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19 dicembre 2024 4 19 /12 /dicembre /2024 16:29

«Mi sembra di vederli questi ragazzi, Franco che passeggia con i romanzi e i libri di scuola sottobraccio per le calli di Venezia, e Rosa che cammina sul ciglio della strada tornando dalla fabbrica, entrambi con i pensieri che si hanno a quell’età: un amore, le amicizie, il futuro.
Cent’anni dopo la nascita di Basaglia cerco di dipanare il groviglio di fili di due vite parallele, in cui si intrecciano storie di guerra, sofferenza, malattia mentale, speranza.»

Valentina Furlanetto

Valentina Furlanetto, Cento giorni che non torno, Laterza

Nel mio percorso di letture basagliane (molte riprese e altre del tutto nuove) avviate da quando ho rinnovato i contatti con le pratiche psichiatriche (senza averne mai abbandonato i saperi) non poteva mancare un approccio all'opera di Valentina FurlanettoCento giorni che non torno. Storie di pazzia, di ribellione e di libertà, pubblicato molto opportunamente nel 2024, anno in cui si è celebrato il centenario della nascita di Franco Basaglia, da  Laterza Editore (I Robinson Letture).
Si tratta di un testo che si muove tra biografia, ricostruzione storica degli eventi che hanno portato alla legge di riforma psichiatrica e oltre, sin quasi ai nostri giorni, ma è anche un amarcord accorato (e su questo aspetto c’è un disvelamento che sarà fatto in maniera chiara ed esplicita solo in conclusione del percorso).
Molto brava l’autrice che, partendo dal progetto di raccontare due vite parallele e coeve (quella di Rosa e quella di Franco Basaglia) riesce a raccontare con grandissima e ferrata documentazione la storia della psichiatria italiana a partire dai primi anni Sessanta sino all’attualità dei nostri giorni in cui, assieme al drammatico e radicale cambiamento della tipologia dei pazienti sofferenti di disturbi psichici, assistiamo un po’ al fallimento della visione di Basaglia e siamo costretti a doverci confrontare con la realtà dilagante della creazione di una rete di mini-manicomialità diffusa, per non parlare dei manicomi “chimici” (a cui l'amico e collega Piero Cipriano ha dedicato uno dei suoi volumi) e della persistenza di quelli mentali (o meglio con i costrutti mentali del Manicomio) e ciò in una situazione in cui è stato presentato un preoccupante progetto di legge sull’assistenza psichiatrica (momentaneamente fermo) che, sia pure in modo elegante, riaprirebbe le porte agli internamenti di lunga durata e ad una esplicita filosofia custodialistica, proprio quella che pensavamo di esserci lasciata alle spalle, anche se in chiave "modernistica", oltre a mettere nelle mani delle organizzazioni private a scopo di lucro fette ancora più grandi dell'assistenza psichiatrica.
E' un libro assolutamente da leggere, sia da parte degli addetti ai lavori (che sempre di più sono sono sommersi da informazioni in stile DSM-5 e di tipo psico-farmacologico, ma sempre meno (almeno in larga maggioranza) sono attenti ad un approccio alle problematiche della salute mentale (sia quelle del benessere psichico sia quelle della malattia) in chiave umanistica e di risoluzione dei conflitti.

(Soglie del testo) «Mi sembra di vederli questi ragazzi, Franco che passeggia con i romanzi e i libri di scuola sottobraccio per le calli di Venezia, e Rosa che cammina sul ciglio della strada tornando dalla fabbrica, entrambi con i pensieri che si hanno a quell’età: un amore, le amicizie, il futuro. Cent’anni dopo la nascita di Basaglia cerco di dipanare il groviglio di fili di due vite parallele, in cui si intrecciano storie di guerra, sofferenza, malattia mentale, speranza.»
Questa è la storia di Franco Basaglia, nato nel 1924, figura rivoluzionaria che ha dimostrato che i ‘pazzi’ potevano vivere fuori dagli istituti e che ha lottato per il superamento degli ospedali psichiatrici.
Ma è anche la storia di Rosa, coetanea di Basaglia, una giovane donna nata e cresciuta non lontano da lui, che viene investita da un’auto e che da quel momento combatte con le crisi epilettiche e con la malattia mentale.
Rosa per tutta la vita affronterà il manicomio, l’elettroshock, l’uso massiccio di psicofarmaci, l’assenza di diritti civili, lo stigma. 
«Cento giorni che non torno», ripete a una delle figlie che la va a trovare in manicomio di nascosto, perché una madre internata è una vergogna. 

 

Valentina Furlanetto

Le due vite di Franco e Rosa corrono parallele in un secolo in cui l’approccio alla malattia mentale cambia profondamente. 
Con l’approvazione della legge 180 si apre una stagione di speranze, ma l’iniziale entusiasmo lascia spazio presto alla lotta delle famiglie con servizi pubblici sottodimensionati, alla preoccupazione per i Tso violenti, alla diffusione di un ‘manicomio chimico’.
Valentina Furlanetto ci accompagna, con la lucidità della cronista e la sensibilità della scrittrice, in un viaggio tra dolore, vergogna, voglia di libertà.

L’autrice. Valentina Furlanetto, giornalista, lavora a Radio24 e collabora con “Il Sole 24 Ore”,“Il Foglio” e “Review”. A Radio24 conduce la trasmissione Immagini. Le storie della settimana e lavora ai radiogiornali. Ha pubblicatoSi fa presto a dire madre (Melampo 2010) e L’industria della carità (Chiarelettere 2013). Per Laterza è autrice di Noi schiavisti. Come siamo diventati complici dello sfruttamento di massa (2021, Premio Leogrande Studenti 2022).

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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