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Partecipo, nel sogno, ad una riunione di gruppo che si svolge in una grande stanza luminosa, le cui pareti sono in massima parte costituite da enormi vetrate
Siamo tutti seduti su di un grande tappeto a vivaci colori su cui sono disposti dei cuscinoni ai quali ci appoggiamo comodamente
É in corso una discussione ma non ricordo su quale tema specifico: forse qualcuno a turno dice semplicemente la sua, cosa gli passa in mente, senza restrizioni, una specie di brainstorming o una discussione in stile “freewheeling”, per libere associazioni
Non so chi siano tutti gli altri presenti
Non li conosco, o forse i loro volti sono continuamente mutevoli, come quelli dei mutaforma, oppure come per effetto della mascheratura (lo "scramble suit") utilizzata da Bob Arctor, il poliziotto sotto copertura, protagonista del dickiano “Un oscuro scrutare”, in cui centinaia di volti si ricompongono di continuo sino a creare l’impressione che quella persona sia tutti e nessuno al tempo stesso
Ma l'identità dei miei interlocutori, invero, non pareva essere rilevante, né io ero assillato dalla necessità di far loro un volto e un nome
Oppure - riflettevo - avrebbero anche potuto essere delle mie varianti, o dei sosia o doppelgänger che dir si voglia
Ipotesi plausibile, perché non registravo il suono di voci parlate e dialoganti
Era come se fossimo in contatto telepatico
Mi accorgo che il tappeto ha delle grinze in quanto c’è un mobile che ostacola la sua perfetta distensione
Una grinza in particolare mi disturba profondamente e, quindi, mi alzo per rimediare
Anziché cercare di spostare il mobile in modo tale da poter distendere il tappeto senza nessun ostacolo, mi son dato da fare per realizzare delle complicate pieghe del tappeto in modo tale che quest’ultimo potesse, in un certo senso, aggirare l’ostacolo
Non so come spiegarlo meglio
Quel che so e che ricordo é che lavoravo alacremente, come se avessi dovuto realizzare a partire dal tappeto un origami
Una piega qui, una piega qua, un raddoppio là, un’altra piega e così via
Sono profondamente concentrato su questo lavoro e perdo del tutto di vista la riunione del gruppo
Ma ne vale la pena, perché alla fine riesco nel mio obiettivo
La sapienza orientale, in fondo, ci dice che non ha senso faticare a rimuovere un ostacolo e che è molto più economico, in termini di bilancio energetico, cercare di neutralizzarlo
Nel mentre arrivano altri, ritardatari, per partecipare alla stessa riunione
Altri miei sosia?
Non so!
Li accolgo, li saluto tutti uno per uno, stringendo loro la mano e li invito ad accomodarsi, raccomandandogli però di sfilarsi le scarpe, ma non i calzini anche se questi dovessero essere bucati
Abbiamo un’elevata tolleranza per i calzini bucati! - dico loro - L’importante è che non siano puzzolenti!
Dissolvenza
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Philip K. Dick, Un oscuro scrutare (A Scanner Darkly), Fanucci
Los Angeles 1994: una droga misteriosa, la sostanza M, invade il mercato seminando follia e morte. La sua origine è ignota come la sua composizione e l'organizzazione che la diffonde. Bob Arctor, agente della sezione narcotici, si infiltra tra i tossici che ne fanno uso, per scoprire chi dirige le fila del traffico illegale: un abito speciale nasconde ai colleghi la sua identità e una sofisticata apparecchiatura elettronica gli consente di spiare se stesso nella sua nuova condizione di drogato. Giungerà alla verità solo dopo essere sprofondato nel buio e nella disperazione della dipendenza.
Protagonista assoluto è il tossicodipendente Bob Arctor, che vive alla giornata in una casa affollata insieme ad altri, come lui dipendenti dalla micidiale Sostanza M. Le giornate del gruppo di Bob trascorrono tra sballo, conversazioni sconclusionate, avventure tra il comico e il tragico.
Bob Arctor nasconde però un segreto: è un agente infiltrato della narcotici. Nella sua casa vi sono telecamere che riprendono tutto quel che avviene. Bob è il classico agente usato in operazioni sotto copertura, che riferisce ai suoi superiori nascosto da una tuta disindividuante (scramble suit nell'originale) che ne confonde i lineamenti e l'aspetto; questo per evitare che qualche talpa all'interno della polizia possa rivelare la sua vera identità alle organizzazioni di narcotrafficanti.
Bob quindi conduce una doppia vita: ogni tanto diventa l'agente di spionaggio Fred, spione e nemico di quelli che nella vita da tossico sono suoi amici. La situazione è complicata dal fatto che uno degli effetti collaterali della Sostanza M è la progressiva separazione dei due emisferi cerebrali, che porta gradualmente a una vera e propria schizofrenia. L'emisfero della razionalità e della logica diventa sempre più autonomo da quello dei sentimenti e dell'intuizione.
La vita di Bob/Fred va pian piano a pezzi, e con lui quella dei suoi amici/vittime tossicodipendenti, fino al tragico finale.
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