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Un sogno complicato (9 giugno 2025)
Qui mi aggiro nei locali di un servizio pubblico che eroga attività sanitarie
Non capisco se io sia lì come utente/paziente oppure nella funzione di consulente/supervisore oppure ancora se non sia che un semplice intruso, un clandestino, un ospite segreto o forse anche un sans papier
Mi muovo in giro
Un sacco di stanze
Alcune vuote
Altre con persone intente a svolgere
attività che, in alcuni casi, sono assolutamente strampalate o indecifrabili
Porte telecomandate che si aprono o chiudono a distanza, cigolanti e con clangori
Gente intenta a catalogare la posta in arrivo che viene disposta sul pavimento della stanza adibita ufficio protocollo e nel corridoio adiacente in mucchi ordinati a seconda del destinatario
(Questo dettaglio mi riempie di meraviglia)
Archivi polverosi, dove si accumulano, in pile e in montagne, possenti faldoni
Non capisco quale sia il senso del mio essere là
Nessuno mi ferma
Nessuno mi interroga
Nessuno mi interpella
Nessuno mi caccia via
Non ho nulla da dire
non ho nulla da fare,
se non vagolare,
con aria assente e stordita,
a volte accigliato
Dissolvenza
Un anno fa esattamente
trascrissi il sogno che segue
su Facebook
E non ebbi tempo
di riportarlo qui, nel blog
Eccolo
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È uno di quei giorni in cui mi tocca andare al lavoro nella comunità per picchiatelli e strizzacervelli
Mi dice la mamma di Gabriel al telefono che lei non può tenerlo perché ha delle lezioni extra da fare e che lui, dunque, dovrà stare con me
Partiamo e facciamo il viaggio alla volta della comunità
Dovremmo essere in auto, vista la distanza (nella realtà), ma nel sogno siamo a piedi
Camminiamo e camminiamo
A volte, trasporto Gabriel sulle spalle per farlo riposare
Altre volte, invece, lui cammina accanto a me senza farsi pregare e intanto chiacchieriamo
Alla fine arriviamo: è stato un lungo percorso!
La comunità che appare ai miei occhi è totalmente diversa da quella che avevo lasciato il giorno prima
Mi appare grandissima, enorme, vasta, piena di stanze e anfratti
Tutto é modificato, cambiato, trasformato
Entriamo e c’è un’enorme varietà di locali, tutti confusi e in disordine
É come se fosse stato fatto di recente un trasloco, oppure come se fossero stati consegnati dei nuovi arredi che devono essere ancora disposti nelle stanze
Noto che c’è un’ampia stanza di soggiorno e per attività ricreative dov’è sono stati collocati comodi divani e poltrone
Mi compiaccio di ciò, anche se persino questa stanza trasmette un’impressione di precarietà e provvisorietà
E ancora molta roba é imballata oppure accatastata in attesa di utilizzazione, nelle altre stanze, nei disimpegni e nei corridoi
Tutto quanto appare disposto provvisoriamente e in modo precario
C’è tanta gente che si affaccenda, ma senza costrutto
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Negli ampi corridoi si muovono con grande scroscio dei carrelli elevatori per trasportare le derrate in arrivo e i colli che sono da stivare o da disimballare
Sembra di essere all’interno di una grande nave cavernosa che si prepara alla partenza per una lunga traversata,
quando - al suo interno - si mescolano passeggeri, visitatori, uomini della ciurma, addetti al carico e allo scarico delle merci e operatori di terra, oltre agli addetti per rifornimento delle scorte di carburante e di acqua potabile
Insomma, ciò che vedo è un autentico pandemonio
Ci sono colleghi medici che non vedo da una vita e non so cosa ci facciano qui, anche se anche loro sono psichiatri della più bell’acqua e per passare il tempo leggono Il Giornalino di Gianburrasca, per predisporsi a navigare su flutti procellosi
Gabriel è impressionato da questa confusione, dal pandemonio
Dovrei portarlo all’interno della struttura - e già ci siamo all’interno - e ora di cerco di arrivare alla mia stanza, ma senza raggiungerla mai
Qui, nella mia stanza Gabriel dovrebbe trascorrere la maggior parte del tempo della giornata
Mi chiedo come mi sarà possibile lavorare e fare i colloqui con i pazienti o parlare con gli altri operatori, poiché se è presente Gabriel non potrò in alcun modo fare tutto ciò
Ma non è cosa semplice arrivare alla mia stanza, poiché il percorso si fa lungo e tortuoso
Gabriel che, all’inizio pareva ben disposto, é impressionato dalla confusione, dalle novità, dalle tante facce non conosciute e si mette a piangere
Io cerco di consolarlo
E intanto mi chiedo come dovrò fare a gestire questa situazione
Il morbo infuria
L’acqua ci manca
Sul ponte sventola
bandiera bianca
(Dissolvenza)
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Ancora sogni confusi e costanti (8.06.2025)
Sono in un'antica dimora e qui, in un vasto salone, viene preparato un banchetto al quale parteciperanno centinaia di invitati
Vengono allestiti i grandi candelieri a piantana, su cui grosse candele vengono posizionate nei rispettivi alloggi
Ci sono venti che percorrono impetuosi il salone e i candelieri oscillano
Le fiammelle oscillano e sfrigolano, ma poi si riprendono
Uno dei candelieri, in particolare, compie delle oscillazioni più ampie e soprattutto lo spesso cero che vi è inserito non aderisce perfettamente nel suo alloggio e potrebbe cadere un momento all’altro
Suggerisco di sistemarlo meglio, inserendo dei rinforzi oppure delle zeppe
Ma queste cose a quanto pare, pur essendo dei rimedi semplici ed elementari, non si possono fare
Poi, ancora, devo accertarmi dell’identità di alcune persone che, alla spicciolata, stanno arrivando, ma non ho gli strumenti idonei per farlo
Dovrei sottoporre a ciascuna persona ad un interrogatorio per accertarmi della sua identità e del motivo della sua presenza nell’edificio, ma senza questi strumenti ho ben poco da fare
Avrei come minimo la necessità di consultare un elenco con le generalità e le qualifiche di tutte le persone che possono arrivare per motivi connessi ad una qualsiasi attività lavorativa
Ma non è il mio compito!
Io sono un psicoterapeuta!
Che c’entra che io debba fare i controlli di polizia sull’identità delle persone?
Una voce fuori campo mi dice, tuonando, che non posso oppormi e che, pur nolente, dovrò svolgere questa incombenza
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