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25 agosto 2024 7 25 /08 /agosto /2024 12:26
Graffito (foto di Maurizio Crispi)

Che ho da dire?
Niente?
O qualcosa?
Quando sarò interrogato dal giudice, dirò che non ho nulla da dire
e che mi appello alla facoltà di non rispondere
Intanto, nel momento presente, mi ritrovo a viaggiare
come prestante passeggero di una corriera stravagante
in compagnia dello stesso giudice che, in seguito,
nel tempo e nel luogo codificato, dovrà interrogarmi,
non in quanto reo, ma come persona informata sui fatti
Mi rendo conto
Capisco
Comprendo d'essere in una situazione anomala
Cerco di darmi un contegno 
leggendo un libro
che ho tratto fuori dalla mia bisaccia
(quella, nei sogni non manca mai,
la bisaccia, ovvero capiente saccoccia,
borsa a tracolla o tascapane che dir si svoglia,
la bisaccia che, come ho pensato di recente,
può essere utilizzata come parola-chiave
per richiamare alla mente un termine difficile come bisarca. Cos’è la bisarca?
No, non ve lo dico! Scopritelo da soli!
)
Ma niente divagazioni!
Torniamo al sogno mainstream!
Ecco, cercavo di darmi un contegno, leggendo un libro tratto appunto dalla mia bisarca, no - ehm - dalla mia bisaccia, per non dover fare conversazione con quel magistrato togato seduto accanto a me sull’autobus di linea
I miei occhi scorrevano le righe, le scandagliavano, le interrogavano, ma senza capirci un’acca, ovvero una mazza
Per di più quel magistrato togato, accanto a me seduto, mi faceva domande ficcanti ed insistenti (ma anche perseveranti)  sul contenuto del libro, alla ricerca di qualche verità nascosta, e voleva dire la sua ed ascoltare la mia (dite la vostra che ho detto la mia)
La testa mi frullava
Il cuore mi batteva e partivano salve di extrasistoli
Ed io tubavo e titubavo, per essere poi trasportato nel vortice dell’ansia e della paura
Mi alzavo per andare alla ricerca della tualét per spremere due gocce
(sì, quel torpedone, evidentemente di lunga percorrenza, era fornito di tualét per i bisognosi e per quelli bisognevoli di alleggerimento)
Ed io, con andatura incerta e traballante (ma non belante), andavo alla ricerca di quel luogo salvifico, per quanto angusto e puzzolente, mai lavato a dovere tra un viaggio e l’altro
Quando - inebriato dal fetore - tornavo al mio posto, il magistrato geniale non c’era più, andato!
Gone! Volatilizzato! 
Ma del pari scomparso era quel mio libro di cui non capivo un’acca e che avevo lasciato aperto, a faccia in giù, sul mio sedile, perché mi tenesse il posto in caldo, per così dire, o forse perché tenesse al caldo il posto (caldova! Qui gatta ci cova!), secondo un’interpretazione più ardita e fluttuante
Ma ora, era come se - senza quel magistrato togato che mi stava dattorno come un calabrone molesto e ronzante - il mio viaggio avesse perso di interesse
Ma con me c’é pur sempre quel libro di cui non capivo un’acca
Ma come non era scomparso quel libro,
divenuto libro d’asporto tra le mani del magistrato migrante?
Accacadabra
Abbaccadora 
Abracadabra!

(Parola magica!)
Ed eccolo lì il mio libro, 
a faccia in su a guardarmi con un bel sorriso franco è aperto

Dissolvenza

Poi dopo un lungo interfallo (proprio così scritto con la effe, non è un refuso) di sonno tranquillo e magari anche tranquillogeno, c’è stata una nuova immersione onirica, la turbulenza dopo l’attraversamento di chiare, fresche e dolci acque
Non mi sono tuffato, ma mi ci sono trovato esattamente in mezzo come un pesce che nuota in acque tranquille che gli sono congeniali per poi essere afferrato e preso, fatto rotolare e messo a testa in giù da un’improvvisa turbulenza, che è per sua natura sempre improvvisa e inattesa e 
Qui, ero ad un grande pasta party familiare e di conoscenti, ma anche di conoscendi, una magnifica festa di intersezione di grandi e piccini
Gente che andava e veniva, che entrava e usciva
Anch’io entravo e uscivo, andavo e poi venivo,
irrequieto e teso,
con il mio vessillo,
con lo stendardo e con le armi
Ero un guerriero
Ero un vessillifero
Non avevo arrisettu
Ero turbulento alquanto ed anche un po’ flatulento, devo pur ammetterlo e mi allontanavo dal consesso, quando sentivo di dover sgasare, onde evitare di far la parte del subdolo artigliere
Avevo anche un problema di indumenti, evidente nel fatto che me ne stavo tutto il tempo con un grosso fascio di abiti sotto il braccio, come se non sapessi quale fosse l’abbigliamento più idoneo per la circostanza
Questi indumenti li abbandonavo a destra e a sinistra
S’ode a destra uno squillo di tromba; 
a sinistra risponde uno squillo: 
d'ambo i lati calpestio rimbomba

Ogni tanto, sì, mi cambiavo d’abito,
provando qualcosa di diverso,
talvolta approvando, talaltra ero scontento e scuotevo la testa,
di rado cuorcontento
Facevo foto su foto, ma avevo un problema con la camera e, per ogni inquadratura, mi partivano scatti a raffica, tipo un centinaio a botta, che dovevo poi diligentemente cancellare per non intasare la scheda di memoria e, intanto che lo facevo, mi perdevo momenti topici e d’interesse
C’è anche mio cugino Marcello che, dopo aver letto, il mio resoconto della festa-rimpatriata, si faceva grandi e grasse risate, trovando che le mie descrizioni fossero davvero umoristiche
Mi seggo ad un tavolo imbandito, provo a mangiare qualcosa, ma mi portano via le pietanze da sotto il naso, prima che possa anche soltanto degustare, lasciandomi con la sola percezione di deliziose tracce olfattive

Dissolvenza, anche qui

S’ode a destra uno squillo di tromba;
a sinistra risponde uno squillo:
d’ambo i lati calpesto rimbomba
da cavalli e da fanti il terren.
Quinci spunta per l’aria un vessillo;
quindi un altro s’avanza spiegato:
ecco appare un drappello schierato;
ecco un altro che incontro gli vien.


Terzo tempo, sì, questa volta c’è un terzo tempo 
Wow 
Non me l’ha scritto, il punto esclamativo!
Faccio meglio 
Ecco: wow! 
Dove sono questa volta? Mah, sono con qualcuno che conosco, questo è certo, ma non saprei dire dove esattamente io mi ritrovi
So per certo che, tra le altre persone, c’è una mia amica di corsa che un tempo su Facebook aveva creato il suo account come “superelena
Ci incontravamo in varie occasioni nelle gare podistiche siciliane ed anche altrove, tipo alla Cento del Passatore che io frequentavo assiduamente come fotografo, ed io la sollecitavo sempre a scrivermi delle cronache che raccontassero le sue partecipazioni e le sue corse. Ci sapeva anche fare. Poi fece anche il cammino di Santiago e ogni giorno mi mandava il racconto succinto della sua giornata di cammino assieme a delle foto che io pubblicavo sul mio blog quotidianamente. Questo per dire il personaggio
Non mi ricordo cosa accadesse esattamente nel sogno, ma succedeva qualcosa per cui qualcuno doveva essere ricoverato in ospedale e anche in questo caso si trattava di un podista 
Io facevo allora un lungo discorso per dire che era davvero una fortuna essere ricoverato in ospedale da podista 
E perché?, mi chiedevano 
Io rispondevo, Semplice e lapalissiano! Non ci vuole molto ad intuirlo!
Insomma, se vai in ospedale e ti ritrovi ricoverato come tuo vicino di letto un podista di grande livello e di chiara fama, mentre siete degenti entrambi, potete fare amicizia e il podista di alto livello potrebbe insegnarti i suoi segreti per correre più forte e per fare dei tempi migliori
Mi sembra un’emerita stronzata, fa uno dei miei ascoltatori 
E io ribattevo, Guarda che è proprio così! Provare per credere!


Fine del terzo tempo e della notte di sogni

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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