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13 dicembre 2014 6 13 /12 /dicembre /2014 18:37

Il Bambino Indaco. La storia intensa e drammatica d'un bambino «indaco» che viene affamato dalla mamma anoressica(Maurizio Crispi) Il romanzo di Marco Franzoso, Il Bambino Indaco (Einaudi, collana I Coralli, 2012) silegge come se fosse un piccolo thriller.Ma nello stesso tempo è un accorato documento di denuncia sugli effetti - a volte non controllabili - di convinzioni personali estreme e di attitudini anoressiche. Una cara amica di mia madre veniva spesso in visita. Ma da quando era diventata nonna era turbata e non faceva che parlare delle sue preoccupazioni. La nuora era una vegana dichiarata e sottoponeva il nipote ad una serie di restrizioni alimentari che mettevano seriamente a rischio una sua crescita armonica. Il figlio di questa amica della mia mamma - cioè il padre e assieme marito - non era in condizione di contrastare questa scelta di uana donna che procedeva su di una strada insensata incurante dei danni cheavrebbe potuto causare.
E mi è venuto naturale ricordare questo episodio e il reiterarsi della disperzione di una nonna, man mano che procedevo nella lettura.
Ecco, Franzoso ci racconta appunto in modo dettagliato e assolutamente verosimile (quasi con clinica lucidità - le estreme conseguenze a cui può concurre una scelta vegana che, poi, di scelta ha ben poco, poichè è l'espressione mascherata di una condizione anoressica sottostante.

 

E, quindi, pagina dopo pagina, seguiamo il tormento di un padre che acquisisce consapevolezza d'un grave problema che minaccia la salute del proprio figlio e che, visto che il p  ericolo viene proprio dalla madre, non riesce a trovare delle soluzioni valide per arginare la "violenza" che la donna che ha sposato esercita sul figlio appena nato e poi nei mesi successvi, quelli cruciali ai fini dello sviluppo. Ci sono la sofferenza e l'impotenza di un padre che si trova davanti - a tutti gli effetti - ad una donna diversa da quella che aveva conosciuto, amato e sposato, al punto da chiedersi silenziosamente, «Chi sei?, ... Qual è il tuo segreto? Perché non ti conosco?»

 

Il romanzo parte da una tragica conclusione e poi la vicenda si dipana all'indietro - pur con delle intepunzioni nel presente - cosicchè noi lettori apprendiamo ciò che è accaduto attraverso un percorso di reminiscenza della voce narrante. Molte sono le riflessioni che suscita questa lettura: una di queste è che spesso le convinzioni semi-fideistiche di marca new age si integrano e fanno da stampella giustificativa a strutture di personalità labili e tendenzialmente borderline, dando una cornice "ideologica" a scelte alimentari dubbie.

 

E, in questo incontro tra le giustificazioni ideologiche new age e la struttura psicopatologica di base che la gravidanza ha slatentizzato (come life event di forte impatto), nasce l'orrore di una madre che, con fede incrollabile, affama il proprio bambino, cercando di fare di tutto per portare avanti la sua scelta. Ma anche il fatto che la dimensione delirante dell'ipocondria (semre esistente, per ciò che concerne la percezione del corpo e il costrutto di un corpo immaginario "ideale") può essere esteso anche ad una seconda persona che diventa parte di quella visione distorta: esattamente come accade nella cosiddetta "Sindrome di Munchausen per procura" in cui delle madri fanno di tutto perchè il figlio o la figlia vengano sottoposti ad interventi chirurgici risolutivi per patologie di cui sarebbero affetti sulla base di un loro delirio ipocondriaco che viene trasferito al proprio figlio.

 

Nel caso delineato con lucidità dal romanzo di Franzoso l'anoressia, con tutte le sue pratiche (perfino la somministrazione di purganti) viene passata al figlioletto che, pur protestando con un pianto continuo legato al fatto che letteralmente "muore di fame", non può far niente se non alla fine scivolare in una disperante apatia.
Il lettore è dalla parte del padre e del bimbo, chiaramente.
Ma non è che la mamma faccia la parte del "mostro": anche lei, in fondo, è una vittima (della sua tirannica struttura piscoppatologica) e come mamma viene salvata, almeno nel ricordo.
E' un romanzo che si legge volentieri dall'inizio alla fine e le pagine pur dense scorrono veloci, toccando delle corde emozionali che riguardano la difficoltà dell'essere padre, le maternità non facili e che si trasformano in qualcosa di altro, la fondamentale mancanza di difese dei nosti figli che spesso, in circostanze non sempre facilmente identificabili, sono costretti a subire degli imprinting crudeli.

Si arriva alla fine, consapevoli che, dentro di noi, in termini di emozioni e di materiale di riflessione é rimasto qualcosa. Sarà interessante vedere il film che da questo romanzo è stato ispirato.

 

(Dal risguardo di copertina) «Ho attraversato questa storia sotto tensione fino all'ultima pagina. Poi non ho smesso di tornarci col pensiero. Ho pensato che ci sono due vie per attraversare la vita. E non è possibile sceglierle, perché le decide il destino. La prima, la piú diffusa, è quella delle esperienze universali che bussano alla nostra porta. Arriva la nascita, arriva l'amore, arriva la morte. Da uno vanno vestite di blu, da un altro di rosso. Le esperienze fondamentali sono le stesse per tutti, anche se succedono in mille maniere diverse. A qualcuno invece è dato in sorte tutt'altro. Ci sono persone a cui l'universale si presenta completamente stravolto, irriconoscibile. Forse non è piú l'universale, ma un'altra cosa ancora, incomprensibile, inaudita, che non ha nemmeno nome. Il male si installa dove ci dovrebbe essere la tenerezza, la sicurezza piú fiduciosa. L'orrore sboccia nel piú inaspettato dei luoghi. Il bambino indaco si inoltra in quel luogo impossibile, dove le cose primarie crollano, la vita si sfonda precipitando, e la piú pacifica delle condizioni, l'amore per il proprio figlio, va conquistata con la piú astuta e feroce delle guerre» (Tiziano Scarpa).

 

 

I "bambini indaco" (Indigo Children). Quello dei bambini indaco (in inglese indigo children o semplicemente indigos, "gli indaco") è un concetto pseudoscientifico, nato nell'ambito della subcultura New Age con cui si indica una generazione di bambini che sarebbero dotati di tratti e capacità speciali o soprannaturali. Il fenomeno, descritto da alcuni autori già con riferimento agli anni sessanta, si sarebbe intensificato dagli anni novanta in poi, cosa che, secondo le credenze New Age, preluderebbe all'imminente evoluzione dell'umanità preannunciata da tutte le correnti del pensiero New Age.

L'espressione "indigo children" è stata introdotta negli anni settanta dalla parapsicologa Nancy Ann Tappe, ma ha acquisito popolarità soprattutto a partire dalla pubblicazione di The Indigo Children di Lee Carroll e Jan Tober, nel 1999.

L'opera di Carroll e Tober ha dato l'avvio a un vero e proprio movimento, che nell'ultimo decennio ha prodotto libri, documentari, film e congressi internazionali.

A seconda delle fonti, i bambini indaco vengono descritti come dotati semplicemente di spiccate qualità caratteriali (in particolare di empatia, creatività, forza di volontà) oppure addirittura di poteri paranormali come telepatia, chiaroveggenza o la capacità di comunicare con gli angeli.

Sebbene negli anni siano state raccolte numerose testimonianze di genitori che asseriscono di riconoscere nei loro figli le caratteristiche dei bambini indaco, la teoria non ha alcun fondamento scientifico, per cui appartiene al campo dell'immaginazione popolare di tipo New Age [da Wikipedia].

 

 

 

L'autore. Marco Franzoso è nato nel 1965 in provincia di Venezia, dove attualmente vive. Nel 1998 ha pubblicato il romanzo Westwood dee-jay (Baldini & Castoldi), da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale, e con Marsilio i romanzi Edisol- M. Water Solubile (2002) e Tu non sai cos'è l'amore (2006, Premio Castiglioncello), anch'esso diventato uno spettacolo teatrale. Nel 2012 Einaudi ha pubblicato Il bambino indaco (da cui è stato tratto il film Hungry Hearts di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher e Adam Driver); nel 2014, sempre per Einaudi, è uscito Gli invincibili.

 

 

 

 

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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