Gli anni Settanta furono per la Milano di periferia terribili anni di mezzo, una sorta di tremendo passaggio fra l’ubriacatura del terrorismo e il cupo dominio dell’eroina.
La foto di Dario Rizzi morto per eroina su di una panchina a Bovisa rimane emblematica di quel periodo, che registrò una crescita enorme del numero di morti da overdose di eroina incredibile sino ad un picco di oltre 1100 deceduti in un solo anno
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(Dal web) Milano, 30 dicembre 1979. Un parroco benedice Dario Rizzi, un sedicenne morto di eroina nella notte precedente, trovato su una panchina di un giardinetto in Bovisa. Figlio di un gioielliere del quartiere Affori, era uscito come tutte le sere, ma stavolta senza fare ritorno alla solita ora ed era stato dato l'allarme.
Nella narrazione vincente, gli anni ’80 ci vengono raccontati come anni di benessere, edonismo e spensieratezza. Del resto, sono gli anni dell’affermarsi delle televisioni commerciali che porteranno al predominio di Silvio Berlusconi sulla comunicazione e poi sulla politica, così come gli anni del rampantismo della “Milano da bere” che trova nel Partito Socialista di Craxi il proprio referente politico.
Ma è un racconto assai parziale. “Milano da pere”, aveva sancito il movimento Punk per deridere gli slogan ottimisti e ipocriti di quel periodo. E che interi quartieri popolari fossero sommersi dall’eroina sono in molti a raccontarlo, con le latterie, i bar e i parchi trasformati da luoghi di socialità in luoghi di spaccio. Aree verdi trasformate in piazze di spaccio aperte 24 ore su 24. Fuori dalle torri d'avorio dell'alta moda e della buona borghesia, tappeti di siringhe, giovani brancolanti ridotti a zombie, notizie quotidiane di scippi e morti di overdose, file davanti alle farmacie: questo lo scenario non proprio edificante che può ricordare la generazione vissuta tra la metà degli anni ’70 e la metà degli ’80. Del resto, se si parla con i militanti che hanno vissuto le lotte delle contestazioni, molti concordano sul fatto che per 1 che scelse la lotta armata, almeno 10 scelsero l’eroina.
(Luca Naldi) L’eroina venne lanciata sul mercato illegale della droga con una vera e propria operazione di marketing. Recenti inchieste giornalistiche, rese possibili grazie alla de-classificazione di alcuni documenti finora secretati, hanno alzato il velo sull’azione congiunta di trafficanti, governo italiano e servizi segreti americani.
L’intento era quello di indebolire e ‘addormentare’ i movimenti antagonisti favorendo al loro interno il consumo di eroina.
Tanti caddero inconsapevolmente nella trappola e la cosiddetta generazione impegnata fu, di fatto, condannata all’emarginazione e all’annientamento. L’operazione denominata ‘Blue Moon’ ebbe l’effetto di una lama affilata nella carne viva di migliaia di ragazzi. Una perdita irreparabile di sensibilità, intelligenze, bellezze e futuro.
I movimenti giovanili più radicali (figli della contestazione esplosa nel ’68), ritenuti scomodi, sovversivi, potenzialmente rivoluzionari, culturalmente ribelli, e peraltro già inclini al consumo di droghe a scopo ricreativo (hashish e Lsd), rappresentavano una minaccia per gli ordini costituiti del ‘blocco’ occidentale.
Occorreva sedarli e metterli in condizione di non nuocere. In che modo? Gettando un’esca assolutamente devastante: l’eroina, appunto.
Per imporla si tagliarono gli approvvigionamenti delle altre sostanze e si criminalizzò il consumo delle droghe leggere come la marijuana. La carenza programmata di morfina e anfetamine e la falsa notizia della marijuana pericolosa, costrinse i consumatori a virare verso l’eroina, sempre più abbondante e reperibile sulla piazza a prezzi decisamente calmierati. Nel giro di pochi mesi, attraverso una sistematica alterazione dell’offerta, la nuova droga conquistò il mercato imprigionando nella dipendenza un numero crescente di consumatori. A quel punto i narcotrafficanti cavalcarono l’onda della domanda crescente e il prezzo dell’eroina schizzò alle stelle. Il cerchio si era chiuso.
Negli Anni ’70, in Italia, tutto era ammantato dalla politica. L’eroina era considerata di destra e nei quartieri popolari gli spacciatori venivano combattuti, attraverso attività di sorveglianza e ‘inchieste’, dai giovani proletari di sinistra, soprattutto militanti di Autonomia Operaia. Nell’estate del 1976, durante il Festival Pop Re Nudo, la Woodstock italiana espressione della contro-cultura e del “proletariato giovanile”, organizzata a Milano a Parco Lambro, gli spacciatori di eroina che si erano introdotti nella manifestazione, furono cacciati dopo un improvvisato e durissimo processo popolare.
Occhi e cervelli attenti che, tuttavia, furono costretti alla resa di fronte alla diffusione pilotata e dilagante del traffico.
Interessante e istruttivo ripassare le cronache di ‘nera’ dei primi Anni ’70: gli arresti per droga riguardavano quasi sempre spacciatori o consumatori di narcotici diversi dall’eroina. Il giro di vite era connesso soprattutto alla morfina, alle anfetamine, all’hashish e alla cocaina. Ricordate la madre di tutte le retate nella quale caddero gli artisti Walter Chiari e Lelio Luttazzi (risultato poi completamente estraneo alla vicenda) finiti nel tritacarne di un’indagine su un giro di cocaina? Era il 1970L’eroina no. Scorreva nella sostanziale impunità, tra complicità e silenzi. Le prime partite della sostanza vennero introdotte a Roma presumibilmente tra il 1973 e il 1974. La zona dello spaccio era Campo dei Fiori dove un manipolo di poveri diavoli (facilmente ricattabili) piazzarono, indisturbati, piccole dosi di ottima qualità. Fu il debutto in Italia dell’operazione ‘Blue Moon’.Uomini dei ‘Servizi’ e ‘infiltrati’ dell’Arma dei Carabinieri – la cui presenza a Campo dei Fiori è ampiamente documentata – vegliavano sui traffici. Il flusso di eroina non doveva incontrare ostacoli e c’è un episodio che lo dimostra:
A Roma, durante tutto il 1975, ci fu un solo sequestro di eroina, una partita di circa 2 chili. Il commissario che lo effettuò, Ennio Di Francesco, non solo non ricevette encomi, ma il giorno stesso venne incredibilmente allontanato dalla Squadra Mobile e trasferito ad altro incarico. Un’operazione antidroga, insomma, amputata sul nascere, senza conseguenze penali per i detentori di quella partita. Chi ordinò la rimozione del commissario Di Francesco? Chi diede l’altolà alla sua indagine? Gli interrogativi rimangono sospesi, ma il sospetto di un intervento delle alte sfere coinvolte nel programma di diffusione dell’eroina è più che lecito.
Un altro episodio segnò quegli anni. A Milano, due militanti del Centro Sociale Leoncavallo, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, nel corso di un’attività di controinformazione, scoprirono che il traffico di eroina nel quartiere Casoretto e nelle vicine zone di Lambrate e Città Studi, era gestito da una coalizione formata da pezzi importanti della malavita organizzata e dell’estrema destra milanese. I due ragazzi, registrando una serie di interviste tra i tossicodipendenti di Parco Lambro, raccolsero prove e indizi. Il dossier era scottante perché toccava nervi scoperti e ambienti feroci; alleanze criminali e affari sporchi; identità di burattinai e mercanti di morte.
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Molto pertinente è il romanzo "Il figlio peggiore" che, uscito di recente, racconta una storia simile ambientata a Roma negli anni Settanta, con una crescita drammatica del numero degli eroino-dipendenti nell'arco di pochissimi mesi. Anche qui il testo (dietro la cui fiction si celano delle verità) suggerisce una strategia occulta per spezzare in qualche modo 'emergente protesta giovanile di quegli anni
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Piero D'Angelo e Fabio Valle, Il figlio peggiore, Fandango Libri, 2024
Roma, 1970. Cinquecentosessanta tossicomani al di sotto dei 25 anni. Nessun eroinomane. L’eroina a Roma è sconosciuta. Novembre 1975. Gli eroinomani in Italia sono stimati in ventimila. L’Italia è traumatizzata dai primi morti di eroina. L’eroina non è arrivata misteriosamente, a caso, tutto d’un tratto. "Il figlio peggiore" è un romanzo che prende spunto dai fondamentali documenti del ROS e dalla testimonianza di un ex agente del SID relativi all’inchiesta sull’operazione Blue Moon, nome in codice della capillare opera di somministrazione di stupefacenti in ambienti legati ai movimenti di opposizione, parte di un più ampio piano di guerra “non convenzionale”.
Cosa c'è dietro l'ondata improvvisa della droga, nelle strade della Capitale? Dovrà scoprirlo il protagonista del romanzo, Carlo, cronista trentenne "punta di diamante di Giornale Sera", un giornalista che sa fare bene il suo mestiere e che "non si identificava in niente, né sinistra, né destra, né sopra, né sotto". Carlo nelle indagini sarà affiancato da vari personaggi: un amico d'infanzia che bazzica nella malavita, un medico coraggioso, un commissario di polizia assetato di giustizia e Silvia, fotografa di Stampa Alternativa. Non sarà certo una passeggiata per Carlo, dovrà guardarsi sempre bene le spalle. Scoprirà che dietro il boom dell'eroina c'è un piano orchestrato ad hoc per abbattere la soglia di una eventuale ribellione tra i giovani. Nella scena che apre il primo capitolo ci sono alcuni uomini a colloquio, tra questi 'il Generale' e 'l'Onorevole'. Seduti attorno a un tavolo mettono a punto strategie: manipolare l'informazione e diffondere droga per placare le contestazioni. La trama del romanzo prende spunto dai documenti del Ros e dalla testimonianza di un ex agente del Sid relativi all'inchiesta sull'operazione Blue Moon.
Gli Autori
Peter D’Angelo è un giornalista d’inchiesta, ha lavorato per Report, Presa Diretta, Petrolio, oltre che per varie testate, tra cui Corriere della Sera, la Repubblica, L’Espresso. Ha seguito la pandemia con inchieste e analisi scientifiche per Il Fatto Quotidiano.
Fabio Valle, scrittore e documentarista. Ha lavorato per Il Salvagente, scritto inchieste per Chiarelettere e documentari per RaiDoc3.
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Il figlio peggiore, noir-inchiesta sulla droga nei '70 - Libri - Narrativa - Ansa.it
PETER D'ANGELO, FABIO VALLE, IL FIGLIO PEGGIORE (FANDANGO LIBRI, PP. (ANSA)