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13 settembre 2022 2 13 /09 /settembre /2022 08:17
All'ufficio postale - selfie (foto di Maurizio Crispi)

Quelle che seguono sono le mie impressioni dopo un tentativo di approccio all’Ufficio Tributi del Comune di Palermo, in Piazza Giulio Cesare, proprio l'altro giorno.
Esperienza fresca fresca che merita di essere raccontata, in maniera non organica, ma impressionista…
C’è poco da dire, qui a Palermo, siamo indietro di anni luce rispetto al consesso civilizzato.
Credo che il nostro standard sia perfino peggiore del più disorganizzato dei paesi africani.
Le code sono all’ordine del giorno, anche laddove sia obbligatoria la prenotazione online.
Ci sono quelli che arrivano comunque senza prenotazione e, per loro, viene istituita un turno a parte, ma “senza alcuna garanzia”, come viene sottolineato da solerti impiegati che, di tanto in tanto, come dei cucù si affacciano fuori dalla porta che immette nell’ufficio, ma rimanendo al di qua di una transenna gialla che fa da separatore tra loro e la folla tumultuante.
Infatti, poiché continuano ad imperversare i cascami Covid, - con o senza prenotazione - si deve attende accalcati fuori dalla porta, sul marciapiede, senza alcun riparo dal solleone o dalle intemperie, una massa di persone vocianti-urlanti che, a volte, hanno solo bisogno di informazioni. Se le porte sono a vetri, come è nel caso di questo Ufficio Tributi del Comune di Palermo (unica interfaccia con il pubblico in tutto il territorio metropolitano: ma perché?), queste vengono opportunamente oscurate con fogli di carta, in modo tale che non si possa vedere ciò che accade all’interno (alla faccia della trasparenza!).
Fuori, la folla semi-inferocita è un guazzabuglio di proteste e lamentele e bisogna adattarsi ad ascoltare la rava e la fava delle disavventure tributaristiche dei cittadini in attesa. E se ne sentono davvero delle belle, storie di continue malfunzioni che hanno dell’incredibile e sembrano trasformarsi in narrazioni di vessazioni!
Come afferma una (ovviamente all’esterno della transenna), qui siamo fermi all’”era glaciale”.
Le prenotazioni online sono una burla, poiché come dice un impiegato il sistema è andato in stallo, poiché non accetta nuove iscrizioni, dopo 6 mesi.
E allora? Il consiglio che viene elargito dai solerti impiegati (che si affacciano dalla porta a vetri ogni tanto) è aspettare e riprovare più avanti, sperando che il sistema si sia alleggerito.  Oppure?
L'alternativa che viene proposta è quella di venire molto presto la mattina, prima dell’orario di apertura al pubblico e prendere un turno fisico - come già detto - senza garanzie di riuscita. Quindi, viene immediatamente contraddetto ciò che viene recitato anche da un cartello affisso opportunamente fuori dal portone, nel quale si dice che vengono accettate solo ed esclusivamente prenotazioni online. 
Il turno fisico, d’altra parte, è l’unica alternativa per molti cittadini (anziani e ignoranti) che non hanno accesso alle moderne tecnologie.
Mi chiedo perché l’ufficio in questione (tributi) non debba ampliare l’orario di apertura al pubblico che, allo stato, è implacabilmente 9-13, ovviamente dal lunedì al venerdì, perché i dipendenti hanno diritto alla settimana corta. Un po’ pochino, non trovate?
Gli uffici sono evidentemente diretti da dirigenti che non sanno dirigere (oppure sanno, ma poco fanno) e che siano capaci di organizzare il lavoro con criteri manageriali, adattando duttilmente il servizio che deve essere erogato alle esigenze dei cittadini.
E poi, durante l’attesa fuori dalla parte e sul lato esterno di quella esecrabile transenna, quante storie di malfunzione dei pubblici uffici si sentono raccontare!
Io penso che nel terzo decennio del XXI secolo, qui in Sicilia e a Palermo in particolare siamo nel pieno dell’era oscura e le cose vanno sempre più a peggiorare, anche quando si ammantano di un velo di ammodernamento che rimane più nella forma che nella sostanza.
E comunque tale da creare una distanza vieppiù crescente tra i cittadini e le agenzie pubbliche.
Ahimè!
Cambierà mai qualcosa?

 

E ha un bel dire un tale M.S. che su Facebook, avendo letto questa mia nota, ha replicato, quasi piccato: 

 

Ho saputo di un amico che non ha avuto alcuno dei problemi da voi lamentati. E' stato prelevato da un'auto municipale, e portato presso gli uffici, in cui ha ricevuto piena assistenza senza alcuna attesa. E dopo pochi minuti è stato riaccompagnato a casa. Siete i soliti disfattisti. Se non ci credete, scrivetegli a: roberto.lagalla@comune.palermo.it

 

A parte il fatto che un simile commento (per altro con una coloritura da campagna elettorale, considerando il "voi" che mi è attribuito - come se io fossi il portavoce di un gruppo ostile o contrario - e l'aggiunta in calce dell'indirizzo mail del nostro nuovo sindaco) esprime la esecrabile tendenza a schierarsi comunque e dovunque, anche in senso contrario a ciò che è evidente a tutti, io credo che non sia il semplice aneddoto a risolvere i problemi veri, quelli che affliggono la maggior parte dei cittadini, soprattutto quelli più poveri di mezzi e di cultura.
Non è l'aneddoto a salvare il mondo e a salvarci, dico io. E penso che questo pensiero checché ne dica MS sia condivisibile da molti.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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