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Anche questa volta i miei sogni sono stati piuttosto floridi e vividi
Ma non ricordo molto
Ogni tanto mi dicevo, nel sogno, che avrei dovuto annotare ciò che sognavo, ma poi non ne facevo nulla e riprendevo a sognare, a sognare e a dimenticare
Mi sovvengono alla memoria soltanto alcuni frammenti dispersi di questo gran sognare
Mi ritrovo a correre con lo zaino in spalla lungo una spiaggia o forse, più probabilmente, su di una scogliera, aggettante su un mare scuro e tempestoso
Arrivo, correndo, ad un edificio costruito proprio sul mare, in una posizione precaria e insidiata da questi giganteschi marosi, grandi quanto uno tsunami
Sul lato che si protende sul mare, il manufatto è protetto da un grande muraglione erto ed invalicabile
L’unico modo per continuare la mia corsa è superare questo ostacolo, passando poi attraverso l’edificio e sbucando dall’altro lato
Non so come, ma - dispiegando delle grandi doti di atletismo arrampicatorio - riesco a salire sulla sommità della grande muraglia e comincio a camminare sul suo bordo che è abbastanza largo da consentire un agevole passaggio
Il muro crea una barriera e un ambiente protetto sul suo versante interno, mentre il lato che si offre al mare è talmente alto ed erto in un impressionante slancio verticale, da darmi le vertigini se soltanto mi giro indietro a guardare in basso
In questa situazione posso solo procedere in avanti, con cautela
Sulla cresta del muro, benché largo a sufficienza, ci sono degli ostacoli, tuttavia: non è dunque un cammino piano e agevole
Per superare alcuni passaggi, bisogna compiere delle acrobazie e protendersi nel vuoto proprio dal lato che guarda verso il mare
Noto che, all’interno, c’è una grande struttura, con una stanza di vaste dimensioni e senza tetto dove si vedono a affastellati banchi scolastici, cattedra e altri arredi
Ci sono anche delle persone, sedute alla meno peggio, ma con i piedi in acqua
Infatti, l’edificio è parzialmente allagato dai continui spruzzi che provengono dalle onde gigantesche che si frangono incessanti contro la muraglia di difesa
I tizi-tali simil-professorali si accorgono di me che arranco sulla cima del muro, e seguono con apprensione le mie evoluzioni per scansare i diversi ostacoli, gridandomi poi di saltare giù quando si avvicina un passaggio altrimenti insormontabile e che mi metterebbe a rischio di cascare giù fino ad essere ghermito e spezzato da quelle onde infami
Mi dicono che mi aiuteranno e che cercheranno di attutire la mia caduta
Mi sento incoraggiato a saltare e abbandono quel periglioso passaggio, lanciandomi giù
In effetti, cado bene: sono molte le mani che si proteggono per afferrarmi, molte le braccia che ammortizzano la mia caduta e che poi, con delicatezza, mi depongono a terra sul pavimento bagnato, anzi decisamente allagato
Sono sorpreso, chiedo loro se si ritrovano sempre a svolgere le loro attività sguazzando nell’acqua delle onde
Loro mi dicono di sì: mi dicono anche che questa è la loro condizione immutabile
Mi risistemo bene gli spallacci dello zaino e riprendo la mia corsa, attraversando - come mi ero ripromesso - l’edificio e proseguendo oltre
Il cielo è grigio, il mare è tempestoso
Continuo a procedere, sommerso - ogni volta che l’onda si frange sulla scogliera - da impetuose raffiche di spruzzi salmastri
(stacco)
In un altro momento, sto correndo lungo una strada assolata con Gabriel al mio fianco
Forse anche qui ho uno zaino sulle spalle, forse no
Lungo questo percorso accadono molte altre cose che non ricordo
Arriviamo comunque (questo lo ricordo) ad una grande vasca piena d’acqua, non troppo fonda, acqua stagnante piena di muschio fluttuante e per questo di un malsano colorito verdastro
Entriamo, decisi, nell’acqua e stiamo lì a sguazzare, solo per piacere di farlo, anche se l’acqua non ha un aspetto molto invitante
(Dissolvenza)
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