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Mi scervellavo per ricordare il sogno che avevo appena finito di fare poco prima del mio risveglio ed ecco che ne è emersa una traccia
Anche questa volta ero in un grande resort: una villa antica circondata da un immenso parco in parte all’inglese e in parte all’italiana, e quindi v’erano sezioni con grande aiuole delimitate da siepi perfettamente sagomate, roseti, serre, grandi prati curati e zone lasciate a bosco e piccole costruzioni amene sparse qua e là nel verde. Non mancava nemmeno il laghetto sulle cui acque flottavano maestosi dei cigni. In realtà, era una vera e propria tenuta, di cui era difficile poter scorgere i confini.
Eravamo qui per prendere parte ad una ricevimento o, forse, per prendere accordi con il Maestro di casa per un futuro ricevimento.
C’era la mamma, mia cugina Patrizia e mio fratello, oltre a tanti altri che riconoscevo come ancora viventi
Io mi occupavo di mio fratello: la cosa che mi ha colpito era che lui non era in carrozzina - come spesso appare nei miei sogni - ma io facevo in modo di tenerlo in piedi
E come?
Lo tenevo davanti a me cingendogli il torace con le mie braccia, passate sotto le sue ascelle e le mani strettamente intrecciate davanti, la sua schiena contro il mio petto: e, in questo modo, procedevamo a piccoli passi, io di volta in volta con il mio arto inferiore spingendo in avanti il suo.
La sua spasticità faceva da puntello, insomma, e alleviava la forza di gravità
Però questo modo di incedere era buffo, perché procedevamo all’unisono, come un sol uomo
Un po' come in quel gioco che si fa da bambini quando un adulto ti invita a mettere i piedini sui suoi e comincia a camminare facendo compiere a te che te ne stai così poggiato e sostenuto ad un tempo dalle sue mani gli stessi passi, all'unisono. E di solito questo gioco è accompagnato da grandi risate
[In effetti, qui, io con il mio corpo nella sua totalità facevo da protesi totale - una protesi total body - per la disabilità di mio fratello]
La mamma era preoccupata che io mi stancassi troppo, ma io le dicevo che era tutto a posto
E, in effetti, mi sentivo in uno stato di grazia, quasi esaltato per ciò che riuscivo a fare
Tenere in piedi mio fratello!
Farlo camminare!
Entravamo anche nell’atrio della grande casa e qui, seguendo i suggerimenti del cerimonioso Maestro di casa dovevamo compiere una simulazione della cerimonia che si sarebbe svolta dopo, prima del ricevimento reale, per essere certi che nel momento topico tutto si sarebbe svolto nel migliore dei modi
Poi, uscivamo di nuovo all’aperto, attraversavamo un grande prato e arrivavamo in una zona dove dei grandi treni, di pochi vagoni ciascuno, ma imponenti, andavano e venivano come se fossero navette
Traghettavano ogni volta pochi passeggeri sino all’altra estremità del prato, dove si intravedeva la linea scura di un bosco e dove, forse, si trovavano altri edifici di servizi e anche di opifici
Qualcuno ci diceva che in quella zona vi era un “serpentificio”, un luogo in cui venivano allevati i serpenti per le più diverse esigenze, ma anche per conoscere i serpenti e studiarli, una sorta di zoo dedicato esclusivamente a loro
I convogli andavano e venivano sbuffando
Ci invitavano a salire e ad affrettarci perché altrimenti i posti sarebbero stati occupati da altri
Questa scena dei treni possedeva molto fascino e aveva un che di grandioso
Dissolvenza
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