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Ho fatto un viaggio
lungo e complicato
ma tutto accadeva in un sol giorno
benché le vicende che vi si verificavano
avrebbero richiesto nella realtà
un tempo ben maggiore
E, quindi, ero in un posto
dove si svolgeva un party
C’era un grande prato
dove si affollavano gli ospiti
ciarlieri e vociferanti
e qualche ciarlatano
mescolato tra loro
Qui non ricordo granchè
Poi, al momento di andar via,
indossavo un giaccone di velluto a coste
che mi stava troppo stretto
anche perché nelle tasche frontali
dovevo infilare un telefono fuori misura,
sicché sentivo una specie di piastrone rigido
che mi comprimeva fastidiosamente il ventre
come se avessi indosso un’armatura di ferro
oppure un carapace
o uno scudo granitico
Arrivava il momento dei congedi
ordinari e straordinari
Andavo in bagno e, qui,
per potere procedere alle mie necessità
dovevo liberarmi di tutta quell’armatura ingombrante
che indossavo
Questo bagno era strano ed era tutto allagato,
sicché era difficile muoversi senza scivolare
e senza mettere i piedi a guazzo
Poi partivamo e la strada che si snodava
lungo una spiaggia fiancheggiata da una distesa acquitrinosa
ogni tanto la strada si perdeva
e dovevamo andare a guado
Avevo il timore che il nostro mezzo potesse incagliarsi
Ero pronto a tutte le evenienze,
e al tempo stesso mi sentivo in colpa
poiché non avevo avvisato Alexa
(che non è la mia assistente virtuale)
di questo mio viaggio in terre lontane
Arrivavamo, dopo molto procedere
per un tempo soggettivamente infinito,
in un luogo
dove v'era una torre altissima,
una torre imponente ed esoterica
(così la pensavo),
che - solo a guardarla -
incuteva timore
Entravo all’interno della torre
attraverso un portale immenso,
decorato di gargolle
raffiguranti esseri mitologici e fantastici
per ritrovarmi in uno spazio grande
quanto la navata di una cattedrale,
ma sviluppato in verticale
Suoni incerti e misteriosi m’inquietavano,
ticchettii e sgocciolii,
spicinii cristallini
ma anche rumori di passi veloci
e scalpiccii furtivi,
senza che vedessi nessun altro,
voci sommesse e smorzate
Dall’alto scendeva poi,
con un lieve fruscio,
un grosso libro
Intuivo che era per me
Lo aprivo e scorrevo le sue pagine
ricoperte fittamente di segni
a me sconosciuti
Cercavo di decifrare
ciò che vedevo
Scorrevo le righe con gli occhi,
pagina dopo pagina,
febbrilmente
Ma non capivo,
non riuscivo a comprendere,
quelle parole rimanevano per me
mute e senza senso
Eppure pensavo di avere per le mani
un libro arcano e prezioso
che avrebbe potuto rivelarmi
il significato nascosto di ogni cosa,
del mondo intero e del cosmo,
del vivere e del morire,
tutte le segrete formule,
sia quelle per giungere
all’elevazione spirituale e all’ascesi,
sia quelle per sprofondare
nell’abiezione più assoluta
Il libro era legato ad una catenella
e, ad un certo punto,
mani invisibili
(o era per via d’un ingranaggio
comandato a distanza),
lo tiravano verso l’alto
ed io perdevo la presa su di esso,
benché avessi desiderato trattenerlo
con ogni fibra del mio essere
Evidentemente, lassù,
nella stanza di comando,
era stato deciso
che il tempo della consultazione
fosse scaduto
Guardavo verso l’alto
e il libro era ormai quasi del tutto scomparso
Potevo intravedere solo
un residuo biancore fluttuante
come le ali d’un grande albatro
in ascesa
in volo concentrico
dentro la spazio ristretto
di quella navata verticale
Nella parete vedevo
aprirsi una porticina
da cui si affacciava Alexa,
per un solo attimo
Mi chiedevo se si trattasse
di lei in carne ed ossa
o se non fosse piuttosto
una sua proiezione olografica
evanescente ed ingannevole
In ogni caso,
ero contento di vederla,
di sapere che fosse lì con me,
realmente o virtualmente
Ma come avrei potuto fare
per raggiungerla?
Le pareti della navata erano lisce,
prive di appigli, inattaccabili
Forse avrei dovuto andare all’esterno
per studiare se vi fossero
altre vie d’accesso
Mi accorgevo
con un senso di meraviglia
che nelle pareti, pur lisce e levigate,
erano incastonati oggetti di ogni tipo,
soprattutto giocattoli di plastica ed altri materiali,
tra i quali riconoscevo cavallucci a dondolo, tricicli
e costruzioni lego già assemblate
Un altro mistero nel mistero
(Dissolvenza)
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Poi c’era l’incontro con il patriarca di una famiglia di nobile lignaggio ed io mi trovavo in mezzo a dover fare gli onori di casa e a mettere costui e la consorte a proprio agio
Facevo di tutto per ingraziarmi quel patriarca scorbutico e di poche parole con la difficoltà aggiuntiva che parlava una lingua a me sconosciuta
Quindi, per ben intenderci dovevo utilizzare altri strumenti che non fossero le parole, come la mimica e la gestualità
Mi ritrovavo a dover fare il Mimo malgrado la mia volontà contraria
Eppure, benché fossi (e sia) scarsamente propenso in ciò, i miei sforzi avevano successo
Vedevo che il patriarca aveva sempre più fiducia in me: lo avevo conquistato
E, se prima si era fermato solo per poco, interrompendo il suo viaggio per una visita veloce, ora capivo che aveva deciso di trattenersi ben più a lungo ed io ero diventato il suo interprete
Succedevano molte cose che non ricordo più
Sembrava che io fossi infilato in un loop onirico in cui succedevano di continuo le stesse cose
Ripetizioni, ripetizioni a cui si aggiungevano, ad ogni tornata, solo pochi dettagli
(13 ottobre 2024)
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