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24 settembre 2015 4 24 /09 /settembre /2015 06:29
L'anarchico siciliano Paolo Schicchi. In presentazione a Palermo, il 25 settembre, il volume che ne racconta la storia

Il 25 settembre 2015, alle ore 18.00, presso "La Libreria del Mare" di Palermo (Via Cala, 50), avrà luogo la presentazione del volume "Paolo Schicchi. Storia di un anarchico siciliano"), Arianna Editore, 2015, scritta da un nipote, Nicola Schicchi.

Alla pesentazione e discussione del volume sarà presente l'autore.

Paolo Schicchi, nato a Collesano (Palermo) il 31 agosto 1865 e morto a Palermo il 12 dicembre 1950, fu un anarchico italiano fautore della corrente antiorganizzatrice e individualista: un personaggio romantico, da fiction televisiva, immerso nelle sue forti contraddizioni caratteriali, culturali e ideologiche, che l'ultimo pronipote in linea diretta ha potuto raccontare grazie all'immenso patrimonio documentario conservato nell'archivio di famiglia e mescolato ai ricordi d'infanzia.

In questo libro si ritrova una grande testimonianza di un uomo, che nelle vesti di anarchico individualista, da Collesano, nel cuore delle Madonie siciliane, ha attraversato la storia d'Italia, tra monarchia, dittatura e repubblica, testimone dei principali avvenimenti dell'Ottocento e del Novecento.

(Dal risguardo di copertina) Ignazio Buttitta, Sandro Pertini, Vincenzo Consolo ne scrissero. Antonio Gramsci e Umberto Terracini vi polemizzarono. Monarchici, socialisti, comunisti, popolari, fascisti, l'apparato clericale e gli stessi anarchici ne conobbero la penna caustica. Paolo Schicchi, anarchico individualista, da Collesano, nel petto delle Madonie siciliane, ha attraversato la storia d'Italia, tra monarchia, dittatura e repubblica, testimone dei principali avvenimenti dell'Ottocento-Novecento. Pubblicista, fondatore di periodici d'area, intellettuale eccentrico e dalla vasta cultura, bombarolo per magistrati e benpensanti, girovagò da clandestino, tra espulsioni e inseguimenti delle polizie di mezza Europa, trascorrendo in galera buona parte della sua vita. Come un Che Guevara ante litteram volle sbarcare a Palermo da Tunisi per portare, fallendo, la rivoluzione e spronare il popolo a sollevarsi contro il regime fascista. I comunisti ne vollero fare un padre costituente alla fine del secondo conflitto mondiale, ma per tutta risposta li fece caracollare giù dalle scale della Clinica Noto di Palermo, dove risiedeva ormai da alcuni anni quale confinato prima e celebrato antifascista dopo.

Su Anarcopedia Italia si trova un'esaurientissima voce sulla vita e sul pensiero di Paolo Schicchi anarchico: , ma numerosi sono gli articoli nel web facilmente reperibili per ulteriori approfondimenti

E quella che segue è la poesia ispirata che gli ha dedicato il grande poeta siciliano Ignazio Buttitta.

Libbirati Schicchi

Signuri di la liggi, ‘tra l’aricchi

Nun lu sintiti stu gridu putenti,

Chi l’infucati Madunii luntani

Vi mannanu pi mezzu di li venti?

Libbirati schicchi!

 

Sintiti, ancora, ancora,

E’ chidda di li poviri – li ricchi

Nun hanno vuci, hannu la vucca china. –

E’ chidda di cu soffri e si ruvina

P’un pezzu, p‘un pezzu sulu di pani…

Sì, è chidda di cu porta la catina

Di tant’anni, tanti; ma chi dumani

Rumpirà… certamente. Sintiti:

Librirati Schicchi!

 

Signuri, na vuci forti, cchiù forti:

Sintiti è l’Anarchia!

Chi dispiratamenti v’addimanna

Lu vecchiu figghiu cu la varva bianca;

E’ l’Anarchia! Chi grida e cunnanna

Li vostri liggi infami e minzugneri.

Basta! – vi dici - apriti li galeri!

Libbirati Schicchi!

Liberate Schicchi // Signori della legge, nelle orecchie / non sentite questo grido potente, / che le infuocate Madonie lontane / vi mandano per mezzo dei venti? / Liberate Schicchi! // Sentite, ancora, ancora, / è quella dei poveri – i ricchi / non hanno voce, hanno la bocca piena - / è quella di chi soffre e si rovina / per un pezzo, un pezzo solo di pane… / Sì, è quella di chi porta la catena / da tanti anni, tanti, ma che domani / romperà… certamente. Sentite: // Liberate Schicchi! / Signore, una voce forte, più forte: / sentite… è l’Anarchia! / Che vi domanda disperatamente / il vecchio figlio con la barba bianca: / E’ l’Anarchia! Che grida e condanna / le vostre leggi infami e menzognere. / Basta – vi dice – aprite le galere! / Liberate Schicchi!

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27 giugno 2015 6 27 /06 /giugno /2015 07:33
Ultimo piano (o porno totale). Distopia, filosofia, satira ed erotismo, imbrigliati in un'abile struttura narrativa

Ultimo piano (o porno totale) di Francesco D'Isa, pubblicato dalla Casa Editrice Imprimatur (2015), narra la vicenda di un fratello e una sorella, entrambi di nome Claude e Claude, che lavorano nell’industria pornografica in ruoli diversi e con scopi opposti.

La loro storia ruota attorno alla fulminante carriera "per vocazione"  come geniale autore di film porno di Claude e alla nascente carriera di pornostar leader della donna (che assume il nome d'arte di Eva), mentre intanto si delinea la nascita di un film breve dalle incredibili proprietà, il “porno totale”, che sarà la massima opera d'arte del regista Claude e che rischia di risucchiare le loro vite assieme a quelle di congiunti, amici e colleghi.Insomma, il film "Porno Totale", ideato e realizzato da Claude rischia di diventare un'arma di distruzione di massa dalle devastanti conseguenze, dal momento che una sua singole sequenza ha delle proprietà ipnotiche e letteralmente rapisce ipnoticamente lo spettatore/fruitore verso uno stato alterato di coscienza, che lo conduce (uomo o dnna che sia) verso un culmine organismico totale di spossante intensità (per cui non si potrà in seguito sperimentare alcuna forma di piacere) e che, come effetto collaterale, determina una forma di irreversibile sterilità.

Narratore e deus ex machina è Frank Spiegelman, «uomo orrendo» e proprietario della più grande casa di produzione pornografica - la Perverse Angels - in una Varsavia immaginaria, futuribile «capitale dell’Europa Federale».

Tutto inizia, si svolge e finisce all’interno del grattacielo della sua azienda; un edificio che, grazie alla sua particolare struttura che è metafora della società con la sua straficazione dalla suburra dei piani bassi (in cui di tutto può succedere) al lusso raffinato per pochi o pochissimi "eletti" dei piani sommitali, influirà sullo stesso svolgersi degli eventi.

Nel romanzo si intrecciano erotismo, filosofia, satira e distopia (senza nessuna concessione alla pornografia becera e di infimo livello), ben imbrigliati dalla figura narrante, che porterà tutti questi elementie i diversi personaggi verso la sintesi di un’inattesa conclusione. La narrazione é permeata di un erotismo che la avvolge nella sua interezza senza mai esplicitarsi: la tensione rimarrà un rumore di fondo inespresso – perlomeno fino alla chiusura dell’inevitabile climax.

Francesco D’Isa è un artista visivo le cui opere vengono pubblicate ed esposte in tutto il mondo. Nel 2007 ha dato vita al collettivo internazionale Pornsaints. Scrive per il Post e RT Books Review (USA).

Ha pubblicato il romanzo illustrato I. (Nottetempo, 2011), racconti in Selezione Naturale (Effequ, 2013) e in Toscani Maledetti (Piano B, 2013) e il fumetto Liebe macht nicht frei, baby (Retina Comics, 2013). Nel 2014 è uscito il suo primo romanzo Anna. Storia di un palindromo per Effequ.

 

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13 giugno 2015 6 13 /06 /giugno /2015 06:11
Land Grabbing. Un fenomeno che sta diventando di rilevanza geopolitica, come una forma di neo-colonialismo

La locuzione inglese land grabbing (letteralmente «accaparramento della terra») identifica una controversa questione economica e geopolitica venuta alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo, riguardante gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante affitto o acquisto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati.

Sebbene il ricorso a simili pratiche sia stato largamente diffuso nel corso della storia umana, il fenomeno ha assunto una particolare connotazione a partire dagli anni 2007-2008, quando l'accaparramento di terre è stato stimolato e guidato dalle conseguenza della crisi dei prezzi agricoli di quegli anni e dalla conseguente volontà, da parte di alcuni paesi, di assicurarsi le proprie riserve alimentari al fine di tutelare interessi nazionali alla sovranità e alla sicurezza in campo alimentare.
Il fenomeno del land grabbing può essere foriero di buone opportunità e di rischi per i paesi destinatari del fenomeno: da un lato, le acquisizioni possono garantire un'iniezione di preziose risorse per investimenti, in realtà economiche in cui queste ultime sono necessarie ma scarseggiano; d'altro canto, esiste il rischio concreto che le popolazioni locali perdano potere di controllo e di accesso sulle terre cedute e sulle risorse naturali collegate alla terra e ai suoli, come, ad esempio, l'acqua. Risulta cruciale, pertanto, assicurare che le acquisizioni siano realizzate in modo da minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità di crescita e sviluppo economico.

Una delle condizioni sfavorevoli da rimuovere è stata individuata, da ricercatori della Banca Mondiale, nella detenzione privata di terre, da parte di comunità locali, sulla base di titoli di proprietà informali e non certi.
Per alcuni esperti in geopolitica il fenomeno del land grabbing è una sorta di colonialismo rivisitato in chiave moderna e portato avanti senza guerre, operazioni militari o trattati, ma semplicemente in forza di atti notarili.
Il giornalista Stefano Liberti ha condotto un'inchiesta esaustiva e approfondita sul fenomento in questione che è stata pubblicata da Minimum Fax (2015), con il titolo, Land Grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo
Nell’anno dell’Expo torna in libreria il primo reportage al mondo sull'allarmante fenomeno del land grabbing, con una nuova prefazione aggiornata. Dopo la crisi finanziaria del 2007, la terra da coltivare (specie quella del Sud del mondo) è diventata oggetto di un frenetico «accaparramento» il cui risultato è una nuova forma di colonialismo che rischia di alterare gli scenari internazionali.

Viaggiando fra l’Etiopia e il Brasile, l’Arabia Saudita e la Tanzania, passando per la borsa di Chicago, la FAO e le convention finanziarie, Liberti fa luce su un fenomeno poco indagato ma di scottante attualità, svelandoci come i legami fra politica internazionale e mercato globale stiano cambiando il volto del mondo in cui viviamo.

Hanno detto del libro di Stefano Liberti:

Un libro meraviglioso, perfettamente corretto nelle osservazioni e intelligente nelle conclusioni. Stefano Liberti è più che un grande giornalista: è un grande scrittore. (Oivier De Schutter, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto al cibo)
Una delle analisi più profonde del capitalismo agrario e nello stesso tempo uno dei diari di viaggio più avvincenti del XXI secolo. I racconti precisi, a volte cattivi, di Liberti non sono solo piacevoli. Servono anche a ricordarci che la crisi alimentare coinvolge persone vere (Raj Patel)
In tutto ciò che Liberti scopre e documenta durante questo viaggio nella nostra catena alimentare ci sono lezioni che dovremmo imparare per prepararci a un futuro difficile. (The Financial Times)

Nota sull'autore. Stefano Liberti (1974) pubblica da anni reportage di politica internazionale sul Manifesto e altri quotidiani e periodici italiani e stranieri. Nel 2004 ha pubblicato -­ insieme a Tiziana Barrucci -­ Lo Stivale meticcio. L’immigrazione in Italia oggi (Carocci). Collabora con il programma televisivo C’era una volta ed è tra i curatori di mwinda, sito di analisi geopolitica sull'Africa. Un suo reportage è incluso nell’antologia Il corpo e il sangue d’Italia (minimum fax 2007). Per minimum fax ha pubblicato A sud di Lampedusa (2008), con il quale ha vinto il prestigioso premio di scrittura Indro Montanelli, e Land grabbing (2011). Ha ottenuto il premio giornalistico Marco Luchetta, il premio Guido Carletti per il giornalismo sociale e il premio L’Anello Debole (sezione tv).

Land Grabbing. Un fenomeno che sta diventando di rilevanza geopolitica, come una forma di neo-colonialismoLand Grabbing. Un fenomeno che sta diventando di rilevanza geopolitica, come una forma di neo-colonialismo

La prima cosa che colpisce è la vastità. Terre rigogliose che si estendono a perdita d’occhio. Colline verdeggianti che scivolano sulle rive di un lago dalle acque cristalline. Poco sotto
l’altopiano, le asperità su cui sorge Addis Abeba si addolciscono in una campagna che somiglia all’Eden perduto. Il sole splende. L’aria è limpida. Nulla a che vedere con l’atmosfera rarefatta della capitale, dove i gas di scarico si impastano con il poco ossigeno disponibile a 2300 metri d’altitudine.
Siamo ad Awassa, nel cuore della Rift Valley etiopica, trecento chilometri a sud di Addis Abeba. Il paesaggio circostante è di una bellezza da togliere il fiato. Sulla via che porta verso l’ingresso di questa cittadina, si susseguono cartelli di aziende agricole. C’è un simbolo, un nome, qualche volta un numero di telefono di un ufficio lontano. Al di là dei cancelli non si vede nulla. Solo una distesa senza fine di terre apparentemente incolte
Ma proprio dietro quei cancelli, a una distanza che protegge da occhi indiscreti, c’è l’ultima frontiera dello sviluppo agricolo del paese africano: serre ad alta tecnologia, in cui crescono legumi, frutti, verdure, oppure piantagioni di colture da destinare ai cosiddetti agrocarburanti. Uno sviluppo che l’Etiopia ha affidato agli investitori stranieri, in un gigantesco piano d’affitto a lungo termine che l’ha trasformata nella meta di businessmen e avventurieri provenienti da
mezzo pianeta.

L'incipit del volume

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12 giugno 2015 5 12 /06 /giugno /2015 21:35
Guida portatile alla psicopatologia della vita quotidiana. Costanza Jesurum ci conduce per mano con sguardo garbato ed ironico attraverso le ansie del nostro tempo

E' uscito pei tipi di Minimun Fax, il piccolo saggio/memoir di Costanza Jesurum, Guida portatile alla psicopatologia della vita quotidiana (2015), una guida garbata ed ironica per muoversi tra le ansie del nostro tempo, tratto dai post che più hanno avuto successo nel suo blog, seguitissimo, Zauberei.

«Datemi un uomo normale e io lo guarirò». Questo prometteva Carl Gustav Jung nel secolo scorso. Il tempo passato ha trasformato le sue parole in una profezia, rivelando come gli esseri umani non siano altro che dei fasci di nevrosi.
Costanza Jesurum, psicoanalista e terapeuta, da anni tiene un blog amatissimo, Zauberei, con cui ci aiuta a districarci nella psicopatologia della vita quotidiana al tempo delle ansie onnipresenti.
E con la stessa ironia ma con un metodo ancora più stringente, ha voluto scrivere un manuale divertentissimo ma solidamente scientifico.
Guida portatile alla psicopatologia della vita quotidiana è un prontuario di resistenza umana che risponde alle mille domande che ci assillano, mentre andiamo ai colloqui con gli insegnanti a scuola, ai pranzi domenicali coi parenti, dopo una nottata inaspettata di sesso con uno sconosciuto o proprio mentre usciamo dalla nostra seduta settimanale sul lettino dello psicologo.

Quando ero piccola, mi ricordo che a pranzo veniva sempre
mio padre per mangiare con noi e fare una pennichella
prima di tornare al lavoro. Mangiavamo assieme, poi lui si
ritirava e diceva: «Vado a fare un riposino, svegliatemi fra
quarantacinque minuti».
Dopo cinque minuti ricompariva e diceva: «No, svegliatemi
fra trentacinque minuti». E tornava a letto.
Dopo altri cinque minuti ricompariva e diceva: «No, meglio
che mi svegliate fra trenta minuti». E tornava a letto.
Dopo altri cinque minuti rieccolo, come un fantasma:
«Forse è il caso che mi svegliate fra 20 minuti».
Dopo altri cinque, visibilmente agitato: «Accendete il
caffè fra dieci minuti».
Dopo tre minuti arrivava e proferiva come tarantolato:
«non c’è tempo di dormire! ho l’ansia! ho l’ansia!!!»
Dopo di che: lui accendeva il caffè e io decidevo di diventare
psicoanalista.
Come tutti gli ansiosi, mio padre era una persona dalla vita
complicata e complicante, ma anche un uomo davvero
simpatico e piacevole. Gli ansiosi di solito hanno questa
consapevolezza di incongruenza che li rende piacevolissimi
e amabili, al punto da perdonargli lo scassamento ultroneo
che incontrovertibilmente procureranno ai loro
congiunti. Inoltre, sono strutturalmente delle brave persone,
oneste anche per un’incompatibilità quasi biologica
alla malavita – in effetti, quanti ansiosi c’erano nei Soprano?
Nessuno! C’erano disturbi antisociali, un mucchio di
depressi, un Alzheimer e Tony Soprano aveva gli attacchi
di panico, ma giustamente ansiosi puri nessuno, perché
l’ansia è una caratteristica che malissimo si coniuga con la
cattiveria, sia per via dei conflitti interiori terribili che
l’ansioso porterebbe seco, sia perché essendo ansioso mal
conterrebbe questi stati interni e si farebbe scannare subito
dagli esasperati consoci; e sia perché comunque anche
se portasse a termine le cose cattivissime farebbe spesso
gran danno.
Gli ansiosi sono problematici ma, è da dire, anche di
buon cuore.

Costanza Jesurum

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13 maggio 2015 3 13 /05 /maggio /2015 22:34
Il Grano, l'Olivo e l'Ogliastro. Quattro secoli di storia dell'Ogliastro (Bolognetta) nello studio di Santo Lombino, tra realtà locale e globale

L’Istituto per la Storia del Risorgimento - Comitato di Palermo e l’Associazione culturale “Nuova Busambra” hanno organizzano il Convegno di studi, “Tra storia locale e storia risorgimentale. A proposito del libro di Santo Lombino Il grano, l’ulivo e l’ogliastro”, ISSPE editore.

La manifestazione si svolgerà venerdì 22 maggio 2015 alle ore 17.30 a Palermo, presso il Palazzo Cefalà, in via Alloro, 99. Il programma prevede i Saluti di Claudio Paterna del Comitato di Palermo - Istituto per la storia del Risorgimento e di Antonio Macaluso per l’Associazione culturale “Nuova Busambra”. Interverranno: Michelangelo Ingrassia e Marcello Saija dell’Università di Palermo, Tommaso Romano, poeta e scrittore.

Sarà presente l’autore Santo Lombino.

Santo Lombino, Il Grano, l'Ulivo e l'Ogliastro (2015)Il grano, l’ulivo, l’ogliastro. Santa Maria dell’Ogliastro-Bolognetta, 1570-1960” di Santo Lombino è il secondo volume della collana “Biblioteca della Rassegna siciliana di storia e cultura”, I.S.S.P.E editore, Palermo 2015.
La storiografia degli ultimi decenni ha fornito esaurienti risposte agli interrogativi che ci pone l’osservazione della realtà urbanistica e demografica della Sicilia dei nostri tempi. Gran parte degli aspetti che la connotano hanno le loro radici nei fenomeni epocali della rifeudalizzazione e nella colonizzazione interna dell’isola, sviluppatisi tra il secolo XV e il XIX.
In tale torno di tempo furono infatti fondate centinaia di “città nuove” per programmatica volontà dell’aristocrazia siciliana, tutt’altro che immobilista, decisa ad affrontare, a partire dai propri interessi politici ed economici, le sfide poste dall’economia locale ed europea alle soglie dell’età moderna.
All’interno di questa radicale modifica del volto dell’entroterra isolano si situa la fondazione, nell’hinterland palermitano, del comune feudale di Santa Maria dell’Ogliastro (poi simpliciter Ogliastro), dal 1883 ribattezzato Bolognetta, che oggi conta più di quattromila anime. Il suo territorio, che apparteneva nel Cinquecento alla baronia di Cefalà appannaggio della potentissima famiglia Bologna, fu scelto dal mercante Marco Mancino per l’edificazione, a partire dall’anno 1600, di un nuovo centro abitato.
Attratti dalle facilitazioni economiche e fiscali e dalle concessioni di varia natura bandite dagli uomini del fondatore, molti lavoratori si stabilirono nel nuovo comune, sorto attorno ad un fondaco, crocevia di importanti vie di comunicazione. Proprio queste consentirono col tempo ai suoi “habitaturi e terrazzani” di dedicarsi, oltre che alla coltivazione estensiva di cereali e intensiva di vigneti oliveti e sommaccheti, all’accoglienza di passeggeri, pellegrini e gruppi di soldati in transito per le strade che univano Palermo a Corleone, Catania, Agrigento.
Fra le risorse del territorio, le vallate del fiume Milicia e dell’Eleuterio-Risalaimi e le cave di pietrisco e di marmo “rosso antico di Ogliastro” che servì ad ornare scale pareti e balaustre di chiese e palazzi della capitale dell’isola. A beneficiare della laboriosità degli abitanti, i marchesi Mancino, potenti gestori del Monte di Pietà di Palermo, impegnati nella seconda metà del Settecento in opere pubbliche, restauri e concessioni enfiteutiche che consentirono in mezzo secolo il triplicarsi della popolazione del paese.
L’Ottocento fu il secolo dei Sedara e dei mastro-don Gesualdo, che acquisirono le terre perdute dalla famiglia nobile e parteciparono alle lotte per entrare nelle “liste degli elegibili” nella prima metà, per accedere al controllo delle cariche pubbliche locali nella seconda metà del secolo.
Le rivolte per l’unificazione nazionale, quella del “sette e mezzo” (1866) e numerosi delitti segnarono una “democratizzazione della violenza” che tra i suoi mille rivoli condusse anche alla nascita del fenomeno mafioso, contrastato dalle retate del prefetto Mori. L’alba del XX secolo vedrà l’esplosione di un forte esodo migratorio transoceanico destinato prevalentemente al sud e al nord America, dove si è formata un’ampia colonia bolognettese, ancor oggi molto vivace.
Il volume ripercorre, anche con un articolato apparato di grafici, tabelle, immagini fotografiche, quattro secoli di vicende, personaggi e fenomeni con costanti rimandi tra la realtà locale e quella globale.
L’autore fa ricco e puntuale ricorso agli studi esistenti, alle fonti archivistiche per la maggior parte inedite, reperite nei fondi dell’Archivio di Stato e dell’Archivio diocesano di Palermo, dell’Archivio storico comunale e di quello parrocchiale di Bolognetta, oltre che, per l’età contemporanea, alle fonti scritte e orali dei testimoni, le cui memorie hanno anche fornito elementi del patrimonio etno-antropologico locale.
Frequente la comparazione documentata non solo con opere complessive sulla società siciliana (per esempio, le ricerche di Brancato, Di Stefano, Di Blasi, Renda, Falzone, Franchetti, Longhitano, Ligresti, Hamel, Titone, Crisantino...), ma soprattutto con i “case studies” focalizzati su altri centri abitati siciliani (come Giarrizzo su Biancavilla, Benigno su Paceco, Cancila su Castelbuono, Garufi e Santino su Roccapalumba, Gattuso su Mezzojuso, Graziano su Ciminna, De Gregorio su Cammarata, Di Francesco su Sutera, Guccione su Alia, Marrone su Bivona, Calderone e Fiume su Marineo, Oddo su Villafrati, Romano su Misilmeri, ecc.), nonché opere della nostra tradizione letteraria.
Ad esempio, vengono segnalate molte analogie con fatti e misfatti di Racalmuto, raccontati da Leonardo Sciascia nelle sue “Parrocchie di Regalpetra”. Vengono inoltre esaminate con cura le diverse ipotesi storiografiche sulle tappe più rilevanti della storia del paese, come la scelta del sito della fondazione, la decisione del cambiamento di nome, la forte presenza delle donne nella vita economica, le cause dello sviluppo demografico nel ‘700 e del fenomeno migratorio del primo ‘900. Le caratteristiche sopra illustrate, accompagnate dalla piacevole verve narrativa messa in campo dall’autore, fanno de “Il grano, l’ulivo e l’ogliastro” un’opera approfondita e completa e, se per la storia si potesse dire, un lavoro “definitivo” sulla vicenda del comune siciliano

 

Santo LombinoSanto Lombino (Bolognetta, Palermo, 1951),  insegna storia e filosofia nei Licei statali a Palermo

 

Si occupa di letteratura e storia dell’emigrazione, memorie autobiografiche, storia e didattica della storia ed ha insegnato presso la Facoltà di “Lettere e Filosofia” dell’Università degli studi di Palermo.

Ha “scoperto” e valorizzato Tommaso Bordonaro, autore del volume “La spartenza” (Einaudi, 1991), prefazione di Natalia Ginzburg e glossario di Gianfranco Folena, primo classificato al “Premio Pieve-Banca Toscana”, curando il libro e con altri la trascrizione teatrale per l’atto unico “La spartenza. Bianca campagna, nivura simenza per le Orestiadi di Gibellina del 2005, rappresentata dalla compagnia Teatro del Baglio a Palermo, Siracusa, Taormina (Taoarte), Roma, Garfield N.J.,New York,

Ha scritto il volume “Cercare un altro mondo (2002), sulla storia dell’emigrazione siciliana in America.

Ha collaborato a “Neos”, rivista di storia dell’emigrazione siciliana, “Emigrazione siciliana”, “Segno mensile”.

Ha curato la mostra fotografica e documentaria “Di qua e di là dall’oceano” (novembre 2009).

Ha relazionato a numerosi convegni di studi sul tema delle migrazioni, tra cui:

  • “Come sa di sale. Giornate dell’emigrazione” (Bolognetta, marzo 2003)
  • “Le società operaie di Mutuo soccorso tra emigrati” (Santa Ninfa, 2004)
  • “Luoghi fuori luogo” (Letino, giugno 2005)
  • “Giornate dell’emigrazione (Marineo, agosto 2009 -agosto 2010)
  • “La memoria documentata” ( “Salinadocfest”, Salina, settembre 2009).
  • “Raccontare la vita, raccontare le migrazioni”( Bolognetta, novembre 2009)
  • “Lasciare una traccia” (Castelbuono, maggio 2010).

Dirige la collana di libri “Le spartenze” della casa editrice OFF di Palermo.

Altre pubblicazioni. E’ autore dei volumi “I tempi del luogo” (1986) “Una lunga passione civile” (2003), “Cinque generazioni: il cammino di una comunità” (2007).

Ha curato la trascrizione e/o la pubblicazione di diversi scritti  autobiografici, tra cui: “Vivere per non morire” di Carmelo Prudenza (1991), “Memorie parallele. Soldati siciliani in Estremo oriente” (1998) di A. Di Sclafani e G. Orobello, “Come tante pecore sbigottite”di Sabatino Basso, “Il piacere di rivederla - Viaggio in Italia 1931” di S. Garofalo, “Cu tia avissi avutu furtezza e casteddru. Una vita in poesia” di Carmela “Millie” Galante Costa (di prossima pubblicazione). 
Ha collaborato al volume collettivo “Paesaggi della memoria. La provincia raccontata” 2004), tradotto in inglese col titolo “Landscapes of memory. Provincial tales” edito da AAPIT Palermo, con il racconto “Truvatura”.
Ha curato i libro collettanei  “Congregar gente. Santa Maria di Ogliastro e le città di nuova fondazione nella Sicilia moderna” (2002), e “Lasciare una traccia” (2009).
Ha collaborato a quotidiani, periodici, siti on-line, emittenti radiofoniche e ha composto testi teatrali, redatto la progettazione e curato mostre etno-antropologiche, fotografiche e documentarie, organizzato convegni e seminari di studio, fatto parte di commissioni giudicatrici di concorsi letterari. Ha fondato e presieduto il “Centro iniziative culturali”(1983-2009).
Collabora ai periodici “Corleone dialogos”, “Orizzonti sicani”, è componente dell’associazione nazionale di ricercatori e insegnanti di storia“Clio ‘92”, dell’Istituto Gramsci siciliano, dell’Istituto nazionale per la storia del Risorgimento, dell’Associazione culturale “Istituzione Francesco Carbone”, della “Rete italiana di  cultura popolare”.

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26 marzo 2015 4 26 /03 /marzo /2015 07:15

E' finalmente uscito nelle librerie italiane, in traduzione, l'atteso Revival di Stephen King, con un fisiologico scarto rispetto alla sua distribuzione in lingua originale.

Nei paesi anglofoni, d'altra parte, è già annunciata a breve (per il 2 giugno 2015) l'uscita di un suo nuovo romanzo, con il titolo "Finders Keepers".
Seguendo il link inserito sotto, è possibile leggere la recensione di Revival, scaurente da una lettura in lingua originale
.

(Dal risguardo di copertina dell'edizione italiana) Più di cinquant'anni fa, in una placida cittadina del New England, un'ombra si allunga sui giochi di un bambino di sei anni. Quando il piccolo Jamie alza lo sguardo, sopra di lui si staglia la figura rassicurante del nuovo reverendo, appena arrivato per dare linfa alla vita spirituale della congregazione. Intelligente, giovane e simpatico, Charles Jacobs conquista la fiducia dei suoi parrocchiani e l'amicizia incondizionata del bambino: per lui il pastore è un eroe, soprattutto dopo che gli ha "salvato" il fratello con una delle sue strepitose invenzioni elettriche. Ma l'idillio dura solo tre anni: la tragedia si abbatte come un fulmine su Jacobs, tutto il suo mondo è ridotto in cenere e a lui rimane solo l'urlo disperato contro il Dio che lo ha tradito. E il bando dal piccolo Eden che credeva di avere trovato. Trent'anni dopo, quando Jamie avrà attraversato l'America in compagnia dell'inseparabile chitarra che l'ha reso famoso, e dei demoni artificiali che ha incontrato lungo il cammino, l'ombra di Charles Jacobs lo avvolgerà ancora: questa volta per suggellare un patto terribile e definitivo. "Revival" è il racconto di due vite, quella che King ha vissuto e quella che avrebbe potuto vivere, attraverso due personaggi formidabili per potenza e fragilità, due uomini ai quali accade di incontrare il demonio e di affondare nel suo cuore di tenebra.
(La recensione di IBS) "In un certo senso la nostra vita è veramente un film. I protagonisti sono i famigliari e gli amici. Tra i comprimari rientrano vicini, colleghi, insegnanti e le conoscenze occasionali. Non mancano i ruoli minori: la giovane cassiera del supermercato con il sorriso carino, il barista affidabile del locale all’angolo, i tipi con cui vi allenate in palestra tre giorni alla settimana. Però a volte compare nella vostra esistenza qualcuno di estraneo a tali categorie. Una specie di jolly, che ogni tanto sbuca dal mazzo nel corso degli anni, soprattutto in un momento di crisi". Questo l'incipit di un romanzo che ti cattura sin dall'inizio e che ti rivela la sua natura di romanzo della memoria e della rimemorazione, tra le altre cose.
Questo libro è per alcuni degli scrittori che hanno costruito le fondamenta della mia casa”, annuncia King nell’esergo di Revival, la sua ultima fatica. Ebbene, sin dalla dedica che vede coinvolti autori del calibro di Mary Shelley, Bram Stoker e Arthur Machen, solo per citarne alcuni, è evidente la virata dell’autore di Shining verso l’horror e il paranormale.
Ma il romanzo, pur essendo intriso di elementi soprannaturali, è fortemente realistico grazie alla narrazione in prima persona di chi, sin da sei anni, è stato contagiato dall’ombra della pazzia megalomane: il piccolo Jamie.
Fondamentale, nello sviluppo della storia, è l’incontro tra il bambino e Charles Jacobs, un mistico che avrà una forte ascendenza sul percorso psicologico e spirituale di Jamie. Le loro vite si incroceranno molto spesso nell’arco della vita con profonde conseguenze per entrambi. Il loro legame diventerà una sorta di “patto col Diavolo”, e Jamie scoprirà che la rinascita – il Revival del titolo - ha molti, reconditi, significati.
Un romanzo scuro ed elettrizzante sulla dipendenza, il fanatismo, e ciò che potrebbe esserci al di là della vita. Un nuovo capolavoro del “re”, che si inserisce nella grande tradizione americana di Frank Norris, H.P. Lovecraft ed Edgar Allan Poe.

'Wake up, genius.' So begins King's instantly riveting story about a vengeful reader. The genius is John Rothstein, a Salinger-like icon who created a famous character, Jimmy Gold, but who hasn't published a book for decades. Morris Bellamy is livid, not just because Rothstein has stopped providing books, but because the nonconformist Jimmy Gold has sold out for a career in advertising. Morris kills Rothstein and empties his safe of cash, yes, but the real treasure is a trove of notebooks containing at least one more Gold novel.  Morris hides the money and the notebooks, and then he is locked away for another crime. Decades later, a boy named Pete Saubers finds the treasure, and now it is Pete and his family that Bill Hodges, Holly Gibney, and Jerome Robinson must rescue from the ever-more deranged and vengeful Morris when he's released from prison after thirty-five years.  Not since Misery has King played with the notion of a reader whose obsession with a writer gets dangerous. Finders Keepers is spectacular, heart-pounding suspense, but it is also King writing about how literature shapes a life - for good, for bad, forever.
'Wake up, genius.' So begins King's instantly riveting story about a vengeful reader. The genius is John Rothstein, a Salinger-like icon who created a famous character, Jimmy Gold, but who hasn't published a book for decades. Morris Bellamy is livid, not just because Rothstein has stopped providing books, but because the nonconformist Jimmy Gold has sold out for a career in advertising. Morris kills Rothstein and empties his safe of cash, yes, but the real treasure is a trove of notebooks containing at least one more Gold novel.  Morris hides the money and the notebooks, and then he is locked away for another crime. Decades later, a boy named Pete Saubers finds the treasure, and now it is Pete and his family that Bill Hodges, Holly Gibney, and Jerome Robinson must rescue from the ever-more deranged and vengeful Morris when he's released from prison after thirty-five years.  Not since Misery has King played with the notion of a reader whose obsession with a writer gets dangerous. Finders Keepers is spectacular, heart-pounding suspense, but it is also King writing about how literature shapes a life - for good, for bad, forever.
'Wake up, genius.' So begins King's instantly riveting story about a vengeful reader. The genius is John Rothstein, a Salinger-like icon who created a famous character, Jimmy Gold, but who hasn't published a book for decades. Morris Bellamy is livid, not just because Rothstein has stopped providing books, but because the nonconformist Jimmy Gold has sold out for a career in advertising. Morris kills Rothstein and empties his safe of cash, yes, but the real treasure is a trove of notebooks containing at least one more Gold novel.  Morris hides the money and the notebooks, and then he is locked away for another crime. Decades later, a boy named Pete Saubers finds the treasure, and now it is Pete and his family that Bill Hodges, Holly Gibney, and Jerome Robinson must rescue from the ever-more deranged and vengeful Morris when he's released from prison after thirty-five years.  Not since Misery has King played with the notion of a reader whose obsession with a writer gets dangerous. Finders Keepers is spectacular, heart-pounding suspense, but it is also King writing about how literature shapes a life - for good, for bad, forever.

'Wake up, genius.' So begins King's instantly riveting story about a vengeful reader. The genius is John Rothstein, a Salinger-like icon who created a famous character, Jimmy Gold, but who hasn't published a book for decades. Morris Bellamy is livid, not just because Rothstein has stopped providing books, but because the nonconformist Jimmy Gold has sold out for a career in advertising. Morris kills Rothstein and empties his safe of cash, yes, but the real treasure is a trove of notebooks containing at least one more Gold novel. Morris hides the money and the notebooks, and then he is locked away for another crime. Decades later, a boy named Pete Saubers finds the treasure, and now it is Pete and his family that Bill Hodges, Holly Gibney, and Jerome Robinson must rescue from the ever-more deranged and vengeful Morris when he's released from prison after thirty-five years. Not since Misery has King played with the notion of a reader whose obsession with a writer gets dangerous. Finders Keepers is spectacular, heart-pounding suspense, but it is also King writing about how literature shapes a life - for good, for bad, forever.

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25 marzo 2015 3 25 /03 /marzo /2015 06:28
L'Uccello Dipinto di Jerzy Kosinsky. Un romanzo che, alla sua uscita, generò molte polemiche e tanto scalpore

Ritorna in libreria, grazie ad una nuova edizione, curata da Minimum Fax, il romanzo di Jerzy Kosinsky (autore di Presenze), L'Uccello Dipinto.

(La presentazione del volume nella 4^ di copertina) Ambientato durante la seconda guerra mondiale in un paese dell’Europa dell’Est, L’uccello dipinto è la storia di un bambino ebreo e della sua miracolosa ricerca della salvezza. Allo scoppio del conflitto la famiglia lo nasconde in un villaggio di campagna e lo affida alle cure di un’anziana bambinaia, sperando di risparmiargli le violenze dell’esercito invasore; ma dopo la morte della donna inizia per lui un solitario vagabondare nel tentativo di ricongiungersi ai genitori. Tra le atrocità dei soldati tedeschi e quelle dei contadini – che lo credono un ebreo o uno zingaro in possesso di poteri malefici – il bambino scoprirà sulla natura umana molto più di quanto la sua giovane età avrebbe dovuto consentirgli.

Fin dalla sua uscita, nel 1965, L’uccello dipinto destò scalpore su entrambi i lati della Cortina di Ferro, divenendo uno dei libri più controversi nell’era della guerra fredda. Cinquant’anni dopo, caduto il velo delle ideologie, questo romanzo insieme autobiografico e universale continua a parlarci, con il coraggio e l’eloquenza dei grandi classici, del problema della libertà individuale e della violenza della società.

Il romanzo è preceduto da un'introduzione dello stesso autore.

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28 gennaio 2015 3 28 /01 /gennaio /2015 12:33

Hungry Hearts. Esce la riduzione cinematografica del romanzo di Franzoso, Il Bambino Indaco

Distribuito in 150 copie, è uscito al cinema ai primi di gennaio 2015 (nelle sale dal 15 gennaio) Hungry Hearts, il nuovo film di Saverio Costanzo, tratto dal romanzo "Il bambinio indaco" di Marco Franzoso, dal 2 gennaio 2015 anche nella collana Super ET di Einaudi con il piatto di copertina posticcio che riprende la locandina del film.
Con questo film, i due protagonisti, Adam Driver e Alba Rohrwacher, hanno vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione all'ultima Mostra del cinema di Venezia.
Saverio Costanzo ha presentato il film sabato 10 gennaio 2015 a  Che fuori tempo che fa, ospite di Massimo Gramellini e Fabio Fazio, che ha fatto vedere in trasmissione la copertina del libro di Franzoso.
Saverio Costanzo: "Marco ha scritto un romanzo in cui i personaggi sono raccontati dalla letteratura, con pochi dialoghi. Io ho scritto la sceneggiatura senza avere riletto il libro, solo con la memoria dei fatti, ma il film è una trasposizione di quella storia".

 

Leggi la recensione a Il Bambino Indaco su questo blog: Il Bambino Indaco. La storia intensa e drammatica d'un bambino che viene affamato dalla mamma anoressica



Leggi  la recensione al film su www.mymovies.it: (clicca qui)

 

 

Ecco il trailer ufficiale

 

 


 

 

Scheda film

Regia: Saverio Costanzo.
Interpreti principali: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero, Jason Selvig, Victoria Cartagena, Jake Weber, David Aaron Baker, Natalie Gold, Victor Williams.
Genere: drammatico,
Ratings: Kids+16

Durata 109 min.
Italia 2014 - 01 Distribution

 

 

Hungry Hearts. Esce la riduzione cinematografica del romanzo di Franzoso, Il Bambino Indaco

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27 novembre 2014 4 27 /11 /novembre /2014 16:14

San Berillio di Catania in anteprima al Festival dei Popoli di FirenzeLe Belle di San Berillio. Gesù é morto per i peccati degli altri è un documentario catanese, realizzato da Maria Arena, frutto di un lavoro coraggioso  durato cinque anni, che sarà proiettato, in anteprima nazionale (Concorso Panorama, 3 dicembre), al 55° Festival dei Popoli, la celebre rassegna del film documentario in programma a Firenze dal 28 novembre al 5 dicembre.

A Catania San Berillo è stato da sempre il quartiere delle buttane, un pugno di strette vie in rovina, nel cuore della città, lasciate al degrado per più di cinquant'anni e oggi contese da interessi sempre più pressanti. 

Fino al 2000, San Berillo era il quartiere della prostituzione "tradizionale", poi furono murate le case e fu stroncato il traffico delle lucciole, ma i transessuali sono rimasti, con tutte le loro "perversioni" e le loro confessioni: “Cambierei subito il mio mestiere se ne avessi la possibilità, ma questa Sicilia non mi ha mai offerto altre alternative”. Scorrono in video sogni e solitudini: “Vorrei un rapporto affettivo vero”. E poi sentimenti perduti: “Per la mia famiglia sono stato un appestato”. E l’andirivieni di clienti: “Giudici, delinquenti, disabili, poliziotti”.
Con le loro storie, i quasi 20 trans che lavorano qui, diventano persone. Vivono qui tutti assieme, perché soltanto chi è come loro li accetta e non hanno altri luoghi dove andare.
Le telecamere della regista catanese Maria Arena sono penetrate in queste strade off limits, ai confini del pudore. Ed eccoli i transessuali come raramente si erano visti. Illuminano i tabernacoli coi ceri alla Madonna. “Anche Maddalena era una prostituta, le tiravano pietre e Gesù la proteggeva – dice uno di loro - Dobbiamo capire bene il messaggio del Signore, Lui non è venuto per guarire i peccati, ma per salvare il cuore degli uomini. Dio non vuole che noi cambiamo il nostro modo di vivere, vuole che rimaniamo noi stessi”.

Il documentario diventa una discesa nelle viscere dell’animo umano attraverso la quotidianità autentica di San Berillo. Quartiere ai margini, quartiere di “buttane” e umanità.
Come dice la stessa regista, Maria Arena: “San Berillo è la vita di queste persone, l’unico luogo in cui hanno avuto la possibilità di essere se stesse”.

Franchina, Meri, Alessia, Marcella, Santo, Totino e Wonder sono trans che si prostituiscono a San Berillo da decenni, e oggi rischiano di ritrovarsi senza un tetto dove esercitare e di finire sotto un cavalcavia nella strada statale Catania-Gela. "Le belle di San Berillo" racconta, attraverso aperti dialoghi tra le vie, la loro quotidianità dentro e fuori il quartiere. Le loro sono storie universali, storie d'individui ai margini dotati di un'ironia dissacrante e pura.
Dietro ogni risata c'è una verità e questa verità spinge sempre i suoi interlocutori a riflettere sulla realtà. Le buttane di San Berillo senza vergogna dicono la verità sulla loro condotta, rivendicano diritti anche per la professione che esercitano, presentano l'intimità delle loro famiglie e della loro solitudine davanti alla porta in attesa dei clienti.
Sogni e paure, desolazione e allegria, trasgressione e preghiera, invidia e compassione sono le diverse emozioni raccolte nel quartiere di San Berillo e che il documentario cerca di restituire allo spettatore.

 

 

Il Trailer

 

 


 

 

Alcune coordinate

 

  • Starring: Franchina, Meri, Marcella, Wonder, Santo, Alessia e Totino con l'amichevole partecipazione di Salvatore Turi Zinna e Salvo Grillo contributi radiofonici di Roberto Sammito Radio Zammù
  • Genre: Film documentario
  • Directed By: Maria Arena
  • http://www.invisibilefilm.com/
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23 novembre 2014 7 23 /11 /novembre /2014 07:06

La fine del cerchio. Un romanzo post-apocalittico con un messaggio poetico, di speranza e di fiduciaDalla penna di Beatrice Masini, finalista al Premio Strega con Bambini nel bosco, esce in libreria, a partire dal 27 novembre 2014, per i tipi di Fanucci (Collana Tweens), La fine del cerchio, un romanzo poetico e intenso, con un messaggio di speranza e fiducia nel potere della memoria e nell’innata solidarietà degli uomini.

(Dal risguardo di copertina) Dopo essere sopravvissuta a una catastrofe che ha costretto gli uomini a lasciarla in tutta fretta per trovare rifugio in altri mondi, la Terra è tornata a essere un luogo abitabile e tutto può ricominciare. Gruppi di bambini e ragazzi, ciascuno guidato da un Vecchio – un adulto con un proprio bagaglio di esperienze, capacità e ricordi –, vengono deposti in vari punti del globo con il compito di riavviare la vita. Una località di villeggiatura un tempo rinomata, un’isola sul lago Vittoria, nel cuore dell’Africa, una villa settecentesca con i suoi meravigliosi affreschi sono alcune delle destinazioni in cui i gruppi sono sbarcati. Il futuro è nelle loro mani, ma del presente, e soprattutto del passato di un mondo di cui hanno solo sentito parlare, i ragazzi non sanno nulla.
Per loro anche gli oggetti più semplici – un gessetto, una caramella, una striscia di plastica – sono misteriosi. Come reagiranno alle scoperte che li attendono? Sapranno difendersi, adattarsi e ricostruire un mondo nuovo prima che i Vecchi, come vuole il Regolamento, li lascino a se stessi?

 


Beatrice Masini, nata a Milano, dove vive e lavora. Giornalista, traduttrice (ha lavorato tra l’altro alla saga di Harry Potter), editor, scrive storie e romanzi per bambini e ragazzi. I suoi libri sono stati tradotti in una ventina di Paesi. Con Fanucci Editore ha già pubblicato Sono tossica di teSolo con un cane e Bambini nel bosco, il primo e unico libro per ragazzi selezionato al Premio Strega.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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