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Un sogno,
lungo e laborioso
ma ricordo poco
Facevo un viaggio,
un lungo viaggio,
In un paese remoto,
in lontane contrade orientali
su percorsi poco battuti
e poco frequentati da chicchessia
La cosa più curiosa in assoluto
era il fatto che, per procedere,
dovessimo costruirci la strada
letteralmente sotto i piedi,
perché non v’era alcuna strada
e, quindi, andavamo a rilento
La strada doveva essere fatta
metro per metro
su un terreno impervio e roccioso
che non faceva sconti,
attraverso contrade impervie e accidentate
Era una strada concepita
per poter essere percorsa
anche da automezzi
Mi ricordava l’impresa titanica
di Lord Horatio Herbert Kitchener,
ai tempi della guerra contro il Mahdi in Sudan,
quando per condurre
truppe e rifornimenti dal Nilo
al punto in cui si erano radunate
le forze ribelli a Khartoum e a Omduram
venne fatta costruire nientemeno
che una ferrovia, metro per metro,
al prezzo di sudore, sangue e vite umane
Del sogno ricordo alcuni dettagli,
come la messa in posa di alcune pietre
per definire il bordo della strada
(ed era qualcosa
di cui mi occupavo personalmente:
come in un videogioco in soggettiva
vedevo le mie mani al lavoro,
trasportare e poi posare quelle pietre)
E ricordo anche
un’automobile vecchio stile
(di quelle dei primordi
che ancora somigliavano
a carrozze senza cavalli)
che veniva avanti
tutta traballante e scoppiettante
carica all’inverosimile
di passeggeri e masserizie
e noi - costruttori della strada -
tutti fermi a guardare con meraviglia
quella faticosa avanzata
e poi vederli imboccare,
malgrado il nostro affannarci e sbracciarci,
una deviazione che non portava nulla,
ma il guidatore persisteva
come un crasto
nella direzione sbagliata,
ostinata e contraria
Mi sembrava di essere in un film
di esotiche atmosfere
o in un romanzo
oppure immerso
in una delle affascinanti narrazioni
tra storia e geografia
di Stefano Malatesta
E mi sono ricordato, ovviamente,
del romanzo “Le quattro piume”
di un certo Alfred E. W. Mason
che lessi anni fa,
avendo poi occasione di vedere
un film recente omonimo
su di esso ispirato
e si tratta di “Daniel Martin”
il cui omonimo protagonista
persegue il sogno di diventare
uno sceneggiatore hollywoodiano
e in particolare quello di poter elaborare uno script
per un film che racconti vita e imprese di Kitchener
E qui non ricordo altro
(da Wikipedia) Horatio Herbert Kitchener, comandante in capo delle armate anglo-egiziane, venne incaricato di riprendere Khartum. Il 18 marzo 1896 Kitchener entrò in Sudan con 11.000 uomini armati delle armi più moderne e sostenuto da una flottiglia di barconi dotati di mitragliatrici e cannoni. Il 7 giugno Kitchener raggiunse Ferkeh, una guarnigione lungo il fiume Nilo in mano alle forze mahdiste.
La battaglia di Ferkeh venne vinta facilmente dal generale britannico, che procedette lungo il fiume in maniera metodica.
La ferrovia dal Cairo venne estesa a Wadi Halfa, permettendo l'arrivo di nuove truppe e approvvigionamenti.
Agli inizi del 1898 Kitchener disponeva di oltre 25.000 uomini.
Alla battaglia di Atbara (aprile 1898) le forze mahdiste (60.000 uomini, ma mal armati) vennero battute, permettendo quindi la marcia di Kitchener verso Omdurman, la città che sorge di fronte a Khartum e che era stata trasformata nella capitale dello Stato mahdista.
La battaglia di Omdurman ebbe luogo nel settembre 1898, e fu vinta dai britannici grazie all'uso delle mitragliatrici Maxim. Dopo il superamento della crisi di Fascioda, la vittoria britannica costrinse il khalīfa ʿAbd Allāh al-Taʿāysh a fuggire verso il sud, dove morì durante la battaglia di Umm Diwaykarat, il 24 novembre 1899.
I britannici divennero i nuovi governatori del Sudan, sebbene una parvenza di codominio con gli egiziani sia rimasta in vigore fino all'indipendenza del paese nel 1956; infatti Sudan Anglo-Egiziano fu il nome ufficiale del paese per tutto il periodo.
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