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28 aprile 2022 4 28 /04 /aprile /2022 11:38

Dopo molti anni da quando avevamo iniziato a parlare della signora Massa, delle mie osservazioni londinesi mi hanno riportato di botto alle storie di Massa e ne scrissi nel mio blog, nel 2014. Si trattò del primo tentativo di riesumare quelle storie di Massa di cui avevo perso momentaneamente traccia.

La famiglia dei ciccioni (foto di Maurizio Crispi)

Ecco che quindi, a distanza di molti anni, si riattivò casualmente, il dialogo immaginario sulla Signora Massa e sui suoi consimili.

Capisco che sono passati tanti anni dall'ultimo guizza delle storie di Massa, eppure te ne devo raccontare una fresca fresca

Non ci posso credere... e ti sei ricordato di me!
E sì, certo! Sei la mia interlocutrice preferita, quando si appena si sfiora l'argomento delle storie di Massa, si questi tempi poi, in cui si affacciano sempre più alla ribalta obesi e pacchioni che vogliono una loro ribalta e un loro pubblico...

Allora, dimmi, raccontami questa storia e vediamo di capire se sia veramente attinente con la Massa! E soprattutto se è strabiliante come le altre

Allora ascoltami! Di fronte a casa nostra in una palazzina ad un piano, con l'ingresso che si affaccia direttamente su Sutton Street abita una famiglia di ciccioni.

Frequentemente li osservo dalla mia finestra, nei loro andirivieni, sentendomi in ciò molto hitchkokchiano. Ti ricordi del film "La Finestra sul Cortile"?
Si, certo, è stato uno dei miei preferiti.

Bene ti posso dire, alla luce delle mie accuratissime osservazioni che padre, madre e figli: tutti ciccioni.
Sorelle e fratelli: ciccioni.
I loro occasionali visitatori: tutti ciccioni, nessuno si salva!
Persino il loro postino abituale è un emerito ciccione!

Noooo! Non ci posso credere! E non dirmi che per giunta il postino ciccione suona sempre due volte alla loro porta per annunciarsi!

Non c'è nessuno che sia solo lontanamente smilzo.
Nessuna variazione sul tema: l'unica variazione è data soltanto dal "quanto" essi siano ciccioni.
Il simile chiama il simile, evidentemente.
Ma c'è anche una linea di trasmissione trans-generazionale (genetica, ma soprattutto culturale): del resto, il gigante Gargantua generò un altro gigante: Pantagruel. Ed erano entrambi possessori di un corpo immenso e mangioni come non mai.
Oppure, si creano abitudini condivise: mangiare tanto e, soprattutto mangiare junk food.

Già!

La famiglia dei ciccioni (foto di Maurizio Crispi)

Posso soltanto immaginare che, dietro quella porta che si affaccia sulla strada, siano costantemente in corso pantagruelici e rabelaisiani banchetti. Ricordo di una famiglia di ciccioni che frequentare andavo a visitare. Papà e mamma ciccioni e una figlioletta decenne, pur essa cicciona.
Qualche volta li ho visti cenare. Una volta venne servito a cena un gigantesco gateau di patate. Di che sfamare una famiglia di dieci. Ebbene! Loro se lo spolverarono tutto in pochi minuti, fatta salva una minuscola porzioncina che mi fu servita nel piatto... Ma torniamo alla nostra famiglia di ciccioni inglesi...

Sì, continua! Voglio sapere tutto di loro!

La padrona di casa è un donnone gigantesco, come la gigantessa di Rabelais o come un personaggio di Botero: a voi la scelta. Io la potrei mettere - nella mia galleria di immagini - accanto alla "Signora Massa".
Ho scoperto che, quando è in casa, il donnone se ne sta tutto il giorno avvolta in una grande e grossolana vestagliona rossa di pyle, dall'aspetto molto matronale.
L'altro giorno un tipo faceva il porta a porta per lasciare attraverso la buca della lettere qualche materiale pubblicitario, proprio come fanno qui da noi in Italia.
Non appena ha sentito armeggiare dietro la sua porta, quel donnone spaventoso (che potrei tollerare vicino a me soltanto nei peggiore dei miei sogni) ha aperto la porta ed è uscita a  razzo sul piano della strada, sempre paludata in quel suo vestaglione rosso, blaterando ed inveendo contro quel poveretto che, si era nel frattempo allontanato, ignaro del pericolo che aveva corso: trovarsi a tu per tu con una gigantessa adirata.
Poi, dopo aver compiuto questa sua buona azione quotidiana, il donnone è rientrato in casa, sbattendo la porta con veemenza (almeno così ho immaginato io, pichè nella distanza non ho potuto sentire il tonfo della porta).
Il donone esce, ogni tanto, in compagnia di parenti ed amiche: tutte obese: in questi casi, abbandona il vestaglione di pyle e si abbiglia "in mise": se non fosse così cicciona, si potrebbe dire che riesce ad ottenere quasi un effetto vezzoso.
Quando salgono in macchina, l'auto sotto il loro peso sprofonda con un sussulto e la carrozzeria sembra dover toccare le ruote.
Quindi, faticosamente - è questa la mia impressione - l'auto si avvia e si allontana ansimando e scoppiettando: se fosse un personaggio di Disney, come nel film "Cars", sarebbe con la lingua di fuori e tutta sbilenca per via del peso.

Mi sembra quasi di poter visualizzare una sequenza da comica finale...

E, sorpresa finale, ti dirò che l'altro giorno mi è sembrato di vedere la signora Massa bussare a caso loro!

E che ci faceva a Londra la signora Massa?

Non lo so e non ho potuto chiederglielo... Tuttavia ho visto che indossava un abito a fiori vivacemente colorato e che indossava un buff cappellino un po' sulle ventitré che aveva sulla sommita piatta un'ingombrante composizione floreale... Nulla di strano che i signori inglesi siano suoi parenti. Indagherò e vedrò di scoprire qualcosa... Ti terrò informata.

Magari a casa dei signori inglesi tutti ciccioni e simil-massa c'è la possibilità di fare il bagno nella melassa.

Questa potrebbe essere certamente un'interessante ipotesi! Staremo a vedere!


 

 

 

 

 
 

 

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26 aprile 2022 2 26 /04 /aprile /2022 11:00
Donna con salvagente, terracotta cm 26, opera di Pietro Gianelli

Un giovedì dopo Pasqua... dopo un silenzio prolungato
Hai letto del colpo di scena nella “Puzzola story”?
["Puzzola Story è tutta un'altra storia che qui vi risparmio...]
Sì, certo!
Peccato però che non sia più attuale…
Perché mai?
La storia della signora Massa è diventata obsoleta…così come è successo per la "Puzzola story" che era cominciata sotto buoni auspici  e che, quasi di botto, si è interrotta, senza che nessuno la alimentasse pi§ con nuovi diuturni contributi... Con la signora Massa sta accadendo la stessa cosa: non ne abbiamo più parlato come prima…
Non è vero, o meglio è vero; ciò non toglie che di tanto in tanto, nel pianeta Massa accada qualcosa di nuovo…
Per esempio?
Ma guarda debbo proprio smontare questo tuo scetticismo, perchè ne ho una fresca fresca da raccontarti!
No! Non ci posso credere! Dopo così tanto tempo…
Ebbene, sì!
Allora raccontami!
L’altro giorno la signora Massa se ne stava chiusa nella sua guardiola, come al solito.
Come al solito?
Sì, perché quando non è chiusa a chiave nella sua stanzetta a fare le sue merende segrete, come già ti ho detto molto tempo fa (anche se forse te ne sarai dimenticata) se ne sta nella guardiola di alluminio anodizzato vicino all’ingresso…
Bene, se ne stava lì, immobile come un Buddha… Non capisco come abbia fatto a vedermi, perché guardava in tutt’altra direzione, ma mi ha chiamato: ‘Dottore Crispi…!’  ‘Sì!, cosa c’è?’, ho risposto io.
‘Senta, dottore Crispi, Lei ha un giardino?’ Che strana domanda, mi sono detto, cosa le può interessare alla signora Massa se io abbia un giardino o meno…
Per tagliare corto le ho detto: ‘Sì ce l’ho un giardino!’ La mia risposta l’ha mandata in visibile visibilio: era davvero tutta gongolante, come mai l'avevo visto, oppure come posso immaginare la sua espressione quando, nella solitudine della sua stanzetta, si ritrova a contemplare un vaso pieno di melassa.
‘Allora, mi deve dire se nel giardino che Lei ha c’è una pomelia rosa!’
‘No, purtroppo non ce l’ho una pomelia rosa’. Anche se mi piacerebbe tanto...
Il visibilio della signora Massa s’è immediatamente sgonfiato.
‘Ma a cosa le serve sapere se ho una pomelia rosa?’
‘Voglio riprodurla con una talea per il mio balcone…’
‘Ma non sarà facile trovarne una: sono rarissime le pomelie rosa…’, ho aggiunto conclusivamente…
‘Eh già!’, ha fatto lei con occhio sognante…
Mi è sembrata troppo dispiaciuta: allora le ho detto ‘Scusi, visto che sono così difficili da trovare, perché non va a cercarsene una in uno dei vivai della città?’
‘Eh, verrebbe a costarmi troppo’…, ha concluso la Massa…
Tutto qui?
No… c'è qualcos'altro.
E allora come continua questa storia? O come prosegue?
A distanza di poco tempo la signora Massa vedendomi mi ha chiesto di nuovo: ‘Dottore Crispi, Lei ce l’ha un giardino?’. Quello che è seguito è stata la replica esatta del dialogo precedente, salvo che alla fine dell’interazione, ho ritenuto di aggiungere: ‘Ma, signora Massa, non si ricorda che pochi giorni fa Lei mi ha chiesto esattamente la stessa cosa?’ Di rimando, la sciura Massa ha borbottato qualcosa di incomprensibile e il discorso è finito qui.
Tutto qui?
Non del tutto…
Perché?
Beh, a dire il vero, passati pochi giorni ancora, la signora Massa mi chiamato una terza volta per chiedermi: ‘Scusi dottore Crispi, ma lei ce l’ha un giardino?’ … e, a seguire, la stessa identica interazione delle volte precedenti per concludere: ‘Ma come signora Massa non si ricorda che nell’arco di poco più d’una settimana, di queste benedette pomelie rose lei mi ha chiesto già altre due volte?
Dunque la signora Massa non ricorda bene ciò che fa e ciò che dice… Pensa che tutti abbiano delle pomelie rosa nascoste in meravigliosi giardini segreti. Potrebbe essere un po' come lo smemorato di Collegno
Però di quello che mangia – specie se si trova nella sua stanzetta segreta – si ricorda sempre benissimo…

Mangia il panina che devi nutrirti, piccina (opera in terracotta di Pietro Gianelli)

Dopo circa un mese ci ritroviamo a parlare della signora Massa
E’ passata la signora Massa. Era tutta tremolante, mentre camminava. Si lamentava, mentre procedeva tutta traballante ed inceppata e diceva: “Sto morendo di sonno”. Poi si è distesa per terra davanti alla porta della mia stanza e si addormentata di botto, prendendo a russare sonoramente…
Nooooo! Non ci posso credere!
Ma quel che è peggio è che sono rimasto bloccato dentro la stanza: non potevo in alcun modo scalare quella montagna umana che si parava davanti alla porta… Mi sono sentito come un lillipuziano al cospetto del corpaccione di Gulliver. Ti ricordi la storia di Gulliver? Anche se in rapporto ai lillipuzziani, Gulliver era solo un gigante, ma non certamente un pacchione, alias ciccione! Non so come fare! Tu cosa mi suggerisci?
Potresti far venire quello del bar con un po’ di caffè: però trattandosi della signora Massa, di caffè ce ne vorrebbe un bidone intero… Forse, però, se portasse dei fragranti cornetti appena sfornati, magari riescirebbe a farla rinvenire.
Ottima idea! Ovviamente, un simile intervento sarebbe di gran lunga più efficace, se caffé e cornetti fossero arricchiti con congrue quantità di melassa;
Mmmm…che bontà! Ma poi bisognerà capire se si sarà sveglia per il caffè o per il profumo della melassa….

 

Passa ancora qualche giorno...
Carissima amica! Sono qui all’Ufficio postale. È incredibile: stento a crederci!!! Qui davanti a me c’è la signora Massa, intenta ad inviare un pacco pieno di "tapetti" di melassa…
Guarda caso, tra poco sarò anch’io all’ufficio postale… Ma cosa sono i tapetti?
Whoops! …intendevo dire “vasetti”…
Aaaaah! Non avevo capito proprio. Pensavo che i tapetti fossero una specialità luculliana, una leccornia molto gradita alla signora Massa, la parola "tapetti" del resto mi faceva pensare ad un bel piatto di tapas della tradizione spagnola… e mi sarebbe piaciuto enormemente degustarli questi tapetti. Ma ora ho capito perfettamente: sono i vasetti che ha riempito attingendo alla cisterna piena di melassa che tiene sotto il pavimento di casa e  dove qualche volta – soprattutto nei giorni di particolare calura – fa il bagno con grande goduria. Spero che andando all’Ufficio postale non mi debba trovare davanti anch’io la signora Massa con i suoi vasetti (o tapetti) pieni di melassa e lei stessa grondante di melassa.

Le immagini rappresentano delle sculture in terracotta di Pietro Gianelli.

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21 febbraio 2022 1 21 /02 /febbraio /2022 12:10
Il volo di Icaro

Un bel dì ho pensato di indossare
un paio d'ali
Le avevo appena trovate lì,
appese nell'armadio di casa,
il loro piumaggio era tutto polveroso
come se non fossero state usate da tempo

 

Un mistero
chi le avesse lasciate e perché
Le ho prese e le ho ripulite ben bene
sino a farle risplendere di riflessi iridescenti
che s’accendevano
nella luce piena del giorno

 

Dopo averle ammirate,
le ho indossate e mi calzavano a pennello
Ed ero tutto nudo
all’infuori di quelle ali

 

Preso da subitanea eccitazione
e inedita vigoria
sono uscito fuori in balcone
e ho spiccato il volo

 

Volavo e volavo
e, intanto, emettendo dei suoni celestiali
in un idioma a me sconosciuto,
provavo a chiamare a raccolta
altri volatori come me,
preso dal desiderio di condividere
tanta bellezza
e l’estasi vivificante del volo

 

Nessuno rispose al mio richiamo

 

Il Cielo, azzurrissimo, rimaneva vuoto
ed era ben triste tutto quel vuoto tinto di blu,
senza nemmeno una nuvoletta bianca
a tenere compagnia
a me, unico volatore

 

Allora, sono salito sempre più su,
in alto, in alto
verso l'infinito d’un blu
sempre più profondo
che trascolorava nel nero
e già intravedevo le stelle,
sino a quando il freddo siderale
ha bloccato i miei muscoli
e l’aria s'era fatta così rarefatta
che l'ossigeno ha smesso di nutrirli

 

Sono caduto a precipizio
le ali si sono scomposte
e mi sono state strappate via
e, in un attimo, a velocità supersonica
mi è venuta incontro la superficie del mare,
dura come il cemento

 

Mi ci sono sfracellato
con un tonfo sordo
e, poi, sono stato inghiottito dall'acqua
che è divenuta per sempre
la mia tomba liquida

 

La morale della storia è che, quando si trova un paio d'ali,
abbandonate nell'armadio
non bisogna mai rinunciare a usarle:
le ali erano state messe lì per te
Ed il volo è stato impagabile
Ora che son morto,
dopo che le ali mi sono state strappate via,
non lo rimpiangerò mai quel volo

 

Meglio un solo volo glorioso
che una vita intera di grigiore e inettitudine

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15 gennaio 2022 6 15 /01 /gennaio /2022 09:52
Donne obese sedute in panchina (dal web)

Sono passati alcuni giorni e non ci sono molto notizie sui transiti e sui passaggi della signora Massa. Tutto tace... Ma poi viene fuori qualche notizia interressante. A volte si tratta di un semplice avvistamento,a volte di incontri più corposi...

(….)
Sono in una scuola…
Che ci fai? A scuola? Non è ormai troppo tardi per te andarci? Penso che tu sia un po’ troppo cresciuto per stare a riscaldare i banchi di scuola!
Cara mia, come diceva quella famosa trasmissione della prima televisione pubblica italiana, non è mai troppo tardi… E, poi, son venuto qui ad accompagnare la signora Massa.
Ma no! E per quale motivo se mi è consentito chiedertelo?
E' presto detto! Come sai, l'ufficio al quale sono stato assegnato si occupa anche della prevenzione dei disordini alimentari nelle scuole e promuove i prinicipi di una sana e corretta alimentazione. Negli incontri con le scolaresche portiamo con noi la signora Massa, in quantro testimonial.
Testimonial di che?
Degli effetti nefasti di un'alimentazione esclusivamente basata su cibo-merendine e su cibo-spazzatura, per non parlare della melassa di cui - come abbiamo già discusso - si ingolfa con goduria la signora Massa.
Sicuramente la signora Massa ha portato con sé una borsa a forma di nassa, abbastanza capiente da contenere un grosso vaso pieno di melassa, al quale attingere ogni tanto. Segretamente, però, poichè se lo facesse esplicitamente vanicherebbe i vostri sforzi educativi e potrebbe fare un deleterio proselitismo tra quei giovani virgulti.
Hai detto bene! La signora Massa ha per l’appunto una grossa borsa a forma di nassa che porta orgogliosamente in giro. Ha l’aria d’essere piuttosto pesante, questa borsa-nassa, e - per certo - hai visto giusto! Di sicuro la sua borsa conterrà un altrettanto grosso recipiente pieno di melassa con cui la signora Massa si spalma tutte le dita, ma sarà anche stracolma di tante altre cosuccie buone.


(…)  

Scultura di Mu-Boyan

Oggi sono rientrato al lavoro e da nessuna parte ho visto la signora Massa. Ciò ha provocato in me un’apprensione crassa!
Dove mai sarà finita la signora Massa che più non passa e ripassa con il suo vaso di melassa e le dita rappicicaticcie, ricoperte di uva passa?
Mi son or ora ricordato del motivo della sua assenza: la signora Massa è via, poichè - come un'ape laboriosa, per l’inverno provviste ammassa; tuttavia, movendosi alacre ed indefessa, per via della sua massa, con il respiro annaspa…
Ah! Già è logico ed evidente: che stupida a non averci pensato prima da sola! La signora Massa dovrà pur reintegrare le scorte di cibo per l’inverno, dentro la famosa stanzetta, a causa della quale davanti alla tua porta passa e ripassa.
Mmm…
A forza di parlare della signora Massa e delle sue gargantuesche imprese, è andata a finire che ho fatto esattamente come lei. Passa che ripassa davanti al bar, è andata a finire che mi son fermata per farmi una bella tazza di melassa, assieme ad un cornetto con ripieno di uva passa. Gnam! Gnam!
Non mi pare un buon sintomo! Anche tu finirai con l'assomigliare alla signora Massa!
Pensa a te, piuttodto e alla tua curiosità morbosa nei confronti della signora Massa... Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare!

(…)
Oggi non passa la signora Massa…
Non sarà mica ammalata, la signora Massa? E se avesse fatto indigestione di melassa?
Di questi tempi è un po’ in calo la signora Massa….

(…)
Bauuuuuuuuu!  Che fai? Ma..... la signora Massa non passa e ripassa più  con il suo barattolo di melassa infilato nelle sua borsa a forma di nassa? bau bauuuuuuuuu! Arf! Arf!
E’ da secoli che la signora Massa non passa e ripassa….

Dopo molti altri giorni di assenza, poichè, verosimilmente, la signora Massa è stata in giro, indaffarata ad accumulare le sue scorte di merendine per l'inverno, si è verificato un inatteso incontro con una sua sosia. oppure era lei in carne ed ossa? Difficile dare una risposta, poichè la signora Massa è, a quanto pare, onnipresente

(…)
Ho viaggiato in aereo. E, pensa te, una fila davanti a me c’era seduta una signora Massa
Nooo! Non ci posso credere!
Ma devi sentire cosa è successo!
Dimmi! Sono tutta orecchie!

Obeso in aereo (dal web)

Durante il volo, dapprima, questa signora Massa se ne è stata tranquilla al suo posto. Poi, dopo aver mangiato golosamente i biscottini alla nocciola del servizio rinfresco, ha sentito l’esigenza di andare in bagno. Infatti, io cominciato a percepire dei sordi brontolii, provenienti dal suo forte stomaco, e ho pensato: "O dio! Qui si mette male! A fatica, la signora Massa, tutta ingolfata da questi sordi rumori che preannunciavano venti di tempesta, s'è districata dalla sua poltrona nella quale era letteralmente incastrata, con masse di ciccia flaccida che debordavano nelle due poltrone adiacenti.
Scusa se ti interrompo! Com'era questa signora Massa?
Mah! Era una vera signora Massa DOC. Letteralmente enorme. Pensa che, al passaggio, con le tonde natiche urtava le poltrone da entrambi i lati del corridoio. Insomma, faticosamente, è arrivata sino in fondo all’aereo. Ho seriamente temuto che, con il suo spostamento, l’aereo avrebbe potuto perdere di stabilità. Si è solo sentita qualche piccola scossa di assestamento ma tutto qui, per fortuna.
Cosa è successo, quando è arrivata in fondo?
E' lì che c’è stato il vero problema! Prima, nell’aprire la porticina del bagno. ha dovuto mettere in atto complicate manovre. Poi, nell’infilarsi dentro, si sono presentati altri problemi. Siccome lo spazio del piccolo bagno era troppo angusto per girarcisi dentro una volta entrata, la signora Massa ha dovuto rinculare, andando dunque a marcia indietro, in modo tale da avere il tafanario nella giusta posizione per potersi poi allocare sul water.
E’ una fortuna che in questo momento non ci sia nessuna consimile della signora Massa ad ascoltare questa nostra conversazione, perché  se questa storia divenisse di pubblico dominio tu potresti passare un brutto quarto d’ora. Qualcuno potrebbe argomentare che alcune delle cose che dici sulla signora Massa non sono politicamente corrette e sono per di più prive di tatto e delicatezza, per non parlar della decenza!
Ma non ci posso fare niente! Io mi limito a descrivere fatti realmente accaduti di cui ho avuto la ventura (o sventura?) d’esser testimone!
Beh, ho fatto la mia parte… Dovevo pur metterti in guardia. Ma ora continua il tuo racconto perché sono divorata dalla curiosità: orsù, dimmi cosa è successo dopo!
La simil-signora Massa è rimasta incastrata nella porta. Non poteva più andare avanti né indietro. Era una cosa tragica, ma al tempo stesso così grottesca che bisognava trattenersi per non sbellicarsi dalle risate. La hostess (anche lei sull’orlo di una crisi di ridarella di portata spaziale) è dovuta intervenire e ha cominciato a spingerla con tutta la forza che si ritrovava, finchè non è riuscita a farla stare per intero dentro al bagno.
È stata una bella impresa per davvero, perché c’era sempre qualche parte del corpo della signora Massa che continuava a sporgere fuori. Alla fine, l'assistente di volo, con possenti spinte, è riuscita a chiudere la porta (che si è tuttavia leggermente deformata in fuori). Quindi, quiete. E’ passato parecchio tempo senza che dell'interno dell'angusto spazio della toilet giungesse alcun segno di vita. Il personale di bordo cominciava ad essere un po’ preoccupato e visibilmente ansioso per la mancata ricomparsa della signora Massa. Poil dopo una serie di raccapriccianti gorgoglii, s'è sentito un forte botto, come lo schiocco che si produce stappando di colpo una bottiglia, ma amplificato cento volte. A questo punto, la porta si è aperta, ma niente… nessuno veniva fuori.
Cos’era accaduto, ancora?
La sosia della signora Massa, pur essendo riuscita a mettersi in piedi (a questo movimento era stato dovuto il forte schiocco che avevamo udito) era rimasta incastrata dentro il bagnetto. Non poteva più muoversi in alcun modo, né avanti, né indietro. La hostess che era andata a guardare cosa fosse successo, con qualche difficoltà ha spalancato la porta (al prezzo di un suo quasi completo scardinamento), poichè il corpaccione della signora Massa ne impediva una completa apertura (che avviene come tu ricorderai dai tuoi viaggi in aereo verso l'interno), l’ha afferrata per le braccia e, puntellando i piedi sugli stipiti dell'angusta apertura, ha fatto forza e, tira che ti tira, alla fine è riuscita a farla venire fuori. Puff puff pant pant! Tutti noi passeggeri abbiamo tirato un sospirone di sollievo e ci siamo anche abbandonati ad un caloroso applauso.
Dopo di che?
La signora Massa, ondeggiando ma anche visibilmente sollevata per essersi liberata (in tutti i sensi), è tornata sino al suo posto. Mi sono venuti i sudori freddi pensando che, al passaggio, avrebbe potuto perdere l’equilibrio e abbattersi su di me, soffocandomi con il suo peso. Ma poi c’è l’ha fatta. Con tutta la leggiadria che le era consentita dai suoi 200 chili, spalmati su di una statura di poco più di 160 centimetri, la cicciosa pulzella s’è adagiata nell’abbraccio per nulla confortevole della poltrona, per lei minuscola e angusta. Figurati che quando è venuto il momento di risistemarsi la cintura di sicurezza ho notato che le avevano messo a disposizione una sorta di prolunga… perché altrimenti, usando la cintura di lunghezza standard (pur con il fatto che entro certi limiti essa sia estensibile) non avrebbe potuto in alcun modo rinserrarla come si conviene.
Povera signora Massa! Vedi un po’ se uno che ha un po’ di massa più della media deve sobbarcarsi a simili fatiche: avrebbe pur diritto ad un sedile un po’ più confortevole, del tipo “grandi taglie” così come esistono delle sartorie e dei prêt-à-porter per individui sovra-dimensionati.
Devo controllare la veridicità di ciò, ma credo che le compagnie aeree diano ai viaggiatori sovradimensionati la possibilità di acquistare, a prezzo scontato, un secondo posto (adiacente al proprio), in modo tale da potere agevolmente allargarsi su due poltrone con tutta la propria massa. Verificherò e ti farò sapere. Ma in ogni caso questa signora Massa era strizzata in un'unica striminzita poltroncina.
mmm….
Poi, quando siamo atterrati e sono cominciate le operazioni di sbarco siamo rimasti incolonnati tutti dietro la signora simil-Massa che procedeva a passo di lumaca affiancata dal marito, come se fossero impegnati in una lenta danza, degna di un dipinto di Botero… Ma ecco, il marito della sosia della signora Massa-nassa quanto prima te lo farò conoscere, anche lui è copia conforme del vero e unico marito dell'impareggiabile signora Massa DOC….

Alla prossima!

Leggi la puntata precedente

 

God is kike me - Mu Boyan

Mu Boyan è nato nel 1976 a Jinan, nella provincia di Shandong in Cina. Laureato in scultura Mu ha concentrato il suo lavoro nella raffigurazione iconica di un uomo grasso. Mentre in Occidente il grasso rappresenta il sovraccarico fisico in Oriente simboleggia salute e prosperità, e nei suoi lavori Mu, sembra raccontarci proprio questo: è vero che la grassezza è una abbondanza di tessuto adiposo ma è anche vero che è la condizione fisica di un “terreno” ben concimato e ricco di sostanze nutritive.

Mu Boyan is a contemporary Chinese sculptor. Best known for his variety of small-scale and life-sized depictions of obese young men suspended in various activities or poses, the underlying focus of his work is the transforming views of weight gain in China. Where obesity was once seen as a sign of wealth in a country where many people were starving, popular views are now shifting towards the Western perception of the overweight as grotesque and unhealthy. Mu’s work examines this change of view through his humorous and satirical sculptures, which, despite their exaggerated surrealism, maintain a high degree of realism and technical finish. Born in 1976 in Shandong Province, China, he went on to receive a master’s degree in fine art from the sculpture department of the China Central Academy of Fine Arts in 2005. Mu lives and works in Beijing, China.

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9 dicembre 2021 4 09 /12 /dicembre /2021 09:45
Biglie di vetro

Mi reco in una casa di mia proprietà, assieme all'avvocato che mi rappresenta.
Devo mostrare l'appartamento a qualcuno che deve fare dei rilievi planimetrici.
E' stato preso un appuntamento qualche giorno prima.
In realtà, la casa, al momento, è occupata abusivamente da uno che non ha più titolo per essere il conduttore della locazione, poiché l'inquilino originario è morto e del contratto d'affitto è già stata inviata, in tempo utile, la disdetta.
Sono in corso le procedure per la cessazione degli accordi di locazione, dunque.
Ma si tratta di cose lunghe e l'inquilino (o meglio il suo erede), nel frattempo, è sempre là, ed io non posso rientrare nel pieno e legittimo possesso del mio bene.
Quindi, a stretto rigore, in questa situazione, non avrei alcun titolo per entrare nell'appartamento: non dovrei nemmeno essere in possesso delle chiavi  che mi consentono di accedervi.
Comunque sia, io e l'avvocato arriviamo puntuali all'appuntamento con i geometri e, dopo aver armeggiato con la serratura, apriamo la porta ed entriamo.
L'avvocato che è con me mi avverte che, aprendo la porta con una chiave in mio possesso e varcando la soglia dell'abitazione,  stiamo infrangendo la Legge, ma ciò nondimeno entriamo. L'avvocato mi ha parlato come se fosse - in questa contigenza - un mio Super Io, severo, ma inefface.
L'apparrtamento, ad una prima ispezione, sembra essere desolatamente vuoto, o meglio è disseminato di scarti e macerie, come tutto ciò che rimane indietro - solitamente - dopo un trasloco frettoloso.
Io dico, tirando un sospiro di sollievo: "Sembra che l'inquilino se ne sia andato!"
Ma l'avvocato replica: "Sì, ma - in ogni caso - senza una notifica ufficiale di ciò da parte sua, stiamo infrangendo la Legge. Non dovremmo essere qui, in questo momento".
Comunque, girando per l'appartamento e guardando meglio in ciascuna stanza, vediamo che ci sono dei residui di mobilia, ma come di una casa che è andata in malora da tempo.
Poi, arriviamo ad una piccola stanzetta che è arredata con un piccolo lettino, poco più che un misero giaciglio o una cuccia, e sparsi in giro molti effetti personali e capi di vestiario, in totale disordine e abbandono. Sporcizia e degrado dovunque.
Dopo aver terminato questo rapido esame, io dico: "Allora, l'inquilino abita ancora qua, anche se la sua abitazione è ridotta ai minimi termini".
L'avvocato replica: "A maggior ragione, ora che abbiamo appurato ciò, dovremmo essere fuori dall'appartamento il più rapidamente possibile. Altrimenti sono guai, nel caso che l'inquilino dovesse sopraggiungere all'improvviso, cogliendoci in piena effrazione!".
In fretta, ci portiamo verso l'ingresso e, avendone varcata la soglia, cerchiamo di chiudere la porta ma senza risultato: la serratura si inceppa, malgrado i nostri numerosi tentativi. Questo è imbarazzante, poichè chi dovesse sopraggiungere, esaminando la serratura così inceppata, potrebbe dedurre che essa sia stata scassinata o manomessa.
Nel mentre - lupus in fabula - sopraggiunge proprio l'inquilino (che però io non ho mai visto in volto, anche se sono in grado di riconoscerlo, per via della somiglianza con i genitori - un tempo conduttori -: nel suo viso, infatti, vedo l'^impigna" di famiglia).
Si fa verso di noi, minaccioso e con un aria da bulletto spavaldo ed arrogante.
"Cosa state facendo? Ora chiamo i Carabinieri e vi denuncio, perchè siete  entrati abusivamente a casa mia! E, per giunta, a quanto vedo, forzando la serratura!".
Io sono in piena confusione.
Il tipo s'avvicina ad una finestrella che aggetta sul pianerottolo  e ci fa vedere un dispositivo che ha installato, in modo tale che si attivi in caso di effrazione e che lo avvisi immediatamente se qualcuno dovesse entrare abusivamente a casa sua.
Si tratta di una bacinella basculante che contiene una pietra. Se la porta viene aperta la bacinella si rovescia e la pietra cade a terra, azionando un dispositivo di chiamata rapida al suo cellulare.
"Ecco perchè sono arrivato subito!" - aggiunge lui al termine delle sue spiegazioni, quasi gongolando.
Inoltre, ci fa vedere una grossa scatola piena di biglie di vetro multicolori, alcune delle dimensioni di una pallina di ping pong.
"E questo è un altro dispositivo che tengo di riserva per difendermi da chiunqui tenti di penetrare abusivamente nel mio appartamento!".
Prende la scatola e, repentinamente, rovescia a terra le biglie che prendono a rimbalzare e a rotolare da tutte le parti.
Senza ulteriore indugio io e l'avvocato prendiamo la via delle scale e cerchiamo di affrettarci, nel tentativo di venire fuori da un territorio che s'è fatto così all'improvviso ostile, ma poichè i gradini sono invasi dalle biglie rotolanti, ci ritroviamo praticamente con i piedi a rullare su di esse, riuscendo a mantenere a stento l'equilibrio in un difficile esercizio acrobatico che, se fossimo al circo, strapperebbe grida di ammirazione e applausi fervidi.

Ma l'equilibrio riusciamo a mantenerlo per poco tempo.
Difatti, l'avvocato cadde a terra.
Immediatamente dopo anche io cado rovinosamente

(Dissolvenza)

 

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24 novembre 2021 3 24 /11 /novembre /2021 10:01

 

La moltiplicazione del Crispi (foto di Maurizio Crispi - autoscatto)

Ha piovuto in campagna
Dei sacchi di cemento abbandonati
si sono ammollati e ammalorati
E ora formano un mucchio informe
mescolato alla terra scura
Provo ad appianare questo cemento
e a lavorarlo
prima che si rapprenda del tutto,
quando per rimuoverlo
dovrò prenderlo a colpi di mazza
Il compito si rivela ingrato e difficile
Il muro di contenimento
fatto con pietre e patatoni di laterizio
cede a causa di queste mie manovre

Non provo ira, tuttavia,
di fronte all’imprevisto evento
e mi limito soltanto a contemplare
ciò che accade
come se fossi al cinema

E poi, con determinazione, mi metto all’opera
per rimediare al danno

C’è uno che mi ronza attorno
Io mi allontano un attimo
a sbrigare delle cose

Quando ritorno
trovo che il mio portafoglio
è stato manomesso
e che i documenti che vi sono contenuti
sono stati manomessi e sono adesso tutti stropicciati,
sparsi sul tavolo

Il tipo se ne va,
soddisfatto e gongolante
Io penso immediatamente che,
approfittando della mia assenza,
abbia riprodotto o fotografato
tutti i miei documenti
E che, quindi, il suo andarsene via
così tronfio e pieno di sicumera
sia espressione del raggiungimento
di un pieno successo della sua missione

Io rimango a macerarmi nel dubbio
di poter essere stato vittima
d'un piano per rubare la mia identità
Ho dei sospetti, ma non posso dimostrarli
Non ho nessuno a cui rivolgermi
per esporre le mie lagnanze
Non c’è un ufficio reclami
e neppure quello degli oggetti smarriti
Provo a telefonare a qualcuno,
non so chi
ma la chiamata suona invano,
nessuno risponde all’altro capo del filo,
come sempre

Dove andare, che fare?

Penso a scenari terrificanti
conto corrente svuotato
spese faraoniche compiute
azioni perpetrate in nome mio
espropriazione permanente della mia identità
Io ridotto ad un guscio vuoto
e senza sostanza
Help!

 

(Dissolvenza)

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22 novembre 2021 1 22 /11 /novembre /2021 11:43

  

Chiavi

L'altro giorno (era il 20 novembre), in campagna, ho smarrito il mazzo di chiavi con tutte le chiavi di pertinenza, annessi e connessi (porte di casa e magazzini, cancelli etc). Stavo andando ad aprire il cancello, quando mi sono fermato a strappare dell'erba infestante. Forse, per non aver le mani impacciate ho posato da qualche parte il mazzo di chiavi. Quando ho finito il mio lavoretto estemporaneo, avrei voluto riprendere ciò che stavo facendo, cioè andare ad aprire il cancello, ma niente! Nulla da fare! Il mazzo di chiavi era scomparso, apparentemente senza lasciare traccia.

Mi sono dato da fare, ricostruendo i miei movimenti ed i miei gesti. Ho rifatto i percorsi, guardando per terra.

Mi sentivo incapace di trovare una soluzione.

Delle chiavi, nessuna traccia, malgrado le ripetute ricognizioni.

Alla fine si è accesa una luce: ad un certo punto di questo estemporaneo indaffaramento, avevo raccolto delle frasche di ulivo e le avevo portate nel punto in cui, solitamente, faccio il falò.

E sono andato lì a cercare. Cerca che ti ricerca e, alla fine, dopo molto ravanare tra le frasche e la cenere, eccole lì le mie chiavi.

Puff puff pant pant!!! Se non le avessi trovate, ci sarebbe stato un grooooosso problema.

Houston, mayday, mayday!

Houston, qui abbiamo un problema!
Non posso portare fuori dal terreno, perchè non ho le chiavi per aprire i cancelli...

Quasi per coincidenza, Faccciabuco mi ha propr+osto un "ricordo", cioè una nota risalente al 22 novembre 2011, in cui si parla appunto di un mio mazzo di chiavi smarrito, apparentemente, e poi ritrovato, pubblicata con il titolo "Imperdonabili sbadataggini".

 

(22 novembre 2011) Tornavo a casa, dopo aver comprato il pane.

Ero ancora in tenuta sportiva: avevo finito di allenarmi proprio davanti al Forno.

Chiavi di casa, telefonino e soldi nel marsupio: ordinaria amministrazione.

Mi avvicino al cancello che mi fa entrare direttamente nel cortile (da dove posso entrare nel mio condominio da un portoncino posteriore).

Prendo le chiavi, ma poi mi accorgo dell'inutilità del gesto, perchè la serratura di questo cancello è difettosa, non scatta mai bene e dunque si può aprire con una leggera spinta, salvo quando chi lo ha aperto subito prima non abbia messo una particolare energia nel richiuderlo, facendo per una volta scattare la serratura.

Quindi, spingo il cancello per entrare e, con diligenza, lo richiudo.

Faccio il tragitto sino al portoncino che dà sulle scale.

Arrivo...

Rovisto nel marsupio alla ricerca delle chiavi.

Non ci sono.

Mannaggia! - penso tra me e me - Le ho dimenticate a casa! (cosa che accade spesso, invero).

Poi: No! Sono uscito con le chiavi, anzi le ho prese per aprire il cancello, ma poi non le usate... Ma dove sono allora?

Una lampadina si accende: Saranno cadute a terra dopo che le ho prese per aprire!

Mi avvio quindi verso l'uscita, scrutando a terra nel caso mi siano cadute di mano dopo aver varcato il fatidico cancello.

Niente lì, vado al cancello e lo spingo pe ruscire, ma fantozzianamente, poco prima lo avevo chiuso davvero ermeticamente: quindi sono bloccato dentro e non ho le chiavi per aprirlo.

Che fare?

Vedo una tizia che sta parcheggiando il motorino sul marciapiedi e intanto parla al cellulare. Attiro la sua attenzione, prigioniero come sono dietro le sbarre e le chiedo a gran voce di percorrere a ritroso il tratto di strada che avevo fatto io avvicinandomi al cancello, guardando se per terra ci sia un grosso mazzo di chiavi.

La tizia comincia solerte la sua perlustrazione... quasi osssessivamente devo dire: le manca solo una grossa lente d'ingrandimento e il cappello a doppia visiera di Sherlock Hoolmes e sarebbe perfetta nel ruolo che si è assunto, grazie alla mia sventura.

Si allontana e non ritorna più.

Ma dove caspita se ne è andata?

Intanto io penso: Ma dove siete finite, dannate chiavi?

Una lampadina si accende, all'improvviso: siccome non ho sentito nessun tonfo (se fossero cadute a terra, battendo sul duro avrebbe prodotto un tintinnio o qualcosa del genere), forse mi sono scivolate dentro il sacchetto del pane.

Lo sollevo per guardarci meglio e verificare così la mia teoria...

Di cosa mi accorgo, con grande disappunto?

Le chiavi le ho sempre tenuto in mano, con la stessa mano che reggeva la sportina.

Chiamo la tizia a gran voce: Grazie! Lei è stata davvero molto gentile. Ma le chiavi le ho ritrovate. Le ho sempre avute in mano e non me ne ero accorto.

E lei, di rimando, mi lancia uno sguardo più che eloquente che sembra dire: "Ma sei proprio un coglione"!

 

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22 novembre 2021 1 22 /11 /novembre /2021 10:25
ragno (foto tratta dal web)

Un ragnetto s’arrampica
su per la parete scoscesa
del lavello della cucina,
per lui minuscolo
erta come l’abisso d’un canyon,
ma lui non difetta di ardimento

É acrobatico
Forse progetta
di andare a tessere la sua tela
da qualche parte più in su

 

“Non voglio la tua tela!”
borbotto tra me e me
e lo spazzo via con un getto d’acqua

Il ragnetto scompare in un attimo
nello scarico, in un mulinello vorticante

Dopo, soltanto dopo,
mi son detto“Povero ragnetto innocente!
In fondo, che male mi avevi fatto?
Cosa avrai provato mai nel vedere
il tuo mondo capovolgersi,
mentre finivi in un turbine gorgogliante?”

Nei prossimi giorni
dovrò fare ammenda
salvando almeno dieci ragnetti
da morte certa

 

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22 novembre 2021 1 22 /11 /novembre /2021 10:08
La sicilia alata e pensosa (graffito a Palermo, foto di Maurizio Crispi)

Sono ad un convegno, almeno così mi pare.
Sono arrivato nella città dove si svolge dopo un lungo viaggio, e ho il mio zaino sulle spalle.
Entro in un gigantesco edificio e salgo su per un'ampia scalinata di pietra e marmo.
Chiedo indicazioni e vengo indirizzato verso una stanza dove si svolge un seminario in presenza, non un webinario, di qelli che hanno imperversato in tempi di Covidu.
I partecipanti si sono accomodati in ordine sparso ed informale, su sedie e poltrone di plastica. Sono tutti rivolti verso un ometto seduto davanti ad uno stretto tavolo. L’ometto-conferenziere sembra, a dire il vero, uno hobbit. Parla e parla, dottamente, ma anche con bonomia. mi sento in imbarazzo: poiché sono in ritardo, entrando nella sala, devo sfilare sotto gli occhi di tutti e mi ritrovo a muovermi goffamente, come chi cerchi di non attirare l'attenzione su di sé, ottenendo invece l'effetto contrario.
Sempre perseguendo l'obiettivo di non attrarre l'attenzione su di me, mi seggo in fondo, un po’ decentrato da tutti gli altri astanti.
Penso che così avrò agio di addormentarmi, non visto, per un breve sonnellino di cui sento di avere tanto bisogno dopo le fatiche del viaggio.
Poi, tuttavia, mi rendo conto che sono troppo periferico ed isolato e che, senza la copertura degli altri astanti, rischio di attirare l’attenzione su di me.
Avanzo, dunque, facendo oscillare la mia poltrona con ripetuti colpi di reni, sino a mescolarmi con gli altri e quindi, più serenamente, posso assopirmi.
All’improvviso il seminario si trasforma in un’interrogazione.
L’hobbit-conferenziere si trasforma in occhiuto professore che scorre con gli occhi il suo registro e che poi punta il dito su questo o su quello dei presenti, invitandolo ad alzarsi in piedi per dire ciò che sa. Qualcuno si rifiuta e allora lo hobbit sentenzia: “X@@@ prende uno sul registro…”. Altri si cimentano, ma la loro preparazione si rivela assolutamente insoddisfacente.
Panico totale.
Vorrei farmi invisibile.
Cerco di sprofondare il più possibile nella poltrona che, in un abbraccio quasi materno, avvolge le mie terga. Mi sforzo anche di evitare lo sguardo inquisitorio dello hobbit.
Ma non c’è niente da fare quello - implacabile - mi chiama e dice: “Vediamo cosa sa dirci il nostro Crispi!”.
Mi alzo incerto e mi guardo attorno, come cercando la solidarietà dei miei colleghi, io con la mandibola caduta per l'imbarazzo.
Ma niente: tutti tengono gli occhi incollati a terra.
Sento la bocca asciutta e la lingua si è fatta rasposa, di consistenza lignea. Cerco di parlare, ma quello che viene fuori è soltanto un rantolo informe.
Vorrei dire allo hobbit che mi osserva con occhi di ghiaccio che purtroppo non ho potuto studiare la lezione come avrei dovuto…
Lo hobbit continua ad sogguardarmi, con occhi adesso feroci e selvaggi, e poi sentenzia: “Se le cose stanno così…”.
Si alza, rivelando all’improvviso, di possedere una statura inaudita… non è più uno hobbit, adesso, ma un temibile troll di montagna o forse un orco malvagio: afferra da sotto il tavolo una grossa mannaia e, stringendola nella sua mano nodosa, prende a muoversi verso di me…
Di nuovo panico assoluto. Quello si avvicina sempre di più, brandendo la sua arma.
Provo a fuggire via, ma ho le gambe che sembrano essersi  fatte di cera molle e che non mi reggono più e, così, mi ritrovo a terra strisciando penosamente, mentre lo hobbit, che si è metamorfizzato in troll-orco, ormai, incombe su di me, agitando minaccioso la sua crudele mannaia di lucente acciaio ben temprato.

 

(Rielaborazione di un sogno istantaneo)

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23 settembre 2021 4 23 /09 /settembre /2021 12:33
Il fotografo fotografato (foto di Gabriel Crispi)

Come al solito il sabato mattina sono andato al ParkRun Uditore, dove ho fatto le foto.
Una giornata afosa, benchè la temperatura fosse un po' più bassa.

La batteria mi ha tradito: pensavo che fosse ben carica e invece era agli sgoccioli e poi si è esaurita del tutto.

Perttanto per non lasciare delusi tutti quanti, corridori e staff, mi sono dovuto arrangiare con l'I-phone.

Poi, ciao ciao a tutti e nel caldo spesso e appicicoso me ne sono andato.

Poi, sono stato a casa tutto il giorno. La casa mi divora: ogni volta che ci entro dentro, non riesco quasi ad uscirne più.

Per farlo occorre un forte sforzo di volontà che il più delle volte mi manca, complice qualsiasi pianificazione rispetto ad eventuali attività esterne.
Sono solamente uscito all’imbrunire per far passeggiare i cani.
Ho guardato un film tipo thriller.
Ho letto come sempre da diversi libri.
Ho dormicchiato, disteso sul divano, lasciando il cuscino intriso di sudore.
Ho scaricato le foto del mattino e le ho pubblicate
Non ho proferito una sola parola a voce alta, durante tutto il giorno.
Ho ascoltato il fragore del silenzio, attorno a me.
È come se fossi un naufrago che trascorre le sue giornate su di un’isola deserta.
Cosa fare per superare l’impasse?
E' una domanda oziosa, accademica.
L'ho messa lì perchè dopo aver detto della mia giornata, era giusto interrogarsi.
Ma so che tornerò a leggere altri libri, a scrivere i miei post e i miei articoli, a fare i miei lavoretti in campagna, a scalzare pietre dal terreno armato di palanchino e di mazza e di piccone, a costruire muretti e scalini, a dormicchiare, a guardare i film su netflix, a fare passeggiare i cani, a rimuovere la loro merda sublime e a scattare le foto di ciò che vedo.
Viaggiare: non se ne parla nemmeno. Mi sembra un tempo lontanissimo, quello in cui viaggiavo: lo guardo come attraverso un cannocchiale messo al contrario; tutto si è fatto piccolo e remoto, come se non mi appartenesse più.
Un orizzonte perduto.

 

La notte ho fatto un sogno, eccolo di seguito:

1. Arrivo nel cortile di casa,
da cui sono assente da molti anni

In un angolo la pavimentazione di cemento è tutta sfondata
e dal profondo della terra
emerge un cactus biancastro,
come se per troppo tempo fosse rimasto nascosto,

lontano dalla luce
Il cactus non tende verso l'alto
ma ha assunto un andamento strisciante
Un cactus albino, sì: ecco come appare
Tempo fa salvai da un cassonetto un grosso tronco di euforbia cactus
lo misi in un vaso
accanto alla saracinesca del mio box
S'arripigghiò alla grande
ed ora è alto, svettante e ramificato
Ha quasi raggiunto il balcone del piano rialzato che,
dal lato del cortile,
è all'altezza di un primo piano
Il cactus trovatello é in buona salute,
anche se di rado lo abbevero
Penso talvolta che le sue radici siano penetrate
al disotto dello strato di cemento
e che in questo modo la creatura tragga
nutrimento e tutta l'umidità necessaria
Tornando al sogno,
mi ritrovo a pensare che il cactus albino
si sia sviluppato da alcuni pezzi di tronco tagliati,
buttati lì e mai rimossi,
Mi sembra strano tuttavia accreditare quest'ipotesi,
il tronco sembra troppo massiccio e tozzo
e sembra possedere una parte ancora più possente
ancora sommersa dentro la terra spaccata da cui emerge
Potrebbe essere parte di un dinosauro
che si è risvegliato e preme per uscire,
oppure la mostruosa Godzilla
che si è riscossa.

2. Mi trovo a camminare in un territorio di periferia
assolutamente deserto e squallido,
strade strette e completamente chiuse da alti muri che impediscono la vista
E' un labirinto, di fatto: mi ritrovo più volte
a ripercorrere gli stessi passaggi
e i miei percorsi mi riconducono sempre
ad un grande cancello spalancato
e su uno dei piloni si legge
inciso su di una targa di marmo: "Pineidon"
nient'altro, ma io capisco che si tratta
di una casa di riposo per anziani.
La prima volta che mi sono trovato davanti a questo cancello
ne ho varcato la soglia con timore;
superando un'ampio spazio deserto e senza piante a decorarlo
sono penetrato in un ampio vestibolo
le pareti rivestite da marmi bianchi
e, sulle superfici asettiche e fredde,
targhe commemorative
che illustravano al visitatore le caratteristiche del posto
Leggendo qua e là,
scoprivo che il luogo era una casa di riposo per anziani
Ma tutto possedeva la freddeza e l'asetticità dell'obitorio
nel quale, per quanto sia tenuto sempre pulito,
ristagna sempre un lieve odore di putrefazione e di morte
Scappavo via a gambe levate
per riprendere le mie divagazioni nel dedalo di stradine
ma il modo in cui il labirinto era disegnato
mi riportava sempre a quell'orribile camera mortuaria.
Arrivavano altri,
anche loro prigionieri del labirinto,
ma ancora inconsapevoli di ciò
e dunque ancora in possesso d'una speranza incorrotta
Mi univo a loro,
speranzoso di poter trovare una via d'uscita.
Ma niente! Più e più volte,
arrivavamo sempre a quel punto morto,
al cul de sac di quella camera fredda e gelida

(dissolvenza)

Palermo, il 26 settembre 2021

 

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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