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A volte, rimettendo a posto, soprattutto quando altre mani hanno messo in disordine, senza conoscere il significato o le storie di singoli oggetti sparsi per casa, si ritrovano tracce smarrite o credute tali.
Si tratta di piccoli reperti - giocattolini intatti o loro frammenti -, foto o disegni che raccontano storie e che rappresentano transiti e passaggi in momenti antecedenti della propria vita.
È il caso di un piccolo disegno che mi venne regalato il 19 marzo 1986 (è datato sul retro), in occasione della festa dedicata s San Giuseppe e quindi nel giorno del papà.
Il regalo proveniva da un bimbetto allora nemmeno decenne che mi era molto affezionato e a cui, di rimando, io ero altrettanto affezionato.
Il disegno in sé è piccolo - una miniatura - realizzato con tecnica mista (pastelli ed acquarello, forse) su di un foglietto rettangolare, 9,50X11,00 cm.
I colori sono un po’ sbiaditi, ma hanno resistito al tempo
Il disegno, policromo e ricco di dettagli, era racchiuso in una sottile cornice lievemente bombata, di colore celestino ed era ricoperto (e protetto) - a mo' di vetro dei quadri in cornice - da una sottile pellicola di plastica trasparente.
La cornice purtroppo si è persa. Una realizzazione molto accurata nei minimi dettagli e fatta con molto amore.
Il soggetto è la casetta di Altavilla, con il cielo (nel quale si intravede un volo di uccelli) , la campagna circostante e la montagna alle spalle.
In basso a destra si intravedono quattro figurine, tra le quali ci sono sicuramente io e lo stesso autore del piccolo dipinto.
La rappresentazione agreste ispira serenità e pace bucolica.
Questo disegno mi é sempre stato molto caro.
Dopo il ritrovamento prezioso ho fatto questa riflessione che ho condiviso su Facebook.
“Non c’è presente poiché il momento presente è effimero costretto tra quello futuro e il tempo passato e anche ciò che era futuro si trasforma in passato, in un'interminabile catena di ricordi che noi possiamo percorrere a ritroso ogni volta che possiamo e vogliamo, cercando di arrivare indietro il più possibile, ma senza mai raggiungere e padroneggiare quelli fondanti (e ci sono anche i ricordi estinti che rimangono come ombra o impressione)
Occorre coltivare i ricordi poiché su di essi poggia il nostro effimero presente e il nostro futuro che di continuo si trasforma in passato.
Perdere i propri ricordi é un po’ perdere se stessi.
Vivere senza ricordi è come stare in una casa vuota, spoglia, senza quadri, senza libri, senza oggetti personali.
Siamo sempre alla ricerca di un ricordo perduto e del suo tempo”.
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