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16 giugno 2025 1 16 /06 /giugno /2025 07:22
Il guardiano (elaborazione di una foto di Maurizio Crispi)

Una notte faticosa e di lotta
senza riuscire a dormire nelle prime ore 
- benché mi sentissi 
mortalmente stanco - 
in un conflitto serrato, instancabile, 
con lenzuola e coperte 
Sopra, sotto 
Leva un cuscino 
Metti un cuscino 
Aggiustati di qua 
Aggiustati di là 
E, poi, prurito a tutto spiano,
nelle mani e nei piedi,
gratta e rigratta, senza tregua 
All’inizio di questa lotta serrata, 
non avevo nemmeno voglia 
di prendere un libro e di leggere 
e, quindi, i libri se ne stavano di canto 

E andai avanti così per un bel po’ 
Innervosito, 
preso dal nervoso, 
dal fastidio, 
dalla sofferenza
Sbadigli a tutto spiano 

Poi alla fine, ho ceduto 
e mi sono messo a leggere, 
per un bel po’
La lettura mi ha finalmente introdotto
nei reami del sonno e poi del sogno,
facendomi dimenticare la lotta di prima

Ho dormito e ho sognato
Non mi ricordo granché
C’era un posto di cui non so dire molto,
nel senso di poterne dare una descrizione accurata
C’erano altri, 
forse amici o forse colleghi di lavoro, 
non saprei
C’era uno che mi fissava di continuo
Forse era gay e mi puntava
Ero un suo oggetto di interesse
Per parte mia ero poco o nulla interessato
Ma ero anche infastidito 
da quello sguardo penetrante e continuo,
appuntato su di me
Arrivava una mia amica 
e le facevo cenno 
di aver bisogno di parlarle, 
ma lontano da quello sguardo invadente
Mi alzavo dunque dalla mia seggiola 
e con la mia amica al seguito 
ci spostavamo in un’altra stanza
per salire poi su per un impalcatura 
per aver tregua, io, 
da quello sguardo assillante
Arrivavamo alla cima della struttura
(che forse era una gradinata)
Stavo per rilassarmi 
Mi giravo, però, 
e, attraverso gli interstizi dei tavoloni,
brillava l’occhio insistente 
di quel tizio che non mi mollava
Il desiderio di appartarmi con la mia amica
per poter confidarle 
quanto stava accadendo 
era così risultato fallimentare

La cosa più insopportabile di tutto 
era quell’occhio grifagno,
mobile e liquido,
puntato su di me

Dissolvenza

Riflesso (foto di Maurizio Crispi)

Ho sognato
Ero a casa, forse di Luciana, mia cugina, 
C’era anche Ale 
Eravamo visitors 
Ci aggiravamo per una casa che non corrispondeva affatto alla vera abitazione di mia cugina 
Mi sembrava di essere piuttosto in una casa di villeggiatura con un giardino interno e varie stanze, tutte sullo stesso piano, che si affacciavano su d’una corte sontuosamente fiorita e decorata di piante ornamentali
Il pavimento era di cotto, molto bello 
C’era anche Black in nostra compagnia, anche lui in veste di visitor
E Blake la combinava grossa: alzava la coscia e urinava abbondantemente sul bel pavimento di cotto
[nella realtà, quando passiamo
da casa di mi cugina
a lasciare o a prendere qualcosa
il signor Black si comporta sempre
come un signorino]
Ero preso alla sprovvista 
da questo atto sconsiderato
Si poneva urgentemente 
la necessità di pulire 
prima che mia cugina se ne accorgesse 
Mi occorreva un mocio, ma certamente non potevo usare il suo 
che si sarebbe inzuppato di piscio 
per poi rimanere del tutto inservibile 
o che, se usato dopo una simile bisogna, avrebbe contaminato altre superfici
Decidevo allora di uscire di volata 
per andare a prendere il mocio di casa mia, 
quello appositamente riservato 
a lavare i pavimenti della stanza 
dove alloggia Black
E me ne partivo di corsa, lasciando tutti in tredici, sperando di risolvere il problema prima che mia cugina si accorgesse del malfatto
Ma la cosa si faceva molto più lunga del previsto: infatti, quando arrivavo, quella che supponevo fosse casa mia non lo era affatto; non ne riconoscevo l’esterno, né tantomeno gli interni, mi aggiravo come un perfetto estraneo senza ravvisare nulla di familiare e senza nemmeno trovare ciò che cercavo
Stavo a girare a lungo all’interno di questa casa, come se fossi uno straniero 
o, peggio, come un ladro 
che vi si fosse intrufolato abusivamente 
Non avevo idea di dove il mocio  per operazioni di pulizia speciali 
potesse trovarsi
Rinunciavo alla fine (o forse no, tutto sommato ne avevo uno che mi penzolava dalla mano, di moocio mocci

 

Il portatore di mocio inseguito da un cane del nulla (elaborazione grafica ChatGPT)

Solo che non ricordo dove l’avessi preso) e mi accingevo ad uscire con il mio trofeo
Mi ritrovavo davanti all’imboccatura di un tunnel che non ricordavo di avere percorso all’andata, ma che era l’unica via per poter ritornare indietro: non esistevano alternative possibili 
Il tunnel non era sicuro poiché era privo di illuminazione e percorso in ambedue i sensi da automobili in corsa 
Con molta attenzione mi accingevo all’attraversamento: capivo che, per migliorare la mia sicurezza e poter riuscire nell’impresa, dovevo cercare di correre a perdifiato 
E così facevo, intraprendendo una gara con me stesso e sfidando le automobili che mi venivano da dietro
Cercavo di stare il più possibile aderente alla parete e facevo girare le gambe a più non posso, reggendo con una mano il mocio che avevo recuperato e che era la prova della missione compiuta 
Mentre correvo, all’improvviso, un cane venuto fuori dal nulla (apparteneva alla schiatta dei cani del nulla: nero come una creatura delle tenebre, occhi rossi di bragia, zanne sguainate e saliva gocciolante), cominciava ad inseguirmi e, allo stesso tempo, cercava di mordermi i polpacci; io acceleravo l’andatura ancor di più, cercando di evitare il pericolo improvviso e le ganasce canine schioccanti
Ma la bestia mi stava sempre alle calcagna, inesorabile
E io cercavo di correre ancora più veloce
Ogni tanto, sentivo lo scatto della mandibola a vuoto quando chiudeva i denti per azzannarmi il polpaccio, ma io, con un estremo sforzo riuscivo a sottrarmi alla morsa 
La galleria era ancora lunga e non so se, alla fine, sarei riuscito a mettermi in salvo
La luce in fondo al tunnel sembrava farsi sempre più distante

Dissolvenza

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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