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26 febbraio 2025 3 26 /02 /febbraio /2025 05:13

Questo scrissi il 26 febbraio 2016, coniugando un'annotazione diaristica con la trascrizione di un sogno in cui come elemento clou, compare un appartamento segreto, ricorrente nelle mie occorrenze oniriche di quel periodo

Maurizio Crispi (26 febbrai 2016)

Biglie di vetro (dal web)

L’esordio é stato quello di una giornata uggiosa

Sono uscito a piedi, senza Frida

Che strana sensazione avvertivo: mi sembrava di essere monco di qualcosa

Cos'era?

Non so

Ma, in fondo, nulla di cui preoccuparsi: Frida ha pernottato da mio figlio Francesco e sarà ospite da lui nel fine settimana (per suo espresso desiderio)

Dunque, senza la cagnolina al mio fianco, mi sono sentito un po’ più solo e un po’ più vulnerabile

Ho camminato, facendo ginnastica in cammino: e poi, esercizi itineranti di squatting, di allunghi e piegamenti sulle braccia
Dulcis in fundo, ho fatto quattro periodi di corsa da 1’15 secondi, con 45” di camminata veloce: le mie corsette da pensionato sul viale del tramonto che tuttavia mi hanno procurato una dolce e benefica sudorazione profusa

Al passaggio dal fiorista all’angolo con Viale delle Magnolie ho salutato come sempre il fiorista ghanese che qui fa il turno di notte e che è sempre felice di essere salutato

Mentre prima avevo incrociato la solita podista scontrosa e passapititto, faccia di bronzo e scura nei suoi occhiali da sole che non dismette mai (anche quando fa buio fondo, prima del sorgere del sole), che non saluta mai, nemmeno in contraccambio: infatti, se prima la salutavo, fedele alla mia linea, ora ho smesso

Un saluto non si dovrebbe mai negare a nessuno

Il giorno evolve pigro, i rumori da fuori giungono ovattati.

La città oggi non osa svegliarsi, parrebbe.

La memoria dei morti mi perseguita

Poi, nel corso della giornata, forse nel corso di un pisolino pomeridiano, ho fatto questo sogno

Biglie di vetro (dal web)

Ho sognato di un appartamento misterioso di cui, casualmente, nel sogno scoprivo l’esistenza. Immenso, quasi un intero palazzo, stanze vuote e vaste come piazze d’armi

Per accedere ho dovuto superare una porta blindata, digitando un codice per mezzo di un tastierino numerico. E il codice numerico era lo stesso che adopero per alcuni dispositivi come il mio I-phone

Mi ci aggiravo dentro con curiosità e meraviglia, sperimentando una sensazione di déjà  vécu

Ero certo di esserci già stato in passato e di avere considerato questo grande appartamento come un mio rifugio sicuro

Dopo avere indugiato a lungo passando da una stanza all’altra (tutti gli ambienti erano vuoti e polverosi, come se da tempo fossero stati inutilizzati) arrivavo ad un’altra porta e qui per uscire dovevo di nuovo digitare un codice numerico: e, di nuovo, ha funzionato il mio codice segreto

All’esterno la porta blindata era completata da una seconda porta a soffietto che, però, appariva tutta scassata e percorsa da lunghe spaccature longitudinali. Dovrò chiamare il falegname, ho pensato.
Sembrava che questa porta si affacciasse su di un centro di accoglienza per migranti: all’esterno, infatti, bighellonavano molti africani dalla pelle color ebano, mentre altri erano seduti a lunghi tavoli dentro un grande capannone, attrezzato come un grande refettorio

Pensavo che quella porta dovesse essere riparata sollecitamente, poiché altrimenti i rifugiati avrebbero trovato un modo per entrare nell'appartamento segreto e lo avrebbero occupato abusivamente

Poi, più tardi - sempre nel sogno -, cercavo di raccontare questa mia esperienza ad un interlocutore sconosciuto, anzi senza un volto (poichè la sua faccia era in ombra ed era impossibile scorgerne i tratti)

Tra me e lui c’era una fila di grosse formiche di passaggio ed io, ogni volta, che il mio interlocutore - con la mimica e la gestualità - mostrava di non comprendermi gli lanciavo addosso le grosse formiche amazzoniche con il dito, come si fa quando si colpisce la piccola pallina (di plastica o vetro, utilizzata nel gioco delle biglie).

 

Il metodo classico per tirare la biglia è quello di appoggiare la biglia per terra e la si lancia verso il bersaglio colpendola con l'unghia del dito medio o dell'indice, che scatta dopo avergli premuto contro il polpastrello del pollice.  Questa operazione si svolge tenendo la mano appoggiata a terra o rasente ad essa. 

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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