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13 maggio 2015 3 13 /05 /maggio /2015 16:53
Dipendenze da animali e Cani da compagnia nella società moderna. A Palermo, nel contesto della Settimana delle Culture, si discute di questo tema
Dipendenze da animali e Cani da compagnia nella società moderna. A Palermo, nel contesto della Settimana delle Culture, si discute di questo tema

(Testo e Foto di Maurizio Crispi) A un mese dal World Dog Show - Milano 2015, Boston Terrier Sicilia, in occasione e nel contesto della Settimana delle Culture (in corso a Palermo dal 10 al 17 maggio 2015) ha promosso il primo seminario, dal titolo "Dipendenze animali. Cani da compagnia nella società moderna", con la preziosa collaborazione dell' allevamento del Solgimar, della clinica veterinaria Ospedale Veterinario Himera, di Animalwellnes, di Boston Terrier Artens -Palermo Sicilia Educazione Cinofila e del rifugio Sos cani e gatti Onlus.
I relatori in programma sono stati Marilia Paonita Schirintino allevatrice ufficiale Enci sul tema Tecniche di allevamento e l'importanza di allevare cani selezionati, Marcello Messina comportamentista cinofilo di Animalwellness Educazione Cinofila sul tema Il ruolo dei cani nella società moderna, Cristina Perricone che ha parlato di I cani da compagnia nella società moderna, Laura Girgenti del Rifugio SOS Primo soccorso Cani e gatti Onlus la cui relazione ha avuto come oggetto Randagismo a Palermo si può evitare? e, se sì, come?.
Moderatore è stato Vittorio La Lomia di Boston Terrier Sicilia.
Durante il seminario sono stati esposti alcuni dei lavori artistici del Progetto Dipendenze animali del Collettivo TrinArt, composto da Simona Nasta e Roberto Mascellino.
L'inizio dell'evento previsto per le ore 17.00 dell'11 maggio 2015 è slittato di quasi un'ora a causa dell'arrivo in ritardo degli uditori interessati.
Prima delle 17.00 e per oltre 3/4 d'ora erano presenti soltanto i relatori: un'imperdonabile esempio, questo, di palermitudine deteriore. Altri che si sono dichiarati interessati per via telefonica con gli organizzatori, hanno disertato la manifestazione adducendo come scusa (debole) l'orario scomodo e per di più di lunedì pomeriggio (!).
Per questioni di tempo e di dinamica organizzativa era richiesta la prenotazione online, inviando una mail a simonan@virgilio.it oppure un messaggio privato con nome cognome telefono ed email.
Ma ben pochi hanno dato una loro preventiva adesione.

Accattivante era il titolo del convegno ed io ci sono voluto andare proprio per questo motivo: ma si è parlato piuttosto dei criteri che devono guidare un potenziale padrone di cane a scegliere il proprio amico a quattro zampe, facendo innanzitutto la grande scelta tra "meticcio" e "cane di razza" e, rivolgendosi, in questa seconda eventualità, ad allevamenti certificati, in modo da evitare situazioni di rischio successive per cani non attentamente selezionati e portatori di difetti genetici, come la displasia dell'anca.

In più si è molto parlato dei criteri che devono guidare nella scelta di un cane sulla base delle sue possibili dimensioni, una volta raggiunta l'età adulta: anche in questo caso occorre attuare un processo di attenta selezione (realizzabile attraverso consulenze specifiche), in modo tale che la scelta sia oculata e commisurata con le capacità di gestione del futuro padrone.

E, per lo stesso motivo, vanno evitate quelle situazioni in cui la volontà di avere un cane derivi dall'esigenza di compensare qualche vuoto interiore o di fare del proprio cane una sorta di figlio sostitutivo che in taluni casi - in una messa in scena grottesca e tragica - può essere trattato ed educato come se fosse un bimbo di pochi mesi, e di conseguenza nutrito con il biberon e costretto ad indossare il pannolino, con la conseguenza della crescita di un cane che, trattato come uno pseudo.figlio, presenterà delle distorsioni comportamentali gravi, un atteggiamento di marcato dipendenza e che, in seguito, potrebbe richiedere degli interventi rieducativi.

Molteplici sono i motivi che spingono le persone nella società contemporanea a volere un cane - o più in generale - un animale domestico.

Il Cane, tuttavia, si presta maggiormente a tutta una serie di motivazioni come - ad esempio - in un contesto di psicologia "normale" - quella di avere un essere vivente accanto che si ponga come compagno e antidoto alla solitudine e come polarizzatore di affetti e di sentimenti che altrimenti non hanno un oggetto (destinatario).

A differenza di altri animali domestici i cani sono particolarmente adatti a questo scopo perchè con facilità possono essere "umanizzati" in una relazione di mutuo scambio: alcuni studiosi sostengono che nel lungo processo di domesticazione del cane, avviato oltre 130.000 anni fa, si sia verificato un proficuo scambio, nel senso che il cane ha appreso dei comportamenti adattivi per la convivenza con l'Uomo, ma nello stesso tempo - a detta di insigni studiosi - l'uomo è stato a sua volta domesticato dal cane e, di conseguenza, umanizzato, nel senso che - secondo alcuni - la nascita dei "sentimenti" ha avuto luogo con tutto il conseguente sviluppo della parte emozionale del cervello, proprio grazie alla catalizzazione determinata dalla presenza del cane, sia nella sue valenze di animale da utilità sia in quelle di animale da compagnia.

Il rischio è, ovviamente, che - specie in una Società come la nostra, in cui dominano le solitudini e gli isolamenti - le motivazioni di base possano assumere una connotazione patologica sino a rasentare forme di "dipendenza"  all'interno della diade Uomo-Cane (che finisce con il diventare reciproca e di causare grave danno ad entrambi i co-dipendenti).

L'altro rischio è che alcuni scelgano un cane che, per morfologia e carattere, eserciti delle funzioni compensative a proprie carenze, insicurezze e deficit costituzionali e che il cane vengano utilizzato come mezzo per esprimere la propria aggressività: ed ecco che, proprio in questi contesti, dei cani solitamente tranquilli ed equilibrati, possono diventare aggressivi e mordaci, non solo verso i propri simili, ma anche verso gli Umani.

Si è trattato indubbiamente d'una lodevole iniziativa, ma purtroppo scarsamente pubblicità: gli organizzatori affermano che ciò è dipeso dal fatto che hanno saputo di avere a disposizione il bellissimo spazio della ex-Reale Fonderia Oretea soltanto una settimana prima e di non aver potuto fare di più in termini di pubblicità preventiva.

Hanno fatto da efficace integrazione visiva alle relazioni le opere esposte, realizzate dal Collettivo TriArt sul tema delle "Dipendenze Animali".

Il Collettivo TrinArt è nato dal desiderio di tre amici - Simona Nasta in arte (Artens), Roberto Mascellino e Davide Quattrocchi - di collaborare insieme alla creazione di lavori artistici spaziando dalla pittura alla scultura alla fotografia alla video Arte alla performance. Durante un tragitto in macchina nel 2011 decidono di sancire questa collaborazione artistica e di dare un nome al gruppo e di realizzare il lavoro “Maternità Negata”.
La denomizazione del gruppo Collettivo TrinArt, deriva appunta dalla parola evocativa "Trinacria", in cui le ultimesillabe sono state sostituite dalla parola "Art".
Da questa collaborazione sono nati numerosi eventi artistici e mostre d’arte .

Maternità Negata (Dalla serie Dipendenze animali, 60X80, 2011, Fotografia su tela)

Maternità Negata (Dalla serie Dipendenze animali, 60X80, 2011, Fotografia su tela)

La serie “Dipendenze animali” vuole proporre una riflessione sul rapporto tra animali da compagnia e l’uomo contemporaneo. Nella società contemporanea che sempre più produce una realtà disumanizzante, a volte , l’uomo proietta nel rapporto con l’animale tutte le frustrazioni derivate da un quotidiano arido e privo di rapporti significativi . In questo scenario l’uomo cerca di colmare le sue carenze affettive riversando sul proprio animale da compagnia delle attenzioni a volte eccessive e quasi patologiche.

Il rapporto affettivo che alcune persone instaurano con i loro animali da compagnia quasi ricalca il rapporto con un pseudo-figlio mai avuto, è ricco infatti di attenzioni, di coccole, di vezzaggiativi, ma è anche un rapporto meno impegnativo di quello con un figlio vero.

Se osserviamo il rapporto instaurato da alcuni possessori di cani, per esempio, ritroviamo cani “addobbati” con cappottini per cani firmati da stilisti, oppure “cullette - cucce” o ciotole per cani in argento o addirittura tappezzate da diamanti. In queste realtà, al limite del patologico si realizza un inversione dei ruoli in cui è l’uomo ad essere dipendente dal proprio animale da compagnia

Inversioni di ruolo, sempre della serie "Dipendenze animali".
Inversioni di ruolo, sempre della serie "Dipendenze animali".

Inversioni di ruolo, sempre della serie "Dipendenze animali".

Boston Mania

Boston Mania

Boston Mania (dimensioni: 80X120, 2011, mista su tela). in queste opere ispirate alla Pop Art si è voluto giocare con diverse tecniche pittoriche tra cui action painting L’idea di questo lavoro nasce dal desiderio di lasciarsi liberamente ispirare dal soggetto degli animali nella contemporaneità indagando in particolare sulla razza Boston Terrier una razza recentemente creata dall uomo. Ormai il cane piccolo, il cane tascabile, il cane da agghindare sembrano essere diventati l icona della contemporanetà quasi come per Andy Warhol e per gli anni 60 era Marilyn Monroe.

"Contiene animali, maneggiare con cura" (Installazione)
"Contiene animali, maneggiare con cura" (Installazione)

"Contiene animali, maneggiare con cura" (Installazione)

Dipendenze da animali e Cani da compagnia nella società moderna. A Palermo, nel contesto della Settimana delle Culture, si discute di questo temaDipendenze da animali e Cani da compagnia nella società moderna. A Palermo, nel contesto della Settimana delle Culture, si discute di questo tema
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14 aprile 2015 2 14 /04 /aprile /2015 12:00
(Immagini relative alla "Lisca Bianca" tra storia e progetto attuale)
(Immagini relative alla "Lisca Bianca" tra storia e progetto attuale)
(Immagini relative alla "Lisca Bianca" tra storia e progetto attuale)
(Immagini relative alla "Lisca Bianca" tra storia e progetto attuale)
(Immagini relative alla "Lisca Bianca" tra storia e progetto attuale)

(Immagini relative alla "Lisca Bianca" tra storia e progetto attuale)

L'ADI (Associazione per il Disegno Industriale) Sicilia ha voluto dedicare la Copertina di aprile della sua pagina Facebook al Progetto Lisca Bianca: e questa non è una storia adatta alle persone la cui fantasia non va oltre la costa.

Ed è anche un bel progetto che ha tanto da insegnare sull'importanza di conservare la memoria delle cose e di salvarle dall'oblio del tempo, aiutandole a rivivere una nuova vita e a diventare serbatoio e collettore di storie.
In più, parlare in questi giorni di Lisca Bianca è un bel modo per festeggiare l’arrivo della bella stagione, con il racconto di un viaggio per mare, e non solo, lungo trent’anni.

Lisca Bianca è un Carol Ketch di 36 piedi che, tra il settembre del 1984 e l’agosto del 1987, ha solcato oltre 30.000 miglia di onde tra Canarie, Antille, Galapagos, Hawaii, Maldive e Isole Marshall; poi, un nuovo viaggio, seguito da un triste epilogo e dal rientro a Porticello, piccolo borgo marinaro vicino a Palermo, l’abbandono e il lento consumarsi del legno.

Infine la rinascita e il ritorno al mare nel contesto di un progetto di recupero globale e molto articolato che possiede anche delle valenze di inclusione sociale.
È la storia del “Comandante” Sergio e del suo “Nostromo” Licia, gli Albeggiani, coniugi siciliani che, alla fine degli anni '70, decisero di costruire un veliero per girare il mondo in barca, andando via “dal freddo, via dalle folle rumorose, via degli stupidi rituali della civiltà dei consumi.

Dal diario di bordo di Lisca Bianca fu tratto un libro, un manuale molto amato dai viaggiatori oceanici, “Le isole lontane”, recentemente riedito da Mursia (2014), i cui proventi ricavati dalla vendita saranno destinati a sostenere la nuova avventura intrapresa da Lisca Bianca.
Quando nel 1989 Lisca Bianca ripartì per il suo secondo giro del mondo, ambiva a diventare ambasciatrice dei prodotti e della cultura Siciliana nelle isole più lontane, ma il viaggio venne interrotto a Las Palmas de Gran Canaria dall'improvvisa morte di Sergio Albeggiani.

La barca, per anni in abbandono, rischiava la demolizione, finché nella primavera del 2013, in un cantiere navale alla periferia di Palermo, Francesco Belvisi, yacht designer palermitano, ed Elio Lo Cascio, sociologo, si trovarono di fronte il relitto di Lisca Bianca, di cui conoscevano la storia, e decisero di cambiarne il destino.

L’architetto Attilio Albeggiani, figlio di Sergio e Licia e noto yacht designer siciliano, accolse la proposta di seguire il cantiere di recupero e restauro di Lisca Bianca, richiamando all’opera il mastro d’ascia, sig.Treviso, che negli anni Settanta costruì l’imbarcazione. Lisca Bianca si prepara così a salpare di nuovo.
Nel 2013, grazie all’Istituto Don Calabria e all’Associazione Apriti Cuore Onlus, che da anni si occupano di giovani in difficoltà o a rischio devianza e disabili psichici e fisici, nasce il Progetto Lisca Bianca: Navigare nell'inclusione, non manca la collaborazione della Lega Navale Italiana e dell’Istituto Penale per minorenni di Palermo (ex Malaspina), che ha impegnato alcuni detenuti nel restauro delle parti asportabili.
Un progetto sociale quindi, ma caratterizzato da una precisa impronta imprenditoriale che prevede l’avvio di un cantiere in grado di occuparsi del restauro anche di altre imbarcazioni, che resti attivo come polo di formazione professionale, di inclusione sociale, ma con l’obbiettivo di farne un’attività economica solida e competitiva. Oggi i lavori sono stati completati al 70% con l’obiettivo, di rimettere Lisca Bianca in acqua per l’estate del 2015.
Il Progetto Lisca Bianca è un progetto corale, dove il design ha un ruolo importante, vedendo impegnate nell'impresa yacht designer (YAM srl e Studio Inzerillo & Albeggiani), ma anche grafici, esperti in comunicazione, fund-raising e organizzazione, social media manager e web content editor, insomma un equipaggio che consente di collocare a pieno titolo il progetto Lisca Bianca tra le eccellenze del Design per il sociale.

La Copertina di ADI Sicilia. Quello che nasce come un piccolo gioco per social network, in realtà, vuole portare alla costruzione di un database della cultura progettuale di qualità, prodotta in Sicilia, a prescindere dall’esito del mini contest.
Quindi: ogni mese una copertina diversa e una storia da raccontare, ad indicare il miglior design siciliano, secondo ADI Sicilia e secondo le categorie indicate nell’ADI Design Index.
Le tre copertine che riceveranno più “Mi piace”, tra quelle pubblicate da febbraio a novembre, andranno in finale nei primi quindici giorni di dicembre. La copertina che risulterà più votata, attraverso i “Mi piace”, verrà proclamata “Copertina ADI Sicilia dell’anno”.
Per il progetto vincitore, ADI Sicilia si impegna ad organizzare un evento culturale in una sede adeguata e a dare il maggior risalto possibile all’evento, attraverso i propri canali informativi regionali e nazionali e gli organi di stampa.

(Sergio Albeggiani, Le Isole lontane, Mursia, 2014)

(Sergio Albeggiani, Le Isole lontane, Mursia, 2014)

(Dal risguardo di copertina) È il 1984 quando Licia e Sergio Albeggiani decidono di lasciarsi alle spalle la normalità della vita sulla terraferma e di andare verso isole lontane, portati dagli alisei e dal desiderio infinito di allargare i propri orizzonti. A bordo del Carol Ketch "Lisca Bianca" salpano da Porticello, un piccolo borgo marinaro vicino a Palermo, e intraprendono un viaggio di 30mila miglia che in tre anni farà rotta nei mari più belli del mondo: dalle Canarie alle Antille, dalle Galapagos alle Hawaii, dalle Maldive al Mar Rosso. Il diario di viaggio di questi antesignani del "mollo tutto" è un gioioso inno alla vita libera e al mare, cronaca di un'avventura romantica, straordinaria, temeraria, scandita da incontri speciali, tempeste e imprevisti cambi di rotta. Racconti emozionanti di un'epoca in cui si viaggiava lentamente. Una storia d'amore per il mare e le barche che solo la morte improvvisa di Sergio, avvenuta a Las Palmas, all'inizio di un secondo viaggio intorno al mondo, ha interrotto. Ma non per sempre: lo spirito di Lisca Bianca non si è esaurito. Oggi un progetto di vela solidale sta riportando a nuova vita il ketch che ha solcato gli oceani per destinarlo a progetti di inclusione sociale.

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3 aprile 2015 5 03 /04 /aprile /2015 21:49
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)
(foto e articolo di Adriana Ponari)

(foto e articolo di Adriana Ponari)

Ecco il Libro che ti abbiamo rivelato perché tu tragga gli uomini fuor dalle tenebre alla Luce...
Ricordati, Signore, di quanto ci è accaduto, guarda e considera il nostro obbrobrio".

Lamentazioni di Geremia

(Adriana Ponari) E' questo il tema dell'evento inter-religioso dal titolo "Alzo gli occhi al Cielo. Le voci delle religioni contro il terrorismo" che si è svolto domenica 29 marzo 2015, presso Il Teatro Massimo di Palermo.

A pochi giorni dal tragico avvenimento del Bardo a Tunisi, la Fondazione Teatro Massimo assieme all'UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), all'Istituto Siciliano di Studi Ebraici, all'Arcivescovado di Palermo e alla Coreis ( Comunità Religiosa Islamica) italiana, ha fortemente voluto far partire da Palermo,città dalla Storia multireligiosa,la prima tappa di un progetto artistico che vede protagoniste, nella stessa misura, le tre religioni monoteistiche unite nelle loro voci contro il terrorismo per la Pace duratura nel mondo.

E' stato scelto il Profeta Geremia con le sue parole; un Profeta che le tre Religioni contemplano nella loro fede e che tanto predicò l'abbandono dalle tenebre per la luce di Dio come unico mezzo per raggiungere la pace interiore.

La manifestazione, in forma di concerto, ha visto alternarsi al leggio i Cantori: Imam Abd al Wadoud della Gran Moschea di Parigi, Raimundo Pereira della cappella Sistina di Roma e Emil Zrihan della Sinagoga di Ashkelon( Israele)

Fra un canto e l'altro solisti dei Conservatori Bellini di Palermo e Scontrino di Trapani hanno eseguito con notevole bravura brani di musica barocca da Couperin ad Scarlatti e Zelenka.

Voce solista la soprano Lia Battaglia.

Numerosa la presenza di ascoltatori partecipi e coinvolti.

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26 marzo 2015 4 26 /03 /marzo /2015 21:02
Alzo gli occhi verso il cielo. Geremia, profeta di un tempo di crisi. Il 29 marzo 2015 in scena al Teatro Massimo di Palermo: uno spettacolo che è espressione d'un progetto culturale inter-religioso

Domenica 29 marzo 2015, alle ore 18.00, si svolgerà al Teatro Massimo di Palermo l'evento musicale "Alzo gli occhi verso il cielo".

Il concerto sarà un momento di grande valore culturale, poichè è proprio la cultura l'elemento che può unire le tre grandi religioni monoteistiche. 

E, in questo difficile momento vuole essere una risposta a tutta la barbarie successa nei giorni scorsi.

Con molta probabilità seguirà un rinfresco.

 

"Alzo gli occhi verso il cielo. Geremia, profeta di un tempo di crisi", sarà la prima tappa di un progetto artistico e culturale inter-religioso per la Città di Palermo che nasce da una collaborazione tra Fondazione Teatro Massimo, UCEI, Istituto Siciliano Studi Ebraici (USSE), Arcivescovato di Palermo, KOREIS (Comunità religiosa Islamica) Italiana.

L'esperienza profetica di Geremia è, per la sua ricchezza e drammaticità, tra le più emblematiche e rappresentative del profetismo e quanto mai attuale oggi.
Il progetto offre in forma simbolica e in una dimensione laica quale il Teatro Massimo, un occasione di incontro interreligioso che segna la prima collaborazione tra la Fondazione Teatro Massimo e le tre diverse confessioni religiose presenti a Palermo.

L'evento di domenica 29 marzo vuole porsi come un incontro artistico e di riflessione sulla figura del profeta Geremia, punto di riferimento spirituale per ebrei,cristiani e mussulmani.

Alle tre "Leçons de ténèbres pour le mercredi Saint", composte da Alessandro Scarlatti, Francois Couperin e Jan Dismas Zelenka, per il periodo pasquale , capolavori della musica barocca, si alternano le tre intonazioni delle Lamentazioni di Geremia, cuore dell’Ufficio delle Tenebre, offerte dalla tradizione ebraica, da quella cristiana e da quella musulmana rappresentate dai loro cantori e lettori, ai massimi livelli.

Si tratta di tre interpretazioni diverse per tradizione musicale, ma unite da un unico grande profeta. Il mediterraneo avrà il suo centro, non solo geografico, ma anche simbolico proprio nella città di Palermo.

Programma

  • Libro di Irmiyah (Geremia), Haftara di Behar Sinài
  • Alessandro Scarlatti Lamentatio Jeremiae
  • Lamentatio Jeremiae, Antico Testamento
  • François Couperin Leçons de Ténèbre II
  • Sura XLVI e Sura XIV, Corano
  • Jan Dismas Zelenka Lamentatio Jeremiae Propheta

Parteciperanno i seguenti artisti e cantori

  • Emil Zrihan cantore della Sinagoga di Ashkelon, Israele
  • Raimundo Pereira cantore della Cappella Sistina in Roma
  • Imam Abd al Wadud cantore della Moschea centrale di Parigi
  • Cantanti e musicisti del Teatro Massimo e del Conservatorio "V.Bellini" di Palermo
Rappresentazioni di Geremia nell'Arte
Rappresentazioni di Geremia nell'Arte
Rappresentazioni di Geremia nell'Arte
Rappresentazioni di Geremia nell'Arte
Rappresentazioni di Geremia nell'Arte

Rappresentazioni di Geremia nell'Arte

Tenebrae. L'Ufficio delle tenebre (lat. Officium Tenebrarum o Tenebrae) era costituito dalla celebrazione solenne del Mattutino e delle Lodi del giovedì santo, venerdì santo e sabato santo prima delle riforme del XX secolo. Prevedeva il canto dei salmi, delle lamentazioni, dei responsori, del Benedictus e del Miserere, Si doveva celebrare alla sera del giorno precedente. quindi in pratica era cantato le sere del mercoledì, del giovedì e del venerdì santo. Un rito particolare era lo spegnimento graduale di quattordici candele, poste su un candeliere triangolare con quindici candele, al canto di ciascun salmo, al termine del Miserere l'ultima candela non veniva spenta ma celata dietro l'altare, ad indicare l'arresto di Gesù, la cui luce però non si è mai spenta, lasciando alla fine la chiesa nell'oscurità totale, a questo punto il celebrante batteva un bastone sulla predella e tutti nella chiesa lo seguivano con raganelle o con legni o addirittura con gli zoccoli facevano rumore, come segno dello strepito fatto dai Giudei nell'arresto di Gesù. Questa tuttavia non era la liturgia centrale del Triduo, ma solo una parte delle ore canoniche. Rimanevano al centro del Triduo: il Giovedì santo con la Messa in Cœna Domini, il Venerdì santo con la Liturgia in Parasceve e il Sabato santo con la Veglia Pasquale (da Wikipedia)

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19 marzo 2015 4 19 /03 /marzo /2015 07:58
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"

(Maurizio Crispi) Di Marlene Dumas non sapevo nulla prima di trovarmi a visitare la mostra temporanea allestita a The Tate Modern, che accoglie una selezione significativa delle sue opere.

Marlene Dumas è una pittrice di ogni luogo, con una storia complessa: é di origini contadine sudafricane, ma porta un nome francese; ha studiato arte in SudAfrica e poi si è spostata in Olanda grazie ad una borsa di studio dove ha approfondito ed espresso al meglio il suo talento artistico e dove si è naturalizzata.

E' - a giudicare dalle fotografie nelle quali ama mettersi in mostra con i suoi quadri come sfondo -una donna sanguigna, di presenza scenica e con una capacità di mettere in mostra se stessa, come un'opera d'arte, quasi non vi fosse alcuna differenza tra l'artista e le sue opere, in una totale identità fluida in cui si crea una corrente di sensazioni e di emozioni violente, a partire dal titolo con cui ciscuna opera è contrassegnata.

Come dice il titolo della mostra della Tate Modern, "The Image as Burden", l'immagine é (deve essere) fardello, cioè la rappresentzione visuale è un fardello che si deve portare: e ciò vale sia per l'artista, sia per il fruitore della sua opera.

L'opera d'arte -nella poetica di Marlene Dumas deve essere d'impatto, forte e non concedere alcun sconto in termini di edulcarione, rispetto al tema centrale che vuole veicolare.

La rappresentazione deve essere estrema, in qualche misura, e ciò può portare in maniera diretta e senza edulcorazioni alle immagini nude e crude in cui tutto è diretto, senza il passaggio attraverso la simbolizzazione (come ad esempio nel dipinto "The Widow" del 2013)

Marlene Dumas è stata definita una pittrice "di seconda mano" ("second hand painter"), poichè per la realizzazione delle sue opere si è basata su foto raccolte dalla stampa, dalla televisione, dai mezzi di informazioni, o anche su polaroid realizzate da amici e conoscenti.

E' dunque una pittrice che predilige lavorare su immagini realizzate da altri, immagini che le danno spunto per procedere su di una sua strada ispirata.

Afferma infatti, consapevole della forza di questo suo approccio che "...rapppresentazioni pittoriche di seconda mano possono generare impressioni, sensazioni ed emozioni di prima mano".

Ma proprio per questo suo percorso nel reperire le sue fonti di ispirazioni, Marlene Dumas riesce ad essere molto vicina a tematiche attuali e a farne denuncia, spaziando a pieno campo sugli accadimenti del mondo contemporaneo e sui suoi personaggi maggiormente iconici, anzi talvolta andano controcorrente e scegliendo come soggetti dei suoi quadri personagi controversi e discussi.

Una delle predilizioni di Marlene Dumas è per il volto umano e per le forme umane con le loro molteplici sfaccettature: i suoi volti (e i suoi corpi) sono realizzati in modo semplice eppure complesso, con la massima polarizzazione sullo sguardo e sugli occhi (o sulle mani). La scala cromatica che pervade i suoi quadri sembra essere povera eppure è ricchissima, ad accendere di cromatismi un dipinto è sufficiente una sfumatura di rosa su un colore dominante grigio o seppia e si avverte (anche se il colre fisicamente manca o é tenuissimo), la vibrazione e l'esplosione di un'intera scala cromatica.

Queste sono le parole con cui l'artista è presentata nella brochure predisposta pe la mostra a The Tate Modern: Marlene Dumas è unanimamente riconosciuta come uno dei più significativi e influenti pittori della scena contemponarea. I suoi lavori intensi e carichi di elementi psicologici esplorano temi come la sessualità, l'amore, la morte e la vergogna, spesso facendo dei riferimenti alla Storia dell'Arte, alla cultura pop e agli eventi della contemporaneità. Dumas non dipinge mai direttamente dalla vita, preferendopiuttosto scegliere preesistenti immagini come suoi materiali materiali di isoirazione. Tuttavia, pur lavorando in un'epoca dominata dall'immagine digitale e dai mass media, la Dumas preferisce la fisicalità del contatto umano e la potenza della pittura. Per la Dumas "... c'é l'immagine (sorgente fotografica) con cui tu inizi e c'è l'immagine (l'immagine dipinta) con cui tu concludi il tuo lavoro, e non sono la stessa cosa. Io voglio dare più atttenzione a ciò che il dipingere fa all'immagine, non soltanto a ciò che l'immagine fa al processo del dipingere...".

La mostra, strutturata seguendo una blando criterio cronologico, spazia sull'intera carriera artistica di Marlne Dumas.

E include testi scritti dalla stessa pittrice, in genere collocati in appositi pannelli all'ingresso di ciascuna dei grandi ambienti, dove sono collocate le sue opere. Questi scritti che spesso sono stati scelti per loro icasticità fungono da "soglia" a ciascuna stanza della mostra, fornendo delle epianie sulla poetica dell'artista, consentendo al fruitore della mostra di contestualizzare le opere che esaminerà, arricchendolo della possibilità di una loro lettura multipla.

Il titolo "The image as Burden" è preso da un dipinto del 1993, un piccolo quadro raffigurante una figura umana che trasporta un'altra: una specie di riproposta moderna della Passione e della discesa dalla Croce del Cristo Crocifisso (il quadro è visibile nella stanza 6).

Come molti dei dipinti della Dumas, la scelta del titolo di quest'opera gioca con i nostri pregiudizi, condiziona le interpretazioni possibili del dipinto e funziona come lente attraverso la qualee guardare la mostra .

La mostra nella sua realizzazione ha ricevuto supporti di grande prestigio.organizzata dalla Tate Modern, ha avuto la collaborazione della Fondation Beyeler, Riehen/Basel and Stedelijk Museum Amsterdam.

La curatrice della mostra per conto della Tate Modern è stata Helen Sainsbury.

Come per tutte le mostre di grande rilievo organizzate dalla Tate Modern sono state predisposte, per utta la sua durata, delle iniziative accessorie per l'approfondimento tematico, con conferneze, proiezioni di filmati in un programma fitto e stimolante, con la presenza prevista per il 16 aprile 2015) della stessa Marlene Dumas che in una lecture serale parlerà di questa sua retrospettiva, delle sue tematiche e della sua poetica.

Nota biografica ed artistica (da Wikipedia) Marlene Dumas (Città del Capo, 3 agosto 1953) è un'artista e pittrice sudafricana.
Ha studiato all’Università di Città del Capo dal 1972 al 1975 e nel 1976, a 23 anni, si è trasferita in Olanda con una borsa di studio. Vive e lavora ad Amsterdam.
Marlene Dumas is one of the most prominent painters working today. Her intense, psychologically charged works explore themes of sexuality, love, death and shame, often referencing art history, popular culture and current affairs.
Spesso utilizza come fonti per il suo lavoro polaroid di amici e amanti, oltre a riviste e materiale pornografico. Marlene Dumas dipinge anche ritratti di bambini e scene erotiche con l’intento esplicito di turbare il mondo dell’arte contemporanea.
Ha lavorato spesso con studenti, sottolineando che "insegnare è molto importante, non solo perché insegno ai ragazzi cose, ma soprattutto perché instauriamo un dialogo, da cui emerge cosa vuoi realmente. Le cose emergono. Credo ancora nel dialogo Socratico. L’arte è davvero qualcosa che si impara stando in mezzo alla gente."[1]
Nel 2007 ha partecipato alla LII edizione dell’Esposizione internazionale d'arte di Venezia, nel Padiglione africano. La mostra Check List Luanda Pop, vide l'esposizione di opere che provengono dalla Collezione Sindika Dokolo, la prima collezione privata africana di arte contemporanea creata cinque anni fa a Luanda (Angola).
La sua principale mostra in un importante museo americano, una retrospettiva dal titolo Measuring Your Own Grave, si è conclusa a settembre 2008 al Museum of Contemporary Art di Los Angeles.
Il suo lavoro è caratterizzato da una tavolozza cromatica ampia, fatta di colori cupi alteranti a pastelli e a corlori fluo.

(Marlene Dumas e la rappresentazione "estrema") Marlene Dumas è nata a Città del Capo ma vive e lavora in Olanda. Nei suoi trent’anni di carriera ha creato lavori che raccontano soggetti molto diversi e ideologicamente complessi, come l’apartheid, gli stereotipi razzisti, la maternità, la pervasività in tutte le sue manifestazioni, l’amore e la religione, con un’originalità e una libertà espressiva uniche. L’artista si è concentrata sulle pulsioni degli esseri umani e sulle loro emozioni ritraendo la nascita, l’amore, il sesso, la sofferenza e la morte. I suoi lavori portano in superficie ciò che giace profondamente nascosto nei suoi soggetti, dimostrando una spiccata capacità introspettiva, che le permette di cogliere le emozioni dei suoi personaggi. Nonostante l’impietosa rappresentazione dell’inadeguatezza umana, le sue opere manifestano una visione ottimista, capace di far emergere la dignità universale delle persone, protagoniste del proprio destino, soggetti attivi e non vittime passive del fato. La pittura di Marlene Dumas è contemporaneamente mentale, politica e intimista, e si sviluppa attraverso la ricerca di un continuo compromesso tra ciò che viene rivelato e ciò che viene celato, tra il carattere tattile della pittura, l’emotività dei sentimenti e le teorie della rappresentazione.
Il fulcro del lavoro di quest’artista è sicuramente la sua irriverente libertà creativa che ha liberato la pittura dalle sue costrizioni formali, scalfendo il predominio maschile in questa pratica artistica, rendendola simultaneamente intima, politica, buffa, sensuale e violenta. Attraverso un senso di sospensione vagamente erotico tutti i suoi quadri sembrano riempire di movimento e transitorietà la staticità, solitamente associata alla pittura, reinventandola e rendendola estremamente contemporanea.

(Marlene e la Banalità del Male di Adriana Polveroni) Ecco uno dei temi dominanti del suo lavoro: l'eros, il sesso, spesso sfrontato, strappato dalle pagine di giornali pornografici e rielaborato con quelle pennellate quasi svagate, ma densissime. "Mi piace fare un'arte sensuale, l'erotismo dà forza. Nella nostra società c'è molto sesso, ma non abbiamo più la capacità di comunicare la carica erotica", spiega lei. E giù quindi non solo a virare in blu immagini hard, ma anche a rifare le icone della moda, silhouette pubblicitarie patinate e asettiche - perché altra caratteristica del suo lavoro è che non ritrae mai persone in carne e ossa, ma figure che hanno posato per altri - come quella di Naomi Campbell, ridisegnata innumerevoli volte: "Quando uso e stravolgo le immagini delle modelle, cerco di alterarne la freddezza. Voglio tirare fuori il lato oscuro dell'erotismo. Questo forse nasce dalle mie origini africane e contadine, penso abbia a che fare con un'esperienza della natura molto forte, primitiva", racconta. A letto con Rossellini Forse è per questa fiducia che ripone nella pittura - nonostante la definisca "anacronistica e oscena per il modo in cui rende bello ogni orrore", e malgrado il fatto che nelle sue mani l'immagine non si edulcori mai, come invece accade in alcune artiste che a volte rivelano una fragilità molto femminile - che è possibile leggere nella sua opera una visione ottimista.
 

The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"

(Dalla presentazione della mostra "Image as a Burden") Marlene Dumas is one of the most prominent painters working today. Her intense, psychologically charged works explore themes of sexuality, love, death and shame, often referencing art history, popular culture and current affairs.
Secondhand images’, she has said, ‘can generate first-hand emotions.’ Dumas never paints directly from life, yet life in all its complexity is right there on the canvas. Her subjects are drawn from both public and personal references and include her daughter and herself, as well as recognisable faces such as Amy Winehouse, Naomi Campbell, Princess Diana, even Osama bin Laden. The results are often intimate and at times controversial, where politics become erotic and portraits become political. She plays with the imagination of her viewers, their preconceptions and fears.
Born in 1953 in Cape Town, South Africa, Dumas moved to the Netherlands in 1976, where she came to prominence in the mid-1980s. This large-scale survey is the most significant exhibition of her work ever to be held in Europe, charting her career from early works, through seminal paintings to new works on paper.
The title of the exhibition is taken from The Image as Burden 1993, a small painting depicting one figure carrying another. As with many of Dumas’s works, her choice of title deeply affects our interpretation of the work. It hints at the sense of responsibility faced by the artist in choosing to create an image that can translate ideas about painting and the position of the artist. For Dumas it is important ‘to give more attention to what the painting does to the image, not only to what the image does to the painting.’
In an age dominated by the digital image and mass media, Dumas cherishes the physicality of the human touch with work that is a testament to the meaning and potency of painting.

The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
The Image as Burden. La mostra di Marlene Dumas al Tate Modern: dipinti "di seconda mano" che suscitano emozioni "di prima mano"
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14 marzo 2015 6 14 /03 /marzo /2015 15:34

Per la prima volta il Teatro arriva nelle camere di un albergo. Succede nel capoluogo dell'Isola, all'Hotel Posta, nel cuore della città. Un'iniziativa culturale originale che mette assieme l'arte scenica con l'economia.
Palermo rimane una città sorprendente: nonostante le difficoltà e contro di esse, aguzza l'ingegno e non ci sta a veder morire il proprio talento, l'atavico desiderio di esprimersi artisticamente e in maniera del tutto originale. Amanti della letteratura, dell'arte, dei giardini, della poesia, dell'architettura, del mare in una parola della Bellezza intesa come crescita culturale e spirituale, i palermitani riescono a stupire gli stessi concittadini.

Mentre le polemiche infuriano sulla bocciatura del Teatro Biondo, che pure da quando è diretto da Roberto Alaimo ha visto triplicare gli abbonamenti e fare un balzo qualitativo e sicuramente innovativo degli spettacoli, mentre la sensazione del fallimento culturale s'impossessa un po' di tutti, oscurando in un certo senso le nostre passioni attraverso la riduzione delle rappresentazioni che di esse il teatro è espressione catartica, serpeggiano rivolte culturali alternative che si concretizzano in iniziative straordinarie, davvero mai viste prima e che partono proprio da Palermo.

 

[Leggi tutto l'articolo, seguendo il link]

 

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13 marzo 2015 5 13 /03 /marzo /2015 20:36
The Lion King. Una fantastica messa in scena che tiene banco con il tutto esaurito da quasi vent'anni

L'11 marzo siamo andati a vedere The Lion King in musical, a Londra.
The Lion King l'ho visto nella versione in cartoni animati (uscita nel 1994) miriadi di volte.
Ho ascoltato altrettante volte la colonna sonora del film di animazione.
Quela di Simba é una storia che mi è sempre piaciuta, sin da quando la vidi la prima volta al cinema: una storia che pur indirizzata ai piccini (nel film in versione animata) parla le lingue di tutte le età della vita e veicola messaggi profondi, da quello ecologico del rispetto degli equilibri naturali e dell'armonia naturale delle cose (il cerchio della vita, simbolicamente ricorrente di continuo nelle scelte scenografiche e nei dispositivi di scena, come è - ad esempio, la scala mobile semicircolare che appare e scompare e che serve a rappresentare la Rupe dei Re da cui Simba, appena nato, è esposto alla totalità degli animali della Savana), alla creazione della Savana stessa - come insieme vivente -  per mezzo di un geniale costume predisposto per alcuni corifei, a quello della legacy di valori morali che si trasmettono di padre in figlio, attraverso le generazioni, a quello dell'assunzione della rsponsabilità e del farsi timoniere della propria nave dopo un periodo di sbandamento nei luoghi oscuri e dopo essere stato traviato, con l'inevitabilmente confronto con il senso di colpa per presunti danni causati ad altri, per non parlare poi della intensità drammatica della messa in scena d'una tragedia dal sapore shakespeariano.
Il Musical messo in scena a Londra dal 1998 (ogni allestimento ha una sua storia specifica, cast di attori e soluzioni tecnico-artistiche differenti) ha delle marce in più rispetto al film della Disney perché è stato realizzato con genialità sia nell'allestimento scenografico, nella costruzione sontuosa dei costumi (compito affidato a Julie Taymor) e dei personaggi, per la tecnica mista che vede mescolati assieme gli attori che cantano e recitano, personaggi del tutto travestiti ed altri figuranti che hanno il ruolo di movimentare e di dare parola a delle marionette, come nel caso di Zazu, di Pumba e di Timon o di rappresentare altri animali del regno di Mufasa che sarà poi di Simba, chiusa la parentesi dell'usurpazione del perfido Scar, come le geniali soluzioni per dar vita alle Giraffe o ai Leopardi, alle Antilopi, agli Gnu lanciati nella loro micidiale carica, al Rinoceronte e così via. Per ogni animale è stata messa a punto una soluzione diversa, accuratissima in tutti i dettagli: il risultato finale deriva dalla convergenza di abilità diverse, intrecciate in modo molto sofisticato e, nello stesso tempo, semplice: seguendo il principio che basta poco per consentire allo spettatore di volare con la fantasia e vedere degli scenari. Ma questa semplicità scaturisce da un lungo studio ed è il risultato di un complesso processo di distillazione e di sintesi di una ricca simbologia..
La messa in scena del Musical, che qui a Londra ha avuto il suo esordio nel 1998, è a dir poco sontuosa: gli spettatori, anche i più piccini seguono il dispiegarsi della storia drammatica (nella quale si inseriscono, tuttavia, in modo perfetto scene di danze e di canti corali - il sudafricano Lebo M è il "Choral Director" - e momenti di apertura comica ed ironica) e la loro attenzione è polarizzati sulla scena in modo magnetico: non mancano le sorprese, poiché - a tratti - la rappresentazione si estende alla platea da dove incedono dei personaggi e dai palchi che vengono utilizzati come finestre che si aprono su personaggi dialoganti o musicanti, valorizzati da un sapiente gioco degli spotlight.
Sono frequenti gli applausi a scena aperta, appassionati.
Si ammirano le abilità di tutti indistintamente: abilità che, indubbiamente, per essere costruite e mantenute, richiedono un costante esercizio, sia nello svolgimento dei compiti individuali, sia nel coordinamento delle azioni corali.
Si ammira la cura con sono realizzati i singoli dettagli che poi convergono assieme naturalmente, a creare un grande affresco corale.
Le musiche, realizzate da Elton John e da Tim Rice, rappresentano un'originalissima sintesi tra stilemi sonori pop rock occidentali e sonorità africane, e specialmente sudafricane.
Si comprende come (ma, per noi Italiani, questo rimane un fenomeno inspiegabile e che da noi non potrebbe mai prendere piede) questo spettacolo come altri del resto tenga banco dal 1998, con rappresentazioni giornaliere, dove di continuo arrivano delle intere scolaresche (e anche questo in un'Italia sempre più incolta ed illetterata, è un fenomeno impensabile, come anche il fatto di vedere intere scolaresche guidate in visita nei musei cittadini). Qui in UK l'istruzione e l'infarinatura culturale non si fanno sui banchi, ma andando direttamente nei luoghi che veicolano la cultura, come teatri, musei, monumenti cittadini e City farm, per quanto riguarda il contatto con il mondo naturale.
Il biglietto è un po' costoso, anche quello che consente la sistemazione nei punti più alti e lontani dalla platea (il cosiddetto "Grand Circle", ovvero il nostro loggione, molto pertinente visto che tutta la rappresentazione di Lion King è centrata sul simbolico "cerchio della vita"), ma ne vale decisamente la pena.
La sistemazione in loggione, peraltro, consente sempre una migliore visione d'insieme, rispetto alla prospettiva appiattita che si può avere dalle poltrone, anche se per cogliere al meglio alcuni dettagli occorre essere armati di binocoli, peraltro accessibile, visto che alla spalliera di ogni poltrono era attacato un binocolo di pllastica - ciò nonostante efficace - utilizzabile, inserendo nell'apposito slot una sterlina (pensano proprio a tutto!).
Andare a vedere questo Musical è stata una bella occasione per ammirare il sontuoso Lyceum Theatre, oggi di una bellezzalogora (ma sempr eefficace), uno dei più antichi teatri londinesi, situato in una traversa di The Strand, la via londinese dei grandi teatri e delle grandiose messe in scena di spettacoli gettonatissimi: una fabbrica di stampo ottocentesco, con un grande prospetto neoclassico.

(da Wikipedia) The Lion King è un pluripremiato musical in due atti su libretto di Roger Allers e Irene Mecchi, diretto da Julie Taymor; è ispirato all'omonimo film della Walt Disney Company. Gli attori interpretano quindi i ruoli dei protagonisti del cartone animato e recitano indossando enormi costumi rappresentanti diverse specie animali. Il musical, prodotto dalla Walt Disney Theatrical, contiene brani musicali scritti, tra gli altri, da Elton John e Tim Rice (entrambi insigniti con il titolo di "Sir" per i loro meriti), oltre a diversi strumentali composti da Hans Zimmer (partecipa quindi lo stesso team di compositori di The Lion King Soundtrack); dei cori si occupa ancora una volta il sudafricano Lebo M.
Lo spettacolo ha debuttato all'Orpheum Theatre di Minneapolis (Minnesota) l'8 luglio 1997, ricevendo un incredibile successo; si è quindi spostato a Broadway il 13 novembre 1997 (inizialmente al New Amsterdam Theater, poi, il 13 giugno 2006, al Minskoff Theatre, e ha ricevuto anche in questa sede un'accoglienza grandiosa ed entusiasmante, che lo ha reso uno degli show più famosi degli ultimi decenni (è tra l'altro il nono spettacolo di tutti i tempi ad essere stato rappresentato a Broadway più a lungo).
Il 19 ottobre 1999, The Lion King ha debuttato al Lyceum Theatre (West End, Londra), dove è rappresentato ancora oggi (nel 2008, il cast londinese è stato invitato al London Palladium per un Galà in presenza di alcuni membri della Famiglia reale britannica).
A poca distanza di tempo dalla rappresentazione a Broadway, inoltre, sono nate diverse produzioni internazionali in molti Paesi del mondo.
Molti degli animali raffigurati nello spettacolo sono gli attori in costume; essi utilizzano diversi strumenti per muoversi e recitare.
Utilizzano, ad esempio, dei trampoli per la parte delle giraffe, mentre per i personaggi principali (come Simba, Mufasa e Scar) si avvalgono di una peculiare testa leonina che può essere sollevata e abbassata a piacimento. I costumi di altri personaggi (come le iene, Zazu, Timon e Pumbaa) sono a grandezza naturale. Eppure, per Taymor, Timon costituisce uno dei ruoli più difficili, poiché il relativo costume impedisce il movimento degli arti e della testa.

Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).
Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).
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Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).

Vietatissimo scattare le foto durante lo spettacolo.Appena metti mano alla macchinetta, anche una molto piccola e scarsamente visibile, spunta dal nulla un addetto alla sorveglianza (quasi come come un Jack-in-the-box) e ti mette la ano sull'obiettivo,senza mezzi termini. Quindi, per dare un'idea dello spettacolo, ho dovuto sopperire con immagini prese da internet (che, del resto, non mancano).

Il Lyceum Theatre (esterni ed interni): foto di Maurizio CrispiIl Lyceum Theatre (esterni ed interni): foto di Maurizio Crispi
Il Lyceum Theatre (esterni ed interni): foto di Maurizio Crispi
Il Lyceum Theatre (esterni ed interni): foto di Maurizio CrispiIl Lyceum Theatre (esterni ed interni): foto di Maurizio Crispi

Il Lyceum Theatre (esterni ed interni): foto di Maurizio Crispi

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3 marzo 2015 2 03 /03 /marzo /2015 07:26
Giornata Europea dei Giusti (3^ ed.). Si celebrerà anche a Palermo, nel Giardino dei Giusti in via Alloro

Venerdì 6 marzo alle ore 9.00, per iniziativa dell'istituto Siciliano di Studi Ebraici (ISSE) verrà celebrata la Giornata Europea dei Giusti.
La cerimonia, con la presenza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, si svolgerà nel Giardino dei Giusti in via Alloro. Alla celebrazione parteciperà anche il Console Onorario della Repubblica della Polonia a Palermo Davide Farina.

La sua realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione preziosa da parte dell'Ufficio di Toponomastica del Comune di Palermo.

Raccontare la storia di chi ha saputo scegliere in tempo di tenebre di rappresentare la fiammella dell'umanità è doveroso, ed è un messaggio importante da veicolare per le nuove generazioni.
In occasione della mostra su Jan Karski, il Comune di Palermo, insieme all'Istituto Siciliano di Studi Ebraici, pianterà un albero di ulivo alla memoria di: 
Jan Karski (polacco) e di Calogero Marrone (siciliano), entrambi insigniti del titolo di Giusti tra le Nazioni

In questa ricorrenza, proclamata dal Parlamento Europeo nel 2012, vengono commemorati i Giusti tra le Nazioni, coloro i quali si sono opposti con responsabilità individuale e rischio personale ai crimini contro l'umanità e ai totalitarismi.
L’appello all’Unione europea e al Consiglio d’Europa affinché fosse istituita una giornata dedicata alla memoria dei Giusti era partito da un centinaio di eminenti personalità della cultura italiane, europee e mondiali sotto l’egida dell’associazione senza fini di lucro Gariwo, la Foresta dei Giusti.

Rapidamente dopo le prime inizative pubbliche ha ricevuto l’appoggio di importanti istituzioni quali la Presidenza della Repubblica Polacca, la Fondazione Vaclav Havel, l’associazione guidata da don Luigi Ciotti Libera, numeri e nomi contro le mafie e molte altre realtà autorevoli di tutta Europa. Tra i firmatari più famosi si segnalano Umberto Eco, Dario Fo, Daniel J. Goldhagen e molti altri.
Grazie all’impegno di Moshe Bejski, il concetto di Giusto, elaborato nell'ambito dell'Yad Vashem (un memoriale ed un nome) è stato esteso a tutti coloro i quali si sono eroicamente opposti ai genocidi ed hanno operato in soccorso delle vittime dei totalitarismi.
È stato scelto il giorno 6 marzo di ogni anno perché in questa data ricorre l’anniversario della morte di Moshe Bejski. 
Per identificare le iniziative del 6 marzo è stato ideato e realizzato da Gariwo la foresta dei Giusti con la calligrafia di Marta Mapelli un albero formato dalle parole chiave relative alla giornata.

Il Giardino dei Giusti a Palermo (Garden of the Righteous, Palermo), in via Alloro

Il Giardino dei Giusti a Palermo (Garden of the Righteous, Palermo), in via Alloro

Il Giardino dei Giusti (ex giardino di via Alloro) è un giardino pubblico di Palermo, che fu tra gli spazi degradati del centro storico recuperato dall'amministrazione comunale negli anni 1999-2000. Il progetto curato dall'architetto comunale Giuseppe Prestigiacomo, fa riferimento alle xirbe dei secoli XII e XIII, piccoli giardini a carattere produttivo e ornamentale, ricavati nelle aree dismesse dell'edilizia urbana, cinti da muri all'interno di cortili. Si trova in pieno centro, e si affaccia in una via di rilevante importanza per il centro storico della città: la via Alloro.
Il giardino sorge sullo stesso terreno dove si trovavano i vecchi ruderi del settecentesco palazzo di proprietà della nobildonna Francesca Fulci, distrutto dai bombardamenti che colpirono Palermo nel maggio del 1943. L'Edificio era conosciuto anche come "Palazzo Graco". Precedentemente, il giardino inaugurato nel mese di giugno del 2000, si chiamava come la via in cui esso si trova, cioè giardino dell'Alloro, in ricordo di un albero di alloro di eccezionale rigoglio posto nel palazzo San Gabriele prospiciente l'odierna via medesima, estinto e sradicato il 4 dicembre del 1704. (Piola) In ricordo dell'albero estinto è stato piantumato limitrofo alla strada un bellissimo esemplare di Laurus nobilis (alloro).
Nel giorno della ridenominazione del giardino erano presenti il sindaco di Palermo Diego Cammarata e l'ambasciatore d'Israele in Italia. Oggi il nome del giardino è ricollegato al ricordo delle vittime dell'Olocausto.

Giornata Europea dei Giusti (3^ ed.). Si celebrerà anche a Palermo, nel Giardino dei Giusti in via Alloro
Giornata Europea dei Giusti (3^ ed.). Si celebrerà anche a Palermo, nel Giardino dei Giusti in via Alloro
Giornata Europea dei Giusti (3^ ed.). Si celebrerà anche a Palermo, nel Giardino dei Giusti in via Alloro
Giornata Europea dei Giusti (3^ ed.). Si celebrerà anche a Palermo, nel Giardino dei Giusti in via Alloro
Giornata Europea dei Giusti (3^ ed.). Si celebrerà anche a Palermo, nel Giardino dei Giusti in via Alloro
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24 febbraio 2015 2 24 /02 /febbraio /2015 18:45

Nottedoro - Festival delle Ninne Nanne (1^ ed.). A Palermo tra il 6 e il 7 marzo, una manifestazione legata ad un'iniziativa umanitaria, da un'idea di Martino Lo Cascio

 

Tra il 6 e il 7 marzo 2015 si svolgerà a Palermo, presso il Teatro Golden (Via Terrasanta 60) la manifestazione "Nottedoro", prima edizione del Festival delle Ninnenanne da tutto il Mondo con l'obiettivo di "regalare un sogno al Magadascar".

Conto alla rovescia, dunque, per la prima edizione di Nottedoro, manifestazione di ninnenanne provenienti da tutto il mondo collegata all’omonimo progetto ideato e organizzato dal regista palermitano Martino Lo Cascio, con il patrocinio gratuito del Comune di Palermo. Il 6 e 7 marzo alle ore 21.00, saranno tredici gli artisti che si esibiranno al Cine Teatro Golden di Palermo, portando sul palco i propri cavalli di  battaglia, oltre alla ninnananna inedita:

Musica, solidarietà e intermezzi culturali. Le due serate saranno arricchite dall’intervento di ospiti speciali, esponenti del mondo artistico e culturale; proiezioni; presentazione di progetti solidali e tanto altro. Gli spettatori saranno guidati in questo immaginifico viaggio onirico di note, sfumature e polifonie di linguaggi ‘forestieri’ da Mario Caminita nella prima serata, e da Filippa Dolce in quella conclusiva.
Il CD di Nottedoro (AA.VV) per l'etichetta Almendra Music sarà lanciato in occasione delle due giornate del Festival e sarà acquistabile in anteprima presso gli stand presenti all’interno del Teatro Golden.
Le ninnenanne registrate da Carmen Consoli e Stefano Bollani sono tra le quindici tracce inedite all’interno della compilation.
Durante la serata saranno proiettati i videomessaggi che i due artisti hanno inviato ai propri fan a sostegno del progetto.

Tutti i 15 artisti hanno offerto il proprio contributo gratuito reinterpretando ninnenanne provenienti dai quattro angoli del mondo: dall’Ungheria all’Argentina, dalla Sicilia al Congo, dal Messico alla Germania, a Israele, Cuba, Ghana, Senegal, Polonia, Francia, Russia...

 

Ecco il programma con le due serie di artisti che si esibiranno nelle due successive serate.

Venerdì 6 marzo

  • SeiOttavi
  • Luca Madonia
  • La Banda di Palermo
  • Cirrone Band
  • Laura Campisi Trio
  • Lassatil Abballari e Trizzi ri donna

sabato 7 marzo

  • Akkura
  • Sandro Joyeux
  • Malmaritate
  • No Hay Problema
  • Nuclearte
  • La Rappresentante di Lista
  • Giovanni Di Giandomenico e il Coro di voci bianche dell’Accademia Musicale Mediterranea


Une Chance contre la violence’ in Madagascar (O.N.G. COPE, www.cope.it) è il progetto che Nottedoro sta sostenendo. I proventi del Festival e del CD, dedotte le spese, saranno dunque devoluti in favore di donne e bambini vittime di violenza. Contro il silenzio che spesso li circonda nella totale emarginazione, si vuole «aiutare le tante vittime attuali e potenziali» scrive Martino Lo Cascio, direttore artistico di Nottedoro [il progetto intende creare il primo grande archivio internazionale di ninnenanne. Su facebook è stato lanciato l’evento ‘Cacciatori di ninne’: qui il link].
Ticket-contributo.  Il costo è di 10 euro per ognuna delle dueserate

Prevendita. È possibile acquistare i ticket presso i locali partner

  • Bottega dei sapori e dei saperi della legalità di Libera, Piazza Castelnuovo, 13; tel.: 091.322023
  • Moltivolti, Via Saladino, 1 (di fronte Santa Chiara); tel.: 091.322830
  • Accademia Musicale Mediterranea, Via Don L. Sturzo 280 c\o Scuola Bambinopoli Carini (Palermo);  tel.:091.1828311

 

Nottedoro su Facebook (evento)

 

 

 

01 madagascar donne in casa02 madagascar il giorno di festa progetto Notte doro03 madagascar Ninna nanna progetto notte d'oro04 madagascar riso progetto notte d'oro

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28 gennaio 2015 3 28 /01 /gennaio /2015 08:08

Fimis in Love Selfie - Festa dell'Amore 2015. Un insolito contest fotografico con cerimonia finale ad Isola delle Femmine (PA), il 14 febbraio 2015

La Trapani Eventi® con il patrocinio del Comune di Isola delle Femmine in collaborazione con la A.SI.P.A. (Associazione Siciliana Paese Albergo) ed un gruppo di operatori turistici, al fine di valorizzare e promuovere attraverso nuove tendenze il territorio di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo, ha organizzato il contest fotografico “Fimis in Love” Selfie 2015 - Festa dell’Amore ad Isola delle Femmine (Palermo) che si concluderà con un evento finale il 14 febbraio 2015 nel suggestivo borgo marinaro.

Dal 27 gennaio fino al 14 febbraio 2015 sarà possibile partecipare ad un divertente contest fotografico che vede come protagonista indiscusso il “selfie”.

Una vera e propria moda, imponente e assolutamente inarrestabile che, con la sua efficacia, si pone con forza al centro di tutti i più importanti social network e diventa un ottimo strumento per promuovere un territorio.

Si è voluto trasportare all’interno dell’iniziativa il tema dell’amore, in ogni sua essenza, fra genitori e figli, fra amici, verso chiunque, elemento inscindibile dall’esistenza stessa, creando così un cocktail esplosivo tra i selfie e l’amore e soprattutto tra i selfie e le più amate dimostrazioni di questo sentimento sovrano: il bacio!

Tutti coloro che parteciperanno daranno vita al proprio “selfie” tirando fuori il meglio della propria vena artistica al fine di vincere il premio “Fimis In Love” Selfie 2015 che sarà consegnato il 14 febbraio 2015 nel contesto dell’evento finale.

L’iscrizione avviene con una consumazione o un acquisto presso uno dei punti convenzionati (indicati nel regolamento) che rilasceranno un ticket.

Le foto dovranno contenere lo sfondo di una qualsiasi veduta del Comune di Isola delle Femmine, dovrà essere visibile il numero del ticket, tema principale dovrà essere il Kiss selfie.

Le foto dovranno essere pubblicate e commentate con l’hashtag: #fimisinlove sulla pagina Facebook dedicata all'evento (clicca qui) e dovranno pervenire entro e non oltre le ore 16:00 del 14 febbraio 2015.

Tutte le foto verranno valutate dal grande pubblico dei Social network, tramite l’ormai famoso sistema del “Mi piace” (“I Like”).

La cerimonia di premiazione inizierà il 14 febbraio alle ore 18:00 presso il Ristorante-Lounge Bar Gustosita, Viale dei Saraceni, 123, Isola delle Femmine (PA) e proseguirà con un evento a sorpresa.

Tra i premi: soggiorni, degustazioni, cene in strutture convenzionate di Isole delle Femmine.

La tradizionale festa di San Valentino “la festa dell’amore” sarà vissuta ad Isola delle Femmine in un mondo molto originale.

Per approfondimenti sul contest fotografico visitare il sito www.fimisinlove.it, nella sezione Regolamento.

 

Curiosità. L’idea nasce da Floriana Accardo, una giovane laureanda in Scienze della Comunicazione per le Culture e le Arti dell’Università degli Studi di Palermo, è stata elaborata dalla Trapani Eventi® di Ignazio Billera e con la volontà di un gruppo di amici: Pippo Mauro, Francesco Meli, Antonino Paleggiati, Antonio Pavone e Tiziana Zappulla (in ordine alfabetico), operatori di Isola delle Femmine.

 

Definizione di “Selfie”. Il termine deriva dalla lingua inglese, è una forma di autoritratto fotografico realizzato principalmente attraverso uno smartphone, un tablet o una fotocamera digitale, puntando verso sé stessi o verso uno specchio l’apparecchio e scattando, similmente a quanto avviene con la tecnica dell’autoscatto che utilizza un dispositivo che permette lo scatto ritardato di una fotografia.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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