniato dal paleontologo inglese Richard Owen nel 1842, indica un gruppo di rettili di varie dimensioni che dominarono l’ecosistema terrestre circa 65.000.000 di anni fa. Il Parco Tematico Dinosauri a Palermo, racconta lo studio dei dinosauri in continua evoluzione.
Ad oggi si conoscono circa un migliaio di specie di dinosauri e mediamente ogni due settimane viene fatta una nuova scoperta.
Le ricostruzioni che troverete nel Parco Tematico Dinosauri a Palermo constano di ventiquattro esemplari animati, a grandezza naturale dotati delle ultime novità in campo tecnologico e di nuova generazione, realizzati con i colori che si ritiene possano aver avuto, si stagliano in tutta la loro imponenza nel verde del parco di Villa Lampedusa, protagonisti del viaggio in un tempo lontano decine di milioni di anni.

Il parco di Villa Lampedusa – è la famosa villa del Gattopardo – rappresenta a Palermo un’oasi di pace immersa nella natura incontaminata, tra ulivi, mandorli, agrumi e frutteti; nell’area antistante le Ex Scuderie si erge l’antica “torre dell’acqua”, 27 mt. , la più alta della Sicilia.

L’iniziativa Parco Tematico Dinosauri a Palermo rappresenta un’importante occasione per la città di Palermo volta ad offrire un progetto a carattere didattico e di edutainment (ovvero intrattenimento educativo), realizzato con risorse esclusivamente private coordinate nella produzione dall’Associazione Osservatorio della Politica Turistica del Mediterraneo di Palermo in partnership con la Fondazione DNArt di Milano.

Il progetto Dinosauri a Palermo trova nella collaborazione con la Direzione di Villa Lampedusa una location storica e suggestiva che valorizza al meglio la possibilità di fruizione del Parco per i visitatori della Sicilia Occidentale.

Il Parco Tematico Dinosauri a Palermo prevede, oltre alla visita e conoscenza di ben 24 esemplari di dinosauri animati anche l’opportunità di partecipare al laboratorio didattico e ai percorsi di gusto.

Per maggiori informazioni visitate la sezione biglietti.

Il Parco Tematico Dinosauri a Palermo è all’aperto in una area riservata di oltre 1000 mq.

Le foto che corredano il presente articolo sono state tutte realizzate da Maurizio Crispi

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25 gennaio 2016 1 25 /01 /gennaio /2016 06:26
Giorno della Memoria 2016. Anche a Palermo un articolato programma con un convegno nel prestigioso scenario dello Steri

Anche la Città di Palermo si accinge a celebrare il 'Giorno della Memoria' in programma anche su tutto il territorio nazionale il prossimo 27 gennaio 2016, ricorrenza dellaliberazione del campo di Auschwitz..

L'Amministrazione comunale di Palermo, celebrerà l'evento con una serie di iniziative.
Il 27 Gennaio, alle ore 11.00, presso la Sala De Seta ai Cantieri Culturali della Zisa, si svolgerà la seconda edizione del concorso studentesco regionale 'La memoria nel cuore 2016', ideata e organizzata dal presidente della Onlus HaTikvah Israel Memoria nel cuore, Orazio Santagati, in collaborazione con in il provveditore Marco Anello del Ministero della Pubblica Istruzione dell'Università e della ricerca (Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia), Angelo Meli del Ministero della Giustizia (Dipartimento giustizia minorile e di comunità- Regione Sicilia)e con il patrocinio degli Assessorati alla Cultura e alla Scuola.
Dopo i saluti istituzionali a studenti, docenti e familiari, cui saranno presenti, tra gli altri, gli assessori Cusumano ed Evola, si svolgerà il dibattito storico sulla Shoah e commemorazione che precederà la premiazione dei vincitori del concorso

Da lunedì 25 gennaio a venerdì 29, l'Archivio Storico sarà, invece, sede di una serie di visite da parte di alcuni Istituti scolastici della città.
Per l'occasione nelle bacheche della Sala Almeyda saranno esposti alcuni documenti riguardanti gli Ebrei in Sicilia ed in particolare l'editto di espulsione del 1492 ed altri reperti storici.

Sempre mercoledì 27 gennaio, inoltre, sarà possibile visitare il miqveh di Palazzo Marchesi previa prenotazione contattando il numero 091.7407949. I dettagli nella locandina in allegato.

In questo contesto, mercoledì 27 gennaio, si svolgerà nel chiaramontano Palazzo dello Steri, sede centrale e di rappresentanza dell'Università di Palermo, un convegno promosso dall'Istituto Siciliano di Studi Ebraici (ISSE) e dall'Università di Palermo.
Spazio della Memoria a palermo (ERSU)Il Convegno tratterà del ruolo degli Ebrei italiani nella Grande Guerra, tra mobilitazione ed impegno civile e, successivamente, della transizione dalla loro mobilitazione in quel contesto alle nefaste Leggi Razziali.
Verranno uccessivamente trattati altri argomenti come quello del ruolo delle Leggi sulla Razza nella deportazione degli Ebrei italiani e si avràl'incontro con Ugo Foà, sopravvissutoalla deportazione e testimone degli effetti delle Leggi sulla Razza emanate dal regime fascista nel 1938.

Laserata verrà conclusa da un commiato musicale di Francesco La Bruna (Violino) e Marco Macaluso (Fisarmonica).
Al termine dei lavori in programma è prevista la deposizione di una corona di allora davanti alla stele all'interno della corte dello Steri che ricorda i cinque docenti ebrei espulsi per effetto delle Leggi sulla Razza.

 

 

 

Inoltre, l’Ente regionale per il diritto allo studio universitario di Palermo (ERSU Palermo) inaugurerà, mercoledì 27 gennaio 2016 alle ore 18,30, lo “Spazio della Memoria” dedicato alla Shoah presso la sede della residenza Universitaria Santissima Nunziata di Palermo (piazza Casa Professa).

Giorno della Memoria 2016. Anche a Palermo un articolato programma con un convegno nel prestigioso scenario dello Steri
Giorno della Memoria 2016. Anche a Palermo un articolato programma con un convegno nel prestigioso scenario dello Steri
Giorno della Memoria 2016. Anche a Palermo un articolato programma con un convegno nel prestigioso scenario dello Steri
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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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