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10 giugno 2011 5 10 /06 /giugno /2011 11:24

treeoflife.jpgThe tree of life (di Terrence Malick, India-Gran Bretagna 2011) è un film strano, frammentato e visionario, con un'alternanza tra la rappresentazione dei primordi della vita, dei misteri dell'universo e della grandiosità della natura immensa e incommensurabile, intrisa di un divino immanente, terrifico più che confortevole e la piccolezza della vite di una piccola famiglia americana (Waco, Texas), alle soglie degli anni Sessanta. Un padre (il signor O' Brien, Brad Pitt), timorato di Dio, lettore e citatore di passi biblici, ma inflessibile nei suoi principi educativi, una madre gioiosa e vitale (La signora O' Brien, interpetata da Jessica Chastain) costretta ad accettare i principi rigidi del marito, salvo a scatenarsi in una bella danza di gioia assieme ai figli in assenza del marito, in viaggio per lavoro.
I figli, che crescono come monadi separate in un loro univewrso, fatto di segni e di rimandi misteriosi, di tentativi di decifrare il comportamento degli adulti che li circondano e di dare un senso del continuo brusio dei loro discorsi di ammaestramento che, partendo con certe finalità, vengono infine recepiti in modo differente dalla lettera del discorso così come era stata enunciata.
E, al disopra di tutto, la profonda solitudine di ciascuno: per quanto ci si sforzi, la vita di ciascuna forma una traiettoria separata e unica. Le più intense esperienze ciascuno le fa da solo, dentro di sé. Ci si deve confrontare, passo dopo passo, con la propria solitudine, spezzata da occasionali collisioni con il mondo esterno.
Solo la morte prematura di uno dei fratelli, ormai 19enne riconduce tutti, i genitori e gli alri due fratelli, ad un dolente percorso nella memoria in cui le cose passate acquistano a poco a poco, sia pure nella loro frammentarietà colori e suoni, ritmo e musicalità, con un arivisitazione della memoria compiuta dal primogenito Jack, ormai adulto (Sean Penn). 

Ma il leit-motiv rimane pur sempre quello dell'infinita solitudine di ciascuno, ancora di più nell'adulto, quando l'età d'oro dell'infanzia e della fanciullezza alle soglie dell'adolescenza è definitivamente abbandonata: e, poi, c'è da chiedersi, quei periodi della vita sono veramente un'età dell'oro o si tratta soltanto d'una nostra proiezione di adulti; e non sono piuttosto un piccolo inferno dal quale faticosamente si deve sopravvivere per trovare la propria cifra di adulti "relativamente" sereni e pur sempre immersi nella profonda solitudine dell'essere al mondo? Sino al sogno finale in cui prima che il ciclo di mascita-morte-nascita riprenda, c'è la rappresentazione fantastica di un immaginario limbo sulla sabbia lasciata in secco dalla marea che si è ritirata in cui mille - diecimila - uomini e donne di tutte le età camminano come ombre o fantasmi, ogni tanto scontrandosi ed incontrandosi e dove i ricongiungimenti familiari, in cui si manifestino gli affetti, con teneri abbracci, con le lacrime sparse, con le parole non dette e con il suono delle parole "proibite" nell'infanzia come un semplice "papà" al posto del più rigido e forse anaffettivo "padre", sono infine possibili, ma anche lì - nel sogno - sono incombenti il magma solare, la lava ribollente, l'onda dello tsunami, a segnalare il fatto che forze immense sono pronte a schiacciare e a sparpagliare i fragili affetti umani in una visione oscillante tra il Dio biblico di Giobbe (non a caso citato in apertura del film) che, per suoi imperscrutabili motivi, prima dà e poi toglie, colpendo tanto il giusto, quanto il peccatore, un Dio che anima il mondo di queste forze immense e minacciose, ma che - nello stesso tempo - rende possibile il miracolo della vita che si rinnova di continuo e tra una concezione mistico-religiosa in cui è l'amore la forza generativa dell'universo e della vita, l'amore  e lo stato di grazia gli ingrediente essenziale senza il quale ogni vita si inariderebbe, senza il quale l'albero della vita non potrebbe perpetuarsi e farsi più forte ogni giorno, malgrado tutto.
Il film è di grandi e sublimi visioni, sia pure con l'iterazione delle immagini e dei suoni, che - a tratti - lo rendono ipnotizzante come un mantra ripetuto all'infinito, effetto prodotto - peraltro - dalle musiche che compongono la colonna sonora, predominanti rispetto alla voce umana che appare sparuta, esile, fragile e smarrita.

 

(Marianna Cappi in www.mymovies) Del film si mormorava addirittura che avrebbe riscritto la storia del cinema e in un certo senso The Tree of Life fa anche questo, senza inventare nulla ma spaziando dall'uso di un montaggio emotivo da avanguardia del cinema degli esordi ad una sequenza curiosamente molto vicina al finale del recentissimo Clint Eastwood, Hereafter. Il confronto, però, scorretto ma tentatore, non si pone: la passeggiata di Malick in un'altra dimensione è potente e infantile come può esserlo solo il desiderio struggente che nutre il bambino di avere tutti nello stesso luogo, in un tempo che contenga magicamente il presente e ogni età della vita. Ecco allora che il film non sarà nuovo ma rinnova, ritrovando un'emozione primigenia, fondendo ricordo e speranza.

 

Scheda film

 

Un film di Terrence Malick.

Interpreti principali: Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Fiona Shaw, Joanna Going, Hunter McCracken, Laramie Eppler, Tye Sheridan, Jackson Hurst, Lisa Marie Newmyer, Crystal Mantecon, Tom Townsend, Jennifer Sipes, Tamara Jolaine, Will Wallace, Kimberly Whalen, Michael Showers, Danielle Rene, Margaret Hoard, Zach Irsik, Brayden Whisenhunt, Erinn Allison, Jodie Moore, Chris Orf, Cole Cockburn, Christopher Ryan, Alex Draguicevich, Robin Read, Anne Nabors

Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 138 min. - India, Gran Bretagna 2011. - 01 Distribution uscita mercoledì 18 maggio 2011

 

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25 maggio 2011 3 25 /05 /maggio /2011 09:55

ragazzo_con_bicicletta.jpgIl ragazzo con la bicicletta (Le gamin au vélo, dei due cineasti belghi, ma molto amati in Francia, Luc e Jean-Pierre Dardenne, considerati registi "sociali" per eccellenza), è un bel film che parla dell'infanzia (alle soglie dell'adolescenza) incompresa e susicta - ma nel modo giusto emozioni intense.

Cyril (Thomas Doret) è un ragazzino dodicenne, più o meno, la cui nonna è morta (la madre non c'è stata da tempo) e il cui padre decide di rifarsi una vita, abbandonandolo in collegio e non dando più notizie di sé.

Ciryl si ribella all'idea, vorrebbe avere notizie del padre e soprattutto vuole rientrare in possesso della bici che lo stesso padre gli aveva regalato e che, per lui, continua a rappresentare il legame con la vita precedente, con la "normalità" bruscamente interrotta.

Nel corso di una sua fuga disperata e coraggiosa conosce Samantha (Cécile de France) che - in qualche modo mossa dalla sua disperazione - prende a cuore il suo caso, riesce a recuperare la bici che il padre di Cyril, andandosene, aveva cinicamente venduto, accettando di prendere con sè Cyril nei fine settimana.

La situazione non è scontata, nè si crea un'atmosfera da idillio: e qui sta la maestria dei registi.

La relazione d'affetto tra Samantha e Cyril dovrà costruirsi faticosamente passo dopo passo, dato che non vi è nulla di scontato e che non può rispondere a nessun modello precostituito, passando attraverso la ricerca del padre, le fughe e le ribellioni di Cyril, il suo cedere alle seduzioni di un giovane (Fabrizio Rongione) di poco più grande di lui, nel quale egli vede l'ombra di un padre responsabile e premuroso (ma è tutto un inganno, tipico di chi vuole esercitare il plagio su menti più giovani e ferite negli affetti) sino ad un breve incursione nel territorio degli adolescenti ribelli (che tali sono il più delle volte non per cattiveria, ma per disperazione e che, quando sono in tale stato, sono vulnerabili e facilmente manipolabili), sino al recupero d'una vita "nuova" al fianco di Samantha, anche lei capace di fare scelte coraggiose e di assumersi la responsabilità della cura di Cyril, al costo di rinunciare ad alcune sue priorità esistenziali.

I registi nel loro finale, non melenso, vogliono dirci che tutto ha un costo e che, prima di procedere in un'evoluzione di vita rasserenata, i conti in sospeso devono essere pareggiati, segnalandoci - nello stesso tempo - che la conquista di una "normale", quieta, felicità dipende da scelte responsabili, guidate da una progettualità, che bisogna lottare per arrivare a qualche meta positiva, vincendo le offese all'amor proprio, i risentimenti, le delusioni.

Un film che - come le pellicole dei cineasti francesi, in genere - affronta con delicatezza uno spaccato di vita quotidiana, senza toni aulici, ma con profonda verità psicologica, toccando il tema della ribellione adolescenziale e delle radici più profonde delle tendenze antisociali.

 

SCHEDA FILM

Un film di Jean-Pierre e Luc Dardenne.

Interpreti principali: Jérémie Renier, Cécile De France, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet, Thomas Doret, Egon Di Mateo

Titolo originale Le Gamin Au Vélo. Drammatico, Ratings: Kids, durata 87 min. - Belgio, Francia, Italia 2011. - Lucky Red uscita mercoledì 18 maggio 2011

 

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24 maggio 2011 2 24 /05 /maggio /2011 10:51

beastlyBeastly (un film scritto e diretto da Daniel Barnz, USA, 2011) è la debole rivisitazione della fiaba "la Bella e la Bestia", da cui è stato tratto pochi anni fa il lungometraggio della Disney, di ben altro spessore.

La trasposizione cinematografica tocca il tema "moderno" dell'ossessione per il corpo, la bellezza, lo stato di buona salute, come elementi portanti del successo e di ogni riuscita.

Cose che di per sè non sarebbero esecrabili. Tutt'altro. Ma che lo diventano se accoppiate alla superbia, alla tracotanza, al disprezzo e al dileggio dei "brutti", dei diversi, dei non omologati.

Il protagonista, Kyle Kingston (Alex Pettyfer), belloccio e presuntuoso figlio di un uomo successo tanto danaroso e cinico quanto distratto come padre, viene colpito da una sorta di maledizione voodoo lanciata su di lui da una "strega" metropolitana per punirlo del disprezzo con cui tratta tutti gli altri rappresentanti dell'Umanità. Il suo aspetto viene mutato: il capo prima cinto da una folta chioma bionda, ora é rasato o affetto da deturpante alopecia, il volto e il corpo sono sfigurati da sfregi, inserimento di schegge metalliche, tatuaggi (ma il fisico si mantiene prestante: almeno questo!).

E' per Kyle la rovina: la vergogna è grande e non ha più il coraggio di farsi vedere in giro. Perfino il padre, poichè Kyle così trasformato non è più adeguato a rappresentarlo nella high society dei rampanti, lo relega in una casa - benchè di lusso - più appartata rispetto al glamour della grande metropoli newyorchese e all'ambiente più in frequentato - anzi dominato - sino a quel momento da Kyle che ripiega su di una vita nascosta di giorno e furtiva di notte, con uscite con il cappuccio in testa, timoroso di mostrare ad altrui il proprio aspetto.

Poi, il resto del tempo, chiuso in casa con l'unica compagnia di un istitutore cieco assoldato provvidamente dal padre (coerente con il suo progeto di emarginazione di un figlio che gli dà imbarazzo) e di una governante di colore.

La "strega" Kendra (Mary-Kate Olsen) è stata chiara: se di lì ad un anno, Kyle non troverà una donna che, malgrado il suo aspetto, gli dirà che lo ama, la trasformazione sarà definitiva e per sempre, senza appello.

Inutile raccontare il seguito della storia che, rispetto al lungometraggio Disney è privo di poesia e soprattutto  tutto incentrato sulle timorosità legate ad un aspetto fisico repellente (almeno ritenuto tale dal protagonista), mentre nel film d'animazione, la Bestia doveva di continuo confrontarsi con la sua superbia e con la sua rabbia, essendo senza tregua impegnata nel difficile cimento  di ritrovare dentro di sé la gentilezza, ma anche qualità come attenzione, generosità, premurosità nei confronti degli altri.

Alla fine, il fatidico "Ti amo" verrà pronunciato dalla “bella” Lindy (Vanessa Hudgens), grassolttella quanto basta (per strizzare l'occhio a tante adolescenti sovrappeso) e dal volto fresco e pulito, ma che a conti fatti, pare melenso.

Il belloccio Kyle recupererà il suo aspetto rimpianto da attore di fotoromanzo, ma avrà veramente imparato la lezione?

Tutti felici e contenti, anche se la "strega" si accinge a colpire con i suoi strali altri superbi.

Peccato che il giovane  Kyle, nel suo aspetto da "Bestia", fosse molto più interessante e caratterizzato, il volto pensoso e lo sguardo intenso.

Insomma, un film per adolescenti, nella stessa linea del recente Cappuccetto rosso sangue, fondamentale debole, tanto da indurre il recensore di mymovies (Eduardo Becattini) a titolare il suo commento: "La Bestia in versione teen perde il pelo e anche il vizio".

 

Scheda film

Un film di Daniel Barnz. Con Vanessa Hudgens, Alex Pettyfer, Mary-Kate Olsen, Peter Krause, Lisa Gay Hamilton, Neil Patrick Harris, Dakota Johnson, Erik Knudsen, Jonathan Dubsky, David Francis, Karl Graboshas, Rhiannon Moller-Trotter, Gio Perez, Miguel Mendoza, Roc LaFortune

Fantastico, - USA 2011. - Videa - CDE uscita mercoledì 11 maggio 2011.

 

TRAILER

 

 

La bella e la bestia (titolo francese: La belle et la bête) è una famosa fiaba europea, diffusasi in molteplici varianti, le cui origini potrebbero essere riscontrate in una storia di Apuleio, contenuta ne L'asino d'oro (conosciuto anche come Le metamorfosi) e intitolata Amore e Psiche. La prima versione edita fu quella di Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, pubblicata in La jeune américaine, et les contes marins nel 1740.

Altre fonti, invece, attribuiscono la ricreazione del racconto originale a Giovanni Francesco Straparola nel 1550. La versione più popolare è, tuttavia, una riduzione dell'opera di Madame Villeneuve pubblicata nel 1756 da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont in Magasin des enfants, ou dialogues entre une sage gouvernante et plusieurs de ses élèves.

La prima traduzione, in inglese, risale al 1757.

Numerosi sono gli adattamenti e le trasposizioni di questa fiaba conosciuti in tutta Europa. In Francia, per esempio, nel 1771 fu scritta da Marmontel e composta da Grétry la versione lirica de La bella e la bestia, basata sulla storia di Mme Leprince de Beaumont e dal titolo Zémire et Azor, che riscosse enorme successo anche nell'Ottocento.

 

Per saperne di piu', vai alla voce di Wikipedia

 

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20 maggio 2011 5 20 /05 /maggio /2011 07:34

perfettogentiluomo.jpgUn perfetto gentiluomo (The Extra man, Usa-Francia 2010, realizzato a quattro mani da Shari Springer Berman e Robert Pulcini, documentaristi e registi emergenti usciti dalla Columbia Film School) è un'esile commedia, ma - per alcuni versi - raffinata e piena di suggestioni letterarie, un po' incomprensibile per noi Europei perchè fa riferimenti ai tic, alle idiosincrasie e alle strane abitudini dell'élite spiantata che ha la sua nicchia ecologica nel newyorkese Upper West Side, con tanto di frequentazioni di party e feste "alla moda" un po' blasé e vacanze estive a Cape Cod.

Proprio questa specificità, accoppiata ad alcune altre tematiche di possibile impatto sulla pruderie di alcuni, ha fatto sì che durante la proieizioni alcuni del pubblico abbandonino la sala (come è accaduto nel corso della visione del sottoscritto).

Un giovane professore di letteratura a Princeton (USA), Louis Ives (interpretato dall'efebico Paul Dano che ha al suo attivo un ruolo nella cinematografia maggiore in Il petroliere, 2007, ma con un debole per la cinematografia indipendente), viene espluso dal suo college perchè sono state scoperte del tutto casualmente delle sue tendenze "strane" e non ammissibili in quell'ambiente, legate all'icertezza sulla sua identità sessuale.

Ives, con la testa piena di lettura dei classici contemporanei della letteratura americana (Fitzgerald, con "Il grande Gatsby" e il suo protagonista Nick Carraway), ma non sfugge alle suggestioni della narrativa psicologica e d'ambiente dell'europeizzato Henry James a cavallo tra Ottocento e Novecento, e - vivendo immerso in un universo più letterario che di autentiche relazioni - finisce con lo sbarcare il lunario a New york dove trova lavoro presso una casa editrice ambientalista e alloggio nell'abitazione di un eccentrico personaggio, Henry Harrison (Kevin Kline), dalle bizzarre frequentazioni, che sostiene di aver scritto in passato un'unica commedioa (un autentico capovaloro) che però gli era stata sottratta prima della messa in scena e di una possibile pubblicazione: a causa di ciò quelle promettenti premesse che lo avrebbero condotto a divenire una stella emergente del panorama letterario, si erano tramutate in un flop.

Louis a New York si confronta con le sue incertezze identitarie e le esplora a fondo, inziando una sorta di "lieve" doppia vita, alla ricerca della sua vera immagine, ovvero alla ricerca del congiungimento possibile di due immagini sdoppiate e divergenti.

Ciò avverrà con un complicato percorso di "formazione" nel quale avrà un ruolo determinante Henry Harrison, con l'impatto della sua bizzarra ed eccentrica umanità, ma anche con la coorte di altrettanto eccentrici personaggi che gravitano attorno a lui e che Ives, pieno di meraviglia e con levità comincia a frequentare, sentendosi - in qualche misura - pari tra pari. Alla fine, una sua possibile "adultità" si definirà meglio, pur senza tralasciare la sua attitudine ad rimanere una sorta di Peter Pan, con la promessa quasi compiuta che, grazie al contributo rilevante in termini di esempio di Henry Harrison, riuscirà ad andare avanti con il suo progetto di scrittura, con il riconoscimento che l'esercizio della scrittura - oltre ad essere luogo di rielaborazione delle proprie esperienze - può anche assumere una valenza (auto)terapeutica rispetto ad incertezze identitarie ed esistenziali.

Un film godibile, anche se a tratti noioso.

Notevole l'interpretazione di Kevin Kline, unico attore della storia del prestigioso premio cinematografico a conquistare un Oscar in un ruolo comico (per la sua interpetazione in "Un pesce di nome Wanda"), questa volta nei panni dell'eccentrico gentiluomo, capace di trarre profitto (in senso buono) da tutte le opportunità che gli offre la Grande Mela (un vero e proprio manuale di sopravvivenza nella grande metropoli, se si hanno pochi soldi e, ciò nonostante si vogliono coltivare interessi culturali elevati).

Altrettanto bravo Paul Dano, con un perfetto physique du role.

Una curiosità sono i baffi di Kevin Kline che, da molti confuso con lo stilista Calvin Klein (non sia mai), si toglie e si mette i baffi a seconda del genere di film in cui deve recitare. Questo, ha ispirato il divertente "Principio dei baffi di Kevin Kline" del critico cinematografico Roger Ebert, che si può illustrare in questo modo: quando Kline recita in un film comico i baffi rimangono e fanno bella mostra sotto il naso dell'attore americano, mentre quando Kline deve recitare in una pellicola drammatica, i baffi devono sparire. Lo si potrà facilmente verificare andando a spulciare uno a uno i titoli della filmografia di questo indimenticabile e impeccabile professionista dell'arte drammatica… anche se, è necessario dirlo, ultimamente ci sono state delle eccezioni.

Scheda film

Un film di Shari Springer Berman, Robert Pulcini. Con Kevin Kline, Katie Holmes, John C. Reilly, Paul Dano, Alicia Goranson, Cathy Moriarty, Patti D'Arbanville, Jason Butler Harner, Celia Weston, Marian Seldes, Alex Burns, Justis Bolding, Rafael Sardina, Marshall Factora, Kevin Scullin, David Boston, John Leighton, Graeme Malcolm

Titolo originale The Extra Man. Commedia, durata 105 min. - USA, Francia 2010. - Bim uscita venerdì 13 maggio 2011.

 

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17 maggio 2011 2 17 /05 /maggio /2011 07:05

RED.jpgRed (Robert Schwentke, 2010) è basato sull'omonimo fumetto (scritto da Warren Ellis con le illustrazioni di Cully Hamner e pubblicato da DC Comics) ed è uscito negli Stati Uniti in anteprima all'Austin Fantastic Fest il 29 settembre 2010.

E' un film d'azione e, assieme, del tipo di ironica spy-story sui servizi segreti americani deviati.

Comincia lentamente, tanto che uno spettatore che non ne sappia nulla, potrebbe pensare di essere capitato a vedere il film sbagliato, con Bruce Willis che interpreta una parte anomala, per di più.

Ci si aspetterebbe qualcosa di più di una serie di scene che riguardano la vita quotidiana e abitudinaria di Frank Moses (Bruce Willis), un pensionato qualsiasi che vive molto in solitudine e che, come unico diversivo, intrattiene, con delle scuse, conversazioni con Sarah (Mary-Louis Parker), la telefonista dell'Ufficio statale che gli invia l'assegno mensile della sua pensione.

Ma poi, all'improvviso, lo scenario cambia. Un gruppo di fuoco assale di notte la sua casa. Frank Moses, rivelando di possedere dei segreti insospettabili (un potente armamentario ben nascosto in cantina) e del talento nello scontro a fuoco a distanza ravvicinata e nelle arti dell'agguato, sopravvive e si mette in fuga. Passa a raccogliere, con metodi non ortodossi, la telefonista di prima (che vive e lavora in un'altra città) con la quale si era ventilato un appuntamento galante, e si dà alla fuga per raccogliere le idee e trovare una strategia di condotta.

RED è un acronimo ironico che, come scoprirà lo spettatore, sta per "Reduce Estremamente Distruttivo": ed è così che, nell'archivio della CIA, sono stati catalogati Moses e i suoi vecchi compari di squadra, un manipolo addestratissimo dei servixi segreti (CIA) utilizzato per fare dei lavori "sporchi" in ogni parte del mondo o per fare pulizia dei lavori sporchi fatti da altri.

Ora qualcuno li sta uccidendo tutti.

Perchè? Per risolvere il problema che è, a questo punto, di sopravvivenza, Frank Moses raccoglie gli elementi della squadra sopravvissuti e, assieme, cercheranno di sopravvivere.

Il film è divertente brioso, pieno di ironia, un po' glamour, con azioni spettacolari e continui scambi di scenario, da un'estremità all'altra degli Stati Uniti (New York, Chinatown; Mobile, Alabama; Eagle's Eye, Cheasepeak, per citare alcuni dei luoghi): e, ogni volta, il cambio di location è segnalato da buffe cartoline animate.

Uno degli assi portanti della storia è dato dal confronto tra vecchia guardia (ex-agente della CIA, non più giovanissimi, attempatelli e in un caso anche ammalati terminali) e nuova guardia (fatta di agenti più giovani e in forma, che utilizzano tecniche e tecnologie moderne): un confronto in cui è la vecchia guardia ad avere sempre il sopravvento.

Corposo il cast di attori. Oltre a Bruce Willis, segnaliamo il grande John Malkovich nella parte di Marvin Boggs, eccentrico e paranoico complottista (ma poi, in fondo, ha sempre ragione), lo straordinario Morgan Freeman (Joe Matheson), una brava Helen Mirren (nella parte di Victoria, ex-agente segreto con un cuore sentimentale, ora dedita al giardinaggio, ma sempre pronta ad accettare un lavoretto sottobanco per spezzare la monotonia), per non parlare della parte cameo riservata a Richard Dreyfuss, nella parte del vilain Alexander Dunning. Brava anche Mary-Louise Parker, la telefonista strappata al suo lavoro quotidiano e che, dopo aver giocato, la parte classica della "palla al piede" accetta con spirito ed ironia il cambiamento, mettendosi in situazioni di rischio, dalle quali Moses,., da vero gentleman innamorato la deve salvare.

Tratto dal breve fumetto DC Comics scritto da Warren Ellis e illustrato da Cully Hammer, Red è stato completamente reinventato nella sceneggiatura dei fratelli Hoeber, responsabili dell'inserimento dei compagni di ventura del protagonista e del tono divertito e alleggerito del film. Non è, infatti, come uno dei più significativi adattamenti da un fumetto che si fa apprezzare e ricordare questo film, ma piuttosto come una riuscita composizione di quadri, personaggi e situazioni provenienti da spezzoni di pellicole diverse e originalmente e gradevolmente assemblati. I film come materiali di partenza e il racconto come risultato, dunque, anziché viceversa.

La trama. Frank Moses è un ex agente della CIA, che ora vive una vita tranquilla e solitaria, fino al giorno in cui un commando di assassini dotati di equipaggiamento avanzato si presenta alla sua porta con l'intento di ucciderlo. Sopravvissuto all'imboscata, e resosi conto di essere stato sorvegliato e che probabilmente anche la donna che ama, Sarah, è in pericolo, Moses ricompone la sua vecchia squadra, in un ultimo disperato tentativo di sopravvivenza. Insieme scopriranno che il loro nemico non è altri che il vicepresidente degli Stati Uniti, il quale invia contro Moses e la sua squadra gli agenti della CIA, in quanto vuole uccidere tutti i testimoni di un massacro avvenuto in Guatemala, al quale egli ha partecipato.

Scheda film

Un film di Robert Schwentke.

Interpreti principali: Bruce Willis, Morgan Freeman, John Malkovich, Helen Mirren, Mary-Louise Parker, Karl Urban, Ernest Borgnine, James Remar, Brian Cox, Richard Dreyfuss, Julian McMahon, Rebecca Pidgeon, Michelle Nolden, Jonathan Walker, Ritchie Montgomery, Jaqueline Fleming, Cedric Burton, Laura DeCarteret, Robert Morse, Neil Whitely, Tara Yelland, Chris Whetstone, Logan Douglas Smith, Matthew Olver, Nancy E.L. Ward, Audrey Wasilewski, Justine Wachsberger, Emily Kuroda, Jason Giuliano, Randy Wade Kelley

Thriller, durata 111 min. - USA, Canada 2010

Medusa uscita mercoledì 11 maggio 2011.

 

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13 maggio 2011 5 13 /05 /maggio /2011 08:08

fast_furous_five.jpgI film della serie Fast and furious sono d'azione, non c'è bisogno di dirlo: è tutto centrato sulla potenza delle auto (e sun di un culto quasi feticistico di esse) e, ovviamente, sulla maestria temeraria nel guidarle a velocità folli e nel compiere acrobazie, per qualsiasi persona comune a dir poco irrealizzabili.

Il film della serie Fast and Furious costituiscono una popolare saga cinematografica, partita nel 2001 sulle corse di auto che hanno come protagonisti i personaggii cinematografici Dominic Toretto, interpretato da Vin Diesel e Brian O'Conner (Paul Walker).

La saga ha avuto il suo corrispettivo in un'altrettanto popolare serie di video giochi.

La formula dei cinque film della saga è risultata quasi sempre vincente, consentendo ai film di questa serie (siamo alla quinta uscita) di ottenere grandi incassi al botteghino, con il seguito costante da parte di un pubblico che è fatto di appassionati di belle automobili, di motori rombanti e di guida spericolata (o almeno di persone che sognano simili cose), ma anche di giovani e giovanissimi attratti dalla spericolatezza delle avventure dei protagonisti che vi sono narrate, sempre al limitare dell'illegalità, ma con un pizzico di giustizialismo alla Robin Hood che consente di stare dalla loro parte senza troppi conflitti.

Ma, attrae anche spettatori non particolarmente attratti dalle auto, ma ciò nondimeno catturate (o catturabili) dallo spettacolo di due ore che viene loro offerto.
La formula vincente è quello del montaggio fantasmagorico, incalzante, veloce che consente di sormontare alcune elementi scontati e piccole incongruenze, come è nel caso di quest'ultimo film, il quinto della serie.

Le corse clandestine con le auto truccate vengono spostate sullo sfondo e si lascia che lo spettatore le intuisca più che vederle direttamente, mentre invece prende campo una serie di fantasmogoriche avventure in cui ciò che prevale è l'intento giustizialista e vendicativa, in cui la "squadra" si concentra tutta nel compito di competere (per annientarlo) con un magnate brasiliano che con mezzi illecito ha costruito un suo impero personale a Rio, sino a controllare tutto, persino le forze dell'ordine. I nostri alla fine, braccati dai sicari armati di Hernan Reyes, ma anche da una speciale squadra operativa dell'FBI, armata sino ai denti ed agguerrita, inviata in Brasile alla loro ricerca, rubricati come dei "pericoli pubblici n° 1, riusciranno nel loro intento, non senza qualche risvolto ironico, e si ritireranno a godersi gli "ozi" meritati, ma s'intuisce che sarà per poco: sino alla prossima avventura.

Vi è qui una forte enfatizzazione del "compagnonnage" e dello spirito di squadra: in tutta la parte (preponderante del film)in cui si mette assieme la squadra e viene studiato il colpo grosso contro il vilain brasiliano, riecheggiano molte citazioni di Ocean's eleven, indubbiamente.

E, forse, come rimarcano alcune critiche, è proprio questa commistione a ridare smalto e nuovo vigore alla serie.

Coniugando il piacere della serialità con il rinnovato spirito di squadra d'epoca contemporanea (come se caricasse il motore glamour e scintillante di Ocean's Eleven dentro la ruvida carrozzeria degli Expendables di Stallone), Fast & Furious 5 si impegna a rimettere assieme tutti i pezzi che si sono scambiati nel corso di questi dieci anni e a sostituire il residuo di cultura hip hop da "Pimp my Ride" con la patina più vivace e brillante di un heist movie  (per citare la recensione su www.mymovies.it)

I film della serie
  • Fast and Furious (The Fast and the Furious, 2001)
  • 2 Fast 2 Furious (2 Fast 2 Furious, 2003)
  • The Fast and the Furious: Tokyo Drift (Tokyo Drift, 2006)
  • Fast & Furious - Solo parti originali (Fast & Furious, 2009)
  • Fast and Furious 5 (Fast Five, 2011)
Scheda film

Un film di Justin Lin. Interpreti principali: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Ludacris, Matt Schulze, Sung Kang, Gal Gadot, Don Omar, Tego Calderon, Elsa Pataky, Joaquim de Almeida, Michael Irby, Alimi Ballard, Geoff Meed, TJ Hassan, Yorgo Constantine, F. Valentino Morales, Fernando Chien, Troy Brenna, Joseph Melendez, Henry Louis Adams Jr, Lincoln de Oliveira, Pedro García, Luis Gonzaga, Kelso Harvin, Roger Herrera, L. Stephanie Ray, Little Sebastien, Brian Tester

Titolo originale Fast Five. Azione, durata 130 min. - USA 2011. - Universal Pictures uscita mercoledì 4 maggio 2011.

 

 

 


 

 

 

 

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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