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Requiem per un cane di Carlo Coccioli era già stato pubblicato da Rusconi nel 1997. Successivamente è ritornato nel 2010 con una bella edizione Marsilio (Biblioteca Novecento), corredata da una prefazione di Marco Lodoli, che è quella che mi sono ritrovato a leggere negli ultimi mesi. Sì, in effetti si tratta di un'opera da tenersi accanto come un piccolo breviario per leggerne giornalmente oppure a distanza di giorni, un brano oppure un breve capitolo.
Ed è sicuramente una lettura fortemente coinvolgente e vibrante per chiunque abbia scelto di avere la presenza di un cane accanto a sé: una lettura che, inevitabilmente, offre spunti di riflessione e meditazione.
Si tratta dell'accorato tributo di ricordi, di sentimenti espressi e forti emozioni ad un cane, Fiorello, che è stato fedele ed affettuoso compagno di Carlo di Coccioli, nelle sue peregrinazioni tra Messico (dove ha per lunghi anni risieduto sino alla morte avvenuta nel 2003) e Italia.
Carlo Coccioli mise mano a questo memoir nel 1973, mentre viveva a Città del Messico.
E lo pubblicò, inizialmente, in Spagnolo nello stesso anno.
Solo successivamente comparve l'edizione italiana con Rusconi, nel 1977, rivista e tradotta dallo stesso autore.
Nel risvolto di quella prima edizione si leggeva: "Si è affermato che Coccioli lo aveva scritto dietro consiglio del suo psicoanalista: e infatti soltanto dopo la pubblicazione di queste pagine dolenti e profonde... [Coccioli] riprendeva un certo gusto alla vita con l'aiuto di un altro cane, Fiorino, cui più tardi, forse per evitare il pericolo dell'esclusività in amore, si è aggiunto Oliver: Ma, pur senza sottovalutare l'eroe o meglio l'antieroe in sé, ossia il cane morto, il lettore è spinto a domandarsi se questo di Coccioli sia un libro su di un cane o su un'altra cosa che, al di là delle contraddizioni apparenti, si ritrova nella totalità dell'opera dello scrittore toscano residente in Messico" (ib., p. 12).

Ci si ritrova immersi in una narrazione profondamente toccante, articolata in brevi capitoli che si presentano al lettore come improvvisi e luminosi sprazzi della memoria, talvolta colorati di gioia pura, talaltra cupi e tristi; ma anche nei momenti più bui che vengono rievocati, il cane Fiorello appare come una presenza angelicata, un custode benefico, un protettore e forse anche un apportatore di gioia.
Non vi è un precisa sequenza cronologica nella presentazione dei diversi ricordi, poiché a volte Coccioli procede in via associativa piuttosto che seguendo il computo dei mesi e degli anni, ma ciò nondimeno si ravvisa una traccia che, grosso modo, procede dal primo incontro, folgorante, con un Fiorello ancora cucciolo, sino alla sua dipartita e alla dolente sepoltura, con il passaggio drammatico e doloroso per gli anni della vecchiaia e della cecità.
E questo aspetto Marco Lodoli nella sua prefazione tiene a precisarlo.
Scrive infatti: "...tutto il libro può e forse deve essere letto come un lungo poema, carico di immagini sontuose e frasi scorciate fino all'orlo della profezia, trapuntato di fiori e di chiodi arrugginiti, percorso da profumi balsamici e tanfi asfissianti, sempre in bilico tra la salvezza e la perdizione" (ib., p. 8)
E poi dice ancora Lodoli: "Il cane è l'angelo, cioè la porta dischiusa sul mister, e su quella porta Coccioli scrive convulsamente, disperatamente, forzando le parole per smuovere i cardini e vedere una fessura. (ib.)
Per notizie più dettagliate su questo semi-ignorato (per non dire "cancellato") scrittore italiano (per motivi diversi tra i quali ha avuto anche un peso la sua omosessualità) si veda il sito web a lui dedicato:
www.carlococcioli.com
Ma si veda anche l'esauriente voce di Wikipedia a lui dedicata.
Carlo Coccioli (pronuncia: Còccioli) ( Livorno, 15 maggio 1920 - Città del Messico, 5 agosto 2003) è stato uno scrittore italiano. Da bambino Coccioli seguì suo padre ufficiale in Libia, a Trip...
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