Cammino e, intanto, una mosca fastidiosa mi ronza attorno alla testa. La creatura ha viaggiato con me per un paio di chilometri.
Mi è stata appresso per tutto il tempo, intrecciando voli attorno a me.
Che fastidio! Una autentica nuisance, come direbbero gli anglofoni si madre lingua.
Ogni tanto, assordato da un ronzio troppo vicino, mi sono ritrovato a calarmi una potente smanacciava sull’orecchio o sulla fronte, nell'inutile tentativo di sopprimerla. Ahi! Ahi!
Gli occasionali passanti, vedendomi intento in una simile ginnastica, si saranno sbellicati dalle risate e, in più, si saranno ritrovati a pensare che io potessi essere un folle autolesionista che cammina percuotendosi con voluttà, oppure una nuova specie di flagellante per estrema fede religiosa.
La mosca è stata costante: solo quando sono arrivato al cancello di casa, é svanita di colpo.
Come se non ci fosse mai stata, tanto da lasciarmi nel dubbio che fossi stato sotto l'effetto di un'allucinazione zoomorfa
A luglio 2010 (il 7 per la precisione), durante una delle mie passeggiate, feci questa foto e così la commentai.
Bici in balcone
Questa foto ha una sua storia.
Mi sono fermato a fotografare nella calura del primo pomeriggio.
Dopo lo scatto, mi son girato e, dietro di me, c'era uno che mi guardava con aria minacciosa.
"Preco!?" - mi fa.
Io, facendo la parte di non capire: "Che?"
"Preco?" - ripete il tipo, monocorde.
"Che?" - replico io.
"E che... fotografavi... Taliavi... C'è cosa?"
Io, a questo punto, senza proferire verbo indico la bici posteggiata sul balconcino.
Sguardo interrogativo da parte del tizio, più ottuso per la verità, opaco ...
"Faccio la collezione di foto di bici in città" - replico in modo conclusivo.
Il tipo se ne va, muovendosi verso la porta di casa tutta sbarrata.
Mah! - fa iddu, scuotendo la testa.
"Ma se vuoi te le faccio vedere!" - gli grido dietro, intendendo che ero disposto a fargli vedere la foto e che non avevo doppi fini.
Quello: "No, no, non c'è bisogno..."
Insomma, tanto rumore per nulla. Il tizio dalla mentalità primitiva e diffidente per atavica tradizione aveva fatto la sua pisciata contro il muro, per marcare il suo territorio.
Partecipavo ad un consesso di colleghi dell'azienda sanitaria e comunicavo che dovevo prendere un giorno di congedo straordinario per andare a presentare una richiesta di congedo straordinario per la partecipazione ad un corso di aggiornamento.
Farraginoso e assurdo.
Quindi, mi occorrevano: un giorno di congedo straordinario per presentare la domanda, più tre giorni di congedo straordinario per la partecipazione alcorso.
In tutto quattro giorni consecutivi.
La mia comunicazione suscitava un coro umanime di proteste.
"Crispi, sei sempre il solito!"
Mi sono svegliato stranito.
Un sogno decisamente bizzarro ed insolito.
Svegliandomi ho googlato "Maurizio Crispi psichiatra".
Poca roba, qualche riferimento a libri e a note biografiche correlate.
Il mio nome compariva anche in un elenco pubblico dell'Azienda sanitaria, al tempo in cui in ero ancora in servizio, con le indicazioni dei compensi attribuiti ai dirigenti medici.
Nel sogno compariva il mio primario del tempo, LV: era con lui che discutevo di questa mia richiesta di congedo straordinario, mentre ci spostavamo in auto da qualche parte.
_______________________________________
Il sogno mi ha portato a ricordare una questione che riguarda il mio rapporto con il tempo, quando iniziai a lavorare presso l'Unità sanitaria locale, vincolato ad un orario di servizio.
Del lavoro avevo avuto sino a prima una concezione libertaria e dinamica. I miei modelli erano stati papà e mamma.
Papà era sempre in movimento per via del lavoro, si spostava, viaggiava, non sembrava avesse il vincolo del posto fisso, della stanza e della scrivania. Il suo vero studio professionale, quello in cui si raccoglieva a scrivere era a casa. La mamma insegnava: ovviamente, aveva il vincolo della presenza e dell'orario da rispettare. Ma la sua aveva tutta l'aria di essere una missione nobile e disinteressata. Non l'ho mai sentita lamentarsi di qualcosa. Era sempre gioiosa di fare quello che faceva.
Anche per papà, il lavoro collimava con una forte passione che sentiva dentro di sè. La sua missione era creare cultura e diffonderla attraverso la pagina scritta. Quindi eventuali vincoli, la necessità di fare turni, sbarcare il lunario, assicurare una presenza, erodere il suo tempo libero non erano cose che lo preoccupassero più di tanto.
Per entrambi, per mamma e papà, vi era una forte coincidenza tra identità, senso del Sé e attività professionale. Ed anche una forte coincidenza tra tempo per Sé e tempo lavorativo. Ma d'altronde, entrambi nati nel 1918, appartengono tutti e due alla "vecchia guardia" di quelle persone fortemente vincolate ad una etica professionale e assolutamente non scolfitta dalla Cultura del narcisimo (descritta da Chiristopher Lasch nel suo fondamentale saggio), imperante in Europa a partire dalla fine degli anni Settanta ed espressione della società affluente e del benessere.
Quando entrai in servizio, con un incarico temporaneo, nella USL (a quel tempo la 61), come esperienze lavorative avevo al mio attivo soltanto il breve periodo nell'esercito come sottotenente medico di complemento (e quel periodo lo avevo vissuto come una vacanza ed anche come una moratoria rispetto ai futuri impegni professionali) e i tirocini ospedalieri. Mi ero abituato ad un regime di grande libertà e di duttilità del mio tempo.
Quindi, quando presi servizio in USL fu un vero trauma psichico dovermi confrontare con un orario di lavoro rigido e con una serie di altre limitazioni, come ad esempio quella discendente dal dover chiedere un permesso a qualcuno in carica per andare in ferie e per assentarmi per giustificati motivi.
Sentii questo, in particolare, come un vero e proprio "furto del tempo", a cui dovevo inevitabilmente soggiacere in cambio di uno stipendio.
Questa sgradevole sensazione rimase per tutto il tempo che fui in servizio presso la USL e poi la ASL, con tutte le vicissitudini correlate. Mi sentivo limitato, in qualche modo, impossibilitato a volare libero.
E ciò, benchè mi sentissi realizzato, perchè facevo esattamente ciò che mi piaceva fare. E in questo mi sentivo, ovviamente, un fortunato.
Tuttavia trovai degli escamotage, come quello di architettare molti modi diversi per sottrarmi all'impegno temporale continuativo.
E, quindi, tutte le volte che era possibile andavo a donare il sangue (il che comportava l'intera giornata libera dal lavoro), oppure sceglievo spesso di partecipare a convegni, congressi, seminari, corsi di aggiornamento, proprio in virtù del fatto di poter usufruire dei relativi giorni di congedo straordinario, Ecco dove mi pare di ritrovare la radice del sogno raccontato sopra. Anche i giorni di ferie preferivo utilizzarli in modo spezzettato, così da avere molteplici possibilità di "fuga", anxzichè essere costretto ad un unico blocco continuativo di vacanze (che anch'esso pesava come una costrizione), tipo "ferie aziendali".
Insomma, ogni scusa era buona. Ma naturalmente compensavo questa necessità escapista con la mia dedizione al lavoro, con la passione che vi immettevo, almeno sino quando non rimasi fortemente deluso dall'organizzazione istituzionale: una disillusione che attenuò il mio slancio, di molto.
Ciò che mi fiaccava, soprattutto, era il fatto di dovermi barcamenare continuamente a gestire il rapporto con persone (colleghi) mediocri e con altri che, invece, asservivano la loro presenza in servizio ad una spietata lotta per il potere, con l'uso di mezzi il più delle volte sleali per avere la meglio e il sopravvento.
Fui contento quando maturarono per me i parametri per poter andare in pensione: soltanto allora sentii di essere ritornato ad essere il padrone del mio tempo (ma sempre in modo relativo perchè i vincoli e i lacciuoli che la vita ci pone davanti sono molteplici) e capitano della mia nave.
Ecco due vecchi miei scritti, piuttosto dissacranti: ricordo che mi ero divertito molto a scrivere queste due piccole storie.
Capitolo1 - Travestito da campana
Oggi ho deciso di andare in giro travestito da campana
con un bel batacchio bronzeo che oscilla avanti ed indietro,
possente,
mentre cammino
Volevo andare tutto ignudo a fare la mia corsa
Ma siccome non si può,
perché a veder uno tutto nudo
i benpensanti si scandalizzano
farsi campana è un’ottima pensata
per chi voglia andare in giro
ignudo e con tutti i suoi attributi di fuori,
un travestimento discreto e poco appariscente
Sfido chiunque a riconoscermi così mascherato:
del tutto in incognito,
posso tenere il mio batacchio bene a vista,
tanto tutti pensano che esso sia
quello d’una surreale campana deambulante,
quasi un personaggio gogoliano!
Suona il campanello alla porta: qualcuno va ad aprire
Nessuno!
Sembra che non ci sia nessuno…
Chi ha bussato allora?
Qualcuno in vena di far scherzi?
Nooo!
Ma via!
Sono sempre io travestito da campanello
con il batacchino
tutto di fuori
A campane e a campanelli, da sempre,
sono concesse simili libertà,
quella d’esporre il proprio batacchio
a sole, vento ed intemperie
Agli umani invece è concessa la libertà
di camminare con il batacchio pendente
solo lontano, molto lontano, da sguardi indiscreti,
mantenendosi entro i confini del proprio spazio privato…
Salvo ad andare in luoghi consacrati ai non tessili,
ma non sempre ciò è possibile
Allora, proprio per questo oggi
ho voluto farmi campana
(Palermo, il 21.12.2005)
Capitolo 2 - Correndo vestito da campana, ho fatto - ahimè - più tardi del prevosto
Un bel dì, freddo e tempestoso
correvo con lumachesco impeto,
anche quel dì da campana vestito
Siccome l'aere
era freddo e pungente,
per la bisogna
avevo indosso
un vestitino
adatto ad una campana
molto carampana
qual’ero io per l'appunto,
di buona lana e rustica fattura;
per intenderci:
cucito all'uncinetto,
come quelli delle nonne
nel buon tempo antico
Era un bel vestitino in due pezzi:
la parte di sopra a mantella
ben scampanata
come si conviene
ad una distinta campana
anche se un po’ scapigliata
ed una inferiore, lunga e stretta,
a far da rivestimento
al mio bronzeo batacchio
Così, campanavestito
correvo
con lento piede
lungo il litorale
con allegrezza
scampanando
di quando in quando dindon dindon dindon
perchè non riesco mai a rinunciare
alla mia campanara vocazione dindon dindon dindon
in verità emettendo
solo miseri suoni ovattati dindon dindon dindon
perchè lo spesso involucro di tessuto
castrava il potere risuonante dindon dindon dindon
limpido e profondo delle mie superfici dindon dindon dindon
percosse invano dall'alacre batacchio dindon dindon dindon
Corri che stracorri,
il cielo s’è fatto scuro
e già
in un batter d’occhio
(…o di campana?)
volgeva al tramonto
La coltre di nubi corruscata
ed il mare percorso da minacciose increspature
rendevano l'ora
ancora più cupa e fosca
Tardi, troppo tardi
son arrivato all'appuntamento convenuto,
e - grosso guaio -
ho fatto ben più tardi del prevosto
il quale spazientito
m’ha lasciato in asso
nella torre campanaria
senza nemmeno la compagnia
del mastro campanaro ad accudirmi
per ritirarsi nella sua dimora
ben al calduccio del focolare
a consumare il prelibato desinare
ammannito dalla fida perpetua
(dove c’è un prevosto
c’è sempre una fida perpetua
ad accudirlo);
era questo il menu del giorno
destinato alla sua pancia robusta:
squisite uova del prevosto
con l'accompagnamento di squisita insalata
pure preparata alla maniera del prevosto,
con in più - dulcis in fundo -
un delicato piattino
d'ancinagghie di pollo,
ben note ai più
anche come “il boccone del previte”,
dunque del prevosto
Sempre nei panni della ben tornita campana
son rimasto a bocca asciutta
a lamentarmi e maledire la mia sorte,
mentre l’inedia spegneva il vigore del batacchio:
anche se una panciuta campana,
forte della sua bronzea tempra
mai dovrebbe sentire i morsi della fame
Morale della favola:
quando ci si fa campana,
pur scampanando ed essendo annunciati
da ritmici rintocchi
s’arriva al traguardo
sempre più tardi del prevosto
ed il proverbio dice: chi tardi arriva male alloggia...
per trovare che tutte le squisitezze
se l’è già pappate il prevosto
senza aver nemmeno la gioia
di poter ramazzare le briciole
del lauto pasto
Siccome sono pervicace,
non per questo
una prossima volta
rinuncerò a vestirmi
da campana
Poi semplicemente dirò:
ho fatto più tardi del prevosto!!!
Amen e così sia!
Sono nella casa di via Lombardia
tutto è a soqquadro, sottosopra, gli arredi spostati,
alcuni addirittura rimossi,
i quadri tutti levati dalle pareti e accatastati alla rinfusa
Idem le foto di famiglia
Ed anche alcuni ritratti
Il disordine è orribile,
così pure il senso di abbandono
Scendono i vicini del piano di sopra
e guardano incuriositi la baraonda,
le porte sono aperte eanche il pianerottolo
è invaso da oggetti di casa
io sto cercando di rimettere un po' d'ordine nel caos
e nella stanza adibita a studio
cerco di ricollocare i quadri alle pareti
Un inane tentativo, vista la portata dello scompiglio
I vicini mi chiedono di mostrare loro un'immagine di mio padre
Preso così di sorpresa,
vorrei mostrare loro un disegno a pastello
un ritratto di mio padre
realizzato da un suo compagno di sorte
negli anni di prigionia
Mi è sempre piaciuto molto
un leggero cartocino in formato
si direbbe oggi A4
Le tinte dei pastelli nel tempo
si sono un po' sbiadite,
malgrado laprotezione fornita dal vetro
Tanto mi piaceva
che dopo la morte di papà
lo feci mettere in cornice
Sollecitato dall'interesse dei vicini,
lo cerco per un bel po', senza trovarlo
E dopo aver molto scartabellato
eccolo lì ad occhieggiare
da sotto una pila di altri quadri e libri,
Lo prendo per mostrarlo ai miei visitatori
quasi con un grido di soddisfazione,
esultante
Guardo anch'io il disegno
ma non è quello che ricordavo e ritenevo di aver trovato
Sono preso da un senso di spaesamento
Questo che ho sotto gli occhi è appena un abbozzo informe
potrebbe essere qualsiasi cosa
Propongo loro altri fogli sciolti
ma tutti si presentano identici,
o meglio, sono tutti abbozzi lievemente diversi,
ma in nessuno mi pare di vere emergere
le familiari fattezze di mio padre da giovane
I vicini se ne vanno
Malgrado il disordine
le stanze hanno ora un aspetto migliore
ed anche appaiono più luminose e spaziose
Appoggiati al muro,
vedo una serie di dispositivi nuovi
per l'illuminazione e diversi lampadari,
una griglia metallica quadrata
di dimensioni smisurate
per ospitare un impianto di lampade a led
che presumo dovrà essere issata
per coprire l'intera superficie del soffitto di una stanza
Non ne so niente
Chi sta facendo tutto questo?
Un po' il pensiero che qualcuno stia cambiando
lampadari e applique
per sostituirli con qualcosa di più moderno
mi irrita profondamente
ed anche mi lascia un po' sgomento
C'è uno che ha eletto a suo dimora
un'aiuola di una piazza di Palermo
l'aiuola è recintata da una siepe ben tenuta
che crea uno spazio privato, domestico
In questo spazio, l'uomo allampanato e con i capelli grigi
ha disseminato i suoi beni
Al mattino presto diversi fogli di cartone se ne stanno poggiati
sulla siepi a prendere aria e ad asciugarsi dall'umido della notte
Poi si vedono vari effetti letterecci, indumenti, asciugamani,sempre posati sulla siepe a prendere aria
Un ombrellone aperto (anche se al mattino non serve per dare ombra, poichè c'è quella naturale), ma forse la sua funzione è quella di paletto perimetrale
Un piccolo tavolo da bar e un paio di sedie e poltroncine di plastica,
sempre da bar, spaiate
Sul tavolo rotondo, un calice di vino vuoto e
una bottiglia di liquore, anch'essa vuota, stranamente inclinata
Sembra che la sera prima che qualcuno sia stato lì ad indugiare al fresco, a bere una bibita fresca,
oppure a farsi un cicchetto
Sparse qua e là ci sono altre cose che è difficile distinguere e catalogare, così di primo acchitto,
senza un'esame più analitico e ravvicinato
Sono stato colpito da questo allestimento,
degno di un uccello giardiniere
e mi sono fermato a rimirarlo
Ho anche tentato di scattare un paio di foto
colpito dalla singolarità di ciò che vedevo:
l'accampamento di un homeless organizzato
che ha costituito a tutti gli effetti un suo spazio privato
all'interno dell'aiuola pubblica
Del resto, in quel momento non c'era nessuno:
chi sa dove era andato il proprietario di quella dimora precaria?
- mi son chiesto
Eppure l'uomo era là a poca distanza,
forse era uscito di casa (per così dire)
per far due passi e sgranchirsi le gambe
Si è accorto del mio tentativo maldestro di fare una foto,
non a lui, sia chiaro,
ma alle sue cose sparse
e da lontano mi ha interpellato adirato
Io mi sono allontanato
facendo finta di nulla e lui ha preso a seguirmi da lontano
e non smetteva
Intanto, brontolava tra sé e sé
Ma io ho preso le distanze
Pochi giorni dopo son passato di nuovo da quel giardino,
e il suo campo domestico era era sempre là,
perfettamente organizzato
E lui? Dov'era lui?
Ma sì, eccolo!
Era in piedi vicino al bacino d'acqua della grande fontana monumentale
al centro del giardino grandangolare
Ed era lì con la zappetta (il rasoio) in una mano ed uno specchietto nell'altra
Il volto incipriato di candida schiuma da barba
e con attenzione si ripassava il rasoio sulle guance irsute,
ogni tanto immergendo la zappetta nell'acqua
per risciacquarla per benino
La sua attenzione era totalmente assorbita dall'operazione
Ciao! Buongiorno a te - ho detto con parole mute
E sono passato oltre con i miei cani
Come ho scoperto in seguito, in occasione di ulteriori passaggi da questo piccolo giardino con una monumentale fontana al centro sono diversi quelli che usano le poche panchine verdi come giaciglio per la notte.
Ma lui, l'homeless "organizzato" in questo luogo è un piccolo re: si è ricavato per le sue esigenze un intero piccolo appezzamento, di cui è signore e padrone assoluto.
Ancora una volta ho sognato
Questa volta è stato un sogno di avventura
Ero in un piccolo porto
piccolo, ma davvero piccolo
eppure al suo interno ci stava ormeggiata una nave gigantesca
dalla chiglia d'argento
Non era assicurata bene alle bitte
tanto che si spostava in continuazione,
mettendo a repentaglio la sua fiancata
quella aderente al molo,
ma anche venendo a urtare con il bulbo di prora contro il calcestruzzo e le grosse pietre squadrate,
Vedevo anche la mia auto anfibia, pure ormeggiata alla banchina,
e mi preoccupavo dei danni che ne avrebbe potuto ricevere a causa del continuo oscillare dell'enorme bastimento
Mi sorprendevo anche nel constatare che la mia auto fosse divenuta un mezzo anfibio Mi chiedevo come e quando questa trasformazione fosse avvenuta E chi ero io, d'altra parte?
Non è che mi fossi trasformato io stesso in qualcosa di diverso,
senza averne acuna consapevolezza?
Parlavo con qualcuno, forse il comandante della nave
o forse la massima autorità portuale presente al momento
Esponevo il problema,
quello dei movimenti fuori controllo del cargo
Poi mi tuffavo (con gioia)
e mi accorgevo che il livello del mare si era abbassato di molto
lasciando emergere gli scogli sommersi
con tutta loro fiorente vegetazione
L'acqua era limpida e trasparente
si vedevano i pesci numerosi e di specie diverse
navigare pigramente alla ricerca di cibo,
A completare il quadro,
mi accorgevo anche di una piccola foca
che inscenava uno spettacolo di immersioni, emersioni ed evoluzioni
a beneficio dei molti bambini che, con grida di gioia,
si tuffavano e nuotavano spensierati
mentre la fochina volteggiava acrobaticamente in mezzo a loro
Il comandante (di qualsiasi cosa fosse al comando) mi portava in giro e andavamo,
lasciandoci il problema alle spalle,
compreso quello dell'abbassamento di livello dell'acqua,
che presto avrebbe portato la grossa nave ad incagliarsi.
Soprattutto, teneva a farmi visitare una struttura in cemento armato:
una specie di bunker con delle strette feritoie;
e mi spiegava che si trattava di un nido per mitragliatrici pesanti,
costruito al tempo della guerra per difendere il porto dalle incursioni nemiche
Cammino per una via
e vedo, seduto al tavolo di un bar, all'aperto,
il mio amico di vecchia data e compagno di scuola da sempre,
Augusto
E' seduto in compagnia d'uno psicologo,
anche lui una mia vecchia conoscenza,
ma degli anni lavorativi che mi son lasciato alle spalle,
una presenza grifagna ed inquietante,
costui è da anni che non lo vedo,
con mio beneficio
Vorrei evitare l'incontro, ma lui mi scorge incedere
e già si alza dalla sedia per salutarmi,
sempre con quella sua aria arcigna
e un po' da menagramo paranoico e sospettoso del mondo intero
Augusto, invece, rimane seduto,
tranquillo e sereno
Saluto, obtorto collo, anche il Grifagno,
e la mia attenzione si rivolge all'Augusto
Mi chiedo cosa ci faccia quest'ultimo
in una simile, improbabile, compagnia
Parliamo del più meno
mi dico stupito di averlo incontrato,
non pensavo che sarebbe tornato a Palermo a breve tempo
Lo invito a pranzare da me, sempre che non debba ripartire subito
Lui accetta con entusiasmo ed io son contento,
Così leviamo l'incomodo e ci lasciamo il Grifagno alle spalle,
di colpo cancellato dalla scena
come un personaggio scomodo in un romanzo d'appendice,
Con il mio amico, siamo a casa mia e dovremmo appunto pranzare
ma il tavolo è mobile,
non riusciamo a trovargli un'adeguata collocazione
che renda confortevole il nostro desinare
Il desco rimane sempre tutto sbilenco ed asimmetrico
rispetto alle linee della stanza,
(odio le asimmetrie negli arredi
vorrei vedere solo linee dritte,
tendo ad applicare sempre dei correttivi
le linee sbilenche, in genere, mi danno fastidio
come quando mi ritrovo a guardare una foto
in cui la linea dell'orizzonte sia inclinata)
Anche se a fatica, io e il mio amico Augusto
riusciamo a pranzare, comunque
e a fare un po' di conversazione
Poi la scena si sposta in una scuola d'infanzia
In un locale ampio e luminoso, ci sono i bimbi, le animatrici e le maestre,
molto movimento e tanto colore,
luce ed aria che entrano a fiotti da ampi finestroni
e che, con la colonna sonora di grida gioiose e di risate,
danno un senso di libertà
fuori si intravede un paesaggio selvaggio e montagnoso
e, in particolare una montagna brulla di aspre rocce marroni,
che domina una fitta foresta tropicale
I bambini giocano in vari modi
ma la loro attenzione è focalizzata
su di un tavolo magico, a scomparsa:
nel senso che chiunque vi salga, dopo un attimo, scompare
come inghiottito dallo stesso tavolo
che dunque appare essere
uno strumento di scena del grande escapista Houdini
In realtà, sul piano del tavolo, vi è una botola
che da accesso al pianale d'un montacarichi
che porta al piano di sotto
(come nel caso del collegamento tra il piano delle cucine e la tavola dei banchetti
nella nostra Palazzina Cinese di Palermo)
Una delle maestre con molta riluttanza si presta al gioco
sale sul tavolo e, dopo un attimo, PLUFF! ... semplicemente scompare
tra i gridolini di gioia e di sorpresa dei bimbi assiepati attorno
Io per un po' guardo il gioco e sorrido tra me e me
poi lancio un'occhiata fuori dal finestrone
e mi accorgo con sgomento che la montagna impervia
svettante sulla fitta vegetazione
sta eruttando una colonna di fumo nero ribollente,
alla cui base, si vedono baluginare inquietanti bagliori rossastri
mentre lapilli fumanti prendono a solcare il cielo
Grido un allarme:
"C'è un eruzione in corso! Dobbiamo metterci in salvo il più presto possibile!".
ma il mio avviso concitato passa inascoltato, nessun si muove
Tutti rimangono come incollati nelle loro posizioni,
e continuano imperterriti nei loro giochi,
indifferenti a tutto il resto
Io penso che saremo presto travolti
da una terribile colata lavica
oppure da una pioggia nera di cenere e lapilli
e che non avremo scampo
Ma sì, in fondo cosa importa.
E' il nostro momento, probabilmente...
Sono preoccupato
Improvvisamente,
vedo un tremestio nella fitta vegetazione
che separa la fabbrica della scuola dalla montagna che sta esplodendo,
come se un gigante si facesse strada a forza nella foresta,
tutto abbattendo davanti a sé
Strabuzzo gli occhi, il cuore in gola, a mille,
e capisco, in un'attonita folgorazione,
che il rimescolio, accompagnato da inquietanti schianti,
altro non è che la tumultuosa avanzata di pietre, roccia e lava
verso di noi
Grido ancora e, sbracciandomi, sollecito tutti a mettersi in salvo
ma non ho idea se ce la potremo mai fare
ad uscire incolumi da quest'incubo
[un nuovo giorno] Ho visto le foto che mi hai mandato della signora Massa. Carina la signora Massa!
Quale ti è piaciuta di più? Non v’è dubbio alcuno! Quella che tu hai intitolato “massa&friends bathing”, rivelatrice di un’intensa vita sociale della signora Massa e di molte relazioni amicali con sue pari, egualmente cicciottose.
[Più tardi])
Ti dirò... In questo momento sono davanti ad una bella chiesa barocca, da poco restaurata. La sua splendida facciata di pietra calcarea color miele, erosa dal tempo e dalle intemperie, ha delle nicchie che un tempo alloggiavano delle statue di argomento sacro, da tempo scomparse e per certo convolate verso collezioni private. No! Non è possibile! Cosa succede? Aspetta, aspetta che guardo meglio. Noooo! Non ci posso credere! È davvero stupefacente ciò che vedo! Cosa succede?
In una delle nicchie poste ai due lati del grande portone, c’è la signora Massa atteggiata in una posa statuaria… mentre sta per assumere la postura dell’armadillo a palla, il “massardillo” come viene definito da tutti gli esperti mondiali questa nuova chimera… Magari nella nicchia, rimasta libera dall’altro lato del portale del tempio, ci potremmo mettere in ieratica posa la signora Platanìa, oppure potrei mettermici io stessa. Che ne dici? Perché non fai una proposta di questo tipo alla Soprintendenza?
[Dopo qualche giorno]
Oggi è accaduto un fatto curioso… Cosa? Dai non tenermi sulle spine!
Nel mio ufficio una signora si è seduta su di una sedia che si è subito schiantata sotto il suo peso… anche se non era un peso massimo. La signora è finita con le gambe all’aria e si è fatta piuttosto male. L’abbiamo dovuta portare al Pronto Soccorso per farla refertare e per poter fare la necessaria denuncia per l’infortunio sul posto di lavoro. Pensa un po’! Infortunata sul lavoro a causa di una sedia schiantata… Ci sarebbe molto da commentare sulla salubrità dei luoghi di lavoro e sulla loro sicurezza.
Ma stendiamo un velo pietoso su questi aspetti… Però volevo dirti anche questo: siccome è assolutamente impensabile che tutte le seggiole vengano sostituite a scopo preventivo, si è deciso di sottoporle ad un test di sovraccarico. Come verrà effettuato il test?
La signora Massa… …eh? Che mi dici? Ma la signora Massa sta diventando come il prezzemolino che si aggiunge in tutte le pietanze!
Non interrompermi, please. Dicevo: la signora Massa sarà lo strumento con il quale si effettuerà il test. Su ogni sedia dell’ufficio la signora Massa sarà invitata a sedersi di colpo, calando su di essa la poderosa massa delle sue terga come un maglio. Se la seggiola regge alla sollecitazione dovuta all'improvviso sovraccarico verrà considerata buona e certificata ISO 2000 in tal senso. Invece, in caso di cedimento, dalla semplice incrinatura alla palese rottura, la seggiola o la poltroncina con braccioli verranno immediatamente scartate. Questo test è stato validato e denominato "la prova di Massa". Gli oggetti resilienti alla "Prova di Massa" verranno rubricati come "Massa-proof", che sarà una sorta di sigillo di garanzia per la resilienza di sedie, ma anche di panche e panchine, d'ora in avanti. Ma questo è davvero un esempio brillante di flessibile utilizzo delle risorse umane disponibili!
[Dopo un giorno]
Di nuovo ho visto passare la signora Massa, ma non in ufficio: questa volta era a passeggio con il pingue marito lungo una strada affollata e risuonante delle chiacchiere e delle risate d’un dì di festa. Chissà perchè, in generale, succede che "pingue la moglie, pingue il marito". I due, mentre procedevano a braccetto, sembravano una deliziosa coppia appena uscita per incanto da un quadro di Botero: camminavano beati, procedendo indolentemente con un’andatura alquanto rotolosa, del tutto ignari del fatto che la via, a causa dell’ingombro dei loro gargantueschi corpaccioni, fosse tutta ingorgata. Nessuno e niente potevano più passare, ma nemmeno uno spillo! Loro incedevano felici ed ignari di tutto. E qui per oggi ti lascio. Devo andare a sovrintendere ai test di Massa. Un'ultima domanda però! Mentre passeggiava con il pingue marito la signora Massa non aveva con sè la grancassa? E le sue formagelle?
Questo te lo dirò la prossima volta, giusto per accrescere l'attesa dellaprossima puntata.
Pensavo a questa storia dei formaggi trafugati agli espositori di tutto il mondo, convenuti per la XV Olimpiade del Formaggio. Riflettevo che, in fondo, la signora Massa aveva fatto bene a metterli nella grancassa per portarseli via. Spero che quando arriverà dalle nostre parti ne sia rimasto un bel po’ di quel formaggio. In fondo, se dalle vostre parti c’è ancora un po’ di abbondanza, qui – viceversa – c’è mmmolta, mooolta scarsità: quindi avere un po’ di formaggio in più, non potrà che farci piacere, un po' per consumarlo subito, un po' invece da mettere in cambusa. Se, ovviamente, la signora Massa vorrà dividerlo e non vorrà piuttosto tenerlo tutto per sé.
Non so cosa dire… Non conosco così bene la signora Massa per potermi esprimere sui suoi piani, ma - ad occhio e croce - mi sembra che vorrà tenere tutti quei prelibati formaggi per sé, come preziosa scorta nel suo magico stipetto, sempre traboccante di cibarie. Sono certo che una delle cose che la signora Massa teme maggiormente sia la penuria di lauti bocconi e di merendine e di leccornie da sgranocchiare.
Sono certo che la signora Massa non potrà passare inosservata dal corridoio con la grancassa piena di formaggi. Si spanderà in giro un odorino… mmmmmmmmmm! La signora Platanìa la cui stanza si affaccia proprio davanti all’ingresso principale, non appena sentirà questa sinfonia di squisiti aromi, si farà sulla porta, già con l’acquolina in bocca: e sappiamo che la signora Platanìa ha un appetito insoddisfatto da secoli, poiché nei secoli si è tenuta a stecchetto, per voto o per vocazione - non saprei bene. Farà ferro e fuoco pur di avere qualche briciola di quei formaggi prelibati.
Mah! Non saprei cosa dire! Se lo dici tu, che conosci così bene le persone e le situazioni, non posso che essere d’accordo con te. Tuttavia, ti suggerirei di adottare qualche stratagemma.
Quale, dimmi, orsù! E a qual fine, poi?
Potresti predisporre qualche esca di uva passa per la signora Massa. Sono certa che ne è molto goolosa, in tutte le sue varianti: zibibbo, uva passa, passolina, sultanina, zibibbo essiccato per citare le più comuni varianti di questa specie alimentare. Sono certo del fatto che, di fronte al richiamo dell’uva passa, la signora Massa non potrà resistere: poserà immediatamente la grancassa piena di quel che rimane della scorta di formaggi per cibarsene. Tu allora potrai sgattaiolare fuori dal nascondiglio e, indisturbato, prenderti la grancassa con tutto il suo contenuto.
(…)
[Più tardi]
Ho deciso di ampliare la signora Massa, di fare con lei una specie di upgrade...
Ma cosa dici? Pensavo che già da sé la signora Massa fosse abbastanza ampia… Che bisogno c’è di ampliarla ancora?
[mumble, mumble]
[e passa un'intera giornata]
Buongiorno a voi!
La mia cagnetta ti ringrazia per averla inclusa nel buongiorno! BAU…BAUUUUU!
Ma adesso che c’entra Frida?
Be’, hai detto “a voi”…
Veramente, quando ho detto "voi", pensavo che tu stessi correndo con la signora Massa…
Ah! Già, non ci avevo pensato… che tu fantiasticassi che io fossi con la signora Massa… e che volessi dirmi: "Qui Massa ci cova"!
[un po’ più tardi, ma nella stessa giornata]
Com’è stato correre con la signora Massa?
Io correvo e lei rotolava: ma non spontaneamente. Hai presente quei pupazzetti di tessuto morbido o semi-duro che, nella parte inferiore tondeggiante, sono riempiti di pallini di piombo? Tu li fai oscillare, li spingi sino a farli capovolgere, ma poi si rimettono sempre in piedi perché il peso dei pallini che, spinti dalla gravità, si addensano in basso li fa rimettere sempre ben diritti. La signora Massa è come quei pupazzetti: potrebbe rotolare benissimo perché è tonda, ma l’eccesso di peso nella metà inferiore del suo corpo la blocca prima che una rotazione completa sia compiuta e, quindi, se ne rimane lì ad oscillare lievemente. Sono le vibrazioni impresse dalle oscillazioni che determino la traslazione lineare del suo corpaccione. Allora, per farla procedere ancora di qualche, metro occorre imprimerle un’altra spinta e così via. Io così ho dovuto fare una doppia fatica perché mentre corro la devo spingere per farla rullare. Pensa un po’!
Certo non mi sarebbe piaciuto essere al tuo posto. Ma dimmi – a parte la fatica - ti è piaciuto correre con la signora Massa?
Beh! Lasciamo perdere… Sorvoliamo sui dettagli penosi. Però devo dirti di questa mia scoperta interessante: la signora Massa deve essere geneticamente imparentata con l’armadillo, perché – esattamente come succede all’armadillo – è capace di assumere la forma di una palla quasi perfetta. Mentre l’armadillo si mette a palla quando è in pericolo, la signora Massa lo fa quando qualcuno le chiede di correre e di trottare. Per lei, il vero pericolo è il movimento svelto e allora si difende mettendosi a palla, per poi rimarsene immobile e oscillante come se la sua pancia e il suo sedere fossero infarciti di pallini di piombo.
Ma è davvero, è incredibile! Non finiremo mai di conoscere le potenzialità della signora Massa…
Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre
armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro
intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno
nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).
Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?
La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...
Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...
Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e
poi quattro e via discorrendo....
Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a
fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.
E quindi ora eccomi qua.
E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.