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29 novembre 2022 2 29 /11 /novembre /2022 08:36
L'isola delle anime, 2019

La lettura di L'isola delle anime scritto da Johanna Holmström autrice finlandese di madre lingua svedese (nella traduzione di Valeria Gorla) e pubblicato da Neri Pozza, (2019) è stata lenta e laboriosa, a piccoli passi, un capitolo per volta,, ma meritevole di esser fatta. E direi anche istruttiva.
Ho finito di leggerlo qualche tempo fa, ma me ne sono ricordato perché ho fatto dei parallelismi con un romanzo che sto leggendo proprio in questi giorni che è "Il Ballo delle pazze"  della francese Victoria Mas (Edizioni e/o), che è ambientato nella Salpetrière, il grande manicomio parigino che fu lo scenario delle straordinarie teorie e performance ipnotiche del grande Jean-Martin Charcot.
In entrambi i romanzi (con personaggi fiction ma fondati su fatti veri, maggiormente quelli de "L'isola delle anime") si parla del grande internamento manicomiale e dei suoi effetti.
L'internamento manicomiale, per alcuni versi, sin dai primordi ha riguardato prevalentemente le donne, quelle che non si allineavano, quelle che mostravano interessi specifici ritenuti non adeguati alla condizione femminile, quelle che mostravano di voler percorrere vie diverse da quelle tracciate dagli uomini, ma anche le donne che si prostituivano e che davano, per così dire, spettacolo, per non parlare di quelle che si rendevano colpevoli di crimini, alcuni dei quali scaturivano anch'essi da una condizione femminile, vessata e condannata a non poter allungare mai lo sguardo oltre l'orizzonte visibile.
Qui . l'autrice ripercorre - a partire da documenti originali e da epistolari che sono entrati nella struttura di un saggio di una Jutta Ahalbeck-Rehn sulla storia dell'ospedale per malate di mente di Själö dal 1889 al 1944, nato in una sperduta isoletta della Finlandia, attraverso decenni, dalla fine dell'Ottocento (la narrazione parte nel 1891) sino alla chiusura della struttura.

Scrive l'autrice rivolgendosi alla Jutta, autrice di quel saggio: "Senza il tuo studio sulle donne di Själö questo libro non esisterebbe. Il tuo accurato lavoro d'archivio, il tuo incessante scavo e l'instancabile ricerca unite ad un atteggiamento di empatia nei confronti di ciò che hai trovato sono un esempio di quando la ricerca supera il confine della scienza pura e distaccata e si trasforma in conoscenza di ciò che significa essere persone. Grazie per il tuo magico testo. Grazie per aver trovato queste donne e averle affidate alle mie cure" (ib., p. 363, Ringraziamenti dell'autrice).

I personaggi tutti femminili (all'infuori del medico che negli anni ha in carico l'intero presidio e che decide della vita e della durata dell'internamento) che l'autrice tratteggia con delicatezza e verosimiglianza sono sia le degenti/pazienti/recluse sia il personale di sorveglianza e di "cura" tutto femminile. Siamo di fronte nell'un caso e nell'altro ad un unico dolente internamento, ad unica reclusione a vita.
La storia scorre al di fuori, le stagioni si succedono, ma sull'isola che è appunto "l'isola delle anime" del titolo nulla cambia, tutto si ripete immutabile secondo uno schema fisso e del mondo all'esterno, dei grandi accadimenti storici che vi si susseguono giungono soltanto deboli barbagli.
E' facile entrarvi ed essere internate (il più delle volte per decisione di altri), ma uscirne è una cosa complicatissima, praticamente irrealizzabile, salvo che non si verifichino alcune fortunate circostanze tali da sancire per alcune il ritorno nel mondo.


(Risguardi di copertina) Finlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull’acqua nera del fiume Aura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell’imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell’acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi. La giovane donna viene mandata su un’isoletta al limite estremo dell’arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt’attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. È Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopo esservi entrate. Dopo quarant’anni l’edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l’infermiera, la «nuova». I capelli cadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica della paziente, ma non c’è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava. L’infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra il vecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell’isola di Åbo.
Magnifico romanzo che muove da un luogo realmente esistito, L’isola delle anime è una commovente storia sul prezzo che le donne devono pagare per la loro libertà. Un inno alla solidarietà, all’amore e alla speranza.
Potente ed evocativo, un romanzo sulla follia, la colpa e la redenzione.

 

Hanno detto (quarta di copertina)
«Ecco come si scrive un vero romanzo. L'equilibrio tra luce e ombre rende L'isola delle anime un romanzo perfetto in tutti i suoi aspetti» - Svenska Dagbladet
«Questo è sicuramente uno dei romanzi da leggere quest'anno» - Vasabladet

 

Johanna Holmström

L'autrice. Johanna Holmström, è nata nel 1981 e cresciuta a Sibbo sulla costa meridionale della Finlandia di lingua svedese. Dal suo debutto a 22 anni, ha vinto il premio letterario Svenska Dagbladet e il premio letterario svedese YLE. Nel 2019 esce L'isola delle anime (Neri Pozza).

Sjalo - The Island of Souls

Sull'ospedale dell'isola di Sjalo è stato realizzato nel 2020 anche un documentario che, immersivo e onirico, esplora la storia e il presente dell’isola baltica Själö “l’isola delle anime”.
Nel 1619, il re Gustavo Adolfo, che trasformò la Svezia in un impero, ordinò la costruzione di un ospedale per i lebbrosi sull’isola. Negli anni successivi, gli anziani, i disabili e i malati incurabili finirono in questo ospedale che, sempre di più, divenne un posto per le donne con problemi mentali – quelle “senza lo spirito di Dio”, come citano i documenti dell’epoca. Nel 1755, l’ospedale fu definitivamente trasformato in un manicomio fino al 1962. Oggi l’ospedale ospita il Centro di ricerca ambientale dell’Università di Turku. In un’estetica sommessa e molto nordica, il regista lascia parlare il vuoto.

 

Il film lo si trova su Netflix

Victoria Mas, Il Ballo delle pazze, Edizioni e/o

Nel 2019, la casa editrice e/o ha pubblicato in traduzione Il ballo delle pazze di Victoria Mas, che in Francia - sempre in quell'anno era stato un vero "caso" letterario.

(Risguardo di copertina) Fine Ottocento. Nel famoso ospedale psichiatrico della Salpêtrière, diretto dall'illustre dottor Charcot (uno dei maestri di Freud), prende piede uno strano esperimento: un ballo in maschera dove la Parigi-bene può "incontrare" e vedere le pazienti del manicomio al suono dei valzer e delle polka. Parigi, 1885. A fine Ottocento l'ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate "isteriche" e curate con l'ipnosi dall'illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l'esterno e sottoposte a esperimenti azzardati e impietosi. Alla Salpêtrière si entra e non si esce. In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie abbandonano in ospedale per sbarazzarsene. Alla Salpêtrière si incontrano: Louise, adolescente figlia del popolo, finita lì in seguito a terribili vicissitudini che hanno sconvolto la sua giovane vita; Eugénie, signorina di buona famiglia allontanata dai suoi perché troppo bizzarra e anticonformista; Geneviève, la capoinfermiera rigida e severa, convinta della superiorità della scienza su tutto. E poi c'è Thérèse, la decana delle internate, molto più saggia che pazza, una specie di madre per le più giovani. Benché molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte è stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarà il "ballo delle pazze", ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla Salpêtrière e a cui viene invitata la crème di Parigi. In quell'occasione, mascherarsi farà cadere le maschere...

 

Hanno detto

«Con questo ballo in cui le "pazze" sembrano le uniche in grado di sentire davvero Victoria Mas consegna al lettore un romanzo intenso e fiero, che obbliga a spostare i limiti tra normalità e follia e insieme a riconsiderare quanto caro, nel corso della storia, è stato il prezzo pagato dalle donne per essere legittimate a esistere» - Andrea Marcolongo, Tuttolibri

«La casa editrice E/O pubblica quello che è stato il caso letterario del 2019 in Francia, Il ballo delle pazze di Victoria Mas, giovane autrice dalla bellezza molto francese al suo esordio nel romanzo, dopo aver lavorato nella scrittura per il cinema» - Eleonora Barbieri, il Giornale

«Ciascuna delle protagoniste per sopravvivere, nel manicomio, si aggrappa alle proprie convinzioni, anche se sono verità dolorose e difficili da condividere. Ma nella serata surreale del ballo in maschera, quando follia e razionalità sembrano non avere più confini, tutto può diventare finalmente possibile» - Patrizia Violi, Corriere della Sera

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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