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Il vento che soffia è ispiratore di malinconia
Forse, è per quel fruscio continuo che riusciamo a sentire
anche quando le finestre sono chiuse
Forse, è per via dello stormire delle fronde e delle foglie, quando siamo all'aperto.
O, forse anche, per il fatto che, specie in campagna, nelle dimore isolate, si sentono cigolii e scricchiolii, quasi che la casa fosse una nave in procinto di salpare, con le vele già issate e pronte a gonfiarsi al primo vento favorevole.
Nei giorni di vento mi sento triste, inspiegabilmente.
Mi sento pervaso da un senso di attesa, foriera di presagi.
Tutto assume dei significati profondi
ai quali tuttavia non si può dare parola,
finanche l'abbaìo di un cane lontano,
oppure l'improvviso canto del gallo.
O anche la suoneria del citofono che,
spezzando il silenzio sepolcrale d'una dimora in penombra,
annuncia l'arrivo del postino.
Nei giorni ventosi,
aspetto e aspetto,
non so mai cosa.
La vita rimane in sospeso,
ma il tempo scorre più veloce,
perché la sabbia che dovrebbe scivolare
lentamente tra le dita a coppa,
viene portata via dal vento
tutta assieme,
inesorabilmente.
E una sua sola folata
ha risucchiato via tutta la vita
ancora rimasta
Un balzo di anni indietro
(10 ottobre 2014) Storie nel vento
1. Cielo terso, senza una nuvola
aria tersa, pungente
la luna alta nel cielo ad Est
un cerchio pallido
che incombe sulle alte torri
dalle forme bizzarre
pinnacoli arditi
piramidi
funghi e cetrioli in scala gigantesca
rivestiti di cristalli scintillanti
Voci di bimbi
intenti nel gioco
e, per il resto, silenzio
Silenzio,
silenzio
ed ancora silenzio
Poi rumore di passi
Un uomo in nero e una donna in bianco,
arrivati direttamente da un lontano oriente
non più esotico
camminano lungo la via
in basso
Il vento fresco
increspa appena i veli della donna
e sussurra racconti
che non finiscono mai
Storie che si devono sapere ascoltare
per catturarle prima che si disperdano
E’ più facile farlo se si possiede un acchiappasogni
o anche un po’ della magica polvere di stelle
che fa volare le fatine sapienti
2. Il giardinetto pubblico è stato sino a poco meno
di due secoli prima
un cimitero parrocchiale
con le lapidi del colore dell'osso invecchiato
rosicchiato dal muschio,
disseminate attorno alla chiesa imponente
Ora le lapidi se ne stanno in disparte,
lungo le mura perimetrali
a ricordo delle sepolture
e si leggono ancora le scritte
scolpite nella dura pietra
e che ricordano le qualità di quelli che furono in vita
Nessuno oggi si sofferma più a guardarle,
ma ci sono
sono una presenza che rimanda ad altro
E c'è un potere che promanano
Quando le foglie secche dell'autunno
vi si radunano attorno
c'è un preannuncio della caducità e dell'impermanenza
Tutto passa e solo il ricordo rimane
Poco lontano ci sono panchine spartane
per assicurare il riposo a chi desideri
un luogo tranquillo per pascersi di cibo,
per leggere
per meditare
per telefonare, gracchiando in lingue sconosciute
per interminabili minuti
Ma c'è anche un superbo parco giochi per i piccini
- superbo per chi non ne ha -
di un'ordinaria normalità qui
Ed anche qui panchine,
di una foggia diversa
perchè vi furono collocate
in epoca successiva a quelle del parco
E’ tutto tranquillo
solo sporadiche presenze di mamme e papà
con i loro piccini
All'improvviso a certe ore del giorno
la tranquillità viene spezzata dall'arrivo repentino di scolaresche
che qui vengono portate per loro ora d'aria
Sono bimbi piccini che seguono come pecorelle
i loro pastori,
ma anche scolari più grandi
Come ieri, all'improvviso,
ecco sopraggiungere un'intero stormo di gazze vocianti,
adolescenti di una scuola islamica
nerovestite di tuniche lunghe sino ai piedi a coprire
corpi ancora acerbi e velate di bianco
eccitate come bambini piccoli,
per poter giocare e sperimentare i diversi giochi,
in una pausa di libertà
dall'applicazione di una dura disciplina
Le gazze hanno rapidamente preso possesso di tutto
e hanno scacciato senza volerlo gli altri isolati avventori
ridotti ad una sparuta minoranza:
un fatto di semplice preponderanza numerica,
nulla di personale
Agli esiliati è rimasta solo la possibilità
di vagare pensosi per il parco
meditando sulla caducità e sull'impermanenza
sulle affinità tra le foglie caduche e la lapidi di pietra,
ma anche sulla forza della vita che sempre si riafferma
con quegli scoiattoli che s'affannano
a metter via provviste per l'inverno che verrà
con quegli alberi possenti
che sfidano il tempo
e le asperità del freddo e del ghiaccio,
e il potere del tuono e del fulmine
portando su di sè cicatrici e segni
e che trasmettono storie
Per riceverne brandelli
basta sedersi ai loro piedi
oppure percorrerne con i polpastrelli
la superficie rugosa...
E loro racconteranno
e racconteranno
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