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15 gennaio 2024 1 15 /01 /gennaio /2024 07:43

Ritrovato su Facebook e mai riportato nei miei blog

Maurizio Crispi (13 gennaio 2013)

Pink Floyd - Wish you were here

Devo partecipare ad una mezza maratona in una località imprecisata. Arrivo sul posto in auto, assieme ad altri, e parcheggiamo.

Dall'area di sosta bisogna salire su per una scala: incito le altre persone a far presto (“Presto che è tardi!”), ma quelle se ne rimangono ad indugiare vicino alla macchina, indolenti.

Io mi inerpico e mi fermo a guardarli dall'alto, da uno dei pianerottoli della lunga fuga di scale. Accanto a me c'è la mia amica Laura, runner e trailer di valore.

Decidiamo di proseguire: che gli altri si arrangino, il tempo stringe. 

Finite le scale, ci ritroviamo davanti ad un vasto terreno pianeggiante che è, In realtà, una distesa di acqua lacustre, immobile come una lastra di vetro e meravigliosamente limpida.  Io e questa Laura attraversiamo il campo lacustre a guado, con l'acqua che ci arriva alla vita.

La bellezza del posto è tale che, in un primo momento ci dimentichiamo dell'impegno della gara di lì a poco e ci viene naturale intraprendere spensierati giochi d'acqua, tuffandoci e rincorrendoci.

Splash, splash e poi ancora splash…

Ma si deve proseguire.

L’imperativo categorico del podista prende il sopravvento sul piacere e sul più puro istinto ludico: entra in scena il Super-io podistico, in altri termini.

Più avanti, la distesa lacustre finisce e siamo di nuovo sul terreno solido.

E riprendono le infinite rampe di scale.

Il tempo è tiranno. La Laura adesso è scomparsa: mi accorgo all’improvviso di essere solo.

Penso: Si sarà affrettata per arrivare alla partenza… Tutto sommato, lei è una delle favorite.

Io, invece, indugio ad attendere quelli con cui eravamo arrivati che sono sempre più in ritardo e ancora fuori dalla vista.

La scala è percorsa da una continua processione di podisti vocianti che mi superano, costringendomi a farmi da parte per non esserne travolto.

Vanno d’impeto, come è naturale che sia, tutti presi dall’eccitazione della gara imminente.

Io, messo da parte rispetto alla corrente dinamica di uomini e donne in completini da runner, attendo: afferro il mio cellulare e cerco di connettermi con uno dei miei amici.

Mi confondo, però: è come se non riconoscessi più le singole funzioni del dispositivo. Poi, mentre me lo rigiro tra le mani, mi rendo conto che stavo cercando di telefonare con una macchinetta fotografica digitale compatta. Rimango stordito e semi-paralizzato. Gli addetti dell'organizzazione, che già vedo in cima all’ultima rampa di scale, mi incitano a gesti a sbrigarmi: mi rendo conto che il tempo sta per scadere...

Cerco, a questo punto, di rimettermi in movimento, anche se i miei amici non sono ancora arrivati, ma sono come paralizzato. Penso che non ce la farò mai ad arrivare in tempo alla linea di partenza. E più penso a questo, più mi sento diventare pesante, come fossi incollato al suolo e schiacciato prepotentemente da una maligna forza di gravità. 

[questo sogno è della notte del 13 gennaio 2013

 

Aggiungo in calce due spunti associativi, stimolati da alcuni commenti postati in calce allo scritto sul profilo Facebook

Prima ancora di iniziare a correre, sognavo di correre, di camminare e di andare di continuo in luoghi lontani.

La mia casa, in questi sogni, era sempre la strada. Non avevo mai requie.

Poi, ho cominciato a correre, ma i sogni in cui correvo e camminavo hanno continuato a visitarmi.

Anche se di base sono stanziale e non sono certo "leggero" (essendo pieno di ingombri tra i quali i molti miei - beneamati - libri) come il sinologo protagonista di Autodafè di Elias Canetti, in realtà con la mente - e qualche volta anche con il corpo - sono in movimento su qualche strada.

Credo di essere, fondamentalmente, un nomade e un vagabondo.

Quando da piccolo mi chiedevano - come si fa per gioco - cosa avrei voluto fare da grande, rispondevo con molta serietà e decisione: "Voglio fare il vagabondo!"

I sogni servono a questo: a ricordarci chi siamo e da dove veniamo, a dirci cosa vorremmo essere e a segnalarci dove vorremmo andare o dove potremmo essere

A proposito di telefono (che sembrerebbe essere uno degli elementi chiave del sogno), proprio in questi giorni vado rimuginando delle riflessioni che partono dal sentimento di stizza e di fastidio ogni qualvolta vedo qualcuno che declama per strada le sue telefonate, oppure che parla al cellulare mentre è alla guida della sua auto (sprezzante del divieto) oppure ancora intento a digitare messaggi sempre mentre è alla guida.

In questi casi, sono sopraffatto da un sentimento di stizza, che si tramuta in ira savonarolesca, se non addirittura in un movimento repentino (ed inaccettabile, per alcuni versi) di odio.

Poi, il tutto si stempera e rimane soltanto una bava di antipatia e futilità.

Ma che hanno da dirsi? - mi chiedo.

Perché non assaporare il momento della solitudine e dell'essere soli con se stessi alla guida della propria auto o mentre si cavalcano i "cavalli di San Pietro"?

Rimango del tutto basito da questa incapacità del mio prossimo di poter accedere ad un momento di fusione con se stessi e con il mondo, come potrebbe accadere mentre tu cammini solo con i tuoi pensieri e totalmente immerso nella realtà che ti circonda, in uno stato d'animo fluido e permeabile da dove - esattamente come quando ti siedi su di una panchina ad osservare il mondo che scorre accanto e attorno a te che te ne stai immobile - non sei isolato dagli altri, ma puoi osservarli e fantasticare su di loro.

La telefonia mobile ti riempie le orecchie di un costante brusio di fondo, mentre la messaggeria per sms ti annebbia la vista. 

I tuoi sensi vengo ottusi e la tua mente non può più vedere.

Rimani prigioniero di invisibili fili.

Per quanto concerne, la meraviglia del telefono mobile che si tramuta in macchina fotografica digitale, questa trasformazione esprime molto la mia cifra personale di "catturatore d'immagini" (mentali innanzitutto).

Mi relaziono con il mondo, il più delle volte, con la macchina fotografica - non ho difficoltà ad ammetterlo e osservo le cose attraverso un mirino e, se non ce l'ho materialmente con me, è come se ce l'avessi.

Devo anche aggiungere che questo sogno si sta rivelando molto produttivo e che i commenti si dipanano quasi come se fossi sdraiato sul lettino di uno psicoanalista [commenti presenti sul profilo facebook e qui non riportati, all'infuori di quello sul telefono].


 

(Scrive, in un commento, Alice Ferretti, al secolo Tiziana Torcoletti, su FB)
Mauri in caso ti ricapitasse🙂:
"Telefonare è il gesto familiare che si compie molto di frequente con cui si ricerca o si riceve una comunicazione. Telefonare o ricevere chiamate è altrettanto frequente nei sogni proprio perché è un’azione ampiamente diffusa, con connotazioni che vanno al di là dell’ atto puro e semplice.
Telefonare è entrare in “contatto” con qualcuno di cui in quel momento si ha bisogno, qualcuno che si ama o con cui c’è un legame, è cercare notizie di chi provoca un interesse, è sentire una voce che può avere un profondo significato, è prendere accordi, chiarirsi, o anche affrontare argomenti scabrosi che la lontananza fisica può più o meno facilitare, è ricevere buone o cattive notizie, è l’ ignoto di una voce sconosciuta.
Il telefono è il mezzo che consente tutto questo e che, nella nostra epoca vissuta all’insegna della velocità, assume un’importanza esponenziale trasformato in cellulare, nella possibilità quindi di creare un collegamento in ogni situazione e in ogni momento.
Il vecchio telefono fisso che consentiva di parlare solo in determinati luoghi e solo previa ricerca del numero telefonico e del rituale ruotare del disco numerico, è stato così soppiantato dal cellulare che ci accompagna ormai in ogni luogo. Difficile pensare che un uso così ampio ed una diffusione ormai capillare di tale strumento non si accompagnino ad un investimento libidico e a proiezioni individuali molto forti.
Così nei sogni, telefono fisso, cordless o cellulare diventano il simbolo della possibilità di “comunicare“, possibilità che viene vissuta molto spesso come “potere” di risolvere una situazione, di ritrovare un legame, di trovare aiuto. Le immagini oniriche in cui il telefono appare sono varie ed accompagnate da emozioni molto diverse. L’analisi di ogni situazione e di ogni sfumatura emotiva sarà allora indispensabile per comprendere il significato simbolico che il telefono assume.
Frequentissimi sono i sogni in cui si tenta di telefonare al proprio partner o alla persona di cui si è innamorati, accade allora che: non si trovi più il cellulare, non si ricordi più il numero da digitare, non si riesca a digitare tale numero, oppure giunga all’orecchio una voce incomprensibile o suoni che disturbano la ricezione. Questi sono forse i casi più frequenti che possono alludere a difficoltà di comunicazione nella coppia, a tentativi fatti in tal senso che non hanno portato a buon fine, oppure, situazione anche questa molto frequente, ad un interesse a senso unico, un amore non condiviso.
Tuttavia essere ostacolati nel telefonare o non sentire con chiarezza ciò che l’ interlocutore dice, può fare riferimento anche a difficoltà presenti in rapporti più formali, in situazioni di lavoro di affari: “non ci si capisce” non si riesce a trovare un codice comune, non c’è un mezzo che consenta la “comprensione”.
Così telefonare e non ricevere nessuna risposta può indicare il “silenzio emotivo” da parte della persona che si cerca: un amore finito, un’amicizia incrinata, aspettative e bisogni che sono disattesi.
Ricevere una telefonata può mettere in evidenza la disponibilità di qualcuno nell’offrire sostegno, aiuto, amore al sognatore, mostrare che questi non è solo, che ha legami “attivi ” nella vita, mentre la qualità dell’interazione telefonica può mostrare la disponibilità a farsi aiutare e a saper ricevere.
Capita anche che il telefono funga nei sogni da tramite con il mondo dei defunti, numerosi esempi evidenziano quanto questo mezzo sia usato nelle situazioni oniriche alla ricerca di un ulteriore contatto con la persona cara scomparsa, e come sia straziante il silenzio, la comunicazione mancata o la ricezione che si interrompe, come avviene nel sogno seguente:
Provo a telefonare a E. per metterci d’ accordo sul programma del pomeriggio. Il telefono squilla, ma lei non risponde. Non so come ma mi trovo proiettato a casa sua dove vedo che lei non vuole rispondere… fissa il telefono sorridente, guarda me (non so come ma si è resa conto che in un qualche modo sono li) e mi fa capire che questa, cioè rispondere ad una mia chiamata, sarà una di quelle cose che non potrà mai più fare! A questo punto io mi sveglio di soprassalto ed un’angoscia terribile mi assale, piano piano realizzo il sogno e metto a fuoco la realtà.” ( M.- Roma)
Sogni di questo genere possono ripetersi durante l’ elaborazione del lutto fino a che il sognatore infine “lascia andare” il legame terreno che ancora lo condiziona ed in lui subentra la rassegnazione."

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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