«L’uomo è direttamente sopra di lei, incastonato nel ghiaccio. È a faccia in giú, con le braccia lungo i fianchi, occhi e bocca aperti, e la fissa come se fosse ancora vivo. Ma non c’è aria nei suoi polmoni, né vita nei suoi occhi. E l’urlo di Addie echeggia in tutto il Coire an dà Loch».
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Sin da subito ho imparato ad apprezzare i romanzi di Peter May (e il mio primo approccio con la sua narrativa è stato il primo volume della trilogia di Lewis, L'isola del cacciatore di uccelli e ne sono rimasto entusiasta). Arriva ora in libreria, Il rumore del ghiaccio (A Winter Grave, nella traduzione di Alfredo Colitto), sempre per i tipi Einaudi (Stile Libero Big), 2023 che non mi ha deluso (ma non avrei mai avuto al cun dubbio al riguardo).
Si legge con molto coinvolgimento dalla prima pagina alla conclusione.
La vicenda che vi è narrata ha un ambientazione futurologica. Gran parte della vicenda si svolge nel 2051, quando è in corso già da tempo una catastrofe climatica che ha determinato - per via dello scioglimento dei ghiacci - un definitivo cambiamento dei profili costieri, ma anche delle condizioni meteo.
Tutto comincia con il rinvenimento di un cadavere all'interno della neve ghiacciata nei pressi di una piccola cittadina nelle Highlands scozzesi dove si trova anche una centrale termonucleare., fortemente voluta dal governo scozzese, come atto importante per la risoluzione della crisi energetica, "un suo fiore all'occhiello".
Il detective Cameron Brodie viene inviato da Glasgow per indagare, assieme ad un medico legale che dovrà eseguire l'esame necroscopico.
Nella vicenda si dipanano due diversi piani che sono quello delle indagini attuali e quello delle vicissitudini esistenziale del detective che ha anche una ragione personale nell'avere accettato questa speciale missione.
Infatti, si ritroverà - il detective - a ripercorrere i ricordi di un passato più lontano - oltre vent'anni indietro - per risistemare alcune cose dentro di sé e, se possibile, anche sanare delle fratture che, a causa di quegli eventi lontani, si erano verificate.
Quindi, nel presente, egli si troverà non soltanto a lottare contro coloro che cercano di insabbiare in tutti i modi la sua indagine (anche al prezzo di uccidere), ma anche contro i fantasmi del passato.
Non mi ha deluso.
L'ho letteralmente divorato.
Pur con la sua ambientazione in un futuro ancora lontano (ma, in definitiva, non tanto ipotetico), il romanzo di Peter May tratta di tematiche estremamente attuali.
(Soglie del testo) Tra i ghiacci che ricoprono ormai da tempo le Highlands scozzesi, una giovane meteorologa si imbatte nel cadavere di uno sconosciuto. Il mondo sarà anche cambiato, ma gli uomini no, e le ragioni per uccidere restano sempre le stesse
Il corpo di Charles Younger, un giornalista scomodo, viene recuperato in un ghiacciaio. Younger non era un escursionista e il suo ritrovamento in montagna ha una sola spiegazione: seguiva una storia. Questa almeno è l’opinione di Cameron Brodie, il detective arrivato da Glasgow per seguire il caso. Ormai a fine carriera, Brodie ha sulle spalle una diagnosi implacabile e varie ragioni, anche personali, per trovarsi sulle Highlands. E mentre l’ennesima tormenta taglia fuori dal mondo i villaggi scozzesi, Brodie ha la conferma di come il male possa annidarsi ovunque, piú vicino di quanto potesse mai immaginare.
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L’autore. Peter May è nato a Glasgow nel 1951. L'isola dei cacciatori di uccelli (Einaudi Stile Libero 2012) è il primo volume della trilogia ambientata sull'isola di Lewis che ha ottenuto uno straordinario successo di critica e pubblico in Gran Bretagna e in Francia. Nel 2013 Einaudi Stile Libero ha pubblicato il secondo volume della trilogia, L'uomo di Lewis, e nel 2015 il terzo e conclusivo, L'uomo degli scacchi. Sempre per Einaudi, ha pubblicato, nel 2017, Il sentiero, nel 2020 Lockdown, e nel 2023 Il rumore del ghiaccio. Nel 2018 per Einaudi è uscita nei Super ET, in unico volume, la Trilogia dell'isola di Lewis
«Ti afferra dalla prima pagina, tra i migliori romanzi che May abbia scritto».
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